Autori | Leggero, Roberto |
Anno Compilazione | 2002 |
Anno Revisione | VERSIONE PROVVISORIA |
Provincia | Alessandria
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Area storica | Vescovato. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2. Vedi mappa 3.
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Abitanti | 494 (1991).
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Estensione | 1031 ha (ISTAT); 1035 ha (SITA).
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Confini | A nord Tortona, Paderna e Villaromagnano, a nord-est Costa Vescovato, a est Castellania, a sud S. Agata Fossili, Gavazzano e Cassano Spinola, a ovest Villalvernia.
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Frazioni | Carezzano Maggiore (già Inferiore); Carezzano Superiore; Cornigliasca; Perleto; Case sparse; Ripale. Vedi mappa.
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Toponimo storico | Careçanus (1256), Carezzanus(1261), Carenzanus (1314) attestati nelle fonti [Dizionario 1990]. In dialetto locale: Carsan [Goggi 1973].
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Diocesi | Tortona. La diocesi di Tortona, nel corso del XIX secolo, fu soppressa per alcuni anni. Nel 1803 la diocesi veniva soppressa ed essa passava a quella di Alessandria (costituita ex novo nel XII secolo durante la lotta contro Federico I e a cui Tortona aveva dovuto cedere una parte dell’antico distretto ecclesiastico). Nel 1805, però, la diocesi di Alessandria (e dunque anche quella di Tortona) passava alla sede episcopale di Casale. Nel 1817, infine, «previo accordo» con Vittorio Emanuele III, papa Pio VII ricostituì la diocesi di Tortona, distaccandola dalla provincia ecclesiastica di Milano e inserendola in quella di Genova [Goggi 1973].
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Pieve | Santa Maria di Vezzano [Goggi 1973, p. 87].
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Altre Presenze Ecclesiastiche | Carezzano Maggiore (Inferiore): S. Maria Assunta e S. Eusebio parrocchiale; la doppia intitolazione della chiesa deriverebbe dalla decadenza dell’antica pieve di S. Maria di Vezzano, le cui funzioni vennero trasferite alla chiesa di S. Eusebio già esistente in Carezzano Superiore. Nel 1542, però, la chiesa di Carezzano Superiore si presentava in cattivo stato al vicario generale del vescovo di Tortona. Per questo motivo, nel 1576, il cappellano dell’oratorio di Santa Maria in Carezzano Maggiore – don Ludovico Mandelli, nominato parroco della chiesa di Carezzano Superiore nel 1564 – riuscì a spostare la sede parrocchiale presso l’oratorio unendo i due titoli e facendo perdere a Carezzano Superiore la propria circoscrizione ecclesiastica. Nel 1788 erano presenti a Carezzano anche «tre canonicati, un beneficio di patronato dei Tomanghelli, [uno] […] al titolo dei santi Vincenzo Ferreri e Giovanni Neponuceno, uno a cappellania intitolata alla Purificazione». Nel 1630 fu eretto anche un oratorio intitolato a S. Rocco (Goggi 1973, p. 87). Carezzano Superiore: S. Eusebio, parrocchiale dal 1648. Cornigliasca: S. Carlo, parrocchiale. Perleto: Decollazione di S. Giovanni Battista, parrocchiale. Essa compare nelle visite pastorali solo nel 1596 [Goggi, 1973, p. 279].
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Assetto Insediativo | Posto a 13 Km da Tortona, Carezzano Maggiore si trova «addossato sul fianco di una collina in ripida pendenza» mentre Carezzano Superiore, situato a 1,2 km rispetto a Carezzano Maggiore, «si allunga in posizione panoramica su una dorsale collinare» (Guida di Tortona 1977, p. 235). Stante la particolare situazione dell’insediamento l’altitudine varia tra 180 e 403 m sul livello del mare.
Tra le frazioni l’insediamento di Cornigliasca risulta già presente nella documentazione del XII secolo in quanto località soggetta alla città di Tortona. Alla fine del XVI secolo la Cronaca di Tortona di Berruti illumina già il tentativo episcopale di assoggettare anche la comunità di Cornigliasca – che «contermina cum Carezano» (Berruti 2001, p. 148) – al territorio del Vescovato. Tuttavia il problema si presentava di non facile soluzione per il presule perché Cornigliasca non faceva parte delle terre storiche del Vescovato mentre si trovava inserita nella fiscalità tortonese. Berruti, infatti, scrive:
li Boschetti o sia Boscheto è uno luoco unito cum la podestaria di Romagnano, sua villa, et Cornelliasca, et tuti tri insieme taxati […]. È posto al confine dil vescovato, et como per le tasse antiche et nove et produti per la reforma et quota apare, li suoi beni sono regulati como li altri dil distretto […] agiongo ancho che facendo comune cum Corniliasca, Romagnano et cum sua villa, membri dila città, che necessariamente bisogna che il boscheto sij consimile.
Nel 1689 Cornigliasca venne data in feudo alla famiglia Busseti. Diverso il problema per la frazione di Perleto la quale, confinando anch’essa con Carezzano Maggiore, si trovava però storicamente inserita nel Vescovato. La sua esistenza nei documenti è testimoniata fin dal 1249, in quell’anno, infatti, il canonico di Carezzano era tale Falcone Mattachello da Perleto (Goggi 1973, p. 279). La escussione di testi alla quale vengono sottoposte tutte le comunità dei possedimenti vescovili nel 1723 rivela che Perleto è formato da due «parti», Perleto e Riparo (Ripale), «ma è un sol comune». Il territorio comunale «non sormonta le pertiche mille e settecento» per circa 140 abitanti. Il sindaco stesso della comunità, Pietro Arigoniis di 38 anni, rivelava che il comune era privo di entrate ed esso confinava con «Castellania mediante termini et riale che dividono a mezzogiorno con S. Agata a sera con Podigliano et a tramontana con Carezzano Maggiore» [A.S.M., Confini, Parti cedute, 16, fasc. Perleto].
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Luoghi Scomparsi | Nessuno rilevabile dalla documentazione esaminata.
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Comunità, origine, funzionamento | Le prime attestazioni risalgono al XIII secolo, quando cioè si è già stabilita la signoria del vescovo di Tortona sul Vescovato, territorio al quale appartenne Carezzano. La comunità di Carezzano era sottoposta agli Statuti che regolavano l’intera enclave vescovile ma si utilizzavano anche quelli di Tortona per certe particolari procedure. Almeno dal XV secolo Carezzano Maggiore divenne la sede del vicario episcopale, cioè del funzionario che il vescovo teneva sul territorio; a Carezzano esisteva un palazzo a disposizione del vicario dove «avevano sede gli uffici vescovili, la cancelleria del tribunale e la sala delle udienze» [Merloni 1989, p. 81].
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Statuti | Sono perduti gli statuti del Vescovato, dove peraltro si ricorreva non solo agli Statuti che regolavano l’intera enclave vescovile ma si utilizzavano anche quelli di Tortona per certe particolari procedure [Statuta civitatis Derthonae, Mediolani 1573; A.V.T., Volumi Privilegi-Statuti, nn. 6 e 9].
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Catasti | A.S.M, Confini, Parti cedute, 11, fasc. Catastro del Perticato Ecclesiastico del Contado di Tortona estratto dall’Archivio della Regia Camera; molto interessante la vertenza che occorre tra le «terre piccole» e le «terre grosse» (Vescovato compreso) nel 1727 circa il problema di pagamento delle tasse relative al «censimento» da farsi (le terre piccole vogliono pagare per quota e quelle grosse per perticato) [A.S.M., Confini, Parti cedute, 18, fasc. Inter diversas Communitates Comitatus Derthone super diversa methodo Repartiendi Impositionis]. Interessanti sono anche i Processi di seconda stazione per il bobbiese il tortonese e il vigevanasco [A.S.M., Confini, Parti cedute, 31] che presentano un resoconto dei livelli e delle proprietà comuni, i censi pagati dalle comunità e le entrate dei «particolari» delle comunità stesse. Dalla documentazione risulta che i comuni del Vescovato e segnatamente Carezzano Maggiore disponeva, all’inizio del XVIII secolo, di catasto «vecchio» e «nuovo», anche se il funzionario annota che il libro d’estimo «o sii registro dei beni» è «imperfetto di somma totale del perticato» (A.S.M., Confini, Parti cedute, 31, fasc. Carezzano Maggiore). Anche Carezzano Superiore possiede il “catastro” dal quale risulta anche il perticato del comune [A.S.M., Confini, Parti cedute, 31, fasc. Carezzano Superiore].
[A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto teresiano, Allegato A. Mappe catastali teresiane, Circondario di Tortona, Mandamento di Villavernia, Carezzano Superiore, Portafoglio 119, Territorio di Carezzano Superiore contado di Tortona misurato dal geometra Lorenzo Pietro Oberburger in occasione della misura generale del novo censimento dello Statto di Milano principiata il giorno 12 luglio e terminata detto mese 1723. Con l'assistenza di Domenico Ferretti quondam Giacomo Console, Domenico Ferretti quondam Domenico e Simone Ferretti quondam Domenico. Copiata dalli dissegnatori Antonio Porro, Antonio Cattella e Antonio Cusani in foglii 9. Anno 1724, Fogli 1-9]. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2. Vedi mappa 3. Vedi mappa 4. Vedi mappa 5. Vedi mappa 6. Vedi mappa 7. Vedi mappa 8. Vedi mappa 9. |
Ordinati |
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Dipendenze nel Medioevo | Carezzano Maggiore (Inferiore) era il luogo di residenza del vicario vescovile il quale amministrava da quella sede, per conto del presule tortonese, il distretto territoriale detto Vescovato, sottoposto, fin dal XII secolo, al vescovo di Tortona. All’interno di tale territorio e soggette alla medesima dipendenza erano anche le comunità di Carezzano Superiore e di Perleto.
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Feudo | Secondo Merloni, anticamente Carezzano spettava alla famiglia dei da Carezzano, un ramo del consortile dei signori de Villa, e sarebbe passata al vescovo di Tortona solo in un secondo tempo (Merloni 1989, p. 81). Probabilmente converrebbe sostituire il termine «feudo» che Merloni utilizza in riferimento all’antico dominio dei da Carezzano con l’espressione «signoria territoriale». Nel 1408 Carezzano venne certamente concesso, a titolo feudale in senso proprio (cioè come decisione di un’autorità superiore che affida temporaneamente il possesso di una signoria territoriale ad un fedele), dal vescovo di Tortona Enrico Rampini (1413-1450) al fratello Urbano. Nel 1597 Carezzano venne dato in «deposito», insieme ad «altre terre», al vescovo di Lodi dalle Regie Camere dello Stato di Milano. Il «deposito» della località era la conseguenza della contesa sorta tra la sede episcopale tortonese e i funzionari e gli ufficiali spagnoli, i quali – per ordine di Juan Fernandez de Velasco, conestabile di Castiglia e governatore dello Stato di Milano – volevano imporre al vescovo il riconoscimento del «supremo dominio» del re di Spagna sull’intero territorio del Vescovato. Solo nel 1613 il vescovo di Tortona rientrerà in pieno possesso della signoria territoriale di Carezzano «uti vassallo et feudatario sua Regia Maiestatis» [A.S.M., Feudi Camerali, Parte Antica, 138; 11 dicembre 1613, Restituzione del feudo di Carezzano al vescovo di Tortona].
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Mutamenti di distrettuazione | Carezzano apparteneva al distretto territoriale del Vescovato (l’antica enclave, ricavata all’interno del contado urbano), sul quale il vescovo di Tortona esercitava l’alta signoria. Tale appartenenza rimase pressoché immutata nel corso del tempo tranne quando, tra il 1597 ed il 1613, Carezzano ed altre località del Vescovato vennero temporaneamente affidate al vescovo di Lodi, ritornando infine nella disponibilità dell’ordinario diocesano di Tortona. Soltanto nel XVIII secolo (9 gennaio 1784) il Vescovato, e Carezzano con esso, passerà al Regio Patrimonio di Casa Savoia, essendo stato ceduto dal vescovo di Tortona, Carlo Maurizio Peiretti, contro il titolo di principe di Cambiò. Durante l’occupazione francese il comune si trovava inserito nel dipartimento di Genova.
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Mutamenti Territoriali | Il 12 ottobre 1531, gli uomini di Carezzano Maggiore si trovarono coinvolti nelle misurazioni del territorio di Vezzano, conteso tra la città di Tortona ed il suo vescovo (un da Gambara), il quale pretendeva che esso fosse incluso nel distretto del Vescovato attraverso l’aggregazione a Carezzano. Tale pretesa non ebbe seguito forse anche a causa della netta opposizione degli «homines» di Carezzano restii, per ragioni fiscali, a vedersi attribuire quel territorio (Berruti 2001, p. 127). Nel mese di maggio del 1723 davanti al «cesareo delegato» compaiono i consoli della comunità di Carezzano Superiore che dichiarano l’estensione del territorio comunale che consta di circa 2.500 pertiche (2.540 pertiche circa secondo il «ragionatto» della comunità) per circa 280 (286) abitanti (ASM, Confini, Parti cedute, 16, fasc. Carezzano Superiore). La stima coincide con quanto risulta dalla documentazione coeva, dove si specifica che il territorio del comune, «non incluso l’ecclesiastico», è di 2339 pertiche (ASM, Confini, Parti cedute, 31, Carezzano Superiore). Davanti al medesimo delegato compare poi il sindaco di Carezzano Maggiore il quale rimanda al «ragionatto» per conoscere estensione del territorio e numero degli abitanti ma l’escussione del tecnico (il notaio imperiale Francesco Penigotti) non rivela niente di interessante. Sia il sindaco che il suo funzionario, però, ricordano al delegato la controversia con la comunità di Villalvernia per una «differenza» nei confini nota al delegato (ASM, Confini, Parti cedute, 16, fasc. Carezzano Maggiore). Anche i delegati di Villalvernia ricorderanno, quando sarà il loro turno, la controversia «per li confini» con quelli di Carezzano Maggiore della quale «lei sig. delegato è pienamente informato» (ASM, Confini, Parti cedute, 16 bis, fasc. Vill’Alvernia). E infatti l’11 settembre 1723 il delegato Pozzi redige una relazione sulla vicenda nella quale spiega come egli abbia fatto riconoscere come autentico dai rappresentanti delle due comunità il libro d’estimo di Villalvernia «affinché possano le parti riconoscere li terreni pezzo per pezzo». Il dossier che contiene tutta la documentazione relativa alla vicenda presenta anche la lettera di protesta di Carezzano, dalla quale veniamo a sapere che Villalvernia aveva potuto esibire un documento più antico (1531) di quelli di Carezzano circa la proprietà della zona contesa ma esso corrisponde ad una «misura segnata […] forse a dettame del proprio capriccio di quelli che formavano allora il comune di Villalvergna». Dalla medesima lettera apprendiamo anche le dimensioni della zona contesa (325 pertiche di boschi) e la pretesa di Carezzano di far giungere i confini del proprio territorio sino a quello del comune di Cassano Spinola. La comunità di Villalvernia smentisce tale possibilità sulla base dell’esame del catasto di Cassano (per tutti i documenti della vicenda si veda ASM, Confini, Parti cedute, 18). Dalla documentazione prodotta dall’amministrazione francese nei primi anni del XIX secolo, è possibile osservare l’accorpamento di Perleto a Carezzano Maggiore e di Cornigliasca a Carezzano Superiore (provvedimenti decisi nel 1811 ma “attivi” a partire dal gennaio 1812), nell’ottica di complessivo riordino amministrativo dei territori soggetti all’impero. Mentre gli abitanti di Cornigliasca avevano tentato di resistere all’unificazione con Carezzano Superiore senza poter conseguire il loro obiettivo a causa del loro scarso numero (77), quelli di Perleto avevano preferito essere aggregati a Carezzano Maggiore (dove già essi abitualmente si recavano) piuttosto che al comune di Castellania. Nella medesima documentazione è presente anche il progetto di accorpamento del comune di Roccagrue a Carezzano Superiore. La resistenza opposta da Roccagrue, forse in virtù della sua maggiore consistenza demografica, riuscirà ad impedire la riunificazione (ANP, F2 I 856, Limites des départements étrangers. Genes an XIII-1814). Nel 1928 Carezzano Superiore (che nel 1921 aveva 458 abitanti: 130 in più rispetto al 1861) venne aggregato a Carezzano Maggiore che diventerà semplicemente Carezzano. Sempre in epoca fascista, tra il 1928 ed il 1929 anche il comune di Castellania venne aggregato a quello di Carezzano salvo essere disaggregato e ricostituito nel 1947 [Guida di Tortona 1977, p. 199].
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Comunanze | Il sindaco di Carezzano Maggiore dichiara, nel 1723, come spettanti alla comunità una cascina ed un mulino ormai diruti, il possesso di un bosco da taglio che consente di far legna (da fascine) ogni tre anni e un prato di otto pertiche che viene affittato. Un altro teste della comunità ricorda la «raccolta comune di castagne secche» e l’affitto di un forno (ASM, Confini, Parti cedute, 16, fasc. Carezzano Superiore). Inoltre a Carezzano Maggiore spettano diversi affitti (non precisati) e l’affitto di due fossi, mentre Carezzano Superiore possiede l’affitto di un prato, di un bosco, di un forno e della «giurisdizione d’esercizio» della macelleria (ASM, Confini, Parti cedute, 31, fasc. Carezzano Superiore [il fascicolo riporta la scritta «Superiore» cancellata e sostituita da «inferiore» ma si tratta di un errore del funzionario]).
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Liti Territoriali | La documentazione settecentesca rivela l’esistenza di una lite in corso con la comunità di Villalvernia per una «differenza» nei confini nota anche alle autorità imperiali (ASM, Confini, Parti cedute, 16, fasc. Carezzano Maggiore; ASM, Confini, Parti cedute, 16 bis, fasc. Vill’Alvernia). È possibile precisare i contorni della lite grazie al voluminoso dossier che la vicenda produce. Da esso sappiamo che Villalvernia aveva prodotto, nella lite, il documento più antico (1531), che le dimensioni della zona contesa erano di 325 pertiche di boschi, e che Carezzano pretendeva di far giungere i confini del proprio territorio sino a quello del comune di Cassano Spinola [A.S.M., Confini, Parti cedute, 18].
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Fonti edite
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Costa L., Chartarium dertonense, Torino 1814.
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Cronaca di Tortona, a cura di L. Costa, Torino 1814 (rist. anast. a cura di Rozzo U., Tortona 1986).
Dezza E., Gli Statuti di Tortona, in «Studia et documenta historiae et iuris», 43(1977), pp. 293-434.
Documenti per la storia di Tortona nell’età del comune, a cura di F. Gabotto, Torino 1922-1923 (BSSS 96/1 e 96/2).
Statuta civitatis Derthonae, Mediolani 1573.
Fonti inedite
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A.N.P.. F2 I 856, Limites des départements étrangers. Genes an XIII-1814; A.N.P., F3 II Genes. A.S.M. (Archivio di Stato di Milano)
A.S.M., Autografi, cartt. 203, 209; Autografi Ecclesiastici, cart. 51, fasc. Tortona, c.10; Comuni, cart. 82; Confini, cart. 19; Feudi Camerali, cartt. 24, 152, 163, 168, 458, 483, 484, 485, 637; Feudi Imperiali, cartt. 347, 672, 732; Militari, P.A., cart. 382, 384, 385; Missive ducali, cartt. 13, 97, 107, 161; Registri ducali e Missive, Frammenti, cart. 1; Sforzesco, cartt. 768, 769, 771, 773, 774, 1185, 1394. A.S.P. (Archivio di Stato di Pavia)
A.S.P., Università, Rogiti Griffi, cartella 9, fasc. 1 (1395). A.S.T. (Archivio di Stato di Torino)
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Tortona 4 A VII Rosso, Mazzo 1, "Carta del Tortonese". Carta topografica del Tortonese. Fol. 1 Mss. senza data e senza sottoscrizione. (Note: Carta con timbro del Dépôt Général de la Guerre), s.d. Vedi mappa. A.S.T., Paesi di nuovo acquisto. Tortonese, mazzi I, II, III, XVI, XXI; Paesi di nuovo acquisto. Feudi Doria, mazzo I, n. 3; Vescovati. Tortona, mMazzo j, Pro S. Ecclesia Dertonae in Statu Mediolani. A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto teresiano, Allegato A. Mappe catastali teresiane, Circondario di Tortona, Mandamento di Villavernia, Carezzano Superiore, Portafoglio 119, Territorio di Carezzano Superiore contado di Tortona misurato dal geometra Lorenzo Pietro Oberburger in occasione della misura generale del novo censimento dello Statto di Milano principiata il giorno 12 luglio e terminata detto mese 1723. Con l'assistenza di Domenico Ferretti quondam Giacomo Console, Domenico Ferretti quondam Domenico e Simone Ferretti quondam Domenico. Copiata dalli dissegnatori Antonio Porro, Antonio Cattella e Antonio Cusani in foglii 9. Anno 1724, Fogli 1-9. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2. Vedi mappa 3. Vedi mappa 4. Vedi mappa 5. Vedi mappa 6. Vedi mappa 7. Vedi mappa 8. Vedi mappa 9. A.V.T. (Archivio capitolare della chiesa cattedrale di Tortona):
A.V.T., Memoria fine sec. XVI, Fundamenta pro dominio et superioritate regis catholici in terris et castris territori Thertonensis quem episcopatum vocant, et in quibus episcopus illius civitatis iurisdictionem temporalem exercet et eam praetendit liberam et absolutam; A.V.T.,Volumi Documenti storici-civili, cart. A 109; Volumi Privilegi-Statuti, nn. 6 e 9; vol. XLVI, Proprietà fondiarie della Mensa in Dernice e Fabbrica; vol. LXX, Proprietà della Mensa in S. Agata, S. Alosio, S. Biagio, n. 1; A.V.T.,Sinodus Derthonae illustrissimi et reverendissimi D. D. Henrici Rampini de S. Alosio, Dei et apostolicae sedis gratia episcopi Derthonensis et comitis habita die XXX Maji, 1435.
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa. B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5043), Le Piémont et le Montferrat avecque les passages de France en Italie ... / Par P. Du Val, Chez l'Autheur (A Paris), 1600-1699 [Duval, Pierre (1619-1683). Cartographe]. Vedi mappa. | |
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Descrizione Comune | Carezzano
Carezzano Maggiore, posto ai confini occidentali del Vescovato, nella parte superiore dell’ampia curva che il territorio episcopale formava nel suo distendersi a fianco della via «Postumia», si presentava come la località eminente dell’intera enclave vescovile per il fatto di ospitare, almeno dal XV secolo, il vicario del presule tortonese. Esso era raggiungibile partendo da Tortona grazie all’antica «strada dei feudi» o «del Vescovato» che, dopo aver attraversato le località di Podigliano, S. Agata, e Spineto arrivava infine a Carezzano per proseguire verso sud (Goggi 1963, p. 178). L’antica convenzione del 1183 tra l’ordinario diocesano e la città di Tortona definiva il diritto dell’uno e dell’altro a riscuotere il fodro e il giogatico e impegnava la città nella difesa degli homines del Vescovato. Nella prima metà del XIV secolo, però, una dura contesa oppone il presule al comune tanto che si giunge a scontri armati tra i fideles e gli homines dell’uno e dell’altro.
Risulta perciò destituito di fondamento quanto osserva Berruti alla fine del XVI secolo e cioè che i «lochi de lo episcopato» (e i due Carezzano, Maggiore e Superiore, sono ovviamente tra questi), «dati per la città alo Episcopo, ne li quali il vescovo è padrone, a titulo di conte, in spiritual et temporale, reservato però ala città la suprema intendenza, total iurisditione et magior magistrato et alto dominio, quali sono taxati cum il resto dil contado supradicto et si regula in tuto e per tuto come fa il resto del contado senza alcuna exeptione, pagando le graveze et regulandosi cum esso como lochi uniti et annexi ad esso et como membro di essa città sotto uno solo comune, ancor che ogni luoco da per sé habbij sua tassa». Sergio Pagano, il curatore dell’edizione della Cronaca di Berruti a commento di questo passo afferma: «il che non rispondeva al vero e comunque era oggetto di contese giurisdizionali e di violente contestazioni». Certamente però, almeno alla fine del XVI secolo quando Berruti scrive, le comunità del Vescovato sono obbligate «ala leva dil sal et al pagamento de censi et bianchi ala città et a Sua Altezza pagano il giovatico». La presenza di due insediamenti omonimi e contermini è il risultato di una duplicazione dell’abitato originario, come testimoniato in moltissimi altri casi, noti e studiati (per esempio, nel Novarese, Invorio Inferiore e Superiore). Goggi suppone una maggiore antichità di Carezzano Superiore in quanto «il nome Carezzano in dialetto Carsan, è ligure e significa “regione montanina o alta” […] Questo nome conviene al primo [Carezzano Superiore] e dimostra che esso è anteriore al secondo» (Goggi 1973, p. 86). Tuttavia il Dizionario di Toponomastica afferma che il toponimo deve essere considerato un «prediale formato con il suffisso –anus, da un gentilizio romano che potrebbe essere Carisius». Sulla scorta di tale indicazione (rafforzata da altri antroponimi locali di origine romana come Cornigliasca e Vezzano) sembrerebbe possibile ipotizzare che il nucleo insediativo più antico sia stato quello di Carezzano Maggiore, sito in pianura. Infatti, benché sia sempre molto difficile formulare una ipotesi ricostruttiva della dinamica dello sdoppiamento e non esistano perciò regole precise (Montanari 2004), sembra ammissibile, in questo caso, una ipotesi che vede il sorgere dell’insediamento di Carezzano laddove si trovavano le terre coltivate del proprietario romano; successivamente l’insediamento originario avrebbe dato vita ad una nuova realtà sita in posizione elevata rispetto al nucleo più antico. La casistica a nostra disposizione (Settia 1996) ci induce a sospettare che l’insorgenza del nuovo Carezzano non fu l’esito di un’iniziativa spontanea e autonoma, ma piuttosto il prodotto dell’azione di un’autorità locale (verosimilmente quella episcopale). Molto interessante, nella documentazione superstite, la resistenza che il vescovo di Tortona oppone, nel novembre del 1596 al già accennato progetto dell’amministrazione spagnola di trasferire le comunità di Carezzano e altre «terre» al vescovo di Lodi. Juan Ferdinando de Velasco scrive agli ufficiali incaricati di procedere all’«apprensione da farsi» in nome della Regia Camera: Voi siete già informati de i mali termini usati dal vescovo di Tortona in pregiuditio de la Reale giurisdittione, et come tenta sottrarsi da la superiorità di S[ua] M[aestà] per gli luoghi […] che tiene del suo Vescovato usurpandosegli, senza voler riconoscere il supremo dominio de la Mtà sua […] ordina[te] subito ad uno dei vostri colleghi che dimane [30 novembre 1596] se ne vada per fare detta apprensione […] avvertendo il collega vostro di andare per tal effetto di farla con minore strepito che sia possibile […] et se trovasse ostacolo si vaglia de gli soldati del castello di Tortona, et de gli cavalli leggeri alogiati in detta città, et bisognando maggiore aggiunto, mandi subito in posta a Serravalle et in Alessandria per quel numero di soldati che vorrà, che si scrive a capi loro con gli alligati che glene diano ad ogni suo aviso affine che in ogni modo si faccia la detta apprendione come S. Mtà comanda» [A.S.M., Feudi Camerali, Parte antica, 138 ([29 novembre 1596)].
Lo straordinario spiegamento di forze che il Conestabile mette a disposizione dei suoi ufficiali ci induce a ritenere che il Vescovato si trovasse saldamente sotto il controllo del vescovo e che si temeva una generale sollevazione della popolazione locale contro gli ufficiali spagnoli, impressione rinforzata dalla necessità, paradossale, di fare meno «strepito» possibile quando il motivo del contendere è proprio il diritto della giurisdizione regia sul Vescovato. Il 30 novembre 1596, il giorno in cui in teoria si sarebbe dovuta fare l’«apprensione», il Conestabile scrive ancora ai suoi ufficiali:
si rendiamo certi del collega vostro quale mandate a prendere il possesso che S. Mtà ha ordinato delli luoghi di Stazano, Carezano et altri del Vescovato di Tortona, sarà tanto avvertito che procurerà schifare l’incontro de monitorii, inhibitioni o scomuniche che per parte del Vescovo potrebbero inviarsi per impedire l’essecutione sudetta come facilmente potrebbe succedere per essersi divulgata la detta andata per la poca destrezza di alcuni: nondimeno […] [date] ordine preciso al detto collega vostro, che non ostante qualsivoglia inhibitione, monitorio o scomunica effettui in ogni modo la detta commissione sotto pena non lo facendo della disgratia di S. Mtà te nostra.
Tra il 6 e il 7 dicembre 1596 gli «homines capita domorum» di Carezzano Inferiore e Superiore giurano fedeltà:
[P]ost instrumentum adprehensionis possessionis infra terram Carezani inferioris et dipendentium facti per instrumentum Illmo Deligatum nomine Reg, Mtis […] incola dictae terre Carezani Inferioris episcopatus Derthoni seu districtus et capita domorum ad prestandum debitum fidelitatis iuramentum prefati Reg. Mti […] in manibus prefati […] Deligati» [A.S.M., Feudi Camerali, Parte antica, 138, 7 dicembre 1596]
Come abbiamo già ricordato la cessione al vescovo di Lodi delle terre sottratte al presule tortonese sarà abbastanza breve. Dalle fonti di XVIII secolo, è possibile ricavare un’immagine tutto sommato abbastanza precisa delle caratteristiche sia della comunità di Carezzano Maggiore sia di quella di Carezzano Superiore. Nel 1723, infatti, erano stati chiamati di fronte al «delegato cesareo», dominus Giovan Battista Pozzi, che sedeva in Serravalle, i consoli ed i sindaci delle comunità del Vescovato. Essi dovevano rispondere ad una serie di domande volte a stabilire l’entità complessiva dei beni e il valore dei terreni delle singole comunità e la loro consistenza demografica: innanzitutto il dichiarante doveva (1) denunciare il proprio nome, abitazione e mestiere, poi (2) quale fosse la situazione del territorio, montuoso o pianeggiante, la sua estensione e le eventuali «cassine a sé unite con le quali però facci comune», (3) la qualità dei grani e come vengano coltivati. Inoltre il delegato è interessato a conoscere (4) se si produca olio (da noci o da altri semi) e se vi sia «foglia da Moroni per mantenere bigatti e in che quantità», se (5) e a quale prezzo (su tre annate 1718, 1719, 1720) si siano venduti «grani o altri frutti» i luoghi di smercio, i pesi e le misure usate, se (7) la comunità ha delle entrate, se (8) esistono dazi o pedaggi o altre forme di tassazione possedute da persone single locali o straniere. Infine il delegato si informa di quale sia (9) la consistenza demografica della comunità e se siano presenti forze sufficienti a lavorare il territorio del comune e se vi siano controversie con altri comuni «per causa de confini». L’ultima domanda (10) riguarda la eventuale «subornazione». Il sindaco del comune di Carezzano Maggiore fa la seguente dichiarazione: «dixit la nostra terra resta è situata parte in piano e parte in collina». Conseguentemente con tale ubicazione risulta che «habbiamo del bosco da taglio forte per far legna […] ma è legname debole e piccolo che non serve che per far fassine che si gode in Commune dividendosi un tanto sito per ogni focolaro e per oviare a tutti l’inconvenienti tal distribuzione si fa dal Governo». Esiste una cassina abitata da una famiglia e «altre volte aveva [Carezzano Maggiore] una casa e il molino detto de Schiavi ma di presente è distrutto tanto il molino quanto l’abitazione». Dalle medesime fonti il comune di Carezzano Maggiore risulta confinante «a mattina con Perleto, a mezzogiorno con Podigliano, a sera con Cassano Spinola et Vill’Alvernia con Paderno mediante termine dividente a [riserva] con la comunità di Vill’Alvernia che pretende più de due terzi de beni che sono [rassegnati]». In merito alla controversia con Vill’Alvernia i consoli di Carezzano auspicano l’intervento del delegato che li sta interrogando: «con il comune di Vill’Alvernia abbiamo controversia come gli è noto sig. Delegato per causa di confini, anzi doppo avremmo risposto all’ultima scrittura messa nelli atti da quelli di Villa sud[detta] bisognerà si prendi l’incomodo essere in visita, e vedute le scritture giudicare di chi sarà la ragione», cosa che puntualmente avvenne. Per quanto riguarda Carezzano Superiore, invece, a dire di Domenicus Ferrettus, di 48 anni, console del Comune: «la situazione del territorio è tutta in collina e perché è situato in maggiore allevazione di sito di quello di Carezzano Maggiore perciò chiamasi Carezzano Supre e le case sono tutte unite né si comprendono Cassine né altri luoghi distinti […] non habbiamo né boschi né siti per legna e si ad uso delle viti come del fuoco è a noi preciso il comprarla […] il territorio è piccolo e gli abitanti molti [2.540 pertiche circa per 286 ab.] si che di questi buona parte vanno in altri Paesi a travagliare e chi s’industria con giumenti a trasportare mercanzie, commestibili e qualche altra cosa occorre da un paese all’altro […] né habbiamo discordia per li confini con alcuno dei nostri vicini». La medesima fonte ci informa che, nel 1723, la comunità di Carezzano Superiore confina «a mattina con quella del Montale mediante termini dividenti, a mezzogiorno con Cornigliasca […] a sera con Carezzano Maggiore e a niun ora con Paderna». La posizione eminente di Carezzano Maggiore risulta evidente anche dalle entrate e dalle spese presentate dalla tabella relativa alle «amendes de police» del 1809 (ANP, F3 II Genes) preparata dal dipartimento di Genova, all’interno del quale si trovava inserito il comune, per il Conseil d’État. Secondo questa documentazione le spese ordinarie di Carezzano Maggiore risultavano superiori a tutte quelle di altri comuni del Vescovato individuati come bisognosi di sostegno finanziario: esse ammontavano a 794 franchi, somma che provocava un deficit di 90 franchi poiché le entrate del comune si fermavano a 704. La situazione di Carezzano Superiore era migliore: 103,40 franchi in entrata e la stessa somma in uscita e inoltre il comune riceveva dal prefetto del dipartimento la somma di 34 franchi a titolo di contributo ai comuni più poveri mentre Carezzano Maggiore non riceveva niente. Lo stesso Perleto (in qualità di comune ancora indipendente) a fronte di 123,70 franchi di entrate e 123,70 di uscite riceveva 32 franchi di contributi. È forse sulla base di tali differenze di trattamento che il Conseil d’État richiede al prefetto, nel 1814, di rendere conto delle irregolarità constatate. Risulta assai interessante allora anche il fatto che Perleto nel 1811 venga aggregato a Carezzano Maggiore perché tali aggregazioni vengono fatte in base a una scarsità o di entrate o di popolazione o di cittadini istruiti che possano amministrare la comunità. Le prime due ipotesi forse potrebbero essere scartate: dopotutto nel 1723 Perleto aveva dichiarato al «delegato cesareo» 140 abitanti quando nel 1811 Cornigliasca viene aggregata a Carezzano Superiore (che dichiara meno entrate di Perleto) perché è troppo piccola potendo contare solo 77 abitanti. Il comune di Carezzano Maggiore che contava, nel 1723, 512 abitanti, viene probabilmente a trovarsi, in seguito all’aggregazione di Perleto, in una condizione migliore dal punto di vista economico anche perché l’aggregazione corrisponde alle abitudini dei cittadini di Perleto i quali erano soliti recarsi presso il comune vicino al quale si trovano accorpati. In effetti Perleto non resiste, come molti altri comuni dell’epoca, alla decisione dell’amministrazione superiore. Le aggregazioni di epoca fascista completeranno il processo di riunificazione dei due insediamenti di Carezzano Maggiore e Superiore concludendo così una complessa vicenda insediativa e umana.
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