Autori | Rao, Riccardo |
Anno Compilazione | 2008 |
Provincia | Alessandria.
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Area storica | Contado di Vercelli – Marchesato di Monferrato.
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Abitanti | 1743 (ISTAT, 2001); 1869 (ISTAT, 2009); 1877 (Comune, 31/12/2009).
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Estensione | 1659 ha (ISTAT).
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Confini | Motta de’ Conti (Vc), Casale Monferrato (Al), Balzola (Al), Rive (Vc), Stroppiana (Vc), Caresana (Vc).
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Frazioni | Il comune non registra nessuna frazione. Tra le località abitate, il censimento ISTAT 2001 segnala Torrino.
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Toponimo storico | Villanova.
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Diocesi | Casale Monferrato.
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Pieve | Nell’elenco delle chiese vercellesi che versavano la decima del 1298-1299, la chiesa di Villanova era direttamente sottoposta all’arcidiacono vercellese (ARMO, p. 35).
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Altre Presenze Ecclesiastiche | La chiesa parrocchiale è intitolata a Sant’Emiliano, inquadrata nella diocesi vercellese fino alla costituzione della diocesi di Casale. A tale cura d’anime faceva riferimento anche il villaggio di Motta dei Conti, almeno fino a quando, nel 1390, non eresse una propria parrocchia (Orsenigo, Vercelli Sacra, pp. 375-377).
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Assetto Insediativo | La prima attestazione di Villanova Monferrato risale al 1136: è possibile che la costruzione dell’abitato fosse stata promossa per sfruttare le foreste alla confluenza della Sesia nel Po, forse da alcune famiglie aristocratiche vercellesi, che sul finire del secolo risultavano titolari dei diritti giurisdizionali sulla località (Le carte dello archivio capitolare di Vercelli, vol. I, doc. 109, p. 131: in quell’occasione un aristocratico vercellese, Bonbello Bazzano, rilevò beni in loco). Nel 1197, dopo avere rilevato da tali discendenze le prerogative sul villaggio, il comune di Vercelli istituì il suo primo borgo franco (Il libro dei “pacta et conventiones” del comune di Vercelli, docc. 116-117, pp. 212-218). L’affrancamento è stato messo in connessione soprattutto con la politica di espansione del distretto urbano a scapito dei marchesi di Monferrato. Sembra opportuno affiancare a una simile interpretazione, senz’altro valida, la volontà da parte delle autorità civiche di conseguire il controllo di una vasta area forestale dall’importante potenziale economico, di cui non era ancora stata definita la titolarità giurisdizionale e, per di più, soggetta ai progetti egemonici, oltre che dell’abbazia di Lucedio, di alcune stirpi signorili pavesi, appoggiate dal comune di quella città. È significativo che, nel 1212, diciotto famiglie contadine incoraggiate dai Vercellesi a immigrare a Villanova, attraverso un donativo di 10 lire, fossero state sottratte a Candia e a Cozzo, centri sotto il controllo dei Confalonieri di Pavia (Il libro dei “pacta et conventiones” del comune di Vercelli, doc. 254, p. 283; Il Libro degli Acquisti, vol. I, doc. 81, pp. 139-140. Cfr. Panero, Comuni e borghi franchi, pp. 38, 65).
In occasione dell’affrancamento, fu promossa una parziale ricostruzione del villaggio, forse, non diversamente da altri borghi eretti da Vercelli, secondo geometrie piuttosto regolari. Le autorità civiche prevedevano espressamente l’assegnazione di sedimi agli immigrati, probabile frutto del riordino edilizio (Il libro dei “pacta et conventiones” del comune di Vercelli, doc. 116, p. 213): nello stesso anno, i fitti dovuti al comune dagli abitanti residenti fra la casa di Buongiovanni Lialasetus fino al ponte del castello erano uguali tanto per i sedimi vecchi quanto per quelli nuovi (“tam de veteribus quam de novis”). La rifondazione implicò l’ampliamento del borgo, con l’associazione di un nuovo quartiere a quello preesistente, forse quello più a est, dove era ubicata la chiesa. Una mappa del 1662 avvalora tale ipotesi, mostrando la pianta ortogonale, piuttosto fitta, del settore occidentale e un tessuto più rado e disordinato in quello orientale, caratterizzato dalla presenza dell’edificio religioso (AST, Disegni Monferrato, Confini, vol. V, mazzo 8. Cfr. anche la mappa del catasto del 1786 e la fotografia dal satellite del Portale cartografico nazionale). Il riordino insediativo del 1197 prevedeva l’accentramento dell’abitato, con il divieto di costruire alcunché al di fuori della villa, si trattasse di sedimina o di strutture rustiche come gli airali (“nulli hominum liceat extra villam sedimina facere nec hedificare, nec forte aliquod arale habere pro suo laborerio”: Il libro dei “pacta et conventiones” del comune di Vercelli, doc. 116, p. 213). L’affrancamento di Villanova Monferrato si premurò di stabilire precisi dettami riguardo al castrum: nessun dominus doveva abitarlo né “d’ora in poi esigere alcunché in quel castello e neppure in virtù di quel castello” (“de cetero in illo castro nec pro illo castro aliquo iure aliquid exigere possit”: Il libro dei “pacta et conventiones” del comune di Vercelli, doc. 116. p. 214). All’epoca, il castrum aveva il suo ponte (“pons castri”), era dotato di mura (“murum castri”) ed era circondato di fossati allagati su tutti i lati (“cum fossatis circumquaque et cum lecto fossatorum”: ivi, doc. 117, p. 216): nel Trecento, il castello, forse costruito dai signori locali prima dell’affrancamento, era detenuto dal comune del luogo in feudo dalla chiesa vercellese (il feudo è citato nel libro dei feudi della chiesa vercellese redatto nel 1348 e pubblicato da Ferraris, Borghi e borghi franchi, p. 196). Non è possibile stabilire con certezza se il receptum documentato nel 1451 coincidesse con il castrum (AC Villanova Monferrato, Liti e sentenze, mazzo 36bis, doc. in data 1451, maggio 21: “in terra, villa, castro, recepto et territorio et districtu Villenove”). Nel corso del XIV secolo, l’abitato fu abbandonato (“propter varia et innumera guerrarum et hostilitatum discrimina predictus locus de Villanova […] fuit inhabitatus diu et longo tempore”: Orsenigo, Vercelli Sacra, pp. 375-377). I registri viscontei tradiscono indizi della diserzione di Villanova: nello stesso periodo, essa non venne ricordata fra le ville che pagavano contributi. Per l’anno 1415, sotto il “burgus Villenove” segue soltanto un elenco di “habentes terras in Villanova”, non necessariamente residenti (AC Vercelli, Libro di Taglia del 1415, f. 139v.). Il territorio di Villanova, sebbene l’abitato probabilmente non fu mai completamente abbandonato (per esempio, nel 1390, si faceva cenno al rettore della parrocchia di Sant’Emiliano e ad alcuni abitanti: Orsenigo, Vercelli Sacra, p. 376), fu ripopolato definitivamente nel corso della prima metà del Quattrocento. In età moderna, esso fu interessato da rilevanti trasformazioni per via della diffusione dell’abitato intercalare. La maglia delle cascine risultava definita attorno alla metà del Seicento: in una mappa del 1685 (AST, Monferrato, Feudi, mazzo 68, Villanova) erano rappresentati come nuclei insediativi tra Villanova e Motta la “Cassina detta del Longo o sia del sig. Salomone”, il “Tetto del Bianco”, il “Balocco”, la “Rinaldina” e Motta Novella. |
Luoghi Scomparsi | Nel 1348, all’interno del territorio di Villanova Monferrato, il vescovo era titolare di “una vasta tenuta, anticamente lavorata, detta Frigaria o Frigidaria, con ricetto e villaggio in rovina annesso, diviso dagli antichi fossati dell’abitato” (“quandam magnam possessionem consueta antiquitus laborari, que dicitur Frigaria seu Frigidaria, cum receto et villario ipsius seiunctum quod diffiniunt fossata antiqua dicti villarii”: Ferraris, Borghi e borghi franchi, p. 196): nella proprietà episcopale, che all’epoca si presentava in stato di degrado anche per quanto riguarda le colture, era ubicato un villaggio abbandonato, le cui strutture erano ancora riconoscibili (il villaggio abbandonato era sito sulla via per Balzola: esso ha probabilmente lasciato traccia nei catasti di età moderna nella località Castellaro). Si noti che sin dalla metà del Trecento tale area, sulla strada per Balzola, veniva indicata come “ubi dicitur ad Castellarium” (Il “Libro delle investiture” del vescovo di Vercelli, doc. 75, p. 330). Un secolo prima, nel 1243, Frigaria era ricordata fra le ville episcopali acquisite dal comune (Panero, Comuni e borghi franchi, p. 86).
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Comunità, origine, funzionamento | Attorno alla metà del XIV secolo, secondo un libello vescovile, il comune di Villanova deteneva il castello e le onoranze del luogo da un non meglio precisato consortile signorile (“a domino et certis aliis consortibus”: Ferraris, Borghi e borghi franchi, p. 196). Dopo il periodo di spopolamento, le scritture che testimoniano la presenza di una collettività partono dalla metà del XV secolo (AC Villanova Monferrato, Liti territoriali, mazzo 36bis, doc. in data 1451, maggio 21). A partire da tale periodo è possibile seguire l’azione politica della comunità. La capacità di organizzazione collettiva della società di villaggio emerge soprattutto nella contrapposizione, in forma conflittuale, ai signori e alle comunità vicine. Nel 1460, in particolare, la comunità si scontrò con il consortile locale, guidato da Vialardi e Centori, per una serie di prerogative giurisdizionali, fra cui la titolarità di alcuni beni comuni (AST, Monferrato, Feudi, 2° d’addizione, mazzo 49, doc. in data 1460, febbraio 23). Nel 1543 una nuova discordia contrappose signori e comunità per la ripartizione dei carichi relativi agli alloggiamenti militari (AST, Monferrato, 2° d’addizione, mazzo 49, doc. in data 1543, novembre 3). Un’ulteriore disputa è menzionata nel 1681 (AC Villanova Monferrato, Liti territoriali, mazzo 38). Per quanto riguarda le dispute con le comunità vicine, esse riguardano soprattutto le rivendicazioni territoriali nei confronti di Motta dei Conti (AST, Monferrato, Feudi, mazzo 68, Villanova; AST, Disegni Monferrato, Confini, vol. V, m. 8; si veda inoltre s.v. Liti territoriali).
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Statuti | Non sono documentati statuti per tale località.
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Catasti | Il catasto sabaudo, del 1786, e quello napoleonico, entrambi figurati, sono conservati in AC Villanova, mazzo 54. Una consegna di beni dei Confalonieri, probabilmente estratta dall’estimo, si è conservata per l’anno 1600 (ivi, mazzo 54).
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Ordinati | Gli ordinati si sono conservati dal 1567 (AC Villanova, faldone 4-35).
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Dipendenze nel Medioevo | Rimandando alle voci “Assetto insediativo”, “Comunità”, “Feudo” e “Mutamenti di distrettuazione” per un’analisi dettagliata delle trasformazioni istituzionali della località, si possono sintetizzare tre principali fasi di dipendenza del villaggio nel medioevo:
- dalla fondazione (ante 1136) fino al 1197 sulla località esercitavano diritti signorili alcuni aristocratici di origine vercellese. Nel 1197, in particolare, fra i domini loci erano documentati i de Bonello, i Vialardi, i Bondoni, gli Smerra, i de Mortario, i Volta e gli Alciati (Il libro dei “pacta et conventiones” del comune di Vercelli, doc. 116, p. 214). - dal 1197 al 1417, il centro rimase inquadrato nel distretto del comune di Vercelli come borgo franco. Non si può, tuttavia, escludere che il consortile avesse conservato prerogative sul luogo (Ferraris, Borghi e borghi franchi, p. 196, riguardo alle onoranze del luogo che il comune aveva in investitura attorno alla metà del Trecento da un certo consortile). - dal 1417 in poi il villaggio fu inserito nel marchesato di Monferrato. |
Feudo | Villanova Monferrato nel 1414 fu infeudata ai Tizzoni (Feudi e feudatari, reg. 58, p. 232, reg. 60, p. 234). Non è tuttavia noto se l’investitura fosse stata effettiva: alla metà del secolo risultavano essere consignori del centro alcuni membri di famiglie Vercellesi, i Vialardi, i Cagnola, i Centori, i de Ast (AC Villanova Monferrato, Liti territoriali, mazzo 36bis, doc. in data 1451, maggio 21). I Centori erano presenti in tale località, forse come nobili del luogo, almeno dall’inizio del Quattrocento (Aichino Centori di Villanova: ASVc, Ospedale di S. Silvestro della Rantiva, fascicolo 37, n. 3177, 1401, marzo 23). Almeno dal 1478 tra i nobili e i feudatari di Villanova figuravano anche i Montiglio (Del Bo, Uomini e strutture, pp. 130, 314-315). Per il 1518 si sono conservati rinnovi di investitura a favore di Montiglio e Vialardi (AST, Monferrato, 2° d’addizione, mazzo 49, doc. in data 1518, febbraio 19: si veda anche ivi, docc. in data 1546, agosto 30 e 1546, settembre 1).
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Mutamenti di distrettuazione | Inquadrato nel territorio vercellese sino all’inizio del XV secolo, nel 1417 il villaggio fu incorporato nel marchesato di Monferrato, che l’aveva acquisito da Filippo Maria Visconti (Benvenuto di San Giorgio, Historia Montisferrati, coll. 307-761, qui alle coll. 690-691). Dal punto di vista ecclesiastico, nel 1474, in seguito all’istituzione della diocesi di Casale Monferrato, la località fu inserita nella maglia amministrativa della nuova sede episcopale. Nel 1705, con il trattato di Vienna, passò ai Savoia (Casalis, s.v. Villanuova di Casale, p. 436).
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Mutamenti Territoriali | Quando sorse l’abitato, esso era incluso nel vasto territorio dipendente dalla curtis di Caresana. Pur nella scarsità delle attestazioni documentarie, è possibile ipotizzare che il processo di creazione di un territorio soggetto al villaggio sia avvenuto relativamente tardi, in seguito all’affrancamento del 1197, che diede nuove risorse demografiche e politiche all’abitato.
L’area occidentale e meridionale dell’attuale territorio del comune di Motta dei Conti, dall’abitato lungo tutta la delimitazione con Villanova Monferrato, in particolare nelle contrade Tauleia, Zerbo del Bianco e Zerbo del Moscone, fino alle cascine Ariondello e Balocco, fu acquisita a scapito di Villanova Monferrato, probabilmente durante il periodo di abbandono di tale località (per l’individuazione di tali aree cfr. AST, Disegni Monferrato, Confini, vol. V, mazzo 8): la zona rimase contesa con tale comunità almeno dalla seconda metà del Quattrocento per tutta l’età moderna (AST, Paesi, Ducato del Monferrato, Feudi per A e B, Seconda d’addizione, mazzo 49, docc. in data 1464 luglio 9, 1483, aprile 20, 1547-1562; ivi, Ducato del Monferrato, Feudi per A e B, mazzo 68, Villanova, anno 1686; ivi, Disegni Monferrato, Confini, vol. V, mazzi 6, 8; AC Vercelli, Armadio 57, Terre distrettuali, 114Q, Motta de’ Conti, doc. in data 1471, novembre 7; ASVc, AC Motta dei Conti, mazzo 22, doc. in data 1552, settembre 16. Il Riondello risulta documentato come località prediale attorno alla metà del Trecento: Il “Libro delle investiture” del vescovo di Vercelli, p. 330). |
Comunanze | Le superfici contese tra Villanova e Motta erano soprattutto prati interessati da forme di godimento collettivo: sin dal Quattrocento esse costituirono un motivo di conflittualità con i signori e le comunità vicine (AST, Monferrato, 2° d’addizione, mazzo 49, docc. in data 1460, febbraio 23, 1464 luglio 9, 1483, aprile 20). Le scritture seicentesche testimoniano l’uso come pascoli di tali terreni, su cui la comunità poneva un camparo a guardia (AST, Disegni Monferrato, Confini, vol. V, m. 8). Il bestiame dei membri della comunità si spingeva fino ai confini con Casale, sulle superfici fluviali disegnate dal Po: nel 1605 è documentata una lite tra le due comunità per l’attraversamento di bestiame nei pascoli di alcuni proprietari di Casale, nei pressi della Cassina del Capellino (AC Villanova Monferrato, Liti territoriali, mazzo 37).
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Liti Territoriali | Il confine maggiormente interessato da liti fu quello condiviso con Motta dei Conti, la cui espansione territoriale era con tutta probabilità avvenuta, come si è detto, a scapito di Villanova, in concomitanza con il processo di abbandono di quest’ultimo abitato. Oltre a numerose località prediali oggetto di discordia (cfr. ASVc, AC Motta dei Conti, mazzo 22; AST, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, mazzo 68, Villanova, anno 1685 e AST, Disegni Monferrato, Confini, vol. V, mazzo 5), furono a lungo contesi due piccoli centri demici, che oggi sono rimasti inclusi nel territorio di Villanova: Motta Novella e il mulino di Balocco.
Il mulino di Balocco, attestato dal 1464, era conteso almeno dal 1549: AST, Paesi, Provincia di Vercelli, mazzo 27, Motta de’ Conti. Motta Novella compare tardi nelle fonti: se non si può escludere che si riferisse alla presenza di una qualche struttura fortificata – di cui comunque non è rimasta traccia –, la denominazione potrebbe essere stata pensata in funzione di una distinzione da Motta dei Conti. Al confine fra Motta dei Conti e Villanova Monferrato, la proprietà è documentata dal 1528, quando per questioni dotali fu assegnata a Leonora Ricci, vedova di Giacomo Tizzoni conte di Crescentino, in seguito sposatasi con Alessandro dei conti di Stroppiana e della Motta. Nel 1552, il bene era conteso tra i conti della Motta e la comunità di Villanova, che ne rivendicava la giurisdizione (ASVc, AC Motta dei Conti, mazzo 22, doc. in data 1552, settembre 16. Nel faldone è contenuto il succitato documento in data 1528, giugno 12). È significativo che ancora nel catasto napoleonico il confine tra le due comunità fosse contestato dalle autorità locali (ASVc, Dipartimento della Sesia, mazzo 121, Catasti). Secondo gli estimi di Motta dei Conti 1551, inoltre, nel territorio di Motta dei Conti era ubicata una peschiera sulla Stura, contesa con la comunità di Villanova Monferrato (AC Vercelli, Armadio 70, n. 5, Consegnamenti 1551, ff. 255v, 270r.). In un contenzioso degli anni 1676-1677 tra Motta dei Conti e Villanova Monferrato per lo Zerbo del Moscone, si ricordò che il fondo era già stato oggetto di una vertenza, nel 1547, conclusa con un accordo. Il compromesso aveva imposto a “tanto una parte quanto l’altra l’astenersi d’andare al Salmo o sii Processione alli luoghi contentiosi”. La processione si concludeva in una cappella rurale al centro del territorio disputato, ubicata al di là del Fossato Vercellese in direzione di Motta (“quale processione e salmo non c’è dubbio venivano fatti alla chiesa di San Bernardo che resta oltre il Fossato verso la Motta”): i Mottesi erano giunti a cambiare l’orientamento della facciata, in precedenza volto verso Villanova, per avvalorare la loro rivendicazione territoriale (“la facciata di detta chiesa, che prima riguardava verso Villanova con l’ingresso, è stata da Mottesi chiusa e voltata verso la Motta”: AST, Disegni Monferrato, Confini, vol. V, mazzo 8, f. 224). Per quanto concerne, infine, il confine con Stroppiana, esso era stato sottoposto ad operazioni di delimitazione, di cui recano traccia alcuni cippi disegnati in una mappa della seconda metà del Seicento (AST, Disegni Monferrato, Confini, vol. V, mazzo 8, f. 359, anno 1672). Nel 1744, in particolare, furono raggiunti accordi tra le due comunità intorno ai confini (AC Villanova Monferrato, Liti territoriali, mazzo 36bis). Un’intensa stagione di dispute confinarie con le località circostanti è attestata sul finire del Settecento, quando Villanova si scontrò con Balzola, Stroppiana e Casale (AC Villanova Monferrato, Liti territoriali, mazzo 41). |
Acta Reginae Montis Oropae (ARMO), Biella 1945, 3 voll.
Le carte dello archivio capitolare di Vercelli, a cura di D. Arnoldi - F. Gabotto, Pinerolo 1914 (BSSS, 71), vol. II.
Historia Montisferrati ab origine marchionum illius tractus usque ad annum MCCCCXC auctore Benvenuto de Sancto Georgio comite Blandratae, in Rerum italicarum scriptores, 23, a cura di L.A. Muratori, Milano 1733.
Il libro dei “pacta et conventiones” del comune di Vercelli, a cura di G.C. Faccio, Novara 1926 (BSSS, 97).
Statuta comunis Vercellarum ab anno MCCXLI, a cura di G.B. Adriani [in realtà V. Mandelli], in Leges municipales, II, Torino 1876 (HPM, 16), coll. 1088-1584 (editi anche come volume a parte, con il titolo Statuti del comune di Vercelli dell’anno MCCXLI aggiuntivi altri documenti storici dal MCCXLIII al MCCCXXXV ora per la prima volta editi e annotati, Torino 1877).
AC Vercelli (Archivio Storico del Comune di Vercelli):
Libro di Taglia del 1415; Armadio 70, n. 5, Consegnamenti 1551. AC Villanova Monferrato (Archivio storico del comune di Villanova Monferrato): Liti e sentenze, mazzi 4-54. AST (Archivio di Stato di Torino): Disegni Monferrato, Confini, vol. V, mazzi 5-8; Materie ecclesiastiche, Arcivescovadi e vescovadi, Vercelli; Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, II d’addizione, mazzo 49; Paesi, Monferrato, Feudi, mazzo 68, Villanova; ASVc (Archivio di Stato di Vercelli): AC Motta dei Conti (Archivio storico del comune di Motta dei Conti), mazzo 22; Dipartimento della Sesia, m. 121, Catasti; Ospedale di S. Silvestro della Rantiva, fascicolo 37. | |
Bibliografia | Aimo M., All’ombra del castello. Motta de’ Conti e la sua storia, Vercelli 1996.
Casalis G., s.v. Villanuova di Casale (Villanova Casalensium), Dizionario geografico storico - statistico - commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino, 1854, vol. XXV, pp. 435-436. Del Bo B., Uomini e strutture di uno stato feudale. Il marchesato di Monferrato (1418-1483), Milano 2009. G. Ferraris, Borghi e borghi franchi quali elementi perturbatori delle pievi, in Vercelli nel XIII secolo, Atti del primo Congresso storico vercellese, Vercelli 1982. Feudi e feudatari del duca Filippo Maria Visconti. Repertorio, a cura di F. Cengarle, Milano 2007. Orsenigo R., Vercelli Sacra, Como 1909. Panero F., Comuni e borghi franchi nel Piemonte medievale, Bologna 1988. |
Descrizione Comune | Villanova Monferrato La storia di Villanova Monferrato è caratterizzata dalla sua posizione di confine, che ha condizionato in maniera decisiva le tracce documentarie della sua esistenza: ancora oggi la maggior parte delle fonti relative a questo comune si concentrano negli atti relativi alle dispute territoriali tra marchesato di Monferrato e Savoia (il fondo Disegni, Confini dell’Archvio di Stato di Torino). Anche a livello locale, il più antico atto dell’archivio comunale è costituito da una copia di una scrittura di fine Trecento che stabiliva la frontiera tra Vercellese e Monferrato.
Lo stesso affrancamento del borgo, nel 1197, che segna una tappa decisiva sotto il profilo insediativo, risulta in buona misura legato alle necessità di controllo del territorio del comune vercellese, in funzione anti-marchionale e anti-pavese. Un frattura decisiva nella vicenda dell’abitato è costituita dall’annessione ai domini monferrini, all’inizio del Quattrocento, che rideterminò i circuiti politici ed ecclesiastici su cui gravitava Villanova: da avamposto vercellese ai confini del marchesato si trasformò in primo territorio monferrino nella pianura. Da questo punto di vista, si deve rilevare la mancata coincidenza tra fisionomia geografica e realtà politica (che del resto, come hanno dimostrato gli studi di Aldo A. Settia, è in buona misura tipica della storia del concetto di Monferrato, che non aveva una precisa connotazione geografica): sebbene inserito nella pianura vercellese, a cui continuò a essere strettamente legato – per indirizzi economici e per relazioni con le comunità vicine -, il centro era ormai inquadrato nella dominazione marchionale, che faceva riferimento per lo più sulle terre al di là del Po. Seppur meno evidenti, altri due percorsi possono essere annoverati tra i fili conduttori della storia dell’abitato. In primo luogo la vicenda delle acque: il vicino Po, oltre ad avere costituito un’importante risorsa economica (nel 1482, Guglielmo VIII concesse 10 fiorini sul moleggio ad Antonio Teutonico, suo cuoco, in occasione delle nozze di quest’ultimo: Del Bo, Uomini e strutture, p. 371), modellò il territorio e orientò la vegetazione, favorendo la proliferazione della foresta in cui fu fondato il villaggio nei primi decenni del XII secolo. Anche i corsi d’acqua minori ebbero una funzione decisiva: la Stura, in particolare, attraversava l’abitato, alimentava i mulini, le peschiere e le canalizzazioni che irrigavano i campi. In secondo luogo, la questione delle fortificazioni, nei suoi differenti risvolti, sembra avere segnato la fase medievale del villaggio. Nel XII secolo il castello costituiva il centro giurisdizionale da cui il consortile signorile di origine vercellese esercitava il potere. Nel XIV secolo, proprio la mancanza di mura aveva probabilmente contribuito al temporaneo spopolamento dell’abitato: non era sufficiente alla protezione delle genti il vicino ricetto di Frigaria, di cui, in realtà, non è documentato con sicurezza l’utilizzo difensivo. Nel Quattrocento, infine, è attestato un ricetto all’interno dell’abitato, forse coincidente con il castello. Oggi, il territorio comunale di Villanova Monferrato non reca traccia né di mura né di castelli: sebbene il loro ricordo sia serbato soltanto dalla toponomastica per alcune contrade dell’abitato e delle campagne, tali fortificazioni ebbero un ruolo di rilievo nei secoli passati. |