Autori | Palmero, Beatrice |
Anno Compilazione | 1996 |
Provincia | Cuneo.
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Area storica | Monregalese.
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Abitanti | 4018 (censimento 1991).
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Estensione | 13122 ha (ISTAT 1991); 12978 ha (SITA 1991).
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Confini | A nord Priola e Calizzano, a est Erli, Castelvecchio e Bardinetto, a sud Ormea, a ovest Pamparato e Viola.
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Frazioni | Attualmente sono solo tre, mentre nel secolo scorso la situazione abitativa della vallata era molto più florida. Grossi insediamenti abitati erano: Cerisola, Valdinferno, Cappello, Mindino, Deversi (montane), Trappa Piangranone, Porenca, Mursecco, Valsorda (di antica tradizione); di minori dimensioni gli aggregati di: Volte, Ortico, Lionda, Chiorino, Barchette e Vagliedonne, verso i confini con la Liguria; Villarchiosso, Lasoprano, verso Ormea e ancora Pennino, Barchi e Pianbernardo.
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Toponimo storico | «Garexius» (Casalis 1840, vol. VI). La forma più antica del nome compare in un atto del 1064 come «Garexa», è attestato poi in varie accezioni, alternando g e iniziali; x-s-z-ç con o senza raddoppiamento. Riconducibile forse al nome germanico c Agarizzo, sarebbe da includersi in quei toponimi di derivazione germanica (Borgna, Rossi 1975, p. 104).
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Diocesi | La diocesi di Albenga mantiene fino al 1756 la sua giurisdizione sulla chiesa dei SS. Pietro e Paolo di Cerisola, mentre le altre chiese sono incluse nella diocesi di Alba fino alla sua soppressione (1805), per essere infine unite al vescovado di Mondovì dopo il 1816 (Berra 1955, pp. 52-54).
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Pieve | In base alla relazione dell’intendente Corvesy, l’insediamento di Garessio è leggendario, risalente all’anno 500 circa e fondato da tribù liguri. In seguito le abitazioni si moltiplicano intorno alla cappella di S. Costanzo sopra un colle, prima parrocchia a servizio degli uomini del Piano e del Borghetto, distante un terzo di miglia dal Borgo maggiore (BRT, Storia patria, n. 853, Relazione della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, p. 69). Dallain ripis con annesso cimitero, abbandonata per lo straripamento delplebs di Priola – deriva dall’esclusione di questa zona dalle costiero di Albenga, ancora nel X secolo l’intero territorio fosse soggetto alla stratigrafia muraria dell’antica S. Costanzo è chiara una fase edificatoria dell’XI secolo, che la include tra le prime chiese con il titolo di pieve (Manno 1989, p. 26). La pieve di S. Costanzo è citata anche nella donazione carolingia a S. Pietro in Varatella (967). S. Nicolao di Mursecco e un’altra non meglio identificata di Garessio sono incluse invece nel «plebatus de Petriola». Proprio la mancanza di indicazioni su quest’ultima avrebbe messo in dubbio che l’antica chiesa di S. Costanzo fosse pieve a sé stante, mentre recenti studi hanno individuato un’antica S. Maria Tanaro, che potrebbe essere quindi la chiesa sotto la pieve di Priola (Conterno 1979, pp. 72- 79). L’incertezza sulla circoscrizione plebana delle chiese di Garessio – che nel XIII secolo compaiono aggregate alla donazioni ottoniane del X secolo, per cui si potrebbe supporre che, appartenendo al municipium diocesi ingauna (Olivieri 1992, p. 159).
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Altre Presenze Ecclesiastiche | Sulle vestigia dell’antica S. Costanzo sorge ora la parrocchia della Beata Vergine Assunta in Borgo Maggiore. Gli altri quartieri della città hanno rispettivamente le parrocchie di S. Caterina al Ponte; S. Antonio al Poggiolo; S. Nicolò a Mursecco; SS. Pietro e Paolo a Valsorda; della Madonna del Buon Consiglio a Mindino; di S. Ludovico in Valle Inferno; del SS. Nome di Gesù a Capello; della Visitazione della Beata Vergine a Deversi (Manno 1893, vol. V, p. 392). Sul territorio si segnalano inoltre 25 cappelle campestri (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, pp. 75-77). Notevoli sono stati nel corso dei secoli gli impoverimenti degli enti ecclesiastici presenti a Garessio, che fino al secolo scorso erano i Certosini di Casotto, i Domenicani, che officiavano la chiesa di S. Vincenzo e i Cappuccini con il loro convento, chiesa e giardino. A Valsorda sorge il Santuario della Beata Vergine delle Grazie. |
Assetto Insediativo | Beni di Sua Maestà. Vedi mappa.
Garetium ad Tanarum. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2. |
Luoghi Scomparsi |
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Comunità, origine, funzionamento | Garessio rientra nei confini del marchesato di Ceva. Nel riassetto amministrativo del dominio sabaudo, viene eletto capoluogo di mandamento, incluso nella provincia di Mondovì (1741). Durante il periodo di dominazione francese (1797-1815) si trova nel dipartimento della Val Tanaro; e al ripristino delle antiche province del Regno sardo (1817) torna sotto Mondovì fino alla soppressione di quest’ultima e all’annessione nella provincia di Cuneo (1859). Garessio conosce varie fasi di espansione territoriale: in età medievale, per concessione signorile, estende la sua giurisdizione su alpi delimitanti i confini con Mondovì, Pamparato, Viola e Priola. Successivamente il comune di età moderna concede il disboscamento di vaste aree di compascuo ai limiti di paesi confinanti, tanto da favorire lo sviluppo di una serie di insediamenti, che daranno luogo alle frazioni alpine di Capello, Mindino, Trappa e Valdinferno (alpeggio Mindino verso Viola e Pamparato; bandita del Galero sul confine con Nasino; pascolo di Piambernardo e bandita di Capello verso Casotto; bandita delle Volte e delle Barchette verso il colle S. Bernardo, Bardinetto e la riviera ligure) (Amedeo 1984, pp. 180-191). In seguito alle leggi napoleoniche acquisisce possessi della Certosa di Casotto e beni forestali appartenenti al demanio pubblico. Infine il confine con Viola si sposta su un grande pascolo che un privato nel 1940 vende al comune di Garessio (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 95: relazione Torrero [31 marzo 1984]).
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Statuti | Libro della catena (1254- 1343,) con aggiunta 1413 e 1459 (AC Garessio, vol. 1).
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Catasti | L’Archivio Storico comunale conserva la serie dei catasti a partire dal XVI secolo: 1521; 1540; 1554; 1565; 1584; 1642; 1655; 1676; 1680; 1703; 1748; 1813. Oltre ad una collezione cartografica del XVII e XVIII secolo, rinvenutasi sempre nell’Archivio Storico comunale, si segnala nell’Archivio di Stato di Torino un documento con specifico riferimento alle liti territoriali sul confine con Genova (AST, Corte, Genova confini, m. 9, fasc. J: Tipo della regione di Garessio sottoscritto dal misuratore Andrea Caleri [1759])
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Ordinati | Gli Ordinati comunali sono conservati nell’Archivio Storico, adeguatamente rilegati in voll. 1-40 (dal 1493-1546 al 1788-1790), a cui seguono gli Atti consolari nei voll. 40 bis-43 (1791-1793 al 1799-1804), con una continuità esemplare fino ai giorni nostri. Nonostante gli antichi statuti, si è perduta la documentazione dell’attività amministrativa dei primi secoli del comune, a causa di incendi e saccheggi perpetrati dai “nemici” nel corso del XV secolo prima (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, p. 70) e della II guerra mondiale poi.
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Dipendenze nel Medioevo | L’espansione aleramica lungo il Tanaro pone a Garessio un ramo cadetto della famiglia marchionale di Ceva, che detiene propria giurisdizione sul feudo. I signori di Garessio a metà del XIII secolo si schierano autonomamente nella lotta signorile tra i Ceva, i del Carretto di Savona e i Clavesana, alleandosi con questi ultimi e la città di Mondovì. La vittoria dei Ceva, sorretti dal comune di Asti, stabilisce la supremazia sul territorio della famiglia marchionale (Morozzo della Rocca 1894, p. 342).
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Feudo | Garessio è feudo dei marchesi di Ceva (XIII sec.). Passa poi agli Spinola (1540), a cui si aggiungono i Biandrate Aldobrandino (1616) e i Dal Pozzo (1648). A partire dal 1671 la giurisdizione spetta per intero ai marchesi di Saluzzo Miolans Spinola poi con i S. Martino d’Agliè (Manno 1893, vol. V, p. 392).
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Mutamenti di distrettuazione | Garessio rientra nei confini del marchesato di Ceva. Nel riassetto amministrativo del dominio sabaudo, viene eletto capoluogo di mandamento, incluso nella provincia di Mondovì (1741). Durante il periodo di dominazione francese (1797-1815) si trova nel dipartimento della Val Tanaro; e al ripristino delle antiche province del Regno sardo (1817) torna sotto Mondovì fino alla soppressione di quest’ultima e all’annessione nella provincia di Cuneo (1859).
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Mutamenti Territoriali | Garessio conosce varie fasi di espansione territoriale: in età medievale, per concessione signorile, estende la sua giurisdizione su alpi delimitanti i confini con Mondovì, Pamparato, Viola e Priola. Successivamente il comune di età moderna concede il disboscamento di vaste aree di compascuo ai limiti di paesi confinanti, tanto da favorire lo sviluppo di una serie di insediamenti, che daranno luogo alle frazioni alpine di Capello, Mindino, Trappa e Valdinferno (alpeggio Mindino verso Viola e Pamparato; bandita del Galero sul confine con Nasino; pascolo di Piambernardo e bandita di Capello verso Casotto; bandita delle Volte e delle Barchette verso il colle S. Bernardo, Bardinetto e la riviera ligure) (Amedeo 1984, pp. 180-191). In seguito alle leggi napoleoniche acquisisce possessi della Certosa di Casotto e beni forestali appartenenti al demanio pubblico. Infine il confine con Viola si sposta su un grande pascolo che un privato nel 1940 vende al comune di Garessio (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 95: relazione Torrero [31 marzo 1984]).
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Comunanze | Attualmente iscritte alla categoria «N» 384,1193 ha, ne risultano alienati 1046,9943 ha (CSI 1991, Piemonte). Se già nel corso del XVI secolo il comune aveva concesso il disboscamento a favore dello sviluppo degli insediamenti montani, tra XIX e XX secolo promuove una politica di riconversione dell’incolto improduttivo in opere di pubblico interesse quali la ferrovia, il cimitero, impianti turistici e sportivi.
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Liti Territoriali | La complessità giurisdizionale del territorio di Garessio vede più fronti di patteggiamento e controversia, tanto che si rende necessario distinguere le liti in base non solo agli avversari ma anche all’oggetto del contenzioso. Si cerca di restituire qui un’idea dei contenziosi attraverso un ordine cronologico delle liti, per quanto possibile in base ai documenti conservati, che grazie anche all’Archivio Storico comunale sono davvero in quantità eccezionale. Le fonti si tramandano a partire dal XVI secolo e contemporaneamente si hanno problemi giurisdizionali di confini comunali, tanto che si aggiungono agli statuti ulteriori capitoli di definizione del territorio (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 14, fasc. 7: Designazione confini annotati né statuti di detto luogo colli territori di Ormea, Nasino, Valle di Quedano, Bardinetto, Calizzano, Priola, Viola, Pamparato, Roburent, Montalto [1437]). La questione Quattrocentesca di ridefinizione dei confini comunali scaturisce da una più ampia tensione tra i del Carretto e i marchesi di Ceva per la giurisdizione sull’area (AC Garessio, Cause e liti, Cart. 1, fasc. 6: Instrumento di pace tra il Marchese Carlo del Carretto, Marchese di Savona e Bonifacio e Galeotto, Marchesi di Ceva. Notaio Francesco Almenghrida [28 dicembre 1417]). Con il comune di Viola poi si sono verificate anche rappresaglie e atti criminali che hanno portato a processi e sentenze (AC Garessio, Cause e liti, fald. 11, fasc. 13: Liti tra Garessio e Viola per i confini: processo [21 novembre 1435]; voll. 14-15: Liti tra Garessio e Viola per i confini: raccolta scritture [1435-1437]). Caso a parte è costituito dalla borgata di Cerisola, che per la sua particolare posizione, notevolmente distaccata da Garessio e dai suoi stessi agglomerati demici, rivolta piuttosto verso il territorio di Albenga, ai limiti della giurisdizione della Repubblica genovese, è sempre stata un punto nevralgico di lite territoriale. Questo fronte infatti è in discussione per tutto il Settecento (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 14, fasc. 39: Confini Cerisola, Villa Marchesato di Garezzo e designazione confini del 1437; fasc. 43: Cerisola contro Erli [1753]; fasc. 49: Informazione e ricognizione termini tra Garezzo (Cerisola) ed Erli [1765]). La città di Garessio è un crocevia alpino di merci e frontiera di stati, per cui alle tensioni legate allo sfruttamento delle risorse territoriali e alla giurisdizione feudale si aggiungono i problemi generati dai pedaggi. Esenzioni, debiti e censi, licenze di transito gravano sulla gestione dei pedaggi di Zuccarello, Bardinetto e Pieve di Teco, fulcri del passaggio e del commercio verso la riviera genovese (Alassio e Albenga) e i principali centri di mercato per il Piemonte meridionale: Ormea, Ceva, Mondovì e Oneglia. I Garessini che esercitano la professione di mulattieri si trovano spesso coinvolti in problemi economici e fiscali, che per la particolare posizione di “confine”, diventano “affari di Stato” (AST, Corte, Paesi per A e B, G, mazzo 2, fasc. 8: Ricorso perché la Repubblica di Genova faccia desistere il gabelliere della Pieve dal riscuotere 8 denari per Lire di Genova per ogni merce che quelli di Garessio vendono a Pieve, [forse 1575]; AC Garessio, Cause e liti, fald. 10, fasc. 12, Scritture per fatto della gabella nuova della Pieve riguardanti il Giuseppe Peloso Gabelliere [1575-1620]; Atti, Garessio contro i Gabellotti della Pieve. Delegato Pellegrino de Marini, Testimoniali [14 novembre 1575]; fasc. 24: Instrumento di convenzione con l’accensatore de’ sali Emanuel Prono de la Comunità di Garessio per il smaltimento de sali [9 gennaio 1609]; fald. 8, fasc. 2: Instrumento ed atti per la rappresaglia contro i genovesi assegnata al sig. Marchese Voghera don Amedeo Dal Porro di Garessio e Bagnasco, assorbendo anche parte del debito di Garessio ai Romana; fasc. 3: Circa l’esenzione dalle Gabelle pretese dalla città d’Albenga [1576-1731]; Estratto di confirmazione dello statuto d’Albenga per la franchigia, [16 gennaio 1608]; Scritture varie per la franchigia di Albenga; fasc. 5: Vertenza contro il Marchese di Balestrino che pretende il pedaggio per Bardinetto [1760]; fasc. 7: Sentenza della Sacra Rota contro Zuccarello per il pedagggio [10 maggio 1577]; fald. 9, fasc. 8: Comparsa di Filiberto Carretto Signore di Zuccarello per lo spoglio di quel cartello [7 maggio 1567]; Liti con il Marchese Scipione del Carretto per il pedaggio di Zuccarello: raccolta scritture; vol. 9: Contro Zuccarello per rappresaglie [1577]; fald. 10, vol. 11a: Zuccarello. Alleganze nella causa della gabella del vino [1577-1673]; vol. 11b: Lite con Zuccarello per vetture e cadreghe non pagate [1750]; AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 30, fascc. 10-12: Pedaggio di Zuccarello [1576]; fascc. 16, 22: Atti criminali Garessio verso Ormea [1749]; fascc. 24, 26: Tariffe pedaggio Ceva [1749], Estorsioni de’ pedaggeri di Genova verso uomini di Ormea [1750]). Allo stesso modo le tensioni con i comuni limitrofi sfociano in liti plurisecolari e variano dai problemi di giurisdizione, all’uso dei compascui, agli accordi in materia fiscale (AC Garessio, Cause e liti, fald. 8, fasc. 4: Liti con la comunità di Pamparato, Scagnello, Cortemilia e altre [1591-1731], per alloggi militari [1591]; per valor delle monete contro uomini di Cortemilia [1589-1608]; per divisione boschi e pascoli comuni [1609]; per la tassa di “eguaglianza” [1624]; per credito di Giacone di Pamparato [1707]; per verificazione confini [1731]; AST, Corte, Genova confini, mazzo 9, fasc. J: Garessio contro Zuccarello. Incidente regione Vagliedonne di Garessio. Rappresaglia di bestiami di Genova. Taglio alberi a Verni [1759]). A fine Cinquecento il comune si trova a fronteggiare una disputa per la giurisdizione e l’uso di pascoli e boschi con il marchese Spinola, subentrato ai Ceva. Quest’ultimo infatti contesta la ripartizione dei pascoli operata dalla comunità: ne segue una disputa lunghissima (1585-1777), che segna le fasi di formazione di molte proprietà, in concomitanza con l’espansione delle terre soggette al comune (AC Garessio, Cause e liti, fald. 12, fascc.16-19: Liti con il Marchese Spinola per la divisione di alpi, pascoli e boschi: Atti di revisione e processo [1585-1593]; Quesiti e risposte nelle differenze vertenti tra la Comunità e il Sig. Marchese per Alpi e pascoli, voll. 4; fald. 13, fasc. 20: Estratto di partite del registro per la divisione [1521]; fasc. 21: Atti contro il Procuratore patrimoniale di S.A. per la divisione delle Alpi verso Mindino e Casotto con il Marchese [26 giugno 1593]; fasc. 22: Sommari e alleganze nella causa contro il Marchese per la divisione dei beni comuni [1592-1594, a stampa]; vol. 23: Causa per proprietà boschi. Testimoniali e visita [5 luglio 1604]; vol. 24: Atti contro il marchese per divisione pascoli [1571-1605]; fasc. 25: Sommari e ristretti di alleganze nella causa contro il Marchese per la divisione dei beni comuni [1603-1605]; fald. 14, fascc. 26-32 bis: Liti con il Marchese Spinola e le Comunità di Viola, Priola e Garessio per boschi e pascoli comuni. Atti e testimoniali [1592; 1594; 1603; 1612; 1621; 1777]; fasc. 33: Particolari contro il marchese per certi beni pretesi comuni [1606]; fald. 15, fasc. 35: Varie cause divisioni e pascoli: Instrumento di cession fatta da Cristofaro Pallavicino al Ottaviano Grimaldi de’ beni comprati dalli uomini di Garessio [13 aprile 1548]; Sommario dei testimoniali pro divisione beni comuni [1606]; Lista delle tre parti dei beni comuni da dividere al di qua e là del Tanaro [ottobre 1606]; Consulta per la comunità di Garessio contro il Marchese del luogo per i beni comuni [22 giugno 1607]; Atti di piantamento de termini ne’ beni communi tra la Comunità e il Marchese al di là del Tanaro [settembre 1608]; Atti fatti nella delegazione et ellezione delle parti de finaggi dovuti per gli agenti del sig. Marchese verso le fini di Priola, Calizzano, Bardinetto e Carretto [21 maggio 1610]; Sentenza del Sig Tesauro riguardo ai beni pretesi da particolari [2 dicembre 1610]; fascc. 36-43: Atti di visita e memoriali per la divisione dei boschi [1603-1610]; fasc. 44: Memoriale per la divisione e il piantamento dei termini [11 agosto 1610]; fasc. 45: Particolari di Ciriseo, Lionda, Costalunga sui fini di Garessio contro il Marchese per i loro beni comuni [dal 13 gennaio 1611 fino al 15 aprile 1613]; fasc. 46: Atti di registrazione dei beni allodiali del marchese [dal 13 giugno 1611 al 20 aprile 1613]). Altra questione territoriale si genera attorno ai beni della Certosa di Casotto, formatisi inizialmente con una serie di donazioni, consolidatisi in seguito ad acquisti e permute di zone non contigue tra loro, ed infine oggetto di liquidazione a causa delle leggi napoleoniche (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 14, fasc. 37: Causa Spinola Marchese di Garessio contro i PP. di Casotto per confini dei beni con tipo sec. XVII; AC Garessio, Cause e liti, fald. 16, fasc. 49: Causa della Boscaglia della Beleurina pretesa dal sig. Conte Orsi. Boscaglia contesa detta la Bandita contro la confraternita del Ponte [1790-1838]; fasc. 50: Contro il conte Orsi per boschi comuni e beni della Certosa di Casotto [1753-1846]; Lite con Conte Orsi per i confini della Rocca Bellorina (Casotto) [1846]; AST, Corte, Paesi per A e B, G, m. 2, fasc. 32: Vertenza tra il Conte Orsi e la Comunità per la proprietà di un bosco [1829]). |
AC Borgo San Dalmazzo (Archivio Storico del comune di Borgo San Dalmazzo):
n. 263 - Teca - Regia patente d’investitura della città, con descrizione stemma araldico [25 agosto 1870]; vol. 1: Libro della catena; Cause e liti, Cart. 1, fasc. 6: Instrumento di pace tra il Marchese Carlo del Carretto, Marchese di Savona e Bonifacio e Galeotto, Marchesi di Ceva. Notaio Francesco Almenghrida [28 dicembre 1417]; Cause e liti, fald. 8, fasc. 2: Instrumento ed atti per la rappresaglia contro i genovesi assegnata al sig. Marchese Voghera don Amedeo Dal Porro di Garessio e Bagnasco, assorbendo anche parte del debito di Garessio ai Romana; fasc. 3: Circa l’esenzione dalle Gabelle pretese dalla città d’Albenga [1576-1731]; Estratto di confirmazione dello statuto d’Albenga per la franchigia, [16 gennaio 1608]; Scritture varie per la franchigia di Albenga; fasc. 4: Liti con la comunità di Pamparato, Scagnello, Cortemilia e altre [1591-1731]; fasc. 5: Vertenza contro il Marchese di Balestrino che pretende il pedaggio per Bardinetto [1760]; fasc. 7: Sentenza della Sacra Rota contro Zuccarello per il pedagggio [10 maggio 1577]; Cause e liti, fald. 9, fasc. 8: Comparsa di Filiberto Carretto Signore di Zuccarello per lo spoglio di quel cartello [7 maggio 1567]; Liti con il Marchese Scipione del Carretto per il pedaggio di Zuccarello: raccolta scritture; vol. 9: Contro Zuccarello per rappresaglie [1577]; Cause e liti, fald. 10, fasc. 12, Scritture per fatto della gabella nuova della Pieve riguardanti il Giuseppe Peloso Gabelliere [1575-1620]; Atti, Garessio contro i Gabellotti della Pieve. Delegato Pellegrino de Marini, Testimoniali [14 novembre 1575]; fasc. 24: Instrumento di convenzione con l’accensatore de’ sali Emanuel Prono de la Comunità di Garessio per il smaltimento de sali [9 gennaio 1609]; fald. 10, vol. 11a: Zuccarello. Alleganze nella causa della gabella del vino [1577-1673]; vol. 11b: Lite con Zuccarello per vetture e cadreghe non pagate [1750]; Cause e liti, fald. 11, fasc. 13: Liti tra Garessio e Viola per i confini: processo [21 novembre 1435]; voll. 14-15: Liti tra Garessio e Viola per i confini: raccolta scritture [1435-1437]; Cause e liti, fald. 12, fascc.16-19: Liti con il Marchese Spinola per la divisione di alpi, pascoli e boschi: Atti di revisione e processo [1585-1593]; Quesiti e risposte nelle differenze vertenti tra la Comunità e il Sig. Marchese per Alpi e pascoli, voll. 4; Cause e liti, fald. 13, fasc. 20: Estratto di partite del registro per la divisione [1521]; fasc. 21: Atti contro il Procuratore patrimoniale di S.A. per la divisione delle Alpi verso Mindino e Casotto con il Marchese [26 giugno 1593]; fasc. 22: Sommari e alleganze nella causa contro il Marchese per la divisione dei beni comuni [1592-1594, a stampa]; vol. 23: Causa per proprietà boschi. Testimoniali e visita [5 luglio 1604]; vol. 24: Atti contro il marchese per divisione pascoli [1571-1605]; fasc. 25: Sommari e ristretti di alleganze nella causa contro il Marchese per la divisione dei beni comuni [1603-1605]; Cause e liti, fald. 13, fasc. 20: Estratto di partite del registro per la divisione [1521]; vol. 24: Atti contro il marchese per divisione pascoli [1571-1605]; Cause e liti, fald. 14, fascc. 26-32 bis: Liti con il Marchese Spinola e le Comunità di Viola, Priola e Garessio per boschi e pascoli comuni. Atti e testimoniali [1592; 1594; 1603; 1612; 1621; 1777]; fasc. 33: Particolari contro il marchese per certi beni pretesi comuni [1606]; Cause e liti, fald. 15, fasc. 35: Varie cause divisioni e pascoli: Instrumento di cession fatta da Cristofaro Pallavicino al Ottaviano Grimaldi de’ beni comprati dalli uomini di Garessio [13 aprile 1548]; Sommario dei testimoniali pro divisione beni comuni [1606]; Lista delle tre parti dei beni comuni da dividere al di qua e là del Tanaro [ottobre 1606]; Consulta per la comunità di Garessio contro il Marchese del luogo per i beni comuni [22 giugno 1607]; Atti di piantamento de termini ne’ beni communi tra la Comunità e il Marchese al di là del Tanaro [settembre 1608]; Atti fatti nella delegazione et ellezione delle parti de finaggi dovuti per gli agenti del sig. Marchese verso le fini di Priola, Calizzano, Bardinetto e Carretto [21 maggio 1610]; Sentenza del Sig Tesauro riguardo ai beni pretesi da particolari [2 dicembre 1610]; fascc. 36-43: Atti di visita e memoriali per la divisione dei boschi [1603-1610]; fasc. 44: Memoriale per la divisione e il piantamento dei termini [11 agosto 1610]; fasc. 45: Particolari di Ciriseo, Lionda, Costalunga sui fini di Garessio contro il Marchese per i loro beni comuni [dal 13 gennaio 1611 fino al 15 aprile 1613]; fasc. 46: Atti di registrazione dei beni allodiali del marchese [dal 13 giugno 1611 al 20 aprile 1613]. Cause e liti, fald. 16, fasc. 49: Causa della Boscaglia della Beleurina pretesa dal sig. Conte Orsi. Boscaglia contesa detta la Bandita contro la confraternita del Ponte [1790-1838]; fasc. 50: Contro il conte Orsi per boschi comuni e beni della Certosa di Casotto [1753-1846]; Lite con Conte Orsi per i confini della Rocca Bellorina (Casotto) [1846]. AST (Archivio di Stato di Torino): Corte, Genova confini, mazzo 9, fasc. J: Garessio contro Zuccarello. Incidente regione Vagliedonne di Garessio. Rappresaglia di bestiami di Genova. Taglio alberi a Verni [1759]; Corte, Mondovì provincia, mazzo 14, fasc. 7: Designazione confini annotati né statuti di detto luogo colli territori di Ormea, Nasino, Valle di Quedano, Bardinetto, Calizzano, Priola, Viola, Pamparato, Roburent, Montalto [1437]; fasc. 37: Causa Spinola Marchese di Garessio contro i PP. di Casotto per confini dei beni con tipo sec. XVII; fasc. 39: Confini Cerisola, Villa Marchesato di Garezzo e designazione confini del 1437; fasc. 43: Cerisola contro Erli [1753]; fasc. 49: Informazione e ricognizione termini tra Garezzo (Cerisola) ed Erli [1765]; mazzo 30, fascc. 10-12: Pedaggio di Zuccarello [1576]; fascc. 16, 22: Atti criminali Garessio verso Ormea [1749]; fascc. 24, 26: Tariffe pedaggio Ceva [1749], Estorsioni de’ pedaggeri di Genova verso uomini di Ormea [1750]; Corte, Paesi per A e B, G, mazzo 2, fasc. 8: Ricorso perché la Repubblica di Genova faccia desistere il gabelliere della Pieve dal riscuotere 8 denari per Lire di Genova per ogni merce che quelli di Garessio vendono a Pieve, [forse 1575]; fasc. 32: Vertenza tra il Conte Orsi e la Comunità per la proprietà di un bosco [1829]. BRT (Biblioteca Reale di Torino): E 43: cc. 398v-400v; Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753. La relazione dell’intendente Corvesy è edita: Descrizione della Provincia di Mondovì: relazione dell’intendente Corvesy, 1753, a cura di G. Comino, Mondovì 2003. CLUC (Commissariato per la liquidazione degli usi civici), Provincia di Cuneo, cartella 95: relazione Torrero [31 marzo 1984]; cartella 95 bis [19 marzo 1993]. | |
Bibliografia | Amedeo R., La vita a Garessio ai tempi del Libro della catena, 1200-1450, Ceva 1967.
Amedeo R., Vicende edilizie intorno alla “Fabbrica della Certosa di Casotto”, in «BSSSAACn», 63 (1978), pp. 75-80. Amedeo R., Gli sviluppi terrieri della Certosa di Casotto dalle origini a tutto il sec. XIII, in «BSSSAACn», 66 (1972). Amedeo R., Le multisecolari liti della Comunità di Garessio con Albenga, Zuccarello, Pieve di Teco e con i propri Signori, nei documeti dell’Archivio storico di Garessio, in «BSSSAACn», 87 (1982), pp. 29-48. Amedeo R., La formazione delle proprietà private e del catasto e la nascita delle frazioni sul territorio di Garessio, in «BSSSAACn», 90 (1984), pp. 173-191. Amedeo R., Garessio dopo il 1750: il registro terriero e il vecchio e nuovo catasto, in «BSSSAACn», 104 (1991), pp. 223-237. Amoretti F., Nascita e morte di un insediamento rurale sulle pendici del Bric Mindino, in «BSSSAACn», 93 (1985), pp. 151-154. Il Libro della catena del Comune di Garessio, a cura di G. Barelli, Pinerolo 1904 (BSSS 27/1). Berra L., Riordinamento delle diocesi di Mondovì, Saluzzo, Alba e Fossano ed erezione della diocesi di Cuneo (1817), in «BSSSAACn», 36 (1955), pp. 18-59. Blaeu, Joan, Theatrum statuum regiae celsitudinis Sabaudiae ducis, Pedemontii principis, Cypri regis. Pars altera, illustrans Sabaudiam, et caeteras ditiones Cis & Transalpinas, priore parte derelictas, vol. 2, apud heredes Ioannis Bleu, Amstelodami, 1682, Garetium ad Tanarum. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2. Borgna M.L., Toponomastica medievale dell’Alta Valle Tanaro, in «BSSSAACn», 72 (1975), pp. 101-116. Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1840, voll. VI. Conterno E., Frazionamenti di possessi e valori di terre nel XIII secolo: gli acquisti della Certosa di Casotto, in «BSBS», 68 (1970) pp. 377-413. Conterno G., Pievi e chiese dell’antica diocesi di Alba, in «BSSSAACn», 80 (1979), pp. 55- 88. Descrizione della Provincia di Mondovì: relazione dell’intendente Corvesy, 1753, a cura di G. Comino, Mondovì 2003. Gazzola F.P., Comino G., Indice cronologico degli «Jura venerabilis capituli Montisregalis» e «Iura civitatis Montisregalis». Presentazione e note critiche, in «BSSSAACn», 107 (1992), pp. 117-148. Guglielmotti P., Territori senza città. Riorganizzazioni duecentesche del paesaggio politico nel Piemonte meridionale, in «Quaderni storici», 89 (1995), pp. 165-188. Manno A., Bibliografia storica degli Stati della Monarchia di Savoia, Torino 1884-1896, voll.VIII. Mamino L., Costruttori di chiese nella diocesi di Mondovì, in «BSSSAACn», 100 (1989), pp. 23-31. Morozzo della Rocca E., Le storie dell’antica città del Monteregale, ora Mondovì in Piemonte, Torino 1894-1905, 3 voll. Olivieri L., L’organizzazione pievana in alta Val Bormida, in Le strutture del territorio fra Piemonte e Liguria dal X al XVIII secolo, a cura di A. Crosetti, Cuneo 1992, pp. 151-164. |
Descrizione Comune | Garessio
La chiesa di S. Costanzo costituisce un buon punto di partenza per ricostruire la formazione del territorio comunale. In essa è stata localizzata l’antica pieve (Mamino 1989, p. 26), che risulta più elevata rispetto al bacino di formazione degli insediamenti abitati, che di fatto si dispongono nell’area sottostante. I traffici e i commerci sviluppatisi per la posizione privilegiata di crocevia verso i valichi alpini diretti al mare da una parte, e verso le grandi fiere e i principali centri del Piemonte (Ceva, Mondovì e Cuneo) dall’altra, incrementano rapidamente il comune. Garessio raggiunge un’alta concentrazione demografica, tanto che nel medioevo consta già dei quartieri urbani del Borgo, Poggiolo, Ponte e Valsorda, nonché degli antichi insediamenti – ricordati già nel Libro della Catena – di Cerisola, Porenca, Mursecco e Piangranone.
Il catasto del 1555 mostra Garessio suddiviso in 13 ripartizioni in cui si specificano ulteriori quartieri urbani, oggi vitali nella toponomastica locale: Bricco e Relecca (assorbiti dal Borgo maggiore), Borghetto, Borgoratto e Fuori Borgo. La popolazione pare in continua crescita, uscendo dai momenti di recessione con la costituzione di nuove parrocchie, a testimonianza della densità demografica. Alle tre parrocchie attestate al XVI secolo si aggiungono infatti quella di Mursecco, formatasi dallo smembramento di quella del Borgo (1577); quella di Valsorda (1603) e la nuova chiesa dei Cappuccini (1610) (Amedeo 1984, pp. 175-177). Il moltiplicarsi delle parrocchie attesta il potenziamento di alcuni quartieri piuttosto che altri, mentre la capillare presenza delle confraternite (6 di Disciplinanti e 3 di Umiliate), ciascuna con le proprie cappelle, restituisce l’immagine di una comunità molto complessa. Il territorio di giurisdizione è molto vasto, e le 25 cappelle campestri disseminate su di esso dimostrano l’assidua frequentazione dei luoghi, rivendicati con grande tenacia e caparbietà dagli abitanti giacché i confini sono costantemente minacciati. In Ancien Régime il paese è costituito da 1100 capi-casa per un totale di circa 6000 persone. Insediamento abitativo di medio-grande dimensione nella val Tanaro, consta di ben tre mercati settimanali e 2 fiere annue. Il quartiere di Borgo maggiore, oltre ad essere stato sede del castello – dismesso dopo la distruzione del 1630 – ospita il palazzo del consiglio comunale, il tribunale, il banco del sale e il Ricevidore della Regia Gabella, essendo Garessio la prima “tratta” venendo dal “Genovesato in Piemonte”. Attività principale è il commercio, ma anche il trasporto con una ben sviluppata società dei mulattieri. Non poche questioni sono legate al problema del dazio e del pedaggio. Quest’ultimo resta appannaggio dei marchesi, mentre la gabella della tratta e dogana è riscossa da accensatori comunali per conto dei Savoia (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, pp. 76- 77). Il passaggio al governo sabaudo e le nuove imposizioni fiscali sul territorio hanno creato problemi con i traffici e i commerci genovesi, favoriti da convenzioni ed esenzioni (Amedeo 1982). A controllo delle rappresaglie in territorio garessino vengono potenziati tra XV e XVI secolo gli insediamenti di Mursecco e Cerisola (si formano le parrocchie e la popolazione si raggruppa nelle confraternite). La materia dei confini di Garessio per la sua particolare posizione, sita alla confluenza di più valli, è stata oggetto di una discussione plurisecolare. Negli Iura civitatis Montisregalis si rintracciano accordi tra la comunità e la città di Mondovì circa i limiti territoriali verso Pamparato. Il sindaco di Garessio in quell’occasione, con riferimento all’atto precedente del 3 settembre 1290, individua nel monte Crespo e nei dieci termini che partono dalla fonte Rivi Sicci, il confine con Pamparato (BRT, E 43: cc. 398v-400v). A seguito della lotta espansionistica tra i marchesi di Ceva e i del Carretto di Savona (AC Garessio, Cause e liti, Cart. 1, n. 6: Instrumento di pace tra il Marchese Carlo del Carretto, Marchese di Savona e Bonifacio e Galeotto, Marchesi di Ceva. Notaio Francesco Almenghrida [28 dicembre 1417]) è stato necessario sancire nuovamente i limiti del territorio, tanto da creare un capitolo aggiunto nel 1437 negli statuti garessini. In esso si ribadiscono i nuovi confini, scaturiti dagli accordi tra i marchesi e le comunità circa la concessione in sfruttamento pubblico di determinate zone (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 14, fasc. 7: Designazione confini annotati né statuti di detto luogo colli territori di Ormea, Nasino, Valle di Quedano, Bardinetto, Calizzano, Priola, Viola, Pamparato, Roburent, Montalto [1437]; AC Garessio, Libro della catena: cc. 103 sgg. [26 novembre 1437]). Nonostante i nuovi accordi sui confini le comunità non mancano di fronteggiarsi per l’utilizzo delle risorse poste sulle proprietà dei marchesi. In particolare quegli alpeggi verso Viola e verso Pamparato, dove gli abitanti di Garessio avevano già costruito degli insediamenti. La prima area di espansione comunale è attestata proprio su questo fronte: a partire dal XV secolo in continua definizione (AC Garessio, Cause e liti, fald. 11, fasc. 13: Liti tra Garessio e Viola per i confini: processo [21 novembre 1435]; voll. 14-15: Liti tra Garessio e Viola per i confini: raccolta scritture [1435-1437]; fald. 14, fascc. 26-32 bis: Liti con il Marchese Spinola e le Comunità di Viola, Priola e Garessio per boschi e pascoli comuni. Atti e testimoniali [1592-1777]). Si giunge infatti al XVIII secolo attraverso una lunga serie di concessioni signorili di territori e accordi tra comuni limitrofi per la gestione di dette zone. Il processo di espansione della giurisdizione comunale nei secoli avviene quindi in seguito alla lealtà del comune verso i signori, che cedono i propri beni alla comunità. In particolare la rendita del feudo di Garessio viene concordata in 1/3 al comune e 2/3 al signore. Per consolidare la propria egemonia sul territorio, il paese promuove una politica di incremento demografico e favorisce quel processo di formazione di proprietà a scapito dei beni demaniali che nel XVIII secolo sono ridotti a «pochi pascoli». A partire dal XIII secolo infatti gli abitanti di Ormea, Pamparato, Viola, Priola e Nasino «o di altra terra di Garessio» erano stati incoraggiati a richiedere qui la cittadinanza dietro concessione decennale di terra da coltivare, con l’obbligo di costruire una casa di residenza nel Borgo maggiore (Amedeo 1967, p. 28; AC Garessio, Libro della catena, capp. 61 e 53). Il successivo capitolo 80 degli statuti sancisce che una terra può essere dichiarata di proprietà per comprovato possesso decennale, quelle comunali possono essere riscattate con 20 soldi, ad eccezione del «consortile». Già nel 1295 si era creata sui beni comunali una sorta di “multiproprietà”, il «consortile» appunto, laddove il comune aveva alienato ad alcuni residenti un’area pubblica (cap. 54). La lenta erosione del demanio pubblico di Garessio non impoverisce comunque il comune giacché per convenzione con i marchesi i redditi feudali andavano ripartiti, quindi semmai queste terre, acquisendo carattere privato, si sottraevano ai diritti signorili e rimanevano soggette solo alle imposizioni fiscali del comune. Si assiste quindi al tipico processo di espansione e potenziamento di un territorio comunale, tramite l’aggregazione della popolazione rurale da una parte ed il consolidamento del ceto dirigente con la gestione diretta delle risorse territoriali dall’altra. Nel XVI secolo i marchesi Spinola, subentrati ai Ceva, non tollerano oltre le usurpazioni perpetrate in questo modo sul demanio e perciò prende avvio una lite plurisecolare per la «divisione dei boschi e pascoli». Dagli atti di visita del 1571 emerge che sono state disboscate e trasformate in coltivazioni parecchie aree, o ancora laddove c’erano pascoli si sono impiantati dei castagneti. Le zone di cui si fa riferimento sono quelle «bandite» elencate anche negli statuti (capp. 173; 143; 151; 145; 173) che si estendono sulla delicata area dei confini: alpeggio Mindino verso Viola e Pamparato; bandita del Galero sul confine con Nasino; pascolo di Piambernardo e bandita di Capello verso Casotto; bandita delle Volte e delle Barchette verso il colle S. Bernardo, Bardinetto e la Riviera ligure. Le comunità limitrofe lamentano che nel corso del Cinquecento i boschi che cingevano Garessio si sono spostati di circa due o tre miglia per far posto alle coltivazioni e gli alberi sono stati altresì sostituiti con nuovi «tetti» e costruzioni (Amedeo 1984, pp. 180-191; AC Garessio, Cause e liti, fald. 13, vol. 24: Atti contro il marchese per divisione pascoli [1571-1605]). Si nota in questa fase il consolidamento e la crescita di quegli insediamenti montani che daranno luogo alle frazioni alpine di Capello, Mindino, Trappa e Valdinferno, i cui beni risultano censiti nel catasto del 1749. Gran parte delle regioni vicine a dette bandite compaiono comunque nel catasto del 1521 e ciò conferma l’abitudine del comune, contestata dal marchese, di inviare misuratori a censire le usurpazioni per legittimarle ed inserirle così nei beni assoggettabili al registro catastale (AC Garessio, Cause e liti, fald. 13, fasc. 20: Estratto di partite del registro per la divisione [1521]). I beni del comune, dopo le plurisecolari liti con il marchese, sono elencati nella revisione del 1804 come essenzialmente costituiti da «boschi da fuoco, gerbidi privi di reddito, alpeggi e rocce nude». Dalla relazione tecnica del 1924 dell’ispettore forestale Piccarolo risulta che il 71% dei beni comunali sono costituiti da boschi cedui e il 13% da pascoli, mentre il comune traeva reddito solo dall’affitto dei pascoli. La politica di miglioramento agricolo di quegli anni promuoveva la rimozione dell’uso civico su dette terre per consentirne l’alienazione e la privatizzazione, in modo che la messa a coltura fosse permanente. Nella relazione del 1972 si attesta il passaggio da 1940 a 1784 ettari di beni comunali, in cui predomina ancora il bosco ceduo ma seguito immediamente dal pascolo e dal seminativo. Si è per cui verificato un ulteriore disboscamento per convertire i terreni ad attività più redditizie quali gli affitti di pascoli ed aree coltivabili. In questo stesso periodo il Comune contesta l’usurpazione di 4 pascoli, 2 seminativi, 1 bosco misto e 8 fabbricati rurali. Nel 1974 si aggiorna il fascicolo delle proprietà comunali con l’acquisizione di ben 52 parcelle di seminativi per circa 3 ettari; 16 prati per circa un ettaro e di 3 boschi per un totale di 2 ettari (Amedeo 1991, pp. 228-231). Permane quindi l’intenzione del comune di potenziare il suo patrimonio più redditizio (le aree coltivabili) – a cui si aggiunge l’acquisto di due aree ferroviarie e di una chiesa – e di convertire le aree meno redditizie in proprietà privata. Altro versante di una moderna politica di sfruttamento del territorio è l’area compresa tra le pendici dei monti Antorotto, Grosso, Berlino e Mindino, attraversato dalla strada Garessio-Pamparato. In questo caso il comune cede alla società per azioni Le Querce, con sede in Genova, l’antica area demaniale che si riunisce sotto una nuova denominazione. Il toponimo Valle dei Castori nasce ex novo per la promozione commerciale del nuovo centro sciistico della valle. La vendita del 1966 viene per altro contestata nel 1984, nonostante buona parte delle opere a carico della società acquirente siano state realizzate (impianti e ski-lifts; bar; ristoranti; autoparcheggi, ecc.). L’area infatti era ancora soggetta ad uso civico, non si era richiesta l’autorizzazione all’alienazione e pertanto il comune ne risultava unico proprietario. La pratica si complica con il subentrare di altre società (Garessio 2000, ecc.) su altri lotti e per acquisizioni successive a fallimenti. Inadempimenti contrattuali e problemi burocratici prolungano la questione che dovrebbe essersi risolta nel marzo del 1993 con il riconoscimento di una compartecipazione comunale agli impianti (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 95 bis [19 marzo 1993]). Le trasformazioni storiche del comune di Garessio possono essere riassunte in due grandi processi: donazioni o concessioni signorili; usurpazioni di «particolari» e rispettive alienazioni del comune. Il primo processo di espansione territoriale ha uno sviluppo secolare, mentre il secondo ha uno sviluppo ciclico, in cui usurpazioni-alienazioni non riguardano solo le aree demaniali del comune, ma anche quelle dei compascui con i comuni limitrofi, che cedono territorio a favore di Garessio. Ad esempio il confine con Viola ha subito delle modifiche sostanziali poiché nel 1924 il comune di Viola ha ceduto un grande pascolo di confine al sig. Lagorio. Questi nel 1940 lo vende a sua volta al comune di Garessio. In questo modo Garessio legittima i suoi confini su quel secolare compascuo, liberandosi degli usi civici con l’acquisizione di un bene patrimoniale (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 95, relazione Torrero [31 marzo 1984]). In sintesi i fattori più significativi della modificazione giurisdizionale sono stati il patrimonio signorile, comunale e le rispettive usurpazioni dei privati, che di fatto hanno realizzato il lungo e ciclico processo di trasformazione territoriale di Garessio. Ad essi si aggiungono poi i patrimoni degli enti religiosi, che hanno subito una repentina evoluzione a seguito delle leggi napoleoniche del 1802 che hanno smantellato i beni degli enti ecclesiastici. Ma analizziamo in breve le fasi di formazione del patrimonio monastico e la sua successiva disgregazione. La Certosa di Casotto, la più antica delle presenze monastiche del territorio, costruisce nei secoli il suo patrimonio grazie soprattutto alle donazioni sia pubbliche (vescovi di Asti, marchesi, signori vari e comunità limitrofe) che private. Tra il 1170 e 1326 si colloca il periodo di grande espansione e formazione della proprietà dei certosini: i diversi complessi fondiari prendono le mosse da iniziali donazioni, a cui si aggiungono beni deliberatamente acquistati. Secondo un’ottica di potenziamento dei migliori siti acquisiti si stipulano permute e compre, atte a collegare le proprietà inizialmente abbastanza distanti tra loro (Conterno 1970, pp. 384-391). A partire dai sette complessi fondiari originari (S. Albano, Morozzo, Torre, Pamparato, Garessio, Baganasco ed Albenga), la costruzione del patrimonio dei monaci si può riassumere secondo la distribuzione in tre distinte aree: 1) S. Albano, Consovero e Morozzo; 2) Torre, Pamparato, Valcasotto; 3) Garessio, Bagnasco, val Tanaro ed Albenga. Il complesso dei beni dell’ordine risulta immune nella sua totalità almeno fino al 1619, data in cui si attua un piano di riduzione delle immunità ecclesiastiche, per portare nelle casse pubbliche tributi evasi per troppo tempo (Amedeo 1972, pp. 47-49). All’epoca della soppressione napoleonica dei beni ecclesiastici, passano al demanio di Garessio 4 fabbricati, oltre alla «fabbrica della Correria» e ai pascoli e boschi sul territorio. Nel corso del XIX secolo però tali possessi terrieri vengono rivendicati a vario titolo dal conte Orsi (AC Garessio, Cause e liti, fald. 16, fasc. 49: Causa della Boscaglia della Beleurina pretesa dal sig. Conte Orsi. Boscaglia contesa detta la Bandita contro la confraternita del Ponte [1790-1838]; fasc. 50: Contro il conte Orsi per boschi comuni e beni della Certosa di Casotto. Lite con Conte Orsi per i confini della Rocca Bellorina (Casotto) [1753-1846]; AST, Corte, Paesi per A e B, G, m. 2, fasc. 32: Vertenza tra il Conte Orsi e la Comunità per la proprietà di un bosco [1829]). L’uso civico esercitato comunque su tali boschi dalla comunità ha fatto infine prevalere il carattere demaniale, ed ha permesso al comune di deciderne una permuta con altri beni di proprietà personale del Re, siti sul territorio di Garessio. Nel 1854 gli appezzamenti di Valcasotto (Alpe Pera Bruna, Bosco delle Valegge e Pian Merlano, Alpe di Mussiglione, Bosco Suria e Bellutina, Bosco della Vigna e Bosco Canarelle Ceppa) passano al patrimonio particolare del Re Vittorio Emanuele II, che trasforma la Certosa in residenza reale, mentre il comune entra in possesso di territori limitrofi all’abitato in regione Mindino, Gallero e Valdinferno (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 95: relazione Torrero [31 marzo 1984]). Questa operazione ha le caratteristiche di una nuova promozione della città rispetto alle frazioni (Garessio si fregia del titolo di città per riconoscimento regio del 1870: AC Garessio, n. 263 - Teca - Regia patente d’investitura della città, con descrizione stemma araldico [25 agosto 1870]). Così come si era già verificato, il comune appoggia lo sviluppo degli insediamenti alpini e aliena ai privati altri terreni delle antiche bandite, siti in Falchetti, Balza della Trinità e sopra Piambernardo (anni 1912-1913). Per quanto riguarda invece i Domenicani insediatisi a Geressio tra il 1480 e il 1488, l’immunità fiscale non interessa tutti i loro beni. Il loro patrimonio infatti si arricchisce ancora dopo il 1619 e pertanto le nuove acquisizioni sono assoggettate alle tasse. Il complesso prativo del Galero, concesso dalla comunità ai religiosi prima del 1565 resta immune e torna tra le proprietà del comune dopo il 1802. Non sono comunque da escludersi erosioni di proprietà sui pascoli del Galero e su altri possessi monastici, poiché tra il 1800 e il 1801 i monaci hanno venduto a privati numerosi beni, nel tentativo di aggirare la soppressione e restare quindi in possesso di qualcosa grazie a qualche devoto connivente prestanome. I beni immobiliari dei padri Cappuccini sono i meno rilevanti giacché si limitano all’edificio stesso del convento. Tra il 1610 e il 1612 l’ordine s’insedia a Garessio per specifica volontà dei marchesi Spinola, che donano il «sito della costa» per consentire l’edificazione del monastero. Dopo la chiusura del convento nel 1802, i monaci ricompaiono per un breve periodo tra il 1817 e il 1867, dopodiché la costruzione è incorporata definitivamente dal comune, che prima la trasforma in caserma e in seguito la cede per la realizzazione dell’albergo Miramonti (Amedeo 1991, pp. 227-228). |