Odalengo Grande

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria
Area storica
Abitanti
523 [censimento 1991].
Estensione
Ha. 1585 [ISTAT] / ha. 1587 [SITA].
Confini
Cerrina Monferrato, Murisengo, Odalengo Piccolo, Robella, Verrua Savoia, Villamiroglio.
Frazioni
Odalengo Grande, Cicengo, Pozzo, Sant’Antonio e Vallestura, più Casaleggio, Frostolo, Incasale, Rio della Valle, Voggiardi: le fonti ISTAT classificano un totale di cinque “centri” abitati, che raccolgono complessivamente circa il 60 per cento della popolazione; cinque “nuclei”, con il 20 per cento circa degli abitanti; e il 10 per cento circa della popolazione residente in “case sparse”. Vedi mappa.
Toponimo storico
Odalingum (1095), Audolingum, Audelingum (attestati in un placito comitale in Asti del 940, probabilmente dall'antroponimo germanico "Audila" (luogo in cui erano situati beni di donazione di Ottone di Alberada alla chiesa di Branchengo) [Settia 1983, pp. 166, 169 e n. 46]. Odalingum nel diploma concesso da Enrico IV al vescovo di Vercelli Gregorio (donazione di Casale e luoghi nella valle Stura). Nell'elenco dei luoghi confermati nel 1164 da Federico I al marchese di Monferrato compare soltanto Adalengum. Una prima precisa distinzione fra le due località si ha soltanto nel 1306, quando il marchese Teodoro I scrive separatamente al comune e agli uomini "de Odalengo Maiore" e al comune "de Odalengo Minore". Nel parlamento monferrino del 1320 sono tassati per un milite sia l'Odalengo Grande sia il Piccolo, così come nella conferma di Carlo IV del 1355 si elencano cumulativamente "tutti due gli Odolenghi" [Sangiorgio 1975, pp. 93, 112, 117; Settia 1983, pp. 169, n. 46, 181 e n. 116]. “Odalinga Major” [Casalis 1845, p. 25].
     Cicengo (Ocesingum): nel diploma concesso nel 1070 da Enrico IV al vescovo di Vercelli Gregorio [Settia 1983, p. 179, n. 105].
Diocesi
Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando entrò a far parte della nuova diocesi.
Pieve
San Lorenzo di Castrum Turris. Il luogo in cui sorgeva la chiesa pievana, scomparso, è da situarsi presso il castello di Tribecco, non lontano da Cardona, nelle vicinanze di Villadeati [Settia, 1970, p. 26, ora in Settia 1991; vd. anche scheda Villadeati].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Le rationes decimarum vercellesi dei secoli XIII–XV elencano diverse chiese riferite a Odalengo. Tra quelle di cui vi è traccia successiva di una presenza nel territorio di Odalengo Grande, si individuano: ecclesia de odolengo o odelengo, capella o ecclesia de odolengo destructo, capella de odolengo ultra sturiam - ecclesia de terrano, subsunt Abbati sancti Januarij [A.R.M.O., XVIII, p. 39; ecclesia sancti georgij de odolengo, ecclesia sancti Antonii de odalengo, cappella de odalengo - ecclesia sancte Marie de odalengo - capella sancti […] de termino - capella sancti petri [A.R.M.O., XXXIV, pp. 113-114]; capella de Odolengo de structo [A.R.M.O., CIX, p. 237]; capella de Odolengo - ecclesia sancte Marie de Odolengo - capella sancti petri - ecclesia sancte Marie de Confengo, segno di un trasferimento dell'insediamento verso sud, sul colle attorno al castello [Cognasso 1929, p. 231]. Durante l’età moderna l’estensione complessiva di beni fondiari ecclesiastici fiscalmente esenti è calcolata in 209 moggia di Monferrato, corrispondente a un reddito annuo totale stimato in £730.
     Un'antica parrocchiale, dedicata a San Vittore, è tuttora esistente presso il camposanto, a circa mezzo chilometro a nord dell'abitato odierno. Questa "chiesa parrocchiale antica" è menzionata nella visita pastorale compiuta da G. Regazzoni nel 1577, nella quale si ordinava: "Si mantenghi questa Chiesa ben coperta et ben serrata et vi si celebri molte volte per i defunti" [A.C.V.C., Visite Pastorali, Regazzoni, f. 102r], disposizioni ripetute negli atti della visita pastorale di Carlo Montiglio del 1584, che imponeva inoltre di recingere l'attiguo cimitero [A.C.V.C., Visite Pastorali, Montiglio, f. 231r]. La chiesa di San Vittore di Odalengo Grande si trovava all'estremità nordoccidentale del territorio della grande pieve di San Lorenzo del Castello della Torre (sita a nord di Lussello, presso il Bric San Lorenzo, che ne tramanda l'agiotoponimo). [Ferraris 1975, pp. 31 e 77, n. 253]. Agli inizi del secolo XVIII la parrocchia e prevostura sotto il titolo dei Santi Vittore e Quirico possiede beni per 80 moggia, provenienti dalla sua dotazione originarial e ha un reddito annuo di £300; nel 1728 la dedicazione viene estesa a San Defendente [A.S.T., Camerale, I archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769)].
     Alla stessa epoca, a Sant’Antonio è presente il priorato e parrocchia di Sant'Antonio Abate, (già esistente nel 1454, come dimostrato da un atto d'investitura del 20 agosto di quell'anno), che possiede beni per 60 moggia, provenienti dalla sua dotazione originaria, con un reddito annuo di £240; a Sant’Antonio è anche attestata una chiesa dedicata a San Rocco. A Cicengo la chiesa parrocchiale sotto il titolo dei Santi Sebastiano e Secondo risulta priva di un “reddito fisso”, ma è stata ampliata nel 1667 e forse sostituisce una “chiesa vecchia” ubicata nei pressi del cimitero. A Vallestura la chiesa parrocchiale di San Grato ha un reddito annuo stimato in £430. A Casaleggio è attestata dagli inizi del secolo XVIII una chiesa di Santa Liberata; a Pozzo, in età contemporanea, una chiesa della Madonna Assunta. Sono attestate le chiese di San Grato in regione Scarfenga e la chiesa della Madonna delle Grazie in regione Moncucco.
       La Confraternita sotto il titolo del Santissimo Sacramento ha, nel secolo XVIII, £60 di reddito, "che impiega nella manutenzione della cera e suppellettili" [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729)].
     Tra i possessi dell'abbazia dei Santi Michele e Genuario di Lucedio (fondazione langobarda attestata dall'inizio dell'VIII secolo) nominati nella bolla di papa Eugenio III diretta all'abate Costantino il 18 maggio 1151 compare la Ecclesia sancti Martini de odalengo [Ferraris 1975, p. 81, n. 274]. Il beneficio di San Martino dispone di un patrimonio fondiario superiore alle 25 moggia di Monferrato [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729); Casalis 1845; Odalengo Grande, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese Arte e Storia. Sito web (2013)].
Assetto Insediativo
Non sappiamo se nel secolo XI fosse già avvenuta la geminazione dell'abitato di Odalengo che diede origine all'altro luogo omonimo. Il fatto che nei documenti più antichi, e ancora in quelli del secolo XI, si nomini un solo luogo con tale nome, senza alcuna particolare distinzione, induce a ritenere che in quell'epoca esistesse appunto un unico luogo, da identificarsi con Odalengo Grande, il cui territorio si estendeva su entrambe le sponde dello Stura. Nel 1306 è attestata la distinzione tra le due località di Odalengo Grande e Odalengo Piccolo [Settia 1983, p. 181, n. 116].
     Il territorio di Odalengo Grande presenta una configurazione marcatamente “cantonale”, favorita, da un lato, dalle sue principali caratteristiche morfologiche e produttive, d'altro lato dalla debolezza delle pressioni signorili in età medievale e moderna. L’assetto è a “cantoni”, una pluralità di nuclei insediativi abitati da gruppi di discendenza a inflessione patrilineare di piccoli coltivatori-proprietari. "Cantone", termine corrente nel secolo XIII, è usato già in quello precedente nel senso di "quartiere cittadino" (1165), senso in genere rilevato dai glossari (ad. es. Du Cange). Nell'accezione di "nucleo abiatato minore sottoposto ad altro maggiore", il termine sembra peculiare della zona. Alcuni cantoni, i quali dal nome sembrerebbero nati in epoca recente, appaiono in realtà un travestimento toponimico di centri preesistenti (es., Bolli, nel territorio di Cerrina, come si desume dal catasto del 1746) [Settia 1983, pp. 175, 180-181, n. 113].
Luoghi Scomparsi
Confengo, a nord del concentrico di Odalengo Grande, in epoca precedente all’incastellamento.
Comunità, origine, funzionamento
All'inizio del secolo XIV, Odalengo Grande era un comune "demaniale" (espressione usata in Bozzola 1926, in contrapposizione ai comuni nobiliari o soggetti a vassalli del marchese), ossia direttamente sottoposto al marchese di Monferrato (come, nella stessa zona Odalengo Piccolo, Mombello e Camino; forse Fubine [Gentile 1963]. La distinzione poggia su quanto si ricava dagli indirizzi della lettera inviata dal marchese Teodoro I nel 1306 ai luoghi dipendenti [Sangiorgio 1975, pp. 91-93].
Statuti
Nell’inventario antico dell’Archivio del comune di Odalengo Grande, datato settembre 1870, risulta l’esistenza di un Libro de’ Statuti locali scritti in carta Bergamena di fol. n° 16, non presente nell’attuale ordinamento dell’archivio [A.C.O., Inventario Archivio Storico (1622-1956)]. Gli statuti di Odalengo Grande risultano confermati nel 1596, nel 1652 e nel 1671 [AST, Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B; Colella 1967]. Statuto comunale 2008: vedi testo.
Catasti
Sono conservati tre faldoni di Libri dei consegnamenti, comprendenti materiale dei secoli XVI-XVII, tra cui  i due volumi del catasto del 1695. Due fascicoli di consegnamenti risalgono al 1700-02 e un Registro dei consegnamenti risale al 1749 [A.C.O., Catasto e archivi aggregati, Faldoni 1-3]. Il Catasto dei terreni – giornale del catastraro è del 1880-1902 [A.C.O., Catasto e archivi aggregati, Faldone 4, fasc. 3]. Al primo Libro dei trasporti formato nel 1749 fa seguito quello formato nel 1818 [A.C.O., Catasto e archivi aggregati, Faldoni 8 e 9].
     Verso il 1780 la comunità disponeva soltanto del catasto redatto nel 1695, «desunto da altro vecchio, parte, e parte, dalle rettificanze de’ particolari». Non esisteva mappa, né si conosceva l’esatta misura del territorio e dei vari appezzamenti. Data l’inadeguatezza del catasto, per la ripartizione del carico fiscale gravante sulla proprietà terriera si ricorreva alle informazioni contenute in una «vachetta per i trasporti», iniziata nel 1749, e di un altro registro simile compilato a partire dal 1767.
     Il criterio adottato per l’estimo dei terreni, di origine ormai «antica», non era del tutto noto agli amministratori di comunità del tardo Settecento: «si credeva» che prendesse in considerazione sia la produttività dei terreni sia la loro maggiore o minore vicinanza al «luogo». Era comunque evidente che «beni d’istessa qualità e bontà» erano stati valutati in maniera diversa. Insieme con le «case di campagna», anche le abitazioni erano iscritte a catasto e pagavano i tributi. Non erano invece accatastati le abitazioni e i terreni inclusi nel «recinto» del luogo, le comunaglie, i beni feudali ed ecclesiastici immuni [A.S.T., Sezioni Riunite, , II archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781)].
Ordinati
Conservati a partire dal 1645, con lacune per gli anni 1709-20 e 1739-42 [A.C.O., Convocati, ordinati, delibere, Faldoni 1 sgg.].
Dipendenze nel Medioevo
Si tratta di un’area dipendente dapprima dall’abbazia di Fruttuaria e dal monastero di San Pietro di Breme,   quindi contesa tra il dominio di Vercelli e quello dei marchesi di Monferrato. La dipendenza dai marchesi di Monferrato si stabilizza a partire dal secolo XIII. È possibile che, nel quadro della distrettuazione carolingia, Odalengo Grande e buona parte delle località comprese nell’odierno Basso Monferrato avessero fatto parte della Iudiciaria torrensis, un distretto minore di cui si hanno indizi in carte risalenti alla seconda metà del secolo IX e ai primi anni del secolo successivo e che avrebbe potuto estendersi, a nord del comitato di Asti, tra le propaggini orientali della collina torinese e la confluenza del Po e del Tanaro. Quest’area risulta comunque avere perso un’autonoma caratterizzazione pubblicistica già intorno alla metà del secolo X, quando fu probabilmente smembrata a favore dei comitati cittadini limitrofi di Torino, Asti e Vercelli, per divenire infine, nel secolo successivo, oggetto delle contrastanti ambizioni territoriali degli Aleramici e dei vescovi di Asti e di Vercelli [Settia 1983, pp. 11-53].
Feudo
Bosio (1475); Petrazano; Derossi; Gozzani. [Guasco 1911].
Mutamenti di distrettuazione
Appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, sebbene con nozione priva di un preciso contenuto amministrativo,  era classificata fra le terre dello stato “al di qua del Tanaro”, o “Monferrato fra Po e Tanaro”, e direttamente ricadenti nell’area di gravitazione della città di Casale.
     Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708, entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) [Sturani 1995].
     Entro la maglia amministrativa francese, Odalengo Grande seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Odalengo Grande non mutò fino alla Restaurazione [Sturani 2001; A.N.P., F2 I 863 (Montenotte)]. Vedi mappa.
     Dopo la parentesi napoleonica, Odalengo Grande rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859 [Sturani 1995].
Mutamenti Territoriali
Non si hanno attestazioni.
Comunanze
Nella seconda metà del XVIII secolo, i beni comnuali occupavano circa 87 moggia di Monferrato, ossia il 2,3 per cento del territorio di Odalengo Grande. A parte piccoli appezzamenti di aratorio e di prato,  si trattava essenzialmente di incolti (19 moggia) e soprattutto di boschi (oltre 66 moggia). Tutti questi beni erano sparsi in diverse regioni e in corrispondenza dei singoli nuclei insediativi (“contrade”), sia nel piano sia sulle colline. Solitamente venivano affittati a privati. Questo valeva anzitutto per gli appezzamenti di bosco, qui come nella maggior parte delle comunità del Basso Monferrato, “cedui e non d’alto fusto” e non adatti a fornire legname, ma soltanto fascine e legna da ardere o da utilizzare per i sostegni delle viti. Il taglio si regolava su un ciclo di sette-otto anni. I boschi pubblici e privati erano tuttavia fatti oggetto di una fruizione indiscriminata:
 
li abitanti non solo, ma anche li residenti, vanno boscheggiando in tutti detti boschi communi non solamente, ma anche de’ particolari, contro però loro volontà.
 
Nell’eccessiva pressione sui terreni boschivi si ripercuotevano almeno in parte le difficoltà frapposte all’allevamento dalla particolare aridità del suolo: non solo i pascoli comuni, del resto molto limitati, apparivano infatti “asciutti e sterili”, ma l’impossibilità di un’irrigazione adeguata rendeva stentato anche il manto erboso dei prati, comuni e privati [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 211r-213r]. I lotti in regione Meleto risultano affittati fino al 1840; il Gerbido delle Matte fino al 1841 [A.C.O., Beni comunali e censi, Faldone 1, fascc. 2-6. Nel 1990 il territorio non è gravato da usi civici [C.U.C].
Liti Territoriali
Nel 1623 si apre un contenzioso presso il Senato di Casale a istanza della comunità di Castelletto Merli: la comunità di Odalengo Grande è condannata in prima istanza per non aver pagato la sua quota delle “ospitazioni” militari [A.S.A., Senato del Monferrato, Atti di lite, f. 48 (1623-1628), Castelletto Merli Comune contro Odalengo Grande Comune (1623)]. Nel 1703 viene effettuata la “terminazione dei confini” tra Montiglio, Murisengo, Corteranzo, Odalengo Grande (Monferrato) e Robella (Piemonte); nel 1721 viene concordato un aggiustamento di confine con Villamiroglio a conclusione di una controversia intorno al bosco di Sant’Anna iniziata nel 1690 [A.C.O., Inventario Archivio Storico (1622-1956), Inventario datato settembre 1870; A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B; vd. anche schede Castelletto Merli, Corteranzo, Montiglio Monferrato, Murisengo, Robella e Villamiroglio].
Fonti
A.B.P.T. (Archivio della Biblioteca della Provincia di Torino, Documenti storici Monferrato, I, 1, 9, Raggionamento sopra l’antiche strade militari del Monferrato fatto dal C.F.M. di Casale già A.P. di questo D. [secolo XVIII], ms.)
 
A.C.O. (Archivo Storico antico del Comune di Odalengo Grande).
A.C.V.C. (Archivio della Curia Vescovile di Casale Monferrato).
 
A.N.P. (Archives Nationales, Paris). Vedi inventario.
A.N.P., F2, Administration Départementale, I, 863   [Montenotte], Département de Marengo, Tableau de la Population par commune   d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII    (1804).
 
A.R.M.O. (Acta Reginae Montis Oropae), Biella, Unione Tipografica Biellese, 1945 (i documenti XVIII, XXXIV e CIX sono editi a cura di Giuseppe Ferraris).

A.S.A. (Archivio di Stato di Alessandria). Vedi inventario.A.S.A., Senato del Monferrato, Atti di lite.
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Paesi, Ducato del Monferrato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarede (s. d., ma attorno al 1710); n. 28, Memorie diverse riguardanti le debiture del Monferrato e le alienazioni cadenti sovra l'ordinario (1770).
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B.
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e per B, O, Odalengo Grande.
A.S.T., Corte, Monferrato, Materie economiche, Mazzo 18, n. 19: M.A. Tartaglione, Calcolo delle città, terre, anime e moggia de’ terreni del ducato di Monferrato [inizi del secolo XVII], ms.A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 1, fasc. 18, Relazione dello stato e coltura de’ beni de’ territorj delle città e comunità della Provincia di Casale (1742-1743); n. 24, Casale. Stato delle liti attive e passive delle comunità (1757).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie (regio editto 10 maggio 1734), Mazzo 6, Provincia di Casale, n.2.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 211r-213r.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia di Casale (s. d., ma dopo il 1782).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/ 1789).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Comunità della Provincia di Casale che affermano essere necessaria la misura de’ territorj loro (s. d., ma 1786).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753).
 
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5042), Estats du duc de Savoye ...sous le nom de Piémont...le duché de Montferrat.... par le Sr Sanson d'Abbeville, chez Pierre Mariette (Paris), 1665 [Sanson, Nicolas (1600-1667). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5043), Le Piémont et le Montferrat avecque les passages de France en Italie ... / Par P. Du Val, Chez l'Autheur (A Paris), 1600-1699 [Duval, Pierre (1619-1683). Cartographe]. Vedi mappa.
 
C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
 
Saletta 1711 (A.S.T., Corte, Monferrato Ducato, ultima addizione: Giacomo Giacinto Saletta, Ducato del Monferrato descritto, 1711, 7 tomi ms.).
Bibliografia
Bozzola, Annibale, Parlamento del Monferrato, Bologna, Zanichelli, 1926.
 
Casalis, Goffredo, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Vol. XIII, Torino, G. Maspero, 1845, pp. 25-26. Vedi testo.
 
Cognasso, Francesco (a cura di), Pievi e chiese del Monferrato alla metà del Trecento in “Bollettino Storico-Bibliografico Subalpino”, XXXI (1929), pp. 211-235.
 
Colella, Valerio, Comune e feudo di Odalengo Grande: tesi in storia del diritto italiano, Università di Torino, Tesi di laurea in Giurisprudenza, 1967.
 
Ferraris, Giuseppe, Le chiese “stazionali” delle rogazioni minori a Vercelli dal sec. X al sec. XIV, 1975, in “Bollettino Storico Vercellese”, a. III (1974), n. 1, pp. 5-58; a. III (1974), n. 2 – a. IV, n. 1 (1975), pp. 9-92.
 
Giorcelli, Giuseppe, Le città, le terre ed i castelli del Monferrato descritti nel 1604 da Evandro Baronino, Alessandria 1905.
 
Giorcelli, Giuseppe, Documenti storici del Monferrato. La strada franca di Felizzano fra l’Alto ed il Basso Medioevo, in “Rivista di Storia Arte e Archeologia”, 1963 (a. LXXXVIII), f. IX pp. 37-40.
 
Guasco, Francesco, Dizionario feudale degli antichi stati sabaudi e della Lombardia. Dall’epoca carolingia ai nostri tempi (774-1901), Pinerolo, Tipografia già Chiantore e Mascarelli, 1911, 5 voll. (B.S.S.S. 54-58), vol. I, p. 355.
 
Odalengo Grande, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese Arte e Storia (2013). Vedi testo.
 
Olivieri, Dante, Dizionario di toponomastica piemontese, Brescia, Paideia, 1965
 
Raviola, Blythe Alice, Il Monferrato gonzaghesco: istituzioni ed élites di un “micro-stato” (1536-1708), tesi di dottorato in Storia della società europea in età moderna, Università degli Studi di Torino, 1998-2001, coord. L. Allegra, tutor G. Ricuperati
 
Regione Piemonte, Ricerca storica sulle isole amministrative della Regione Piemonte. Allegato allo schema del programma di modifica delle circoscrizioni comunali e di fusione dei piccoli Comuni, Torino, Regione Piemonte, 1994.

Saletta, Giacomo Giacinto, Decretorum Montisferrati (…) collectio, Casale, 1675.
 
Sangiorgio, Benvenuto, Cronica del Monferrato, Forni, Sala Bolognese 1975 (reprint dell’edizione. Torino, Derossi, 1780). Vedi testo
 
Savio, F., Gli antichi vescovi d’Italia dalle origini al 1300 descritti per regioni, Torino, 1899.Vedi testo.
 
Sergi, Giuseppe (a cura di), Andar per castelli da Alessandria da Casale tutto intorno, Torino, Edizioni Milvia, 1986.
 
Settia, Aldo Angelo, Strade romane e antiche pievi fra Tanaro e Po, in “Bollettino Storico-Bibliografico Subalpino”, 1970 (anno XLVIII), pp. 5-108.
 
Settia, Aldo Angelo, Monferrato. Strutture di un territorio medievale, Torino, Celid, 1983.
Settia, Aldo Angelo,Chiese, strade e fortezze nell’Italia medievale, Roma, Herder, 1991.
 
Sturani, Maria Luisa, Il Piemonte, in Lucio Gambi, Francesco Merloni (a cura di), Amministrazione e territorio in Italia, Bologna, Il Mulino, 1995, pp. 107-153.
 
Sturani, Maria Luisa, Innovazioni e resistenze nella trasformazione della maglia amministrativa piemontese durante il periodo francese (1798-1814): la creazione dei dipartimenti ed il livello comunale, in Id. (a cura di), Dinamiche storiche e problemi attuali della maglia istituzionale in Italia. Saggi di geografia amministrativa, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2001, pp. 89-118.
 
Valerani, Flavio, Saggio di toponomastica del Circondario casalese, in “Rivista di Storia Arte e Archeologia”, 1907 (a. XVI), f. XXVI, pp. 237-49.
 
Wickham, Chris, Comunità e clientele, Roma, Viella, 1995.
Descrizione Comune
Odalengo Grande
      E’ difficile, allo stato attuale delle conoscenze storiche e in assenza di studi specifici, delineare con una qualche precisione le linee evolutive che caratterizzarono il territorio di Odalengo, ma si può ipotizzare la presenza di due processi di fondo su un arco di tempo lungo, tra il tardo medioevo e la fine dell’età moderna.
     Vi è, da un lato, una storia di segmentazione territoriale, ovvero di tendenziale fissione vuoi della maglia insediativa, vuoi della vita sociale, politica e amministrativa dei luoghi: è un processo capillare, radicato nella vita dei gruppi di parentela. I processi di segmentazione presentano una dinamica di conflitto e di coesione, che include momenti cerimoniali e simbolici di integrazione e di coesione, nonché il ricorrente affiorare di istanze programmatiche di coordinamento e controllo.   D'altro lato, Odalengo presenta, con evidenza maggiore di altre comunità del Basso Monferrato situate tra la valle del torrente Stura e il Po, una storia di interventi politici esterni e superiori, da parte cioè di poteri signorili, ecclesiastici e statali, che ebbero carattere al tempo stesso assiduo e, almeno negli esiti immediati, scarsamente incisivo.
     Per quanto riguarda il primo aspetto, osserviamo come l’assetto territoriale di Odalengo Grande sia caratterizzato da un insediamento policentrico, articolato in una maglia di nuclei, tradizionalmente denominati cantoni. Questo assetto, nel corso dei secoli tra il medioevo e l’età contemporanea, si è mostrato refrattario a sviluppare poli di gravitazione consistenti e stabili. In un certo senso, si può dire che nessun singolo nucleo ha preso chiaramente un sopravvento sugli altri nel corso del tempo. E’ vero che il centro insediativo di Odalengo Grande fu il fulcro di un processo di incastellamento nel medioevo, ed è vero che il tentativo di concentrare le attività di amministrazione e di controllo in quello stesso centro fu più volte ripreso nell’età moderna, segnatamente da parte dei marchesi Gozzani nel secolo XVIII e dall’amministrazione statale durante l’età contemporanea. Tuttavia, fa spicco soprattutto il carattere insieme tardivo e tarpato di simili processi di accentramento.
     La storiografia ha segnalato l’importanza di questa impronta insediativa per altre comunità del Basso Monferrato, nonché alcuni indizi di tradizioni storiche di riconoscimento delle articolazioni dei diversi cantoni nella vita amministrativa locale, per esempio nella stesura dei verbali, o convocati, delle comunità (così, per esempio a Camino o a Pontestura durante l’età moderna [Sergi 1986; Merlo 1967]. A Odalengo, come in altre comunità, gli indizi presenti nella documentazione locale, che attende di essere studiata compiutamente, suggeriscono di ravvisare nell’organizzazione territoriale il risultato, su un arco di tempo assai lungo, di processi di eredità e successione di coltivatori-proprietari che dividono in loco, entro i gruppi di discendenza patrilineari, le case e i beni fondiari tra i discendenti maschi e dotano, al matrimonio, le figlie soprattutto di beni fiduciari. Le donne, al matrimonio, vanno ad abitare in casa del marito e vicino ai parenti di lui. L’effetto cumulativo di simili processi sulle forme di insediamento rurale è noto alla storiografia come “quartieri di lignaggio” ed è attestato in molte zone del Piemonte, e altrove, nelle quali furono deboli i processi di incastellamento e di sviluppo insediativo basati sulla nucleazione in un concentrico [Regione Piemonte 1994, pp. 30-66].
     Sarebbe azzardato, allo stato delle conoscenze, formulare ipotesi circa le origini e lo sviluppo dei quartieri di lignaggio a Odalengo Grande e in altre comunità di un’area situata in posizione strategica di controllo dei nodi stradali sulla direttrice Torino-Casale e su quella Vercelli-Asti [ma vedi Settia 1983]. E’ tuttavia suggestivo immaginare che un elevato grado di autonomia della vita locale, forse risalente alla conduzione altomedievale delle terre dell’abbazia di Fruttuaria e di San Pietro di Breme, possa avere a sua volta posto le basi della organizzazione territoriale locale.
      Una maglia assai fitta di nuclei insediativi è suggerita dalla pluralità di luoghi di culto attestata nei secoli XIII-XV, la cui tendenza a svilupparsi come sedi distinte di cura d’anime, di sepolture e di strutture parrocchiali si è progressivamente affermata e prolungata fino al cuore dell’età contemporanea. La funzione di ricomposizione cerimoniale e simbolica delle tensioni centrifughe presenti entro la maglia insediativa appare talvolta demandata a luoghi di culto apparentemente defilati, che sono sede di pellegrinaggio, quali la Madonna Assunta a Pozzo.
      Viceversa, i tentativi di semplificazione e accentramento della organizzazione ecclesiatica, quali quelli promossi dai Gozzani nel corso del secolo XVIII, hanno suscitato, nella storia di Odalengo Grande, alcuni episodi tra i più accesi di scontro istituzionale e giurisdizionale. Tra questi si segnala, in particolare, il duplice movimento di autonomia parrocchiale dei cantoni di Vallestura e Casaleggio, i cui abitanti, appellandosi alla Camera apostolica negli anni tra il 1711 e il 1715, asseriscono il diritto di sottrarsi sia al parroco di Odalengo Grande sia ai diritti di patronato dei Gozzani; poiché i diritti di patronato derivano da “ragioni feudali”, l’autonomia religiosa sancirebbe lo svincolamento dai potersi signorili. Nonostante il parare negativo della Camera, gli abitanti riescono con successo a ottenere lettere citatorie nei confronti del vassallo, del suo parroco e dei soldati regi; alla lunga otterranno anche un successo, almeno nel caso di Vallestura, nel loro sforzo di erigere una parrocchia [A.S.T., Corte, Materie ecclesiatiche, Benefizi di qua da’ Monti]. Soltanto grazie alla stipulazione di “convenzioni” i parroci di Odalengo riusciranno, per tutto il corso del secolo, a ricomporre i conflitti, di volta in volta, con il priore e gli abitanti di Sant’Antonio, con quelli di Cicengo, ai fini di sancire che le parrocchie “da sempre” sono state non più di quattro [A.C.O., Giustizia e culto, Faldone 33].
      Diversi indizi documentari suggeriscono che la storia di Odalengo Grande, più di quella di altre comunità del Basso Monferrato, sia stata caratterizzata da uno stillicidio di interventi capillari dei vescovi di Vercelli entro la trama di prerogative ecclesiatiche fino a secolo XIV inoltrato, interventi tesi a riconfermare prerogative di patronato e di decimazione, talvolta in favore di signori gravitanti entro l’area politica vercellese, quali i Miroglio [A.S.T., Corte, Paesi, provincia di Casale]. E’ possibile che qui, più che non nelle comunità limitrofe, il risultato cumulativo di simili iniziative sia stata quella di ritardare il consolidamento del dominio dei marchesi di Monferrato dopo i conflitti con il comune di Vercelli del secolo XIII. Un’analoga capacità di ingerenza di giurisdizioni concorrenti si manifesta, per esempio, nel 1305, con la donazione di Odalengo al duca Amedeo di Savoia da parte dei marchesi di Saluzzo, o ancora, nel corso dell’età moderna, con l’erezione della chiesa collegiata di Dezana da parte del papa Giulio II nel 1508 e con il tentativo di estensione di diritti di giuspatronato sul beneficio di San Martino ai signori di Dezana [A.S.T., Corte, Paesi, Saluzzo, Marchesato di Saluzzo, Cat. 4; Corte, Materie ecclesiatiche, Benefizi di qua da’ Monti].
     D’altra parte, è assai probabile che gli interventi dei marchesi di Monferrato in questa comunità di frontiera con Vercelli prima, con gli Stati sabaudi poi, siano stati improntati a una politica precoce e continuativa di sostegno alle istituzioni comunitarie, tesa, in particolare, a scoraggiare le ambizioni dei detentori di prerogative signorili, quali i Bosio, di espandersi localmente con un dominio territoriale forte e indifferenziato. Il permanere, nel cuore dell’età moderna, dei rapporti di dipendenza diretta delle comunità locali dal marchesato del Monferrato e della capacità di appello alle sue magistrature trovano espressione in una tenace affermazione di prerogative istituzionali: dalle cause contro i signori intorno alle spese di riparazione dei mulini, all’attivo esercizio dei diritti di prelazione e sequestro delle terre dei “registranti” morosi nel pagamento delle imposte statali [A.C.O., Inventario Archivio Storico (1622-1956), Inventario datato settembre 1870].
     Nella seconda metà del Settecento, per esempio, la comunità esercita un’attiva difesa delle prerogative locali su cespiti comunitari quali i mulini e su risorse collettive quali l’esenzione dai pedaggi signorili. Essa possiede, tra l’altro, due terzi di un mulino bannale, detto “di San Quirico”, sul torrente Stura; un terzo “della molitura e reddito” spetta invece al feudatario, il marchese Gozzani. La quota spettante alla comunità, tradizionalmente gestita ad economia, viene ora ordinariamente affittata per periodi di nove anni: il fitto stipulato nel 1760, è di circa 281 lire annuali [A.S.T., Camerale, I archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769)].
     Nel complesso, la vita agricola locale appare sostanzialmente sotto il controllo delle famiglie di coltivatori e piccoli conduttori, che si dedicano a una policoltura di sussistenza su terreni interessati solo in parte dalla viticoltura. Alcuni aspetti importanti della vita locale emergono in questo senso dalla ricca documentazione della età moderna. Prendiamo, per esempio, le inchieste e le rilevazioni compiute a più riprese lungo l’arco del Settecento dai funzionari del governo sabaudo, una documentazione che consente dunque confronti tra le comunità sia in uno stesso momento storico sia in anni diversi [.A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753); A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 211r-213r].
     La Statistica generale del 1753 fornisce un dato sull’estensione complessiva del territorio (3330 moggia) inferiore di 441 moggia rispetto alla quantità che si trova nelle risposte del consiglio comunitativo (convocato del 24 dicembre 1781) ai quesiti posti dalla circolare governativa del 16 dicembre 1781 (3771 moggia). La distribuzione delle colture risulta non molto dissimile nelle due fonti: la differenza più rilevante è costituita dalla maggiore estensione relativa attribuita ai boschi e agl’incolti nel convocato del 1781 (il 30 per cento del territorio rispetto al 25,7 per cento desumibile dalla Statistica generale). Restano parallelamente alquanto ridimensionati il peso dell’aratorio (dal 26,2 per cento nella Statistica generale al 24, 8 per cento nel documento più tardo), della vigna (dal 31,1 per cento al 28,8 per cento ) e, più leggermente, del prato (dal 17,7 per cento al 16,2 per cento ).    
Le tabelle della Statistica generale dedicate alle produzioni registrano una modesta eccedenza esportabile di frumento (pari al 4,5 per cento della produzione) e una ben più consistente di vino, corrispondente alla metà del prodotto totale. Anche qui si riscontra la consueta carenza di “meliga bianca” (nella misura del 79,6 per cento del fabbisogno locale) e di “marzaschi” (per il 75,5 per cento ). Secondo quanto però affermavano gli amministratori della comunità nel 1781, la quantità di vino realmente commercializzabile era limitata e comunque assai variabile nelle diverse annate. Molti abitanti del luogo, stando alla stessa Statistica generale, si dirigevano nelle pianure al di là del Po alla ricerca di lavoro in occasione della mietitura dei grani, della raccolta del riso e della fienagione.