Autori | Panero, Francesco |
Anno Compilazione | 1996 |
Anno Revisione | Versione provvisoria |
Provincia | Cuneo
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Area storica | Albese. Vedi mappa 1.
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Abitanti | 6503 (ISTAT 1991).
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Estensione | 8120 ha (ISTAT 1991).
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Confini | A nord Bra, a est La Morra, a sud Narzole e Salmour, a sud-ovest Cervere, a ovest Marene e Cavallermaggiore.
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Frazioni | Capoluogo (con le borgate Fraschetta, Moglia, Cherascotto, Castel Varolfo, S. Gregorio, Picchi e Corno), S. Antonino, S. Giovanni (con la borgata Gombe), S. Bartolomeo, S. Antonio, Meane (con le borgate Bernocchi e Isorella), S. Michele, Roreto (con la borgata Bergoglio), Bricco de’ Faule, Costa-Cappellazzo, Veglia. Vedi mappa.
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Toponimo storico | Cairascum, Carrascum è il nome del pianalto alla confluenza di Tanaro e Stura, dove sorgeva il villaggio omonimo che alla metà del secolo XII apparteneva al vescovo di Asti [Assandria (a cura di) 1904-1907, vol. II, p. 204, doc. 315 (16 maggio 1153)]. Dopo la fondazione della villanova di Cherasco, questo villaggio prese a essere denominato Clarascotum, Chayrascotum, Cherascotto [B.C.C., Ordinati, 1384-1385 (23 aprile 1384), fascicolo in appendice agli Statuti inediti del 1371]. Un castrum Cairasci, distinto dalla villanova appena costruita, è attestato il 13 dicembre 1243 [Gabotto (a cura di) 1912, p. 129, doc. 107].
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Diocesi | Diocesi di Asti fino al 1817, quando Cherasco passò alla diocesi di Alba [Stella 1996, pp. 114-116].
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Pieve | Poiché la villanova di Cherasco, fondata il 12 novembre 1243, nacque dall’aggregazione di diverse comunità insediate non solo nel territorio compreso fra i due fiumi (soggetto alla pieve di Bene), ma anche in quelli alla destra del Tanaro e alla sinistra della Stura, le dipendenze plebane delle chiese cheraschesi erano due.
Alla metà del secolo XIV, oltre alla pieve di Bene, che aveva giurisdizione sulle chiese (trasferite nella villanova) di Santa Margherita, San Gregorio, Sant'Iffredo di Cervere, San Pietro di Manzano, esercitava la cura d’anime a Cherasco la pieve di San Martino, dalla quale dipendevano la chiesa di Montarone (Motturone) e di Santa Maria di Meane [Bosio 1894, p. 526; vd. anche schede Bene Vagienna e Cervere]. Poiché l’erudizione locale solitamente attribuisce il titolo di San Pietro alla «pieve di Cherasco», va precisato che la chiesa plebana intra moenia era, in realtà, quella di San Martino, traslata da Manzano dopo la fondazione di Cherasco, come è confermato da un atto del 1284 nel quale si legge: archipresbiteratum plebis Sancti Martini de Mançano sive de Clarasco [Assandria (a cura di) 1904-1907, p. 285, doc. 195([4 giugno 1284); Panero 1994, pp. 37-38]. Il sito dell’antica pieve di San Martino di Manzano è oggi contrassegnato dalla presenza della cappella di San Michele. |
Altre Presenze Ecclesiastiche | Va senz’altro ricordata la chiesa di S. Pietro di Manzano (dipendente dal monastero di Breme), di cui si avviò una prima ricostruzione (con materiali di recupero della vecchia chiesa di Manzano o per lo meno delle domus pertinenti) in Cherasco fra il 13 dicembre 1243 e la Pentecoste del 1244: «facient duci domos, scilicet cooperticium et lignamina domorum predicte ecclesie […] usque ad proximum festum Pentecostes» (Appendice documentaria al Rigestum Comunis Albe, p. 129, doc. 107). Dal 1277 è attestata la chiesa di S. Maria dei Sacchi, officiata dagli Osservanti (Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, III, pp. 678 sgg., doc. 661). Dal 1277 è documentata anche la chiesa di S. Gregorio di Villette, anch’essa ricostruita nella villanova (Panero 1988, p. 211). Nel 1440 i disciplinati bianchi di S. Agostino eressero l’ospedale (Bernocco 1939, p. 179); l’oratorio degli stessi disciplinati fu completato tra il 1672 e il 1677 (chiesa di S. Agostino: Taricco 1993, p. 39). Nel 1702 fu ultimata la costruzione del santuario della Madonna del Popolo, ideato da Sebastiano Taricco alla fine del Seicento. Risale anche al secolo XVIII la ricostruzione dell’attuale chiesa di S. Iffredo, oratorio dei Battuti neri (Taricco 1993, pp. 42, 66 sg.). Alla metà del Settecento le parrocchie di Cherasco sono quattro: S. Pietro, S. Martino, S. Gregorio, S. Maria del Popolo (Taricco 1993, p. 133).
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Assetto Insediativo | Acque. Vedi mappa1. Vedi mappa 2.
Clarascum. Vedi mappa. Fortificazioni. Vedi planimetria 1. Vedi planimetria 2. Vedi scheda. dal GIS della Provincia di Cuneo |
Luoghi Scomparsi | Lo sconvolgimento dell’assetto insediativo, successivo alla fondazione di Cherasco fu graduale: infatti ancora alla fine del Trecento persistevano nuclei insediativi (villaria) ubicati nel sito dei principali luoghi di provenienza degli immigrati nella villanova (Biblioteca Civica di Cherasco, Ordinati, 1384-85).
Tra le località scomparse del territorio di Cherasco si segnalano Manzano (castrum e villa), il cui castello fu distrutto completamente dagli Albesi dopo la fondazione della villanova: era ubicato in località Bric del diavolo (Micheletto 1994).
Altri due insediamenti, castello e villa, abbandonati dopo la fondazione di Cherasco erano situati a Monfalcone: il castello era ubicato a S. Leodegario (si vedono ancora un ampio tratto delle mura, il basamento della torre quadrata, due torrette e, probabilmente, tracce dell’abside della cappella di S. Leodegario) e il villaggio era a poche centinaia di metri, presso la cascina Ruffia: nel catasto settecentesco la zona è ancora denominata Monfalcone (Panero 1994).
Sul sito del castello di Fontane sorge la borgata Bergoglio e il suo territorio è oggi occupato dalle frazioni d’Oltrestura (Roreto, Bricco, Cappellazzo, Veglia).
Altri insediamenti minori hanno lasciato tracce nei nomi di piccole borgate o cascinali (Montarone, Cherascotto, Villette, Trifoglietto).
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Comunità, origine, funzionamento | L’atto di fondazione di Cherasco, per iniziativa del comune di Alba e con la copertura politica del vicario imperiale Manfredi II Lancia (Appendice documentaria al Rigestum Comunis Albe, pp. 124 sg., doc. 106 [12 novembre 1243]), segna insieme la nascita di un nuovo insediamento e di una comunità organizzata sul piano politico-amministrativo. Infatti nel successivo documento, già citato, del 13 dicembre 1243 si vede agire direttamente il podestà del comune di Cherasco nella trattativa in corso con i consignori di Manzano, nel cui territorio venne a inserirsi il nuovo borgo. La subordinazione di Cherasco al distretto politico albese perdurò fino all’avvento della prima dominazione angioina, quando il distretto albese passò integralmente sotto questa signoria (1259).
Tuttavia, allorché nel 1276 Alba riacquistò la propria autonomia politica, Cherasco restò ancora sotto il dominio angioino fino all’inizio del 1277, quando nel marzo di quell’anno ne uscì come comune politicamente autonomo, in grado di trattare indipendentemente da Alba il proprio ingresso nella lega antiangioina, che raggruppava Albesi, Astigiani e Chieresi. Dal 1277 al 1302 (quando si sottomise nuovamente agli Angiò) Cherasco ebbe dunque la possibilità di agire come libero comune, in grado di controllare e consolidare il territorio politico già delineato, grazie alle iniziative albesi, negli anni immediatamente successivi alla fondazione (Lanzardo 1994, pp. 152-153). |
Statuti | Oltre ai più antichi statuti, risalenti al secolo XIII (editi con quelli cinquecenteschi), nella Biblioteca Civica si conservano un codice inedito del 1371 e gli statuti miniati quattrocenteschi, inediti, confermati dagli Orléans. Vi sono poi quattro volumi del secolo XVI.
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Catasti | Nella Biblioteca Civica G.B. Adriani sono conservati gli estimi a partire dal 1333, con una serie completa per tutti i quartieri degli anni 1377-1395. Nell’archivio comunale di Cherasco sono invece conservati diversi catasti figurati, tra i quali si segnala quello del 1775- 1790.
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Ordinati | I volumi più antichi risalgono alla seconda metà del secolo XIV (anni 1372-74, 1380-81, 1384: questi ultimi sono legati in appendice agli statuti del 1371); vi è una certa continuità a partire dal Cinquecento (Gatto Monticone 1994).
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Dipendenze nel Medioevo | Il territorio che a partire dalla fine del 1243 venne a costituire dapprima il territorio comunale e poi il distretto politico del comune di Cherasco apparteneva nell’alto medioevo a tre circoscrizioni pubbliche diverse. Era compreso nel comitato albese il settore alla destra del Tanaro; faceva parte del comitato di Auriate l’area alla sinistra della Stura; era conglobato nel comitato di Bredulo il territorio delimitato dal punto di confluenza dei due fiumi: si trattava, a ben vedere, di terre comprese in età antica rispettivamente nei territori municipali di Alba Pompeia, Pollentia e Augusta Bagiennorum.
Il confine naturale fra tre circoscrizioni diverse, segnato dal corso dei due fiumi, venne gradualmente superato fin dall’alto medioevo. Infatti fra il 901 e il 1041 il vescovo di Asti ebbe in donazione dall’Impero quasi tutto questo territorio: la chiesa di S. Maria di Cervere, l’abbazia di S. Maria di Narzole, la chiesa di S. Gregorio de Villa, le terre fra Trifoglietto (borgata Corno) e Bosco (Castel del Bosco, oggi Castel Rosso); nel 1041 risultano anche in possesso della chiesa astese la curtis e il castello di Meane (Panero 1994, p. 31 n. 10). La fascia territoriale confinante a nord era invece controllata dal monastero di Breme, che tra la fine del secolo X e l’inizio dell’XI vantava diritti su Pollenzo e sul castello di Manzano (Bric del diavolo); mentre a nord-ovest esercitavano la loro signoria i de Sarmatorio a Fontane (Roreto-Bergoglio) e Cervere, e i de Montefalcono a Monfalcone, insediamento abbandonato sulla destra della Stura (cascina Ruffia-S. Leodegario: Panero 1994, pp. 21 sgg., 42-43). Il controllo del castello di Manzano da parte di alcune famiglie legate vassallaticamente al monastero bremetense e al vescovo di Asti (i de Meane, i de Cairasco) e l’accresciuto potere dei de Sarmatorio indusse nel secolo XII questi signori a cercare un coordinamento politico attraverso la formazione di un agguerrito consorzio signorile, storiograficamente noto come «consortile dei signori di Manzano, Sarmatorio e Monfalcone» (Adriani 1853; Panero 1994; Provero 1994). L’intreccio di poteri signorili fondati sul possesso fondiario e l’esercizio di giurisdizioni sulla base di investiture feudali caratterizza la presenza dei signori laici ed ecclesiastici nel territorio in questione durante i secoli XII e XIII. Nel corso del secolo XII si sovrappone a queste signorie rurali la giurisdizione dei comuni di Alba, in particolare alla destra del Tanaro, e di Asti alla sinistra della Stura: in linea di massima i Manzano appaiono spesso alleati con Alba, mentre i Sarmatorio sono vicini ad Asti. Tutti questi domini, insieme con i Monfalcone, prima del 1191 risultano però essere vassalli dei marchesi di Saluzzo (Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, III, p. 1027, doc. 908 [28 maggio 1191). Nella contrapposizione politica fra Alba, Asti e i marchesi, i signori di Manzano in particolare furono di volta in volta legati all’uno o agli altri dei contendenti. Tra i 1200 e il 1201 i Manzano, per consolidare la loro alleanza con Alba, furono indotti a cedere i loro diritti giurisdizionali agli Albesi, riottenendoli però a titolo di feudo oblato: fu questo il momento in cui il comune di Alba poté inserirsi stabilmente in quello che sarebbe diventato il territorio cheraschese, dopo che nel 1199 aveva concesso il cittadinatico collettivo alla comunità di Manzano (Il «Rigestum comunis Albae», pp. 139 sg., doc. 68 [13 febbraio 1199]; pp. 142 sgg., docc. 69, 70, 72-74, 77, 79-81 [1200-1201]). Per ritorsione contro i signori (che in precedenza avevano giurato il cittadinatico astese), il comune di Asti occupò il castello di Fontane e altri centri di cui i Manzano erano condomini (Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, III, pp. 682 sg., doc. 662 [10 giugno 1202]). In questo ampio confronto politico-militare Alba – che fin dal 1200-1203 aveva acquisito terre allodiali e diritti sul piano Cairasco dai signori locali (Il «Rigestum comunis Albae», pp. 146 sgg., doc. 71 [2 febbraio 1203]; docc. 79-80 [13 luglio 1200]) – poté soltanto nel 1243, grazie all’appoggio del vicario imperiale, giungere alla fondazione di un nuovo insediamento per concentrare uomini e sottrarli al controllo di Asti e dei consignori di Manzano-Sarmatorio-Monfalcone, che dopo il 1224 erano tornati ad appoggiare gli Astigiani. |
Feudo | Nel 1366 Cherasco passò ai Visconti e nel 1387 Gian Galeazzo la assegnò in dote alla figlia Valentina insieme con altre località piemontesi, che furono così sottoposte al duca Ludovico di Orléans. Ma una vera e propria infeudazione di Cherasco risale soltanto agli anni Quaranta del Quattrocento, quando è documentata l’esistenza di un’investitura feudale del luogo, da parte di Carlo d'Orléans, a Vitaliano Borromeo (AST, Corte, Provincia di Fossano, mazzo 3, n. l/II [2 marzo 1444]; per il riferimento a una precedente investitura del 16 marzo 1442: Taricco1993, p. 61).
Il 20 giugno 1513 il duca di Milano, Massimiliano Maria Sforza, investì il conte di Desana, Bartolomeo Tizzoni, del castello e della località di Cherasco. Dopo le dominazioni francese e spagnola, un rapporto diretto con il sovrano venne recuperato allorché il 6 febbraio 1562 la «città» di Cherasco dichiarò di non riconoscere altri per sovrano che il duca di Savoia e pertanto revocò ogni giuramento di fedeltà precedentemente prestato ad altri (AST, Corte, Provincia di Fossano, mazzo 3, n. 2 [20 giugno 1513]; n. 4 [6 febbraio 1562]). Nel 1623, prospettandosi la possibilità che Narzole fosse staccata dal territorio di Cherasco per essere infeudata, la città presentò una petizione, che fu accolta, affinché le fosse confermato il possesso del territorio fino a quel momento amministrato e fosse investita di Narzole a titolo di feudo, previo pagamento di 4.000 ducatoni di 13 fiorini l’uno. Nel 1730 Cherasco giurava fedeltà ai Savoia come «contessa» di Narzole (AC Cherasco, faldone 5, n. 1; faldone 82, nn. 1, 4; AST, Camera dei Conti, Indice dei feudi, vol. 327 [10 luglio 1734]). |
Mutamenti di distrettuazione | La città di Cherasco sotto il dominio sabaudo (dopo il 1559) ottenne il titolo di «città» (Vedi mappa.) e nel 1623 divenne sede di vicaria con un giudice per le «prime appellazioni» per le seguenti località – «tanto delle terre mediate et infeudate che delle immediate» – smembrate dalla Prefettura d’Asti: Cherasco, Bra, Sanfré, Sommariva del Bosco, Ceresole, Corneliano, Pralormo, Canale, Sommariva Perno, Neive, La Morra, Calosso, Coazzolo, Loazzolo, Device, Mombaldone, Cortemilia, Torre Uzzone, Castelletto Uzzone, Torre Bormida, Trezzo, Serralunga, «Terre di Chiesa», Monteu, Montaldo Roero, Montà, Vezza, Priocca, Castellinaldo, Santo Stefano, Piobesi, Castagnito, Monticello, Santa Vittoria, Pocapaglia, Pollenzo, Magliano (AC Cherasco, faldone 82, n. 4). All’inizio del Settecento entrò a far parte della circoscrizione provinciale di Fossano.
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Mutamenti Territoriali | Il territorio di Cherasco si costituì – in seguito all’immigrazione nella villanova della maggior parte delle famiglie di Manzano, Cherascotto, Costangaresca, Narzole, Monfalcone, Fontane e di una parte degli abitanti di Meane, di Cervere e di Bra (Gullino 1994) – per aggregazione dei territori delle comunità che popolarono il nuovo insediamento (fatta eccezione per Bra). Se fu automatica l’annessione al nuovo territorio delle terre già soggette alle castellanie di Manzano e Cervere – su cui Alba esercitava un parziale controllo distrettuale sin dalla fine del secolo XII, confermato e accresciuto con i patti del 13 dicembre 1243 (Appendice documentaria al Rigestum Comunis Albe, p. 127 sg.) – non fu invece pacifica l’annessione delle terre soggette ai Monfalcone e ai Sarmatorio, e in particolare della fascia territoriale alla sinistra della Stura (Fontane), dove esercitava il proprio districtus il comune di Asti. Nel 1250 Alba riuscì ad acquisire i diritti territoriali dei signori di Monfalcone (completando cosi l’annessione di tutto il territorio fra i due fiumi posto a nord di Salmour-Bene-Lequio) e tutta la giurisdizione su Cervere; invece il controllo di Fontane (Roreto-Bergoglio) fu procrastinato fino al 1277, quando venne riconosciuta dai comuni urbani del Piemonte sud-occidentale l’autonomia politica di Cherasco (Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, III, pp. 1153 sg., doc. 969 [1250]; pp. 678 sgg., doc. 661 [1277]). Nel 1277 il distretto politico della villanova venne dunque riconosciuto come costituito da quattro territori: Cherasco (il primo grande nucleo territoriale sulle due rive del Tanaro già definitosi nel 1243), Cherascotto (verosimilmente le terre appartenenti ai signori di Monfalcone), Fontane e Cervere. Tuttavia con la seconda dominazione angioina si tenderà a identificare questo distretto con il territorio comunale di Cherasco.
Le prime perdite di terre appartenenti a questo territorio si collocano nel 1328 quando i Savoia-Acaia occuparono la torre di Montemaggiore, allora posta al confine con Savigliano. Un primo distacco di Cervere è invece databile al 1356, quando Giovanna di Napoli la infeudò a Corradino de Braida; la separazione divenne definitiva prima del 1397 (Bacino 1994).
Nel 1702, una volta ottenuta la parrocchia, tentò di ottenere l’autonomia comunale anche Narzole, ma il progetto fu definito soltanto nel 1769 e si realizzò solo nel 1801-1802 (cfr. la scheda dedicata a Narzole).
Invece non riuscirono ad ottenere l’autonomia comunale le frazioni di Roreto-Bergoglio, Bricco, Veglia e Cappellazzo (sorte nel territorio dell’antica Fontane), che presentarono diverse petizioni fra il 1851 e il 1854: nel 1857, infatti, l’intendenza generale di Cuneo espresse parere negativo alla separazione in quanto nelle borgate, si disse, vi erano ormai le scuole elementari e la costruzione di un nuovo ponte sulla Stura consentiva rapide comunicazioni con il capoluogo (AST, Corte, Paesi per A e B, Cherasco, mazzo 52, n. 48).
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Comunanze | Oltre alle terre allodiali acquistate da Alba all’inizio del Duecento nel sito in cui sorse la villanova, nell’atto del 13 dicembre 1243 sono attestati pascoli di uso comunitario (pascua) a Costangaresca, Narzole, Manzano, Meane, Villate, Montarone, Rivalta (presso La Morra) e Trifoglietto (borgata Corno). I beni comunali registrati a catasto nel 1703 ammontavano a 249 giornate e nel consegnamento ai Savoia del 24 dicembre 1715 vengono elencati secondo la loro ubicazione: tra le località si segnalano Rivalta, Narzole, Castellero, Meschie (alla confluenza dei due fiumi), Roncaglia, Rio Ghidone, Monfalcone, Rocche di S. Bartolomeo, Bricco, Cherascotto (AST, Camera dei Conti, art. 737, n. 322).
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Liti Territoriali | Liti e definizioni di confini con Bene, Salmour, Pollenzo, La Morra, Savigliano, Bra, Narzole dal 1277 al 1839 [Vd. anche schede Bra, La Morra, Narzole e Salmour].
Nel 1301 vengono regolati i confini con il vicino centro di Bene Vagienna. I conflitti relativi al finaggio riesplodono a metà del secolo successivo e si trascinano fin verso la fine del Cinquecento (1583), quando gli assetti territoriali sembrano infine stabilizzarsi [A.C.B., fald. 349, s 2638, nn. 14-17]. Una lite relativa al confine con Bene Vagienna era stata risolta nel 1455 [A.C.B., faldd. 23, s. 27, Divisione delle fini di Bene e Cherasco, a. 1455; A.C.C., faldd. 78, 80-123]. Atti di lite con il conte di Pollenzo del 1544 e 1550-51 [A.C.C., fad 91]. Liti con Barolo, conclusesi con transazioni del 1564, 1634, 1686 [Vd. anche schede Barolo e Bene Vagienna; vd. A.C.A., Atti di lite]. Nel 1572-77 e nel 1670 liti per acque e mulini con Cervere [A.S.T., Camera dei Conti, Articolo 500, Mazzo C-L/1; vd. anche scheda Cervere]. |
A.C.A. (Archivio Storico del Comune di Asti), Atti di lite.
A.C.B. (Archivio Storico del Comune di Bene Vagienna).Vedi inventario.
A.C.B., fald. 349, s 2638, nn. 14-17. A.C.B., faldd. 23, s. 27, Divisione delle fini di Bene e Cherasco, a. 1455. A.C.B. (Archivio Storico del Comune di Bra).
A.C.C. (Archivio Storico del Comune di Cherasco)
Ordinati, 1384-1385: faldone 5, n. 1. faldoni 78, 80-123. A.C.L. (Archivio Storico del Comune di La Morra).
A.C.N. (Archivio Storico del Comune di Narzole).
A.C.S. (Archivio Storico del Comune di Salmour).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 5 Nero, Mazzo 1, v. immagine 2 ("CARTA / DEL / BURGOGNO"). Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). Sul verso: "Piemonte". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 1 nero. (Data: [1772]) [Autore incisioni:(Giacomo Stagnon/ Stagnone)]. Vedi mappa. A.S.T., Corte, Manoscritti, Architettura militare, disegni di piazze e fortificazioni, parte su pergamena, Volume (mazzo) V, Cherasco. Pianta delle mura e fortificazioni CHIERASC. Cherasco, s.d. Vedi planimetria. A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Cherasco, m. 52, n. 48 [12 e 18 settembre 1853]; Corte, Provincia di Fossano, mazzo 3, n. l/II [2 marzo 1444]; n. 2 [20 giugno 1513]; n. 4 [6 febbraio 1562]. A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete , mazzo 1, Cherasco 28 A II Rosso, CARTA TOPOGRAFICA DEL TERRIT[ORI]O DELLA CITTA' DI CHERASCO. Carta topografica del Territorio della Città di Cherasco. Con Indice. Fol. 1 Ms., s.d. Vedi mappa. A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Azienda Savoia-Carignano, Azienda Savoia- Carignano, tipi e disegni, mazzo 299, Savigliano, Altro tipo senza data e sottoscrizione. Titolo attribuito: Carta topografica del territorio compreso tra Savigliano e Cherasco, Carignano e Cuneo, s.d. Vedi mappa. A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Camerale Piemonte, Tipi articolo 663, mazzo 343, Cherasco, Carta topografica formata per commissione dell' illustrissimo signor regio sindaco della città di Cherasco contessa di Narzole desunta dalla mappa originale di detta città che venne formata dipendentemente alla misura generale e giudicialmente firmata lì 28 novembre 1825 [Autore disegno originale: Mis. C. Siaparone]. Vedi mappa. A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Camerale Piemonte, Tipi articolo 664, mazzo 12, Cherasco, Cherasco bealera, s.d. Vedi mappa. A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Ufficio Generale delle Finanze, Tipi, cabrei e disegni (sezione II), mazzo 311, Tanaro, fiume, Corso del fiume Tanaro nel territorio di Cherasco [Autore disegno originale: Giuseppe Antonio Rocha], s.d. Vedi mappa. A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Cherasco , Mazzo 1, "Tipo regolare delle strade che dalla Città di Cherasco tendono l'una à Dogliani, e l'altra alla Città di Bene, con la delineazione del / progetto tinto in rosso, e degl'altri fatti sull'Instanza della Stessa Città, e d'Alcuni Particolari Interessati, ed in questo descritti". "Tipo regolare delle strade che dalla Città di Cherasco tendono l'una a Dogliani e l'altra alla città di Bene con la delineazione del progetto tinto in rosso, e degl'altri fatti sull'Istanza della stessa Città ed alcuni particolari interessati ed in questo descritti". Torino, 18 agosto 1778, N. Bojne. Inchiostro e acquerello di vari colori (Data: 18 agosto1778) [Autore disegno originale: N.[icolao] Bojne ]. Vedi mappa. A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Casa di Sua Maestà, Tanaro, fiume, Mazzo 240, Estratto della Idrografia della valle del Tanaro nel tronco tra Cherasco ed Alba. (Tronco riguardante la località relativa alla causa Moreno) (Note: Eliografia già restaurata. Appunti a penna e lapis). Vedi mappa. A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Camerale Piemonte, Tipi Articolo 664, mazzo 12, Cherasco, Disegno per le acque delli fini di Cherasco, Cervere e Bra. Territorio compreso tra Cherasco e Cervere. s.d. Vedi mappa. A.S.T., Sezioni Riunite, Camera dei conti, Articolo 737, n. 322. A.S.T., Sezioni Riunite, Camera dei Conti, Indice dei feudi, vol. 327 (10 luglio1734). A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni , Casa di Sua Maestà, Tanaro, fiume, Mazzo 278, Idrografia della valle Tanaro nel tronco tra Cherasco ed Alba (Note: Già restaurato. "Dalle carte dello Stato Maggiore"), s.d. Vedi mappa. B.C.C. (Biblioteca Civica di Cherasco). Vedi catalogo.
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., P049816 [Vb-10-Fol.], Plan de Cherasque en Piedmont 1649: [dessin] / Beaulieu, [Beaulieu (16..-16.. ; cartographe). Dessinateur. Vedi planimetria. | |
Bibliografia | Adriani G.B., Degli antichi signori di Sarmatorio, Manzano e Monfa1cone, indi degli Operti fossanesi. Memorie storico-genealogiche corredate di molti documenti inediti, Torino 1853.
Appendice documentaria al Rigestum Comunis Albe, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1912 (BSSS 22).
Bacino D., II territorio della villanova di Cherasco (secoli XIII e XIV), in Cherasco. Origine e sviluppo di una villanova, a cura di F. Panero, Cuneo 1994, pp. 139-146.
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Descrizione Comune | Cherasco
Le vicende storico-territoriali di Cherasco rappresentano bene il caso della villanova fondata per volontà comunale (l’iniziativa è di Alba: 12 novembre 1243). Le ragioni politiche della fondazione (Comba 1994) non escludono la finalità “strategica” del nuovo insediamento. Cherasco è infatti ubicata al confine dell’area di influenza astese; anzi, diventa confine nel momento in cui Alba riesce a sottrarre ai domini loci spesso legati ad Asti – i consignori di Manzano, Sarmatorio e Monfalcone – uomini, che vengono concentrati in un grande borgo di dimensioni urbane (circa trenta ettari, come Alba). La concentrazione di un numero cospicuo di uomini atti alle armi (viene stimato in circa 450-500 il numero delle famiglie immigrate nei primi anni dalla fondazione: Gullino 1994) in un borgo che alla fine del Duecento è dotato di mura prova di per sé la finalità strategica della fondazione.
De iure Alba può costituire un nuovo insediamento nel cuore del territorio controllato da signori alternativamente alleati e antagonisti con la città perché all’inizio del Duecento ha acquistato terre allodiali fra Tanaro e Stura, sul planum Cairascum, su cui sorge la villanova. Per dotare l’insediamento di un proprio territorio si avvale invece sia del meccanismo del feudo oblato (che risale al 1200-1203) sia dell’acquisto dei diritti giurisdizionali dei consignori di Manzano: con atto del 13 dicembre 1243 il comune di Alba acquista dai Manzano «contitum et iurisdictionem» di Manzano, Costangaresca, Meane, Trifoglietto, Rivalta, Montarone e Villate con la seguente aggiunta: «et tocius castellanie Mantiani et Cerveriarum», ossia con i diritti territoriali posseduti dai consignori in tutta la castellania di Manzano, e in quella di Cervere dove erano condomini i Sarmatorio. È questo il nucleo principale del territorio della villanova, ma una parte del territorio di Cherascotto e la giurisdizione di Monfalcone e di Fontane sfuggivano ancora al controllo albese. Solo nel 1250 Alba ottenne il controllo di Monfalcone (e, a quanto sembra, del settore sottoposto ad alcuni signori di Cherascotto per i quali sono fatte riserve nel 1243) e su tutta la giurisdizione di Cervere.
Nel 1277, con il riconoscimento dell’autonomia politica di Cherasco da parte di Alba e di Asti, anche il territorio di Fontane – ossia tutto il settore dell’Oltrestura, oggi comprendente le frazioni di Roreto, Bricco, Veglia e Cappellazzo – fu annesso al districtus comunale cheraschese. Con la perdita dell’autonomia politica nel 1302 questo distretto fu sostanzialmente identificato con il territorio amministrativo comunale, anche perché gli abitanti di Fontane risiedevano ormai per buona parte a Cherasco, nonostante nella stagione agricola ritornassero ai vecchi insediamenti: l’assetto insediativo moderno dell’Oltrestura trae però origine non solo da un parziale recupero dei vecchi insediamenti temporaneamente abbandonati, ma soprattutto dalla ripresa demografica quattrocentesca e dal popolamento intercalare delle campagne che si colloca tra la fine del medioevo e l’inizio dell’età moderna (Gullino 1996, pp. 176 sgg.).
Con l’avvento dei Savoia, dopo il 1559, Cherasco ottenne un rapporto di soggezione «immediata» al potere centrale, ebbe il titolo di città e nel 1623 divenne sede di vicaria per molte località della bassa Langa e dell’attuale Roero. Ciò le consentì di conservare sino all’età napoleonica il proprio ampio territorio consolidatosi alla fine del Trecento, dopo la separazione di Cervere.
Il primo nucleo insediativo a staccarsi dal territorio di Cherasco fu dunque Cervere, che riottenne la propria identità territoriale alla fine del secolo XIV, sotto la seconda dominazione angioina. Narzole ebbe invece una propria autonoma organizzazione comunale soltanto durante l’occupazione francese, a partire dal 1801-1802. Non riuscì invece ad essere attuato il progetto di secessione delle frazioni dell’Oltrestura (3200 anime nel 1851), che nel 1853 giunsero quasi a realizzare i propri sogni separatistici, quando ormai avevano ottenuto l’approvazione da parte del Consiglio provinciale di Mondovì e quasi 200 capifamiglia si erano perciò recati dal notaio Fissore di Bra per fissare le spese di funzionamento del nuovo comune, dopo aver predisposto i locali e stabilito gli stipendi per i funzionari comunali (AST, Corte, Paesi per A e B, Cherasco, m. 52, n. 48 [12 e 18 settembre 1853]). Il diniego dell’intendenza generale di Cuneo dell’8 ottobre 1857 avrebbe bloccato definitivamente l’iniziativa dei frazionisti (AST, Corte, Paesi per A e B, Cherasco, m. 52, n. 48 [12 e 18 settembre 1853]).
Un riassetto territoriale, dopo il parziale abbandono di antichi insediamenti dopo il 1243, si realizzò anche nel territorio fra Stura e Tanaro successivamente alle crisi del Trecento. Infatti i cascinali e gli insediamenti intercalari “a grappolo” di Villette, Cherascotto e Castel Valorfo occupano oggi il territorio dell’antica Cairascum; analogamente si può parlare di un recupero del vecchio insediamento per S. Gregorio e Corno (già Trifoglietto). Più probabile, data la lontananza dal capoluogo, è la continuità insediativa fra l’attuale S. Michele e il nucleo di Manzano più prossimo alla pieve di S. Martino nell’Oltretanaro.
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