Salmour

AutoriPalmero, Beatrice
Anno Compilazione1996
Provincia
Cuneo
Area storica
Fossanese; Monregalese.
Abitanti
582 (ISTAT 1991).
Estensione
1255 ha (ISTAT 1991).
Confini
A nord con Cervere e Cherasco, a nord-est Narzole, a est Bene Vagienna, a ovest Fossano.
Frazioni
Capoluogo (con Mellani, Sant’Antonino, Valentino), «case sparse». Vedi mappa.
Toponimo storico
Il nome Salmour («Sarmatorium») sarebbe riconducibile alla presenza di una colonia di Sarmati, che però la Notitia dignitatum utriusque Imperii del 407 attribuisce a Pollentia; non sembra tuttavia da rigettarsi l’ipotesi di una migrazione da Pollentia al territorio di Augusta Bagiennorum. L’erudi­zione locale fa costante riferimento al ritrovamento di un’epi­grafe – oggi scomparsa – alla cascina S. Andrea nel territorio di Salmour, in cui si sarebbe letto «PRAEF[ECTUS] [SARMA]TUM» (Dalpozzo 1972). Questa tradizione viene poi suffragata dalla persistenza del toponimo e idronimo «Sarmassa», la cui ori­gine però potrebbe anche essere diversa (ossia terreno salmastro o ac­quitrinoso).
Nel secolo XIII è attestata nel territorio di Salmour la pre­senza di una «Rocca Corvera» o «Rocha Graphii» (dal nome del posses­sore, Grafio Pallio di Alba), che va presumibilmente ubicata lun­go il corso della Stura di Demonte, nei pressi della Cascina Roc­ca, a nord-ovest di Salmour.
Un altro toponimo, «Castelmano» (o «Castelmagno»), attestato a partire dal secolo XV, è ancora localizzabile nel Catasto france­se (AST, Camera dei Conti) nella cascina omonima posta a sud della Ca­scina Gallo, oggi Cascina Gaballeona, ad est del Rio Ghidone, al confine col territorio di Bene Vagienna.
Diocesi
Già soggetta alla diocesi di Asti, passa dal 1388 o, più probabilmente, dal 1436 alla diocesi di Mondovì.
Pieve
La chiesa di S. Pietro di Sarmatorio dipendeva dalla pieve di S. Maria di Bene Vagienna.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nel territorio di Salmour sorge­vano il priorato di S. Andrea (attestato dal 1203 e soppresso nel 1774), dipendente da S. Benigno di Fruttuaria e il priorato di S. Pietro, dipendente dall’abbazia di S. Pietro di Savigliano (Conterno 1988, pp. 9-55).
Assetto Insediativo
Sarmatorium Comitatus. Vedi mappa.
Vedi scheda.
Luoghi Scomparsi
Tra gli insediamenti abbandonati del territo­rio, il consegnamento del 1612 ricorda anche «il castello di Corsio, ossia il castelvecchio rovinato con il sitto della villa di Salmor rovinata» e «il castello di Castellano rovinato con suoi fossi». Sembrerebbe invece ancora efficiente – infatti è menzionato nello stesso consegnamento – il castello di Rocca Corvera, che parrebbe distrutto prima del 1703, quando Rocca Corvera è ricordata come località prediale.
Comunità, origine, funzionamento
La comunità dipende nel sec. X dal vescovo di Asti (I diplomi di Ludovico III e di Rodol­fo II, pp. 38 sgg., doc. XIII [18 giugno 901]) e poi da Alineo, i cui figli daranno origine alla dinastia dei de Sarmatorio, che esercitarono la giurisdizione in loco. Nel sec. XIII la comunità si trasferisce in parte nella villanova di Fossano, ma intanto si definisce un territorio comu­nale, più ristretto dell’antica circoscrizione di castello. Pur amministrando già nel Duecento beni di uso comune, è solo dal Cinquecento che la comunità appare attiva nel difendere i propri diritti.
Statuti
1699, 1714, 1802 (AC Salmour, vol. 151).
Catasti
Registri di consegna dei beni dal 1585 al 1637. Atti di divisione e misura generale del territorio: 1520, 1611, 1714-82; Catasto del 1750 (AC Salmour, voll. 160-163, 166-169). Catasto francese (AST, Camera dei Conti). Catastazone attuale: vedi mappa.
Ordinati
Dal 1570 al 184S (AC Salmour, voll. 1-38).
Dipendenze nel Medioevo
Già appartenente al municipium di Augusta Bagiennorum, in età postcarolingia Sarmatoriurn fa parte del comitato di Bredulo, controllato dai vescovi di Asti. Dal secolo XI Salmour è soggetta alla famiglia de Sarmatorio, unita da vincoli clientelari e poi feudali, all’episcopato astese.
Feudo
Dopo il declino della famiglia signorile de Sarmatorio, in età angioina il castello viene infeudato ai Bolleri, i quali nel 1535 cedettero una parte della giurisdizione a Giovanni Anto­nio Cappone e un’altra parte al protomedico di corte Antonio Tesauro nel 1556, conservando alcuni diritti fino al 1563. Effetti­vamente fin dal 1556 Antonio Tesauro faceva omaggio per l’inve­stitura di una parte del feudo di Salmour e nel 1594 il vassallo Alessandro Tesauro era investito di parte della decima nello stesso territorio. Nel 1603 consegnava beni feudali ed enfiteutici a Salmour e a Castelmano il conte Vittorio Amedeo Gabaleone. Nel 1653 muore il conte Alessandro Francesco Tesauro «senza suc­cessori capaci» e per difetto di investitura il feudo viene devo­luto ai Savoia (AST, Camera dei Conti, Atti per feudi, vol. 649; Indi­ce dei feudi, vol. 352; Consegnamenti, vol. 423).
I Gabaleone di Andezeno sono gli unici signori di Salmour, Rocca Corvera e Castelmano dalla seconda metà del Seicento sino alla fine del Settecento; hanno giurisdizione a titolo di feudo sul territorio, riscuotono parte della decima del grano e del vi­no di cui sono investiti dalla chiesa d’Asti.
Mutamenti di distrettuazione
Il territorio comunale, che è compreso dapprima nella circoscrizione provinciale di Mondovì e poi in quella di Fossano, si consolida nel corso del Settecento, quando accanto alle esigenze dei vassalli, si affermano anche quelle della comunità.
     In anni recenti ha aderito alla Unone del Fossanese.
Mutamenti Territoriali
Dopo la fondazione della villanova di Fossano, nel 1236, una parte del territorio del castello di Sal­mour viene scorporato e aggregato a quello della villanova, dove sono emigrate molte famiglie del nostro insediamento. Un’altra porzione di territorio fu separata dal nucleo originario durante la dominazione angioina e verrà annessa al territorio di Bene. Alla fine dei contrasti territoriali con Fossano, all’inizio del secolo XIV si definì l’attuale territorio di Salmour, che tutta­via è difficile raffrontare con quello appena delineato nel docu­mento del 901.
Comunanze
Le comunanze cedute alla villanova di Fossano intor­no al 1236, sono in parte recuperate sia attraverso la facoltà degli abitanti di Salmour – insediati però in un villaggio diver­so dalla «villa vecchia», che nel consegnamento del 1612 è defi­nita «villa di Salmor rovinata con suoi giardini» – di far pa­scolare il bestiame nella regione Pianbosco (dopo il 1236 appar­tenente al comune di Fossano), sia attraverso la costituzione di terre comuni nelle regioni Caretto e Bicocca.
La comunità nel 1715 consegna al fisco sabaudo «montagne e pa­scoli» distribuiti in diverse zone del territorio di Salmour e nel 1720 paga un canone enfiteutico per «beni annessi al feudo di Fossano» (AST, Camera dei Conti, II archiviazione, II, registro 40, Provincia di Fossano, f. 140 [2 settembre 1720]).
All’inizio del Novecento i beni comunali sono ubicati, oltre che nel concentrico, nelle seguenti località prediali: Sotto Roc­che, Giare Stura (insieme con Cervere), Canera di S. Antonio, Bi­cocca, Fornace, Canapale, Bricco, Barbacane, Fornaci Madonnine, Canere di Bene Vagienna, Valdichieri, Pian Bosco, Molino, Campo, Chiatto, Sorba, Rio delle Pietre, Rio della Pasca, Riva della Montà, Paralupo (CLUC, Torino).
Liti Territoriali
Liti fra la comunità e i conti Tesauro e Gabaleone [A.C.S., Rubrica descrittiva degli atti archiviati nell’anno 1777]: liti del 1638, 1679, 1700-1701. Liti e definizioni di confini con  Bra e con Cherasco [Vd. anche schede Bra e Cherasco].
Fonti
A.C.C. (Archivio Storico del Comune di Cherasco).
faldone 82, n. 1 (1 gennaio 1802); faldone 83, n. 6 del 1727.
A.C.S. (Archivio Storico del Comune di Salmour).
Ordinati, vol. I;
voll. 1-38, voll. 151, 160-163, 166-169; vol. 151;
Rubrica descrittiva degli atti archiviati nell’anno 1777.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Camera dei Conti, Atti per feudi, vol. 649; Indi­ce dei feudi, vol. 352; A.S.T.,Consegnamenti, vol. 423;
A.S.T.,Camera dei Conti, II archiviazione, II, registro 40, Provincia di Fossano, f. 140 (2 settembre 1720);
A.S.T.,Corte, Abbazia di S. Pietro di Savigliano, Mazzo 1, n. 3;
A.S.T.,Corte, Paesi per A e B, Nantea, m. 1, n. 1 (16 dicembre 1367);
A.S.T.,Corte, Provincia di Mondovì, Mazzo 29, nn. 1-2.
Bibliografia
Bianco G., Origine storica di Borgo Sarmatorio, detto Sarmore, Torino 1869.
Blaeu, Joan, Theatrum statuum regiae celsitudinis Sabaudiae ducis, Pedemontii principis, Cypri regis. Pars altera, illustrans Sabaudiam, et caeteras ditiones Cis & Transalpinas, priore parte derelictas, vol. 2, apud heredes Ioannis Bleu, Amstelodami, 1682, Sarmatorium Comitatus. Vedi mappa.
Bordone R., Città e territorio nell’alto medioevo. La società astigiana dal dominio dei Franchi all’ affermazione comunale, To­rino 1980 (BSS 200), pp. 73 sg.
Bosio G., Storia della chiesa d’Asti, Asti 1894.
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino 1833-1856.
Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. Sella, Roma 1880.
Conterno G., Pievi e chiese tra Tanaro e Stura nel 1388, in La diocesi di Mondovì. Le ragioni di una storia, Mondovì 1988, pp. 9-55.
Dalpozzo A., Ghiglione B., Massa G., Ombrello A., Le colonie militari dei Sarmati nel Piemonte occidentale, in «BSSSAACn», 67 (1972), pp. 135-140.
I diplomi di Ludovico III e di Rodol­fo II, a cura di L. Schiaparelli, Roma 1910.
Il Libro Verde del comune di Fossano ed altri documenti fossanesi (984-1314), a cura di G. Salsotto, Pinerolo 1909 (BSSS 38).
Panero F., Insediamenti e signorie rurali alla confluenza di Tanaro e Stura (secoli X-XIII), in Cherasco. Origine e sviluppo di una villanova, a cura di Id., Cuneo 1994, pp. 11-44.
Quaglia G., La fondazione di Fossano: un’iniziativa convergen­te di “universitates” rurali, in I borghi nuovi, a cura di R. Comba, A.A. Settia, Cuneo 1993, pp. 249-266.
Descrizione Comune

Salmour

Nel 901 l’imperatore Ludovico III dona al vescovo di Asti la località di «Sarmatorium», con la collina adiacente e 1070 iugeri di terra (circa 8,5 Kmq): si trattava di beni fiscali, in parte incolti – erano infatti in prossimità della silva Bannale –, an­ticamente compresi nel territorio del municipium di Augusta Bagiennorum. All’inizio del secolo X Sarmatorio appare, come inse­diamento, ben distinta dai villaggi confinanti di Bene (tutt’uno con l’azienda curtense omonima, in cui si erano insediati molti degli abitanti dell’antica città romana abbandonata) e di Lequio Tanaro.
La circoscrizione “provinciale” postcarolingia di cui Salmour fa parte è il comitato di Bredulo (I diplomi di Ludovico III e di Rodolfo II, pp. 38 sgg., doc. XIII [18 giugno 901]).
Tra la fine del secolo X e l’inizio dell’XI nella località – dove continuava peraltro a vantare diritti patrimoniali e giurisdizionali il vescovo di Asti si era affermata la signoria di Alineo. Probabilmente Alineo aveva ottenuto dalla chiesa d’Asti, per feudo o per livello, le terre di Sarmatorio, visto che nel 1028 il figlio Abellonio poteva disporre di un terzo dei beni e della cappella di S. Pietro, che vennero attribuite in dotazione al monastero di S. Pietro di Savigliano, da lui fondato insieme con la moglie Amaltruda. Gli altri due terzi, del patrimonio fon­diario spettavano ai fratelli di Abellonio, Robaldo e Aicardo, che vantavano diritti su gran parte del territorio alla confluen­za di Tanaro e Stura, e alla sinistra del secondo fiume avevano beni a Cervere, Marene e Savigliano, con appendici patrimoniali nel Fossanese, a Caraglio e in altre località del Cuneese. Questa famiglia signorile in passato è stata chiamata dagli storici Alineide o Robaldina, ma in realtà a partire dalla seconda metà del secolo XI si autodefiniva col nome familiare de Sarmatorio, dalla denominazione del più importante castello che possedeva nella zo­na (AST, Corte, Abbazia di S. Pietro di Savigliano, m. 1, n. 3: copia moderna dell’atto di fondazione, datato 1027).
Tra la fine del secolo XI e l’inizio del XII i de Sarmatorio, pur potenziando la loro presenza signorile nella zona (riappro­priandosi delle quote di beni incastellati donati al monastero di S. Pietro di Savigliano), cercarono di convivere con il vescovo di Asti, che soprattutto a Bene aveva costituito uno dei propri nuclei di potere effettivo nel comitato di Bredulo. Attraverso donazioni a favore della chiesa astese e poi con patti stipulati con la medesima e con il nascente comune di Asti, i de Sarmatorio poterono assicurarsi il controllo di quattro territori contigui, posti sulle due rive della Stura: Sarmatorio, Monfalcone (insediamento abbandonato, corrispondente a S. Leodegario in territo­rio di Cherasco), Cervere e Fontane (Roreto di Cherasco). Nell’a­rea di confine tra i due comitati postcarolingi di Bredulo e di Auriate si stava dunque delineando una nuova circoscrizione ter­ritoriale che faceva capo alla nostra famiglia. Questo progetto, coltivato dai de Sarmatorio (i quali cercarono accordi con la si­gnoria contigua dei domini di Romanisio, nel Fossanese), fu poi parzialmente modificato, quando venne costituito un consortile signorile con i signori di Manzano, un castello sulla destra del Tanaro, che estendeva la propria giurisdizione anche sulla riva sinistra del fiume, fin sul pianalto Carrascum (dove nel 1243 sarebbe stata fondata la villanova di Cherasco), ai confini con il territorio di Monfalcone.
I signori di Manzano, di origine eterogenea – alcuni erano vassalli del monastero di Breme Lomellina, che possedeva beni nel territorio di Pollenzo, altri controllavano il planum Carrascum –, avevano interesse a collegarsi con i de Sarmatorio, per difen­dere la loro autonomia sia rispetto ai marchesi di Saluzzo, sia verso i giovani comuni di Asti e di Alba, che nella seconda metà del secolo XII avevano ormai avviato una complessa politica di espansione nel contado. È questo il periodo in cui la dozzina di famiglie che gestivano la consignoria di Manzano si aggregò ai de Sarmatorio e ai signori che ora controllavano il castello di Monfalcone, costituendo negli ultimi anni del secolo XII il consor­tile detto «dei signori di Sarmatorio, Manzano e Monfalcone», che prima del 1191 accettò un legame di subordinazione vassallatica dai marchesi di Saluzzo (Panero 1994, pp. 11-44).
Nel secolo XIII, mentre i de Manzano spesso furono alleati con Alba, i de Sarmatorio-Monfalcone furono per lo più alleati di Asti, senza però rompere i legami con i «consortes». Il riavvici­namento dei de Sarmatorio ad Asti nel 1224, dopo che il comune urbano aveva occupato i loro castelli di Fontane e Cervere, li poneva ormai in balìa degli Astigiani. Quando nel 1236 fu fondata la villanova di Fossano, anche i de Sarmatorio furono danneggiati dall’iniziativa, dal momento che la villanova avrebbe assorbito anche i loro uomini. Pur destreggiandosi abilmente nei rapporti con il nuovo comune di Fossano – infatti nel 1238 un Giacomo Bri­zio è podestà di Fossano ed il nome Brizio appare in quegli anni tra i componenti del consortile dei de Sarmatorio –, i signori vedranno progressivamente i loro uomini fondersi con la comunità della villanova. Infatti nel 1237 la comunità di Sarmatorio appa­re ancora distinta da quella fossanese, ma in un documento del 9 febbraio 1253 l’universitas di Sarmatorio, insieme con quelle di Romanisio, Ricrosio e Villamairana, riconoscono di aver ceduto al comune di Fossano, al momento della fondazione, tutti i loro diritti comunitari. Non fu cancellata per questo la comunità rurale di Sarmatorio, poiché i signori difendevano i loro diritti patri­moniali e, con maggior difficoltà, quelli giurisdizionali: ad esempio, nel 1248 alcuni signori cedettero i loro diritti al comu­ne di Fossano, ma nel 1251 Giacomo Brizio era in lite con il co­mune. Altri signori, già nel 1240 avevano ceduto la loro giuri­sdizione a Fossano, riottenendola poi in feudo dallo stesso comu­ne: ad esempio Grafio Pallio aveva rinunciato nel 1240 ai diritti su Cervere, Fontane e su altre località fra Tanaro e Stura, ma aveva riottenuto in feudo nel 1245 il castello e il territorio di Rocca Corvera, che costituiva una sorta di cuscinetto fra Salmour e Santo Stefano del Bosco (quest’ultimo territorio verrà incorpo­rato a Cherasco). In contrapposizione con la politica di espan­sione del comune di Fossano, il 20 luglio 1275 il castello e il villaggio di Salmour furono donati, insieme con Villamairana, da Simondo Ruffino di Solere al marchese Tommaso di Saluzzo, il qua­le ne reinvestì subito il donatore a titolo di feudo oblato (AST, Corte, Provincia di Mondovì, m. 29, nn. 1-2 [20 luglio 1275]; Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, vol. III, p. 1164, doc. 971 [24 gennaio 1251]; p. 1172, doc. 977 [19 settembre 1276]; Il Libro Verde del comune di Fossano, p. 11, doc. 7 [7-12 dicembre 1251]; p. 20, doc. 17 [23 aprile 1245]; pp. 22 sgg., docc. 19-21 [1277-79]; p. 36, doc. 24 [aprile 1287]; p. 83, doc. 73 [9 febbraio 1253]; p. 308, doc. 89 [31 agosto 1240]).
Ciò che probabilmente consentì a Salmour di sopravvivere come villa con un proprio territorio fu dunque lo scorporo di un set­tore dell’antica circoscrizione di castello, ma anche il fatto che l’avvento della dominazione angioina portò alla separazione di un altro settore territoriale, quello che faceva capo diretta­mente al castello di Sarmatorio, che gli Angiò assegnarono alla famiglia Bolleri e che nel 1276 i comuni di Asti e di Alba pro­gettarono di distruggere, con il consenso di Fossano, che ormai si rendeva conto del reale pericolo di secessione del luogo dalla villanova. Con la fine della prima dominazione angioina su Fossano questa famiglia e i discendenti di Grafio Pallio (o Pallido: alcuni esponenti di questa famiglia erano anche insediati ad Asti nella seconda metà del Trecento: AST, Corte, Paesi per A e B, Nantea, m. 1, n. 1 [16 dicembre 1367]) rivendicarono il diritto di possedere i rispettivi castelli, sui quali Fossano intendeva im­porre la propria giurisdizione (docc. del 1277-79 e 1287).
Se Fossano riuscì a recuperare nel 1279 il feudo di Rocca Corvera, i Bolleri conservarono invece il possesso del castello di Sarmatorio, del quale furono investiti per feudo nel 1309 da Ro­berto d’Angiò: è dunque questo il momento in cui si definiscono i territori di Salmour e di Fossano. Rispetto al territorio attuale Fossano controllava tra la fine del Duecento e l’inizio del Tre­cento anche un settore territoriale alla destra della Stura e a nord-ovest di Salmour (oltre a Pianbosco, a sud). Le successive trasformazioni territoriali di Salmour si devono collegare alle vicende della famiglia Bolleri. Infatti i Bolleri nel 1418 risul­tavano essere in possesso di cinque parti del feudo di Salmour, di Roccacorvera e di un altro castello, quello di Castelmano, si­tuato al confine con Bene: sia che il castello sorgesse nell’an­tico territorio di Sarmatorio, sia che invece fosse stato edifi­cato in area già pertinente alla villa di Bene, da quel momento questo territorio castellano avrebbe seguito la sorte di Sarmatorio.
L’aggregazione di una parte della comunità di Salmour alla villanova di Fossano, la cessione delle comunanze a quest’ultima località (come si è detto) e la forte presenza signorile nel ca­stello locale e negli altri due castelli del territorio impediro­no un’ulteriore evoluzione del comune rurale, il cui funzionamen­to – vista l’assenza di organi deliberanti della comunità nel tardo medioevo –, riprende ad essere attestato solo in età moder­na, quando nel 1563 la comunità rurale rivendica, negli atti di consegnarnento ai Savoia, il diritto di pascolare il bestiame nel­la località Pianbosco – a sud di Salmour sulla destra della Stura – che si trovava in territorio di Fossano [A.S.T., Consegnamenti, vol. 423]. Dal 1570 gli ordinati attestano senza ombra di dubbio il funzionamento del comune di Salmour [A.C.S., Ordinati, vol. I].
La vitalità del comune è ben evidente nel 1638, quando la co­munità è in lite con la contessa Tesauro, tutrice del conte Fran­cesco, poiché quest’ultima non intende sottoporsi all’estimo per i beni allodiali. Un’altra lite, che vede contrapposti il comune e il conte Gabaleone risale al 1679: in quest’occasione il conte, oltre a non voler pagare le imposte per i beni allodiali accata­stati – affermando che si tratta di beni feudali –, viola la pro­prietà dei privati, usufruendo indebitamente delle loro terre per il pascolo delle proprie bestie (evidentemente nel periodo del maggese), che secondo la consuetudine possono solo essere pasco­late sulle terre di uso comune, ubicate nelle regioni Caretto, Bicocca. In occasione di quest’ultima lite si precisa che i beni feudali appartenenti al conte Gabaleone sono pari ai «due terzi e più del finaggio». Da parte sua il conte dichiara di possedere nel territorio di Salmour 1500 giornate di terra (circa 5,7 Kmq), il che significa che il territorio comunale misurava circa 8,5 Kmq, vale a dire – nonostante le trasformazioni subite nei secoli –, grosso modo, la stessa superficie delle terre che nel 901 era­no state donate al vescovo di Asti.
Negli anni 1700-1701 riprendono le liti con il conte: questa volta alle motivazioni precedenti si aggiungono problemi di uso indebito delle acque per il mulino signorile.
Nel 1727 vengono definiti i confini con Cherasco, che sostan­zialmente corrispondono a quelli attuali, tranne che per il set­tore del territorio oggi confinante con Narzole: questo tratto di confine si consolida nel 1802, dopo la separazione di Narzole da Cherasco (AC Salmour, vol. 151, Rubrica descrittiva degli atti archiviati nell’anno 1777; AC Cherasco, faldone 82, n. 1 [1 gennaio 1802]; faldone 83, n. 6 del 1727).