Autori | Rao, Riccardo |
Anno Compilazione | 2008 |
Provincia | Vercelli.
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Area storica | Contado di Vercelli – Marchesato di Monferrato.
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Abitanti | 621 (ISTAT, 2001); 646 (ISTAT, 2009); 681 (Comune, 31/01/2010).
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Estensione | 12,25 km2.
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Confini | Trino (Vc), Costanzana (Vc), Ronsecco (Vc), Desana (Vc).
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Frazioni | Non ci sono frazioni.
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Toponimo storico | Tres Cerri; Trescerri; Tricerrum.
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Diocesi | Vercelli.
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Pieve | Nell’elenco delle chiese vercellesi che versavano la decima del 1298-1299 Tricerro risulta dipendente dalla pieve di Trino (ARMO, p. 35).
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Altre Presenze Ecclesiastiche | La chiesa parrocchiale era (ed è) intitolata a San Giorgio e fu eretta in arcipretura nel 1663 (Orsenigo, Vercelli sacra, p. 401). È presente una chiesa dedicata a San Rocco, sede dall’età moderna di un’omonima confraternita (Casalis, s.v. Tricerro, p. 255). Dall’età moderna era inoltre presente un’altra chiesa dedicata a San Basilio (ibidem).
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Assetto Insediativo | L’abitato fu fondato nel 1218 dal comune di Vercelli e affrancato secondo le modalità già attuate a Trino (1210): non esistono attestazioni documentarie prima di tale data (Panero, Due borghi franchi padani, p. 40), anche se è possibile ipotizzare una preesistenza insediativa, probabilmente un piccolo abitato (villarium) dipendente dal territorio di Trino (ivi, pp. 56-58), sostituito dalla fondazione a poca distanza del nuovo villaggio, su terre di proprietà del comune (ivi, pp. 137-138, che ipotizza l’ubicazione dell’insediamento più antico nella località indicata come Villaro dai catasti francesi, nella zona della via Cantone Villaro). In seguito all’iniziativa insediativa, la chiesa di San Giorgio, preesistente, rimase al di fuori del recinto del borgo (Ferraris, Borghi e borghi franchi, p. 157).
In quest’affrancazione le motivazioni politiche si affiancano a quelle, probabilmente prioritarie, di conseguire un’adeguata valorizzazione agraria delle terre acquistate dal marchese di Monferrato nel 1202. Con l’istituzione del borgo franco per un verso veniva concentrata popolazione fedele e rafforzata la giurisdizione in una zona di confine, soggetta proprio in quegli anni a forti tensioni, per altro si ponevano a coltura i vasti spazi incolti della foresta di Lucedio (Panero, Due borghi franchi padani, pp. 57-58; Rao, La proprietà allodiale civica, pp. 384-385). La fondazione diede luogo a un insediamento con impianto preordinato, cinto da fossato, attraversato da una strata principale da cui si diramavano le vie (Panero, Due borghi franchi padani, pp. 138-144). Risale probabilmente agli ultimi secoli del medioevo, forse in corrispondenza con i tentativi di affermazione del Tizzoni sul villaggio, la costruzione del castello, documentato dal 1467 (AST, Paesi, Provincia di Vercelli, mazzo 36, doc. in data 1467, gennaio 13). |
Luoghi Scomparsi | Per la scomparsa del villarium preesistente alla fondazione di Tricerro si rimanda alla voce Assetto insediativo. Era forse ubicato nei pressi di Tricerro l’abitato di Villa Ragla documentato nel 1223 (Ferraris, Le chiese “stazionali”, p. 253).
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Comunità, origine, funzionamento | Tricerro si presenta come una comunità di dimensioni medio-piccole. Nel 1225, a pochi anni dalla fondazione, dopo i primi consistenti afflussi di immigrati, si contavano circa un centinaio di gruppi familiari (Panero, Due borghi franchi padani, pp. 83-85). Nel 1412, la località rientrava in un gruppo abbastanza nutrito di località monferrine tenute a versare tra 101 e 200 fiorini come sussidio alle casse marchionali: una quota superiore rispetto alla maggior parte dei centri monferrini, che pagavano meno di 100 fiorini, ma inferiore a quella erogata da un ristretto numero di località, che versavano più di 200 o, in pochissimi casi, più di 900 fiorini (Del Bo, Uomini e strutture, p. 49). Nel 1573, durante l’apogeo demografico, essa contava circa duecento fuochi (AST, Paesi, Provincia di Vercelli, mazzo 36).
Il momento costitutivo della comunità avvenne in concomitanza con la fondazione del borgo nuovo nel 1218. In tale occasione più nuclei familiari affluirono nell’abitato: essi provenivano inizialmente per lo più dalle località circostanti. Il loro bacino di provenienza si allargò con una cospicua immissione negli anni Venti del secolo (Panero, Due borghi franchi padani, pp. 63, 76). Nel 1320, i nobiles, il commune e gli homines di Tricerro parteciparono al parlamento monferrino di Trino (Benvenuto San Giorgio, Cronica, p. 315). Attorno alla metà del XIV secolo, il comune risultava essere vassallo della chiesa di Vercelli per l’investitura delle decime: a differenza di altre comunità dell’area, esso ne risultava diretto concessionario, senza l’intervento di stirpi aristocratiche legate al vescovo (Ferraris, Borghi e borghi franchi, p. 180). La comunità si rivelò combattiva nel frenare le pretese di affermazione dei Tizzoni: in seguito alla lite degli anni 1415-1422, questi ultimi furono costretti a ridimensionare le loro rivendicazioni sulla località, affidando a Ludovico Tizzoni signore di Desana l’incarico di cedere numerosi introiti giurisdizionali, detenuti probabilmente in condivisione con la comunità: i redditi dei mulini, dei forni e delle taverne. Essi cedettero inoltre la somma loro dovuta dalla comunità per la riscossione delle pene, che evidentemente gli homines si rifiutavano di versare (AST, Paesi, Provincia di Vercelli, mazzo 36, doc. in data 1422, maggio 21). Un documento del 1562 consente di stabilire che al consiglio comunale partecipavano il clavaro e alcune famiglie definite come nobiles (AST, Paesi, Monferrato, Feudi, mazzo 65: sono menzionati Nicola Tizzoni, Bernardo Inviziati, Antonio Albera, Guglielmo della Noce, Antonio Inviziati, Guglielmo Palleto, Franceschino Inviziati, Antonio Picino, Zanino Cozola, Zanino Cazanus). Nel 1589, la vivce comunità riuscì a conseguire la conferma dei privilegi degli statuti e delle consuetudini di Tricerro da parte del duca di Monferrato (ivi, doc. in data 1589, luglio 11). Essa risulta particolarmente attenta a difendere le sue prerogative sui mulini comunali (v. anche oltre, s.v. comunanze): nel 1599, gli uomini di Tricerro invocarono l’intervento della camera ducale contro un canale scavato dall’abbazia di Lucedio, poiché tale opera, prendendo acqua dalla roggia della comunità, avrebbe danneggiato gli impianti molitori del villaggio (AST, Paesi, Monferrato, Feudi, mazzo 65, doc. in data 1599, aprile 29). Si sono conservati i giuramenti della comunità ai marchesi e, in seguito, ai Savoia (AST, Paesi, Provincia di Vercelli, mazzo 36, doc. in data 1536, dicembre 9; AST, Paesi, Monferrato, Feudi, 2° d’addizione, docc. in data 1533, maggio 12, 1546, agosto 19, 1567, ottobre 3, 1613, agosto 1, 1652, novembre 11). |
Statuti | Non si sono conservati statuti. Sono invece sopravvissuti i bandi campestri redatti nel 1783 (AST, Paesi, Provincia di Vercelli, mazzo 36, in data 1783, aprile 16).
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Catasti | Gli estimi e i consegnamenti più antichi sono conservati con continuità a partire dal 1522 nell’Archivio comunale (AC Tricerro, mazzi 333-336, Consegnamenti 1522-1571; Libro catastrale 1631-1690; Catastro 1689). I catasti sabaudi risalgono al 1741 e al 1748 (AC Tricerro, mazzi 338-339). Per quanto riguarda la cartografia catastale, un particolare dei beni di Pietro Pezzana dal catasto del 1741 è conservato in AC Tricerro, mazzo 352, geometra Domenico Ferrero misuratore. Una cartella non inventariata dell’archivio comunale contiene la mappa catastale del 1851 (AC Tricerro, cartella non inventariata). Si è inoltre conservato il catasto figurato del 1895 (AC Tricerro, mazzo 353). Presso l’archivio di Stato di Torino si sono conservati il catasto di età sabauda (AST, Catasti, Tricerro, alleg. D, vol. 217), quello francese (AST, Catasti, Tricerro, alleg. A, pf. 237; ivi, alleg. B, atl. 164; ivi, alleg. G, fasc. 474; ivi, alleg. H, fasc. 573) e il Catasto Rabbini (AST, Catasti, Tricerro, Catasto Rabbini). Una mappa catastale del 1804 è conservata in AST, Carte topografiche, Carte topografiche per A e B, Tricero). Copia del catasto degli anni 1935-1955 è invece conservata in ASVc, Disegni, Mappe catastali).
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Ordinati | Non è stato possibile reperire il primo mazzo degli ordinati, sicché – essendo risultato irreperibile l’inventario dell’archivio comunale – non è possibile precisare da che data partissero. Gli ordinati si sono conservati con continuità dal secondo mazzo, che parte dall’anno 1543 (AC Tricerro, mazzo 2).
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Dipendenze nel Medioevo | L’abitato costituiva un borgo franco del comune di Vercelli. Nel 1310, fu inquadrato nei domini del marchese di Monferrato, che governava la località tramite un suo podestà (AC Tricerro, Liti mazzo 142, doc. in data 1340, febbraio 28). Soltanto dall’inizio del Quattrocento si registra una crescente influenza dei Tizzoni sulla vita politica del villaggio.
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Feudo | Il radicamento patrimoniale dei Tizzoni nel territorio di Tricerro, in particolare nei pressi del castellacium, risale almeno agli ultimi anni del Duecento, quando Giacomo Berloffa Tizzoni ricevette “la donazione con esenzione” di alcuni beni (Del Bo, Uomini e strutture, p. 372; cfr. anche AST, Paesi, Provincia di Vercelli, mazzo 36, doc. in data 1313, gennaio 2). La rivendicazione di diritti signorili sul villaggio pare tuttavia più tarda e sembra dovere essere inquadrata nel periodo 1410-1415, quando la stirpe beneficiò di numerose investiture feudali da parte dei marchesi di Monferrato e dei Visconti: nel 1415, infatti, alcuni membri della famiglia – “ex nobilibus de Tizionibus de Tribus Cerris” – cercarono di accordarsi con il comune locale (AST, Paesi, Provincia di Vercelli, mazzo 36, doc. in data 1415, agosto 1). Il proseguo della contesa, nel 1422, evidenzia che in gioco era la definizione di alcune prerogative signorili rivendicate dai Tizzoni: in tale circostanza si fece riferimento a investiture imperiali e marchionali ricevute in precedenza dal lignaggio (si veda supra, s.v. Comunità, origine, funzionamento). Il parziale successo della comunità non annullò le rivendicazioni dei Tizzoni: nel 1453, il marchese di Monferrato infeudò Antonio Tizzoni, figlio di Ludovico, della podesteria del luogo di Tricerro e dei redditi dipendenti per il prezzo di 128 ducati (AST, Paesi Monferrato, Feudi, mazzo 65, doc. in data 1453, novembre 2).
Tale infeudazione non fu tuttavia sufficiente a difendere le prerogative della famiglia. A pochi anni di distanza, nel 1467, la stirpe pare avere nuovamente interrotto i suoi progetti di affermazione: nel 1467, Francesco Tizzoni, signore di Desana, diede in locazione tutti i suoi beni nel territorio di Tricerro a tale Comola Bazzani, riservandosi tuttavia il castello del luogo (AST, Paesi, Provincia di Vercelli, mazzo 36, doc. in data 1467, gennaio 13). Nel Cinque e nel Seicento, più testimonianze confermano che i marchesi gestivano il centro come un feudo direttamente dipendente dalla camera marchionale. Sono menzionate numerose investiture feudali effettuate dalla camera marchionale a favore di membri dei Gonzaga (AST, Paesi, Monferrato, Feudi, mazzo 65, anno 1670, che raccoglie riferimenti di investiture avvenute nel 1602 e nel 1608). Per il 1645 si sono inoltre conservate le patenti di Cristina, madre del duca Carlo Emanuele, con le quali mandò alla camera di dover investire il marchese Luigi Gonzaga del feudo di Tricerro alla stesse condizioni con cui ne era stato investito Giulio Cesare Gonzaga principe di Bozzolo. Effettivamente sembra che nel corso del Cinquecento si fossero verificati attriti fra i Tizzoni e i marchesi per il controllo del feudo. Una relazione marchionale scritta nel 1573 ricordava che Tricerro era pervenuto ai Tizzoni nel 1453, ma anche che il marchese si riservava di rientrarne in possesso e che la stirpe ne era stata privata nel 1570, quando il feudo era ritornato alla camera ducale (AST, Paesi, Provincia di Vercelli, mazzo 36). Ancora nel 1594, il conte Delfino Tizzoni pretendeva il feudo in base all’investitura del 1453 (ivi, 1594, maggio 4). Il feudo fu devoluto al regio demanio nel 1759 (AST, Paesi per A e B, T, mazzo 25.2), in seguito all’estinzione della famiglia Aimonini (Casalis, s.v. Tricerro, p. 258; cfr. anche Guasco, Dizionario feudale, vol. IV, p. 624). |
Mutamenti di distrettuazione | Facente parte delle località vendute dai marchesi di Monferrato al comune di Vercelli nel 1202, nel 1218 il centro fu affrancato e sottoposto a rilevanti iniziative insediative. A dispetto di alcuni effimeri tentativi di Guglielmo VII e di Giovanni I di reimpossessarsene, esso rimase sotto il controllo vercellese sino al 1310, quando fu stabilmente inquadrato nella giurisdizione monferrina (Panero, Due borghi franchi padani, p. 185). Il centro passò ai Savoia nel 1631 in seguito al trattato di Cherasco (Casalis, s.v. Tricerro). Dal punto di vista ecclesiastico, nel 1474, in seguito all’istituzione della diocesi di Casale Monferrato, la località fu inquadrata nella maglia amministrativa della nuova sede episcopale, per poi tornare, nel 1805, alle dipendenze della chiesa eusebiana (Orsenigo, Vercelli sacra, p. 401).
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Mutamenti Territoriali | Santa Maria di Settime, monastero attorno a cui si era formato un piccolo nucleo insediativo, risultava a inizio Trecento inclusa nel territorio di Tricerro. I registri fiscali viscontei ne segnalano l’emancipazione: l’insediamento religioso fu in seguito inquadrato nel territorio di Desana (si veda scheda corrispondente).
Nel territorio del villaggio, ai confini con Desana, Ronsecco e Santa Maria di Settime, era inoltre ubicato un fortalizio di proprietà dei Tizzoni, indicato nella documentazione come castellacium, forse a indizio di un processo di degrado. Esso non deve esse confuso con la fortificazione legata all’antico villarium preesistente alla fondazione del borgo nuovo, anch’essa indicata sin dal 1225 come castellacium (Panero, Due borghi franchi padani, p. 138). Attestato nel Trecento (AST, Materie ecclesiastiche, Abbazie, Vercelli, Sant’Andrea, mazzo 7, doc. in data 1374, maggio 29) e nel 1415, tale edificio era menzionato come “quoddam solum unius soliti fortalitii quod appellatur Castellacium” (Casalis, s.v. Tricerro, p. 257). Nel 1422, la stirpe, in una fase di disimpegno dalla presenza partrimoniale nel luogo, cedette i diritti sulle acque del Lamporo presso il “castellacium Tizionorum” (AST, Paesi, Provincia di Vercelli, mazzo 36). Tale struttura era detenuta dalla famiglia in feudo dal vescovo di Vercelli, come risulta da un rinnovo dell’anno 1500 (Le carte dell’archivio arcivescovile, p. 419). Il castello risulta rappresentato ancora in una mappa del Settecento come facente parte del territorio di Tricerro (AST, Paesi, Monferrato, Materie economiche, m. 17): la struttura fortificata era ubicata preso l’attuale cascina Castellazzo, oggi assimilata dal territorio di Ronsecco. |
Comunanze | Al momento della fondazione del borgo, alla comunità era stato concesso l’uso del territorio dipendente, ricavato da Trino e da Punico, con il permesso di cacciare, pescare e raccogliere legna (Panero, Due borghi franchi padani, p. 60). Un settore atipico di comunanze (urbane) in tale periodo era inoltre costituito dai beni di proprietà del comune di Vercelli, di cui quest’ultimo attuò una gestione attenta attraverso l’assegnazione in locazione a singoli abitanti del borgo (Rao, I beni del comune di Vercelli, pp. 110-113).
Un settore cospicuo delle comunanze risultava costituito dai mulini, dai forni e dal dazio sul vino, che la comunità, malgrado le interferenze signorili, riuscì a mantenere sotto il suo controllo. Tali risorse avevano un ruolo essenziale per garantire l’equilibrio delle finanze comunali, anche se in età moderna esse furono assai erose dal crescente processo di indebitamento: nel 1562, la comunità, esausta per i debiti e per le nuove imposizioni, vendette il mulino, il dazio sul vino e il forno per 1100 scudi (AST, Paesi, Monferrato, Feudi, mazzo 65). |
Liti Territoriali | Nel 1286, la comunità di Desana riconobbe i confini con Tricerro e Costanza, probabilmente a seguito di tensioni con tali comunità (AST, Materie ecclesiastiche, Sant’Andrea di Vercelli, mazzo 4, doc. in data 1286, aprile 13). Nel 1340, la comunità si scontrò con il comune di Trino per un bosco posto ai confini tra i territori dei due abitati (AC Tricerro, Liti mazzo 142, doc. in data 1340, febbraio 28). Una mappa di età napoleonica riporta i beni contesi tra il comune e la Partecipanza di Trino (AC Tricerro, mazzo 352).
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Fonti edite:
Acta Reginae Montis Oropae (ARMO), Biella 1945, 3 voll.
Benvenuto Sangiorgio, Cronica del Monferrato, Torino 1780 (ristampa anastatica Bologna 1975). Hec sunt statuta comunis et alme civitatis Vercellarum, Vercelli 1562, 2 voll. Il Libro delle investiture del vescovo di Vercelli Giovanni Fieschi (1349-1350), a cura di D. Arnoldi, Torino 1934 (BSSS, 73/2). Statuta comunis Vercellarum ab anno MCCXLI, a cura di G.B. Adriani [in realtà V. Mandelli], in Leges municipales, II, Torino 1876 (HPM, 16), coll. 1088-1584 (editi anche come volume a parte, con il titolo Statuti del comune di Vercelli dell’anno MCCXLI aggiuntivi altri documenti storici dal MCCXLIII al MCCCXXXV ora per la prima volta editi e annotati, Torino 1877). Fonti inedite:
AC Tricerro, mazzi 1-20 (ordinati).
AC Tricerro, mazzi 142, 338-353. AST, Carte topografiche, Carte topografiche per A e B, Tricero. AST, Catasti, Tricerro. AST, Materie ecclesiastiche, Sant’Andrea di Vercelli, mazzo 4. AST, Paesi, Monferrato, Materie economiche, m. 17. AST, Paesi per A e B, T, mazzo 25. AST, Paesi, Provincia di Vercelli, mazzo 36. AST, Paesi, Monferrato, Feudi, mazzo 65. | |
Bibliografia | Bianchi N., Le carte degli archivi piemontesi politici, amministrativi, ecclesiastici e di enti morali, Torino 1881.
Casalis G., s.v. Tricerro (Tricerrum, ad tres cerros), in Dizionario geografico storico - statistico - commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, vol. XXIII, Torino, 1853, pp. 255-258. Del Bo B., Uomini e strutture di uno stato feudale. Il marchesato di Monferrato (1418-1483), Milano 2009. Ferraris G., Borghi e borghi franchi quali elementi perturbatori delle pievi, in Vercelli nel XIII secolo, Atti del primo Congresso storico vercellese, Vercelli 1982, pp. 139-202. Guasco F., Dizionario feudale degli antichi stati sardi e della Lombardia (dall’epoca carolingica ai nostri tempi) (774-1909), vol. IV, Pinerolo 1911. Orsenigo R., Vercelli Sacra, Como 1909. Panero F., Due borghi franchi padani. Popolamento ed assetto urbanistico di Trino e Tricerro nel secolo XIII, Vercelli 1979. Panero F., Comuni e borghi franchi nel Piemonte medievale, Bologna 1988. Rao R., La proprietà allodiale civica dei borghi nuovi vercellesi (prima metà del XIII secolo), “Studi storici” 42 (2001), pp. 373-395. Rao R., I beni del comune di Vercelli. Dalla rivendicazione all’alienazione (1183-1254), Vercelli 2005. |
Descrizione Comune | Tricerro
Per quanto abbia dato vita a un insediamento di modeste dimensioni, il borgo nuovo di Tricerro rappresenta un’iniziativa di popolamento realizzata con efficacia. Nel 1218, il comune di Vercelli creò infatti un centro capace di resistere ai rivolgimenti demografici e alle eclissi insediative del Trecento. Il nuovo abitato accolse una comunità vivace, in grado di contrapporsi con successo ai tentativi signorili delle famiglie radicate nell’area.
La vicenda della collettività può essere ricostruita per larghi tratti sotto il segno del rapporto diretto con il governo centrale. In età comunale, quando Tricerro era inquadrate nel contado del comune di Vercelli, la condizione di borgo franco costituì una garanzia di indipendenza dai poteri signorili e di conseguimento di consistenti agevolazioni fiscali. A partire dal Quattrocento, in un clima di mutate condizioni politiche e di tendenza all’infeudazione delle comunità, il comune pare avere tratto vantaggio dall’infeudazione diretta ai marchesi di Monferrato, nella cui orbita era entrato a partire dall’inizio del Trecento. A partire dal Trecento, i Tizzoni, titolari di numerosi feudi nell’area (in particolare Crescentino e Desana), cercarono di estendere la loro egemonia sull’abitato, conseguendo tuttavia risultati parziali, per via dell’opposizione della comunità e anche a causa della relazione diretta intessuta da quest’ultima con i marchesi. Come numerosi centri posti fra Po e Stura, anche la vicenda di Tricerro risulta divisa tra Monferrato e Vercelli. Fondato dal comune urbano su un territorio acquisito dagli Aleramici, il borgo nuovo oscillò a lungo tra la dominazione vercellese e quella monferrina, rimanendo inquadrato in quest’ultima per più di tre secoli. Un’analoga dinamica caratterizzò il processo di inquadramento ecclesiastico: tale area, inizialmente afferente alla diocesi vercellese, dopo l’erezione di Casale Monferrato a sede cattedrale ne dipese per tutta l’età moderna, tornando soltanto all’inizio dell’Ottocento sotto la cattedra di Sant’Eusebio. |