Autori | Palmero, Beatrice |
Anno Compilazione | 1998 |
Provincia | Cuneo
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Area storica | Monregalese. Vedi mappa.
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Abitanti | 461 (censimento 1991).
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Estensione | 764 ha (ISTAT 1991); 756 ha (SITA 1991).
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Confini | A nord Ceva, a est Perlo, a sud Bagnasco, a ovest Battifollo.
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Frazioni | Non esistono attualmente frazioni, ma si attestano le principali borgate, già elencate nel XIX secolo: Roata, Villa, Nicolini, Caramelli, Livrato (Casalis 1843, vol. XII, p. 7), alle quali si aggiunge un aggregato minore, denominato Case Regis. Vedi mappa.
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Toponimo storico | «Nucetum», «Nocetum», «castrum Noxeti» (Casalis 1843, vol. XII, p. 7). Prima attestazione del luogo si riscontra nel diploma imperiale del 967, «Noscetum», da nux, «noce», e si può ricollegare a quei toponimi che richiamano aspetti botanici della zona (Borgogna, Rossi 1975, p. 105). Nella forma più diffusa di «Nucetum» si ritrova tra XII e XIII secolo preceduto da castrum, a testimonianza del ruolo strategico-militare assunto dal posto.
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Diocesi | Le chiese e le cappelle di Nucetto risultano incluse nel distretto ecclesiastico di Alba a partire dal Registrum ecclesie et episcopatus Albensis del 1325 (Conterno 1979, pp. 70-72). Passeranno alla diocesi di Mondovì nel 1772 e nonostante la ricostituzione della diocesi di Alba, temporaneamente soppressa (1805), le chiese di Nucetto restano a quella di Mondovì, in maniera definitiva anche in seguito al riordinamento dei distretti diocesani e alla costituzione della diocesi di Cuneo (1817) (Berra 1955, pp. 52-54).
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Pieve | In base all’organizzazione plebana attestata al 1325 per la diocesi di Alba l’ecclesia di Nucetto è inclusa nel «plebatus de Petriolla» e dovrebbe trattarsi di quella dei SS. Cosma e Damiano (Conterno 1979, pp. 70-72).
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Altre Presenze Ecclesiastiche | Non si registra alcuna presenza monastica, benché un contenzioso del XVII secolo riveli le pretese di censi e decime da parte degli Agostiniani di Ceva (AST, Corte, Inventari comunali, mazzo 14, n. 324, Volume d’atti civili avanti Regio Senato: Comunità contro P.P. di San Agostino di Ceva [29 agosto 1673-6 settembre 1683]). Si segnalano due parrocchie, corrispondenti ai due quartieri principali del luogo: S. Maria Maddalena del quartiere del Piano, a totale carico del consiglio comunale, e quella dei SS. Cosma e Damiano in quello della Villa, attiguo al castello dei marchesi. Quest’ultima, sorta probabilmente per volere dei signori, è la più antica chiesa del luogo (Conterno 1979, p. 78). Ma già nel corso del Settecento aveva perduto la propria autonomia – era indicata come “tempietto” del castello –, e un unico parroco officiava entrambe. La confraternita dei Disciplinanti aveva sede propria in un’altra chiesa ancora, quella della Santissima Trinità. A poca distanza dall’abitato inoltre sono elencate ben sette cappelle campestri: S. Rocco, S. Bernardo, S. Lucia, Madonna della Neve, S. Antonio abate, S. Pietro e Santissima Annunziata. Strettamente legate alla devozione popolare, si mantenevano con le elemosine (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, pp. 309-311). La chiesa dei Disciplinanti, passata poi al patrimonio demaniale in seguito alle leggi napoleoniche, venne venduta a privati, e oggi è sede di un esercizio commerciale (Odello 1992, p. 58).
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Assetto Insediativo | |
Luoghi Scomparsi | Non si sono rilevate attestazioni inerenti insediamenti scomparsi.
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Comunità, origine, funzionamento | Oltre alla già citata attestazione nel diploma imperiale, il luogo di Nucetto ricorre negli statuti di Ceva. Considerata la mancanza di fonti dirette relative all’amministrazione comunale, si segnala il volume d’atti registrato nell’inventario settecentesco dell’archivio comunale, che inizia con un documento del 1487 che riporta il giuramento dei capi-casa di Nucetto al signore del luogo. Il primo catasto risultava del 1564, ma già l’inventario del 1737 ne segnalava il cattivo stato di conservazione (AST, Corte, Inventari comunali, mazzo 14, n. 324 [15 febbraio 1737]).
La regolare attività del consiglio è documentata dal 1595, ma attualmente gli atti conservati in archivio comunale sono di epoca settecentesca (AC Nucetto - scheda soprintendenza anno 1957). La comunità era amministrata dal sindaco e da due consiglieri, che avevano una sede propria in cui erano custodite anche le scritture (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, p. 312).
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Statuti | Non vi è citazione che rimandi agli antichi regolamenti. Ma neppure menzione nell’inventario del 1737, che peraltro denuncia già un grave impoverimento delle carte comunali.
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Catasti | Gli antichi registri (1564-68 e 1639) ricordati nell’inventario settecentesco (AST, Corte, Inventari comunali, mazzo 14, n. 324 [14 marzo 1737]) non si sono conservati. Il primo catasto è di metà Ottocento, mentre si è rinvenuta una mappa particellare di età napoleonica (1805) (Odello 1992, p. 78). Si hanno inoltre una Consegna beni feudali ed enfiteutici, anno 1733, in 7 voll., e 2 registri degli Incanti e delliberamenti, dal 1776 al 1795, (AC Nucetto - scheda soprintendenza anno 1957).
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Ordinati | La serie degli ordinati descritta dall’antico inventario (1595; 1613; 1615; 1617; 1624; 1630-1640; 1644-1650; 1651-1733: AST, Corte, Inventari comunali, mazzo 14, n. 324) è ormai scomparsa. Secondo la relazione del Bottalla (1710) un incendio avrebbe distrutto gran parte dell’antica documentazione (Odello 1992, p. 27). Si conservano invece i Verbali consiliari dal 1721 al 1841, in 6 regg. (AC Nucetto - scheda soprintendenza anno 1957).
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Dipendenze nel Medioevo | A seguito dell’espansione aleramica lungo il Tanaro, il territorio viene incluso nel marchesato di Ceva (1142). Durante la lotta tra le limitrofe famiglie marchionali che durante il XIII secolo coinvolse il marchesato di Ceva e i signori della zona, il castello di Nucetto fu venduto al comune di Asti in cambio dell’appoggio militare.
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Feudo | Di provenienza imperiale, qui a seguito della partizione ereditaria prende origine un ramo locale dei signori di Ceva (1242). I Nucetto-Ceva sono fedeli alla politica espansionistica dei marchesi e partecipano alla lotta contro Alba servendosi della cessione di porzioni di feudo. Nel 1295 anche il castello di Nucetto passa al comune di Asti, e le varie alienazioni di diritti feudali vengono recuperate solo nei secoli XIV e XV. Intanto si aggiungono nella giurisdizione i Faussoni, i Pallavicini di Ceva, i Pasquali di Cuneo, i Rovelli di Ceva e i Tesauri consignori di Monasterolo (Casalis 1843, vol. XII, p. 7).
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Mutamenti di distrettuazione | Incluso nel marchesato di Ceva, a seguito della riforma amministrativa dello stato sabaudo viene posto sotto il mandamento di Bagnasco (1741), facente capo alla provincia di Mondovì. Durante il periodo di dominazione francese (1797-1815) si trova nel dipartimento della val Tanaro. In seguito al ripristino delle province di Antico Regime del dominio sabaudo, Nucetto rientra nella provincia di Mondovì, con la riduzione delle circoscrizioni provinciali del Regno sardo (1859), che sancisce la soppressione della provincia di Mondovì, i comuni monregalesi passano sotto quella di Cuneo.
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Mutamenti Territoriali | Nella seconda fase di rimaneggiamento delle circoscrizioni comunali e provinciali (1927-1944, secondo l’analisi della trasformazione della configurazione spaziale dei comuni proposta da Sturani [Sturani 1995, p. 112]), Nucetto aggrega due boschi demaniali del territorio comunale di Perlo, che ritornano al comune originario nell’immediato dopoguerra.
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Comunanze | Attualmente le terre comunali sono iscritte alla categoria «A» per 0,0712 ha (CSI 1991, Piemonte). Si segnala il diritto di pesca sul fiume Tanaro ius marchionali ab antiquo riconfermato 23-VIIM990.
I beni comuni sono classificati come «seminativo e incolto sterile e produttivo» per 5,12 ettari ad uso civico di bosco o pascolo permanente (CUC, Provincia di Cuneo, cartella 153 [28 febbraio 1941]). La discrepanza con i dati odierni è dovuta all’annessione dell’area boschiva appartenente al comune di Perlo, nelle regioni di Bandetti e Fornaca, in uso promiscuo con Nucetto. Quindi, l’attuale contrazione delle terre comunali è giustificata dal proscioglimento di tale aggregazione (1947) e dal documentato reimpiego di zone demaniali in opere pubbliche, realizzate in epoca fascista.
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Liti Territoriali | Le ripetute infeudazioni del luogo creano tra i signori locali e Nucetto tensioni di natura economico-finanziaria, che comunque non hanno ripercussioni sull’assetto territoriale del comune (AST, Corte, Paesi per A e B, N, mazzo 21, fasc. 1: Procura nelle liti dei Signori di Nucetto [1300]; AST, Corte, Inventari comunali, mazzo 14 n. 324: Volume d’atti civili avanti Regio Senato: Comunità contro Gio e Gio Batta fratelli Ceva consignori del presente luogo e sig. Bernardino Formento della città di Asti 27 nov 1671 al 3 lug 1680; Volume d’atti civili avanti Regio Senato: Comunità contro P.P. di San Agostino di Ceva [29 agosto 1673-6 settembre 1683]; Volume d’atti civili avanti Regio Senato: Comunità contro Bernardo e Ludovico padre e figlio Fermenti de sig. Di Torre Uzzone [l3 febbraio l683 e l3 maggio 1687]; Volume d’atti civili avanti Regio senato: Comunità contro Carl’Ottavio e Giuseppe Marchesi di Ceva per il fatto della Fontana della Villa [21 agosto 1714-20 giugno 1716]).
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AST (Archivio di Stato di Torino):
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Tanaro, Mazzo 1, Corso del Tanaro da Garessio a Govone diviso in 4 parti. Parte 1a. Corso del Tanaro da Garessio sino a Govone, diviso in 4 parti; la 1a da Garessio sino a Ceva; la 2a da Ceva sino a Farigliano; la 3a da Farigliano sino a Verduno al là di Cherasco; la 4a da Verduno sino a Govone. Levato per Ordine dell'Ill.mo Sig. Conte di Robilante, sulla Scala di 1/9360, con indici (con una copia della parte 3a e due della parte 4a). (Note: Sul verso reca una segnatura archivistica in francese nella quale la presente carta è indicata come la seconda parte di una Carta del Tanaro divisa in 6 parti, delle quali la 1a (dalle sorgenti sino a Garessio) e la 6a (da Govone sino allo sbocco nel Po presso Alessandria) sono mancanti. Carta con timbro del Dépôt Général de la Guerre.), s.d. Vedi mappa. Corte, Inventari comunali, mazzo 14, n. 324, Volume d’atti civili avanti Regio Senato: Comunità contro P.P. di San Agostino di Ceva [29 agosto 1673-6 settembre 1683];
Corte, Paesi per A e B, N, mazzo 21, fasc. 1: Procura nelle liti dei Signori di Nucetto [1300].
BRT (Biblioteca Reale di Torino), Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753. La relazione dell’intendente Corvesy è edita: Descrizione della Provincia di Mondovì: relazione dell’intendente Corvesy, 1753, a cura di G. Comino, Mondovì 2003.
CUC (Commissariato per la liquidazione degli usi civici), Provincia di Cuneo, cartelle 153 e 162.
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Bibliografia | Berra L., Riordinamento delle diocesi di Mondovì, Saluzzo, Alba e Fossano ed erezione della diocesi di Cuneo (1817), in «BSSSAACn», 36 (1955), pp. 18-59.
Borgna M.L., Toponomastica medievale dell’Alta Valle Tanaro, in «BSSSAACn», 72 (1975), pp. 101-116.
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1843, voll. XII.
Conterno G., Pievi e chiese dell’antica diocesi di Alba, in «BSSSAACn», 80 (1979), pp. 55-88.
Descrizione della Provincia di Mondovì: relazione dell’intendente Corvesy, 1753, a cura di G. Comino, Mondovì 2003.
Morozzo della Rocca E., Le storie dell’antica città del Monteregale, ora Mondovì in Piemonte, Mondovì 1894-1905, 3 voll.
Odello G., Vicende storiche ed altre notizie di Nucetto e dintorni, Carrù 1979.
Odello G., La Communità del luogo di Nuceto durante il secolo XVIII. Cronaca dagli Ordinati Comunali, Ceva 1992.
Schiffo C., Un po’ di storia di Nucetto, Ceva 1961.
Schiffo C., Come Giorgio II il nano coinvolse Nucetto nelle vicende del Marchesato di Ceva, in «BSSSAACn» 49 (1963), pp. 153-162.
Sturani M.L., II Piemonte, in Amministrazioni pubbliche e territorio in Italia, a cura di L. Gambi, F. Merloni, Bologna 1995, pp. 107-154.
Torre A., II consumo di devozioni. Religione e comunità nelle campagne dell’Ancien Regime, Venezia 1995.
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Descrizione Comune | Nucetto
Nucetto ha un primo sviluppo abitativo intorno all’XI secolo, con l’erezione del castello e del primo insediamento. Tale sviluppo è legato alla deviazione per Bagnasco della via dei commerci con Albenga e la Liguria che – tagliando fuori la val Mongia – prediligeva i villaggi sul Tanaro perché di transito più agevole (Berra 1943, p. 87; cfr. la scheda dedicata a Scagnello).
A seguito della ripartizione ereditaria e in virtù di una strategia di alleanze, la famiglia marchionale dei Ceva consolida il controllo sul territorio con una serie di infeudazioni, per cui il castello e luogo di Nucetto venne assegnato ad un figlio del marchese, che assunse il titolo di Nucetto-Ceva (1241). Nel corso delle lotte espansionistiche dei vari signori della zona, i signori del luogo di Nucetto si schierarono dalla parte del cugino Guglielmo e dei Clavesana, contro le prepotenze di Giorgio II detto il Nano. Perciò il Nano quando patteggiò l’aiuto per fronteggiare l’alleanza dei parenti con la città di Asti vendette parte del marchesato, tra cui anche il feudo e castello di Nucetto. Nel 1295 la città vincitrice reinfeudò integralmente i possessi agli stessi marchesi di Ceva suoi alleati (Odello 1979, pp. 12-16).
I beni della signoria locale erano costituiti dal castello e dalla sovranità sul territorio. Nel corso del XV secolo, a seguito della crisi finanziaria dei marchesi di Ceva, il feudo di Nucetto fu oggetto di ripetuta vendita: ne detennero porzioni i signori di Cosio e Pornassio, Francesco Demarchi di Finale e Giacomo Parasca di Ceva. Serviva infatti denaro corrente per gli impegni militari nell’espansione del marchesato, e il feudo venne impegnato fino alla restituzione delle somme elargite (Schiffo 1963, pp. 156-157).
Inevitabilmente l’ingerenza di più signori sul feudo si ripercuote sulla comunità causando problemi giurisdizionali, dovuti appunto dall’avvicendamento dei vari feudatari sui diritti signorili. I volumi delle cause della comunità, registrati nell’inventario antico e non più consultabili, scandiscono infatti una serie di episodi accaduti tra Sei e Settecento. I contenziosi di carattere fiscale, legati alla riscossione dei diritti, si svilupparono contro le richieste dei marchesi di Ceva e i consignori di Nucetto; della famiglia Formento di Torre Uzzone, cittadini di Asti, nonché dei Padri Agostiniani di Ceva (cfr. il lemma ‘Liti territoriali’).
La tensione della comunità rispetto alle autorità territoriali laiche ed ecclesiastiche si riflette in maniera indiretta con il moltiplicarsi dei siti religiosi, dove liberamente la popolazione poteva aggregarsi, e attraverso cui i diversi poteri locali si rappresentavano. Su un territorio abbastanza esiguo come quello di Nucetto si segnalano infatti ben sette cappelle campestri, mantenute esclusivamente dalle elemosine dei «particolari» (cfr. la scheda dedicata a Scagnello). Inoltre una chiesa è gestita ufficialmente dalla confraternita dei Disciplinati. L’antica chiesa dei SS. Cosma e Damiano – sita nel quartiere di Villa, attigua al castello dei marchesi – insieme alla parrocchia di S. Maria Maddalena nel quartiere del Piano erano officiate da un unico parroco, quasi la gerarchia ecclesiastica tentasse di conciliare, nel riconoscimento distinto delle due autorità, ma nella gestione unitaria del rito, il potere signorile e la comunità (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, pp. 309-311). Traspare dalla visita governativa del Settecento una situazione di contrapposizione tra poteri locali – identificati nella parrocchia e nella cappella dei marchesi – e identità popolare, che frequenta la chiesa dei Disciplinanti e si fa carico di ben sette cappelle rurali. Se da una parte il dualismo parrocchiale rivela un contrastato sviluppo territoriale del borgo, «la difficoltà di affermazione della parrocchia» conferma il suo ruolo di rappresentanza di conflitti tra potere locale e popolazione (Torre 1995, pp. 31-33). L’aggregazione originaria di Nucetto intorno al castello signorile e alla chiesa della Villa era già superata nel corso del popolamento medievale con la costituzione della parrocchia nel Piano e della chiesa officiata dai Disciplinanti. La realtà insediativa di Nucetto si articola quindi tra il villaggio, sorto intorno al castrum, e i due quartieri contrapposti di notevoli dimensioni. Gli elementi dell’economia locale – la strada, la miniera di carbone, la fornace, i campi e i mulini – hanno distribuito la popolazione su tutto il territorio e creato, con le cappelle, luoghi di culto e aggregazione più vicini alle attività e agli interessi particolari. L’insediamento abitativo si sviluppa infatti in età tardomedievale in almeno due borghi, la Villa e il Piano, e in quattro nuclei abitati, Nicolini, Livrato, Caramelli e Case Regis. Il quartiere del Piano (la Roata), direttamente interessato al commercio e allo sviluppo della strada risultò vincente, mentre quello della Villa andò via via spopolandosi. Ancora nel 1958, per un breve periodo, la parrocchia della Villa ebbe un proprio parroco. Attualmente è abbandonata e versa in stato di degrado. Le funzioni religiose del quartiere della Villa sono officiate nella più centrale cappella di S. Bernardo (Odello 1992, p. 58).
La comunità di Antico Regime è principalmente gravata da contenziosi di carattere fiscale in opposizione alle plurime ingerenze dei signori del luogo. Tutto ciò ha origine dalla politica delle infeudazioni, perseguita dai marchesi di Ceva nei secoli precedenti, che ridusse Nucetto ad una serie di censi debiti con più signori, tanto che nel Settecento si rese necessario un memoriale per la comunità, in cui il marchese elenca e sottoscrive gli aventi titolo (AST, Corte, Inventari comunali, mazzo 14, n. 324: Volume di scritture coibito dal sig. marchese Carl’Ottavio Ceva di Nucetto e prese in comunicazione dalla comunità in cui vi sono diverse investiture e consignamenti dei signori del luogo. Instrumenti 14 giugno 1487 e terminante 5 giugno 1718). Le tensioni patrimoniali con i signori del luogo non compromettono comunque l’assetto del territorio: nonostante l’accavallarsi delle diverse giurisdizioni questa parte di marchesato passa interamente nel mandamento di Bagnasco (1741). I marchesi di Ceva mantengono la riscossione del pedaggio sulla strada di transito verso il mare, da Garessio al Principato di Oneglia (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, p. 312). A partire dal 1741 la comunità pretendeva dai consignori di Nucetto il pagamento delle taglie sui beni fondiari che avevano sul territorio, secondo le disposizioni della riforma catastale. Si sviluppò pertanto un’altra lite, giacché i signori intendevano conservarli immuni. La transazione convenuta con il Regio Senato nel 1771 costrinse i feudatari ad adeguarsi alle nuove disposizioni catastali, obbligando però il comune a far fronte agli antichi debiti con il pagamento di interessi annui ai signori (Odello 1992, pp. 115-117).
Se da una parte il bilancio comunale restava gravato da cospicui debiti, allo stesso modo il patrimonio comunale di Nucetto non ha mai avuto grande consistenza fondiaria. I beni demaniali descritti dal perito istruttore nel 1933 riguardano appezzamenti di scarsa estensione (intorno all’ettaro) di incolto e seminativo già reimpiegati. Nel capoluogo infatti si è realizzato il palazzo comunale e un passaggio pubblico per l’abbeveramento del bestiame. In località Forno i due appezzamenti erano già stati alienati nel 1928; uno di essi, contestato a Nicolino Domenica è stato adibito a pubblica piazza. Restano quindi i 1000 metri di Livato che per esiguità perdono il carattere di bene demaniale e ne viene consigliata l’alienazione (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 153).
Il territorio di Nucetto è composto essenzialmente da bosco ceduo, con prevalenza di faggio e rovere. Le regioni di Badetti e Fornaca, su cui si estendevano i castagneti e le selve divise tra questa comunità e quella di Perlo, diventano per un ventennio circa parte integrante del territorio di Nucetto. Queste regioni hanno subito una trasformazione di destinazione colturale: il castagneto infatti è stato sostituito dal bosco ceduo (1936). Ad esse si aggiunge la porzione appartenente all’ex comune di Perlo, comunque di esigua estensione e priva di usi civici. Tale aggregazione è stata resa possibile proprio per l’originaria discontinuità del territorio comunale di Perlo, anche se risulta alla fine vincitrice l’identità comunale e l’autonomia locale (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 162; cfr. la scheda dedicata a Perlo).
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