Autori | Torre, Angelo |
Anno Compilazione | 2003 |
Provincia | Asti.
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Area storica | Val Tiglione.
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Abitanti | 2084 (2001).
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Estensione | 1561 (ISTAT); 1525 (SITA).
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Confini | In senso orario da W: Isola, Vigliano d’Asti, Rocca d’Arazzo, Montaldo Scarampi, Mombercelli, Castelnuovo Calcea, Agliano, Costigliole d’Asti.
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Frazioni | Santo Stefano- Canetto (1951)
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Diocesi | Asti.
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Pieve | Non segnalata da Bosio 1345.
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Altre Presenze Ecclesiastiche | San Secondo è compresa tra le chiese non dipendenti da alcuna pieve nel 1345 (Registro delle chiese, p..529); a fine ‘500 essa risulta parrocchia “extra terram” (Visita Peruzzi, s.v.); nello stesso periodo si segnala un dualismo con la chiesa semplice di San Matteo, edificata “intra terram” al cui interno esiste un altare della Gloriosa Vergine sede della società “parrocchiale” del Rosario; l’oratorio dei disciplinati della Santissima Trinità non sembra rappresentare l’unità del luogo, e si presenta con icona lacerata; nel secolo XVIII esso è infatti segnalato come “Disciplinanti dell’Annunziata nel concentrico”. Esiste anche un convento cistercense, in regione Corte, segnalato a metà sec. XVIII, quandovi vivono 4 sacerdoti e 2 servi, con possedimenti per g. 122 di cui 65 immuni. Il convento è dotato di una rendita l. 1750 e l. 300 da messe (Relazione intendente). La presenza del convento sembra legata alla donazione di Luigi Scarampi, canonico lateranense, che nel 1603-04 ha fatto costruire la chiesa della Beata Vergine dell’Intercessione sulle fini di Montegrosso con annesso convento, ed è sepolto sotto il campanile (AST, Camera dei conti, Art. 595, §2, m.15, n. 25, 1668).
1680 Supplica MONTEGROSSO contro i Padri di San Francesco di Asti sono presenti, e oggetto di tensioni. Nel secolo XVIII la parrocchiale di San Matteo possiede Compagnie del SS Sacramento, SS. Rosario, Suffragio. Nel luogo esiste una Congregazione di Carità, che a metà XVIII risulta senza redditi. La Relazione intendente del 1750 segnala una cospicua presenza di ecclesiastici: 1 parroco di nomina episcopale, sei sacerdoti secolari, 2 chierici, un maestro dipendente dalla comunità, e una lunga serie di beni ecclesiastici: parrocchia con redditi aggregati in una cascina di reddito l. 350 annuali, con un lascito Bosco di l. 45 annuali destinato al Rettor di Scuola e a carico della Comunità. L’intendente segnala Corpi immuni: Beneficio di San Cassiano di Vigliano g. 0.73, Ospedale di Santa Maria di Asti, g. 0.66, Collegiata di San Secondo di Asti, g. 18, Parrocchia, g. 32, Parrocchia di Montaldo Scarampi, g. 0.31, Commenda di San Pietro di Asti, g. 4.66, Commenda di San Quirico di Asti, g. 14, Padri del Carmine di Asti, g.132.52, Beneficio di Santa Deliberata di Vigliano, g. 2.11, cappella di Santo Stefano, g. 0.30. |
Assetto Insediativo | Nel 1585, la cura si estende per due miglia “et ultra”, con una netta distinzione tra “intra” ed “extra” terram quanto al rituale parrocchiale della sepoltura, a causa di “vias arduas et difficiles”. Una nutrita serie di borgate e regioni è segnalata da una consegna di bocche del 1700 (Bricco, Garey, Palazzo, fini del convento della Consolata, Valanzano, Pozzolo, Fontanella, Bagneri, Val del Goso, Sterpino, Valhumida, Colombaro, Gorra, al Campo rosso, al Canetto, Zuchetto, Lungamerenda, Pasquana, Brusasacco, Hosteria, alle toppie, Harbirone, al Boscogrande, Caranzano , in messadio, Castelletto.
Nella relazione dell’ intendente Montegrosso è definito “luogo unito e non diviso in borgate”, ma si segnala la presenza di alcuni Cantoni: oltre alcuni “fuochi dispersi per il territorio”, “risulta avere i seguenti borghi allodiali: Val Humida fuochi ca. 20, più sul territorio a 1/2 miglio dal luogo monastero di Padri riformati di S. Bernardo dell’ordine cisterciense, con una massaria e beni non concorrenti l'indistinto pagamento dei carichi ma solamente il tasso. Si segnala tuttavia la questione territoriale tra la diocesi di Pavia e la diocesi di Asti per una cappella senza titolo in regione Menizio (o sia Palazza). La popolazione è censita per luoghi: nel 1838 sono rilevate Case 446, Famiglie 469, Popolazione 2177; nel 1848 Case 357, Famiglie 494, Popolazione 2331; nel 1881: una popolazione totale di 3242, di cui nell’agglomerato 2590, sparsa 652, con 6 nuclei (Montegrosso 978/856/122, Valanzano 252/231/21, Bricco dei Monti 221/191/30, Biolla 513/347/166, Vallumida 398/285/113, Canetto 880/680/200). Si nota una grande variabilità della nominazione, ma forse anche della dislocazione (v. Valle) delle contrade, con un nuovo centro che si costituisce in Santo Stefano Canetto, e conquista nel dopoguerra lo status di frazione, e dà visibilità a una nutrita serie di nuove contrade. Si direbbe una struttura a contrade, come suggerisce anche l’elenco impressionante di contenziosi territoriali (v.). Queste caratteristiche di frammentazione che non traspaiono sul piano formale, potrebbero essere collegate con attività economiche legate al contrabbando, che possiamo cogliere dall’importanza delle osterie e dei percorsi nella storia istituzionale del luogo (v. Seconda parte), e che si risolve solo nell’Ottocento con iniziative consortili sul territorio e una gestione coordinata dell’istituto parrocchiale. |
Comunità, origine, funzionamento | Nel 700 esiste un consiglio di 5 membri; 17 sono gli eleggibili; agisce in dialogo con il centro per diffalchi e grazie di tasso già in fine XVI (AST, Camera dei Conti, Patenti Piemonte e Patenti Controllo finanze); l’archivio è giudicato “in mal stato” nel secolo XVIII. Il secolo XVIII segnala la formazione di una élite municipale, definita di “migliori registranti”: gli eredi del Barone Pia, notaio Bianco G Serra,, GB Curto, md. Gambaruto. Ant F Gambaruto, GB Gonella, dom Bianco q Gius, F Capra, GB BIanco, GB Valente G Bosco, Sec Grasso, Bart Gonella, G Curto, Gius Capra . Fra di loro l’intendente ritiene che “possono essere pecuniosi” G Serra (possessore di fornelletti da seta), GB Curto, F Capra, GB Bianco (Relazione intendente, 1750). |
Catasti | La Relazione intendente parla di una misura generale iniziata dal 1737 ma interrotta per controversie territoriali con Agliano (v. 1737);
1664 catasto e libro; 1678-86: Catasto; 1678: supplica affinché Asti non proceda alla misura dei beni registrati dalla Comunità; 1687: supplica di Vigliano affinché non misuri beni controversi; 1705: Ordinanza Asti affinché particolari con possedimenti in Comunità di Montegrosso e Vigliano siano assoggettati al catasto della città; 1765: nota dei beni che il barone Pia possiede ai confini tra Montegrosso e Revignano. 1717, 1719, 1760-63: Misura generale ; 1717 –1730: contesa con agrimensore Scarampi. 1737-1750 ?: sospeso il piantamento dei termini divisori con Agliano in reg. Melizzo ossia Palazza (Relazione intendente); dalla relazione si ricava che si tratta di una cappella esistente da tempo immemorabile in reg. Menizio (AST, Camera dei Conti, II archiviazione, c. 21, m. 161: Registro delle notizie prese da Commissari deputati per la verificazione de contratti a corpo di beni dal 1680 al 1717 inclusive circa la qualità delle misure, registro de beni di caduna comunità del Piemonte, e denominazione de cantoni membri e cassinaggi); il giornaliere (f.69) segnala che catastazione e commercio dal 1664 si adeguano alla misura camerale, e lo staro a tav. 12 e mezza. Circa la metà del territorio è catastata con Asti. Registro calcolato a l. s.20, s. danari 12, d. di quarti 4. opp. a 8 ottavi. applicazione a valbe di tenimenti. 1786 mappa (profilo). Sec. XVIII: Tipo dei siti compresi tra Montegrosso e Vigliano; Sec. XVIII: ragioni di Vigliano circa i beni iscritti in Catasto di Montegrosso 1858: Censimento dei beni censibili e non censiti o ridotti a nuove colture e nomina periti 1858: notizie per servire all’accertamento dei beni; 1858: operazioni per censimento beni censibili. |
Ordinati | Da 1635 fino a 1771 con grosse lacune. Continui successivamente. Inventari comunali in 1747, 1821-22, 1824-30; anni 1960-70; Archivio “in mal stato” in 1750.
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Dipendenze nel Medioevo | Secondo Guasco, Dizionario…, III, p. 1075: Montegrosso è situato nel comitato d'asti; nella seconda metà del XIV secolo è enumerata fra le “ville in quibus commune ast iurisdictionem habet” da Rubrice Statutorum ( 1379); vi sono segnalati possessi di S. Bartolomeo di Asti, in Carte, 115.
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Feudo | Feudo del Vescovo di Asti, da cui nel 1198 viene donato al Comune di Asti che lo dà a un ramo di Marchesi di Incisa; nel 1515, un Roero di Montegrosso partecipa alla transazione con altri Roero di Revigliasco e Scarampi di Vesime, Incisa e Incisa per la causa di Montaldo scarampi (AST, Camera dei Conti, Senato, s. II, cat. 22, Scarampi del Cairo). Nel 1619 è infeudato da Carlo Emanuele I a Giovanni Bartolomeo Roero; nel 1659 questi premuore a Percivalle, e Montegrosso va alle figlie di quest'ultimo: Coardi Antonia Girolama (1/2) e Gonteri Silvia Margherita (1/2). Nel 1693 è investito Filiberto Giacinto Gonteri, marchese di Cavaglià; nel 1715 è investito Nicola Coardi, conte di Quarto, figlio di Atonia Girolama; nel 1789, attraverso Carlotta Gonteri finisce ad Alessandro Doria Eleazzaro marchese del Maro e Cirié (Guasco, Dizionario…, III,1075).
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Mutamenti di distrettuazione | Alessandria e Asti nel secolo XVI, che lasciano intravedere una dipendenza dall’organizzazione militare spagnola e dall’amministrazione artigiana che andrebbe indagata.
In anni recenti ha aderito alla Comunità delle colline tra Langa e Monferrato. |
Mutamenti Territoriali | 1893-95: Separazione della borgata Pasquana da Montegrosso e incorporazione in Costigliole. Vedi anche scheda Costigliole d’Asti.
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Comunanze | Un consegnamento segnala boschi comuni nel 1823; fra 1823-33 si susseguono richieste per il taglio dei boschi.
Esistono beni comunali affittati: sono attestati incanti per beni, l’affitto del torchio da olio fino al 1856-57, l’affitto del diritto di scopatura. Dal 1846 è documentato l’Affitto piante; del 1858 è un elenco di pascoli, boschi, gerbidi e incolti sottoposti a tributo. Nel 1892-94 avviene una Vendita beni comunali per la costruzione della piazza del mercato, e negli stessi anni inizia il mercato delle uve. Nel 1750 la relazione dell’intendente non segnala attività manifatturiere, a causa dell’assenzadi acque “oltre le pluviali”. Esistono tuttavia 5 fornelletti per filare seta di Giovanni Serra che occupano miserabili del luogo, e altri 8 fornelletti di Domenico Bianco. Per queste filature si è intensificato il piantamento d'alberi, massime di moricelli. (La Comunità ha venduto i moroni nel 1750). |
Liti Territoriali | Numerosissime con Vigliano e/o particolari di Vigliano (1627, 1634-35, 1666, 1669-70, 1672, 1677, 1680, 1682-83, 1685,1689, 1690, 1691-92, 1712-13, 1715, 1731, 1760-61);
con Asti (1674: contro Città di Asti; 1677: contro dazieri di Asti; 1688-89: contro città di Asti; 1705: contro città di Asti); con Costigliole, 1737 [Vd. anche scheda Costigliole d’Asti]. con Mombercelli e Canelli per ufficio del Registro (1882-83) 1893-95: Separazione della borgata Pasquana da Montegrosso a Costigliole; 1750: Questione territoriale fra diocesi di Pavia e Asti per la giurisdizione sulla cappella in regione Mollisso presso fini di Agliano rimessa all’arbitrato Vescovo di Alessandria (Relazione intendente). Meno evidenti sono i contenuti di “testimoniali con ordinazione di misura e trasferta per ricognizione di termini del 1702; e di un ordinato relativo alla violazione dei diritti di territorialità, del 1840; 1855-56 lite contro beneficio Ruella del vescovo di Asti (Archivio Storico Comunale). |
A.C.M. (Archivio Storico del Comune di Montegrosso d'Asti). Vedi inventario.
Rubrice Statutorum Civitatis Ast per F. Garonum de Liburno, Asti, 1534, capo 44, p. 59;
Carte dell’abbazia di San Bartolomeo di Azzano, a cura di A.M. Cotto e G.G. Fissore, S. Nebbia, Torino 1997 (BSS 214/I), doc. 72, pp. 114-117;
Registro delle chiese, p.529;
Relazione del’ intendente
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Bibliografia | Carlo Gazza, Le Osterie: borgata divenuta il paese di Montisgrossi, Montegrosso d'Asti, Massetti, 2004;
Walter Massetti, Sviluppo economico e struttura di classe in un comune rurale del Monferrato, Università degli Studi di Torino. Facolta' di Magistero. Corso di laurea in Pedagogia. Relatore: Luciano Gallino, 1972.
Filippo Avalle e Helma Maessen (a cura di), Via crucis : 2002-2005, s.l., Grafica Varese, 2005;
Giovanni Battista Maschio, C'ero anch'io : storie di pace e di guerra tra Alpi, Russia e Monferrato, Vignolo, Costarossa, 2008;
Giampaolo Pansa, Sconosciuto 1945, Milano, Sperling & Kupfer, 2005.
Giuseppe Brandone, Quando si votava "Contadino" : da Prunotto a Cerruti : per una storia del Movimento Rurale in Piemonte, S.l. : s.n., 1984 (Asti : Stampa T.S.G.), (Supplemento al periodico "Gli amici del Moscato" n. 20 - novembre 1983);
Scarzello Renata, “Attivita politica e organizzazione culturale in un'area rurale : l'azione di Giovanni Cerruti e del partito dei contadini nelle Langhe e nel Monferrato : tesi di laurea in antropologia culturale”, relatore: Alberto Guaraldo, Universita degli studi di Torino facolta di magistero, anno accademico 1981-82;
Oddino Bo, Il caso del Partito dei Contadini d'Italia, in, in Ruggero Grieco : le campagne e la democrazia : appunti di ricerca, a cura di Franco Ferri, Foggia, Bastogi, 1986, pp. 151-167;
Oddino Bo, La sinistra e il partito dei contadini : un rapporto difficile, In “Mezzosecolo : materiali di ricerca storica”, Centro studi Piero Gobetti, 6 (1985/1986), pp. 244-281;
Giovanni De Luna, Alessandro Scotti e la storia del partito dei contadini; in appendice: Memorie personali di Alessandro Scotti, Milano, F. Angeli, 1985.
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Descrizione Comune | Montegrosso d'Asti
Montegrosso è una villanova attraversata da numerose e rilevanti tensioni. Intanto, un indizio è dato dal divario fra le stime cinquecentesche della popolazione (500 anime da comunione nella Visita Apostolica Peruzzi) e le misure settecentesche, che troviamo ad es. nella relazione dell’intendente del 1750 (317 capi di casa e una popolazione tripla di quella cinquecentesca).
Bisognerebbe capire se si tratta di una crescita assoluta della popolazione o se non lo si possa spiegare con il mutamento della presa del borgo centrale sul territorio. Le tensioni sono date intanto dall’assetto insediativo: mentre infatti a fine ‘500 la distribuzione delle chiese divide un territorio “interno” da uno “esterno”, e segnala un dualismo tra la parrocchia di san Secondo “extra terram” e la chiesa semplice di San Matteo “intra terram” con altare della Gloriosa Vergine con società “parrocchiale” del Rosario; l’ oratorio dei disciplinati della Santissima Trinità non sembra in grado di unire il luogo, se si presenta con icona lacerata; di fatto, nel secolo XVIII cambia il proprio titolo in Annunciazione di Maria Vergine. Altro segno di tensione territoriale è costituito dal fatto che, a metà Settecento, Montegrosso è definito “unito”, ma in realtà è sparso, e controverso. La dispersione della popolazione è segnalata da una consegna di bocche del 1700, che è condotta per regioni: Bricco n. 5 nuclei, Garey 3, Palazzo 13, Consolata (fini del convento) 1, Valanzano 9, Pozzolo 1, Fontanella 1, Bagneri 1, Val del Goso 1, Sterpino 1, Valhumida 15, Colombaro 1, Gorra 29, al Campo rosso 1, al Canetto 9, Zuchetto 8, Lungamerenda 1, Pasquana 8, Brusasacco 4, Hosteria 4, Alle toppie 2, Harbirone 12, al Boscogrande 6, Caranzano 47, in Messadio 2, Castelletto 4. (AST, Camera dei Conti, art. 531, M/3, n.72). La vita di queste contrade non emerge in modo chiaro dalla documentazione ecclesiastica. Tuttavia, il centro non sembra in grado di organizzare la coesione del territorio comunale: sempre l’intendente segnala nel 1750 l’assenza della Congregazione di Carità. Tuttavia la popolazione continua a essere frammentata per luoghi anche dopo la fine dell’Antico regime: Case.446, Famiglie, 469, Popolazione 2177. (1838); Case. 357, Famiglie. 494, Popolazione 2331(1848). Quando la si può seguire attraverso i censimenti postunitari, la popolazione risulta distribuita in un nutrita serie di borgate (1881: tot 3242, agglomerata 2590, sparsa 652, con 6 nuclei (Montegrosso totale 978/ agglomerato 856/ sparso 122, Valanzano 252/231/21, Bricco dei Monti 221/191/30, Biolla 513/347/166, Vallumida 398/285/113, Canetto 880/680/200), che nell’insieme raccolgono i due terzi della popolazione. Le contrade sono a loro volta degli insiemi di case sparse, in cui si possono cogliere delle tensioni centrifughe, in particolare Canetto, poi chiamato Canetto – Santo Stefano, a sua volta composto da 5 contrade, e Valle, da 4. Tali contrade tendono a rafforzarsi, anche da un punto di vista insediativo, nell’ultimo scorcio del XIX secolo, ma sembrano incapaci di durare nel tempo, perché nel secondo dopoguerra il fenomeno risulta ridimensionato e il borgo “centrale” si impone. In realtà, si tratta di contrade (Valanzana, Bricco dei Monti, Biolla, Vallumida e Canetto) che dopo il 1881 sono destinate a perdere il diritto di nominazione. A danno di Santo Stefano dal 1901, che poi si suddivide a sua volta in altre 5 contrade (Bosino, Gorra, Tana alta e bassa, Zucchetto). Valle, Bosco Grande, Moroni, Nalberona e Toppie. Le contrade nel 1881 vengono così degradate a “Case sparse”, come dimostrano i rispettivi parziali. Si ha così nei primi anni del XX secolo la costruzione fittizia di un centro ipertrofico. I casi identificabili di contrade mostrano invece una stabilità di popolazione. Sembra un modello di lotta tra contrade e centro, con il risultato che il centro si impone sugli insediamenti dispersi, impedendo loro di proporsi come contrade. Questo spiega forse perché, quando emergono, le contrade abbiano politiche in qualche caso scissioniste (Pasquana, che si unisce a Costigliole). Ricerche ulteriori dovranno capire se la vivacità politica di Montegrosso, che per semplicità potremmo indicare con la forte presenza del “partito dei contadini” di Alessandro Scotti, non vada letta su questo sfondo e, come vedremo, con la diffusione delle pratiche consortili. Queste caratteristiche di frammentazione non traspaiono sul piano formale. Esse potrebbero essere collegate con attività economiche legate al contrabbando, segnalate nel 1750: “Sfrosadori fanno traghetto in questo territorio per Val detta di Tiglione di generi di contrabbando…de quali prendendone il carco dalle terre del genovesato lo trasportano ne luoghi di Mombercelli, Oviglio e Castellazzo per farne indi esito nell'Astigiano e Piemonte. Suggerimento di appostare una brigata a Mombercelli in luogo appartato (relazione intendente). L’importanza di questi traffici si può cogliere dall’importanza delle osterie e dei percorsi nella storia istituzionale del luogo, che offre molto materiale sulle strade comunali del territorio. Ancora nel 1853 si segnala l’apertura di una trattoria in Val Tiglione; nel 1897 viene nominata una “regione Osteria” in occasione della costruzione di un ponte; a partire dal 1880 si ottempera alla sistemazione obbligatoria delle vie di comunicazione tra Rocca d’Arazzo, Montegrosso e Montaldo Scarampi. A partire dal 1880, si ha la nascita delle strade consortili. Queste attività si traducono nell’Ottocento in una serie di iniziative consortili sul territorio. A partire dal 1848 nascono i consorzi idraulici (1907-33: consorzio idraulico di risanamento della Val Tiglione), stradali (Bubbio-Canelli-Agliano-Montegrosso; Montegrosso - Montaldo Scarampi 1902-1918), acquedotti (1955-56), grandinifughi (1907-08). In particolare Val Tiglione 1848-56. L’Ottocento si segnala anche per l’avvio di una gestione coordinata dell’istituto parrocchiale, fino a quel momento oggetto, apparentemente, di controversie. Nel 1811 si redige uno “Stato delle Cappelle Campestri” (Arch. St. Comunale) e nel 1818 inizia la documentazione della parrocchia in Archivio Comunale. Nel 1832-34 si avvia il trasferimento del cimitero. Nel 1834 inizia la documentazione sistematica della vita religiosa in archivio comunale, che segnala nel 1843 un “convegno tra confraternite e parrocchia per l’amministrazione”, nel 1849-50 una “Convenzione di siti e servitù tra Comunità e parrocchia”, nel 1884 l’acquisizione di parte del debito delle confraternite dell’Annunziata e SS Sacramento con un’inchiesta amministrativa. Nel 1880 il comune controlla l’affitto dei beni della Cappella di S. Defendente, che dà vita a un contenzioso ancora vivo in occasione della liquidazione dell’asse ecclesiastico nel 1886; nel 1889 la cappella di Santo Stefano fa ricorso contro le soppressioni. Queste tensioni territoriali e giurisdizionali hanno molti riscontri nella documentazione. Nell’antico regime l’intreccio di giurisdizioni si fa sentire anche sul piano dell’attività economica: Montegrosso confina con Agliano, Vigliano, Isola, Montaldo Scarampo, Mombercelli, Costigliole, Castelnuovo Calce, Rocca d'Arazzo; ma ancora a metà ‘700 si segnala il fatto che il luogo dista da stati forestieri miglia 40 verso il pavese, miglia 25 verso il genovesato. Le attività di transito sono adombrate dall’intendente (senza riscontri nella consistenza del patrimonio animale, ma con l’indicazione esplicita di “Sfrosadori” richiamati sopra”. Intanto, un’impressionante serie di liti territoriali (V. Prima parte: VIgliano, Asti, Costigliole, Agliano per una cappella, poi con Mombercelli , e Canelli) e scorpori anche ottocenteschi (Pasquana…) suggerisce che il territorio di Montegrosso è oggetto di continue contese. Il suo stesso status giuridico è eterogeneo: metà del territorio è catastato con Asti, esiste una palese divisione fra i signori, che fanno riferimento a famiglie di origine torinese e artigiana: Gonteri di Cavaglià abita a Casale in 1750!!!(…). Un altro elemento da tenere in considerazione è lo statuto giuridico della terra: su questo piano si segnalano elementi di grande rilievo: lo si percepisce già da un primo sguardo alla documentazione dell’archivio comunale relativa ai catasti: infatti si segnalano un catasto e libro del 1664, e un altro del 1678-86, ma nel 1678 Montegrosso redige una supplica per impedire ad Asti di procedere alla misura dei beni registrati dalla Comunità. Negli anni successivi insorgono altre contese: nel 1687 è segnalata una supplica della comunità di Vigliano contro la misura di beni controversi, temendo evidentemente che la misurazione del terreno assuma il significato di un atto di possesso; ma soprattutto, nel 1705 un’ Ordinanza della città di Asti assoggetta particolari con possedimenti nelle Comunità di Montegrosso e Vigliano al catasto della città. Sono connesse a queste contese anche un “Tipo dei siti compresi tra Montegrosso e Vigliano”; e le “Ragioni di Vigliano circa i beni iscritti in Catasto di Montegrosso” (entrambe del sec. XVIII) e, nel 1858, il “Censimento dei beni censibili e non censiti o ridotti a nuove colture e nomina periti”, le “notizie per servire all’accertamento dei beni” e le “operazioni per censimento beni censibili”. Un altro aspetto della questione è quello che si desume dalla localizzazione della terra nobiliare: nel 1765 una “Nota dei beni che il barone Pia possiede ai confini tra Montegrosso e Revignano” fa capire che le liti territoriali, secondo un modello individuato per aree vicine, possono essere legate strettamente con la localizzazione della terra immune. Nel 1717 e 1719 si iniziano le procedure per una misura generale, ma contemporaneamente si apre una contesa con l’agrimensore Scarampi (1717 –1730). Un aspetto di questa controversia potrebbe essere relativo all’interruzione, tra 1737 e 1750, di una nuova misura generale iniziata dal 1737 ma sospesa per controversie territoriali con Agliano. Viene sospeso il piantamento dei termini divisori con Agliano in reg. Melizzo ossia Palazza (Relazione intendente); dalla relazione si ricava che si tratta di una cappella esistente da tempo immemorabile in reg. Menizio (Melizzo?). Solo tra 1760 e 1763 si effettuerà una “Misura generale”. s.d. (AST, Camera dei Conti, II arch., c. 21, m m. 161: Registro delle notizie prese da Commissari deputati per la verificazione de contratti a corpo di beni dal 1680 al 1717 inclusive circa la qualità delle misure, registro de beni di caduna comunità del Piemonte, e denominazione de cantoni membri e cassinaggi: f.69 del giornaliere, catastazione e commerci avvengono dal 1664 a misura camerale, e staro a tav. 12 e mezza). Di fatto, Circa la metà del territorio è catastata con Asti. Registro calcolato a l. s.20, s. danari 12, d. di quarti 4. opp. a 8 ottavi. applicazione a valbe di tenimenti. Infine, nel 1786 si disegna una mappa (profilo). Accanto a queste tensioni territoriali, il territorio di Montegrosso si segnala per una cospicua presenza di immunità ecclesiastica rilevata dalla relazione dell’intendente di metà XVIII, secondo il quale sono definiti “Corpi immuni” il Beneficio di San Cassiano di Vigliano per g. 0.73, l’Ospedale di Santa Maria di Asti, per g. 0.66, la Collegiata di San Secondo di Asti per g. 18, la Parrocchia di Montegrosso per g. 32,quella di Montaldo Scarampi per g. 0.31, la Commenda di San Pietro di Asti per g. 4.66, la Commenda di San Quirico di Asti, per g. 14, i Padri del Carmine di Asti per g. 132.52, il Beneficio di Santa Deliberata di Vigliano per g. 2.11, la cappella di Santo Stefano per g. 0.30. Occorrerebbe invece chiarire la natura della contesa territoriale fra la diocesi di Pavia e quella di Asti per una cappella segnalata da tempo immemorabile nella regione Mollisso (Melizzo?) presso i confini di Agliano, contesa che è stata rimessa ad arbitrato del vescovo di Alessandria. Un’altra chiave alla lettura del territorio di Montegrosso è data dai beni non tassabili, una categoria che segnala una cospicua presenza di beni enfiteutici: (AST, Camera dei conti, II Archiviazione, Capo 21, m. 13 Ricavo dei recinti di case delle 12 prov. del Piemonte: m. 98, Stati de beni enfiteutici di varie comunità di diverse province: g. 316.60.5, di cui g. 300 circa con canoni per sc. oro 9 (all'interno delle quali almeno 6 cascine, e un bosco roncato), e due possessi di g. 13 e 1 per l. 30 e 10 rispettivamente. Ivi, m. 99, Confronto de beni enfiteutici tanto della chiesa che del feudo non catastati quali si ricavano dagli ordinati stati dalle comunità ultimamente trasmessi in seguito a ord. X 1730: concorda. Ivi, m. 100: Stato de beni enfiteutici già concorrenti al pagamento de carichi, e de canoni che per essi si pagano, compresi anche quelli che sono corrispondenti al reddito da servire al conto di perequazione che si deve fare secondo l'allodiale vechio: g. 2.60, con canone ridotto in contanti l. 13, reddito di giornate secondo la commune de beni fruttiferi de rispettivi territori l. 36.7.7., ammontare di d. reddito dedotti d. canoni l. 23.7.7, ammontare del 20% della precedente colonna l. 4.13.6, ammontare de canoni che si pagano in comune --, totale di detto 20% compreso d. canone l.17.13.6. Invece la comunità non risulta caratterizzata da beni comuni: nella perequazione i beni immuni sono solo g. 5.2 (la metà dei paesi vicini) e coincidono con le case del luogo (ivi, m. 69); i beni comuni sono solo g.0.35.9=l.7.10 e non danno reddito (ivi, mm. 67 e 68); sono assenti Alpi pascoli o boschi. Non esistono neppure beni infruttiferi (ivi, m. 65), mentre sono ben 80 le giornate di uso comune : non ha beni infruttiferi (ivi, m. 66: g. 80.15.7, dei particolari e redditi da beni comuni). Non può non spiccare, in questo quadro, l’importanza dei beni controversi, riportati dai dati della Perequazione: una lite fra Montegrosso e Vigliano per g. 472 di terreno, lascia trasparire nel 1731 una serie di accordi parziali successivamente smentiti. Nel 1702 era stata tracciata una “linea provvisionale” di confine dagli agrimensori Scarampi e Brondolo, evidentemente non accettata se le due comunità avevano sostenuto un “contraddittorio” nel 1714, in seguito al quale funzionari torinesi (il cavalier Moretta, Ruschis e Garombi) avevano proposto una nuova “linea divisionale”. Nel 1731, in una nuova fase conflittuale si conferma la linea divisionale Moretta, Ruschis Garombi, e si ordina la misura dei tenimenti controversi in Valle del Tiglione dal ponte della Garavella al ponte detto della Bocca di Narbussano sono attribuiti a Vigliano. Si produce una “Fede di misura” di Scarampi e Turello di Vigliano:si tratta di un “tenimento di prati e coltivo che va dal ponte Garavelli e strada che va verso Bagnere e l'altra che tira alla cascina detta di Bagnere e altra sotto Nerto “o sij verso Narbisano”, altra ancora in cima al tenimento che va a ovest che si introduce in altra strada detta "la Pedagiera" che proviene dalla città d'Asti e valle del tiglione. Per un totale di g. 70.69.Il resto, che si definisce “circondato da strade pubbliche” e se ne chiedono la specificazione di quantità e qualità, e tutto il resto sino a compimento di g. 472 sembra essere stato attribuito a Montegrosso.Si produce perciò la "misura de Prati e terre coltive che sono tra la strada reggia cioè dal ponte delle Garavelle comune tra Montegrosso e Vigliano che poi traversa la valle del Tiglione, et del pedaggio di Vigliano verso la valle di Narbisano ove vi resta altra strada che dessende per la regione di Norto o sii di mezza valle e tirando dietro la casa cascina e orto di ms. Gius. Gay di Vigliano gionge al rivo e Ponte delle Garavelle".(ivi, m. 102: Stato de beni controversi di ..comunità del Piemonte, c. 43). Riguardo ai cantoni questo documento segnala, oltre ad alcuni fuochi dispersi per il territorio, i seguenti borghi allodiali: Val Humida fuochi ca. 20, più sul territorio a 1/2 miglio dal luogo monastero di Padri Riformati di San Bernardo dell’ordine cistercense, con una massaria e beni non concorrenti l'indistinto pagamento dei carichi ma solamente il tasso. La presenza degli scambi si fa invece sentire in altro modo: si intuisce dal materiale settecentesco l’esistenza – che andrà verificata con lavori specifici - di un circuito di scambio grano-vino imperniato sulla vicina città di Asti, con una moderata presenza di sericoltura e indizi di attività di trasformazione. Infatti documenti amministrativi centrali come lo “stato del personale, beni e bestiami” del 1744 o la relazione dell’intendente del 1750 segnalano oscillazioni anche forti di una popolazione in crescita (1741= 1273, 1742= 1266, per mortalità e miseria; 1742-43: 1276-1292 per maggiori nascite; 1743-44: da 1292 a 1296, mentre nel 1749-50 la popolazione discende dopo un picco positivo che l’ha portata da 1638 a 1557; 1750-51: da 1557 a 1565; 1753-54 da 1446 a 1500 per cambiamento massari; 1755-56: 1396 a 1409; id.; 1756-57: da 1409 a 1434 per nascite e cambiamento di massari.). L’organizzazione produttiva mostra invece uno sbilancio tra grano e vino. I dati relativi al 1744 mostrano: Cochetti 720 rubbi, fieno 10404, formento sacchi da em. 5 2520, barbariato sacchi 1670, Meliga e marsaschi 690; canapa lino250, vino carra da brente 10 1456. pomi e noci per l. 200, bestiami bovini, con 200 nascite. La Relazione dell’intendente nel 1750 da un lato segnala un notevole patrimonio animale, con 653 buoi, 61 gioghi, 160 gioghi vacche, 442 ovine, 198 cavalline, 10 mulatine, 25 somarelli (che giustificherebbe solo in parte le attività transitarie. Ma dall’altro un territorio di Piccole colline e valli amene per complessive gg. 4279 vede la prevalenza della vigna: 1300 campi, 1791 vigne, prati 971, boschi 155, 61 gerbidi. Produce conseguentemente un raccolto di 2639 sacchi di grano formento, 6 sacchi di segale, 220 di marsaschi, 1000 carra di vino,100 carra di fieno, 250 carra di paglia, 450 rubbi di cochetti, frutta l.25, noci per rubbi 200 olio, per un totale di lire 70542. Ne deriva una insufficienza di Cereali di sacchi 600 comprati sul mercato di Asti, attraverso vendita vino eccedente (carra 250, cioè il 17% della produzione) in Torino e Asti. Non esiste ancora il mercato locale per le “negoziazioni di vino e cochetti” (che si avvierà solo nel secolo successivo). La popolazione si reca in pianura a svolgere lavoro agricolo al tempo dei raccolti. Sono segnalate anche “truffale” per l 1000 ann. (AST, Camera dei conti, I archiviaz. Provincia d'Asti). Nonostante l’assenza di corsi d’acqua, esistono 5 fornelletti per filare seta di Giovanni Serra che occupano miserabili del luogo, cui vanno aggiunti 8 fornelletti di Domenico Bianco. Per queste filature si è intensificato il piantamento d'alberi, massimamente “moricelli”. Sono probabilmente queste le basi materiali del notabilato che abbiamo visto segnalato dalla relazione dell’intendente, e che sarebbe necessario seguire nel corso del secolo successivo per spiegare il progressismo notabilare novecentesco. |