Monteu Roero

AutoriMolino, Baldassarre
Anno Compilazione1996
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Cuneo.
Area storica
Astisio, Roero
Abitanti
1565 al censimento del 1991.
Estensione
Ettari 2445 (ISTAT) e 2411 (SITA) al censimento del 1991.
Confini
Monteu confina a est e sud-est con Vezza d'Alba, a sud con Montaldo Roero, a ovest con Ceresole d'Alba, a nord con Pralormo (per un breve tratto) e con Santo Stefano Roero, a nord-est con Canale (ancora per un tratto breve).
Frazioni
Capelli, Occhetti, S.Bernardo, Sant'Anna, S.Grato, Tre Rivi, Virani (isola amministrativa posta in territorio di Santo Stefano, al confine con Pralormo).
Toponimo storico
La forma latina del nome che si riscontra sui documenti è costantemente "Mons Acutus" (evidentemente applicata al profilo del rilievo su cui sorge il castello), da cui la primitiva forma italiana Monteù e, dall'800, Montèu. L'appellativo Roero risale alla prima metà del '400 (Mons Acutus Rotariorum).
Diocesi
Monteu appartenne fino al 1817 alla diocesi d'Asti, passando poi a quella di Alba.
Pieve
Sul territorio di Monteu sorse - presso la borgata oggi denominata Occhetti - la pieve di San Pietro "de Novelle", citata con altre della zona in un documento datato 806 (ma assegnabile al 901) concernente l'assegnazione del "nemus Cellar" alle pievi dell'area (G.ASSANDRIA, Il Libro Verde della Chiesa d'Asti, Pinerolo 1904-1907, doc. CCCXX).
Dalla pieve di Novelle dipendevano, nel 1345, le antiche parrocchiali di Monteu, Santo Stefano e Montaldo Roero (BOSIO 1894, p.522), tenendo presente che la dizione "ecclesia Sancii Micliaelis de Maglano" riportata dal registro va rettificata in San Michele "de Maglolio", dal toponimo (oggi Case Maioli) adiacente alla chiesa di San Michele "de Anterixio".
Altre Presenze Ecclesiastiche
Parte del territorio - nel settore di sud-est, al confine di Montaldo Roero - faceva parte del feudo di Ravinale, spettante al monastero dei Santi Apostoli di Asti, e faceva capo alla chiesa cimiteriale di San Martino (appena oltre il confine con Montaldo Roero), non citata sul registro del 1345. Compaiono invece sul registro altre due chiese "de Monteaccuto", entrambe elencate fra quelle esenti da giurisdizione vescovile, senza che si sappia quale altra dipendenza ecclesiastica avessero: San Giorgio e San Genesio.
San Giorgio sorgeva - secondo attestazioni in loco - su un poggio a levante delle case San Rocco. E' oggetto di vendita nel 1020, assieme a vasti possessi situati fra Monteu, Vezza e Castellinaldo, in uno col castello di Pulciano, entro il quale la cappella sorgeva: "capella infra eodem castro, et est edificata in onore Sancti Jeragii" (F.GABOTTO, Le più antiche carte dell'Archivio Capitolare di Asti, Pinerolo 1904, doc. LV). In seguito ne può disporre la contessa Adelaide di Susa, che, nel 1065, dona la chiesa al vescovo con vari possessi in zona (id., doc. CLXXVII). Resta ignoto per quale motivo la chiesa, in seguito, non dipendesse più dal vescovo.
San Genesio è titolo in apparenza ignoto per Monteu, ma una divisione fra i Roero del 1309 cita la "brayda Sancti Nexij”, ubicabile presso la frazione Tre Rivi: è evidente che il "Sancti Nexij" è contrazione di "Sancti Genexij"; tuttavia, in seguito, essendosi forse attenuato il culto al santo, il nome viene ampiamente storpiato: il catasto del 1612 registra, infatti, una cascina in Valbuzzera (ossia nella stessa zona) "cui coheret ecclesia Sanctle Agnetis".
Assetto Insediativo

   

Luoghi Scomparsi
Fra le località del passato scomparse vi è da annotare Novelle, legata nei secoli X-XIV alla locale pieve di San Pietro. E' tuttavia assai probabile che tale abitato non sia scomparso ma, probabilmente, da individuare nell'odierna frazione Occhetti, presso la ricostruita pieve.
Comunità, origine, funzionamento
Un indizio certo dell'esistenza di una comunità organizzata si ravvisa nella convenzione che i conti di Biandrate stipulano nel 1293 per la conferma di usi e consuetudini, dove alcuni uomini trattano "nomine et vice Comunis et hominum Montis Acuti" (BERGADANI 1955, pp.187 ss.). Come di consueto, organo di governo della comunità era il consiglio comunale, presieduto dal podestà di nomina signorile.
Statuti
Al 1293 risale una convenzione fra la comunità e i conti di Biandrate (pubblicata in BERGADANI 1955, pp. 187 ss.), mentre gli statuti, promulgati nel 1326 dai Roero, sono conservati per copia del 1608 (A.Ripa di Meana, Castellinaldo, mazzo 70).
Catasti
L'archivio comunale conserva catasti del 1612 e 1662; consegnamenti verso i Roero sono conservati per il 1475 (A.Roero di Monticello, mazzo 36) e 1565 (verso i rami di Poirino e di Monteu, in: A.Ripa di Meana, Castellinaldo, mazzo 64).
Ordinati
Restano nell'archivio comunale gli ordinati dal 1622 al 1639, quindi dal 1644 in poi.
Dipendenze nel Medioevo
La superiorità feudale appartiene, sin dai primi documenti, alla Chiesa d'Asti e si completa nel 1153, quando il conte Guido di Biandrate dona al vescovo anche castello e corte (Libro Verde, cit., doc. CLXXX), venendone reinvestito (id., doc CLXXXI). La superiorità nominale viene ancora riservata nel 1611 alla Chiesa d'Asti dal vescovo Aiazza nella vendita ai Savoia delle "Terre di Chiesa" (A.Provana di Collegno, Guarene, Materie ecclesiastiche e miste, n.18), per essere poi definitivamente ceduta dal vescovo Caissotti nel 1784 (BOSIO 1894, p. 175).
Feudo
Nella prima metà del secolo XII, compaiono in loco i castellani vescovili denominati "de Monteacuto" (o "de Monte Acuto"). Nel 1152, l'imperatore Federico I conferma a Guido di Biandrate castello, corte e beni di Monteu, che il conte aveva ereditato da Rodolfo "de Monte Acuto”, morto senza eredi diretti, essendogli premorta la figlia Berta, la quale aveva sposato un Oddone di Biandrate (BERGADANI 1955, p. 24), Nel 1299, i conti di Biandrate vendono Monteu e Santo Stefano ai Roero per 29000 lire di buoni denari astesi (A.Castello di Monteu, doc. 41).
Nei secoli che seguono, vi hanno quote di castello e di giurisdizione quasi tutti i rami dei Roero. Alla metà del 700, estinti alcuni rami, la parte maggiore resta a Baldassarre Michele Roero di Monteu (della 'prima linea' di Monteu), che, nel 1748, vende alla Mensa vescovile d'Asti, dalla quale acquistano i Gromis di Trana. Qualche anno dopo, subentrano per acquisto in una parte di tale quota i Roero di Piea, già presenti sul feudo per altra quota, mentre l'altra parte viene acquistata nel 1769 da Francesco Teodoro Carron di Briançon (A.Ripa di Meana, Castellinaldo, mazzi 66 e 82).
Mutamenti di distrettuazione
Con la restituzione dello Stato sabaudo al duca Emanuele Filiberto, le imposizioni e richieste per sale/tasso, milizia e relative armi provengono da Cherasco, alla cui provincia Monteu viene aggregato.
Nel 700 Monteu viene incluso nella provincia d'Alba, alla quale torna dopo il periodo napoleonico, per passare infine alla provincia di Cuneo.
Mutamenti Territoriali
Circa gli aggiustamenti intercomunali, si può fare in parte riferimento, per gli ultimi secoli, a una mappa del 1759 del territorio di Santo Stefano Roero, la quale, mentre documenta solo un leggero aggiustamento nel settore di sud-est (dove la località Braida, in valle Aiello, appartiene ancora a Santo Stefano), attesta, all'estremità opposta - a sud della frazione Berteri di Santo Stefano -, che il territorio santostefanese comprendeva le località Piè della Pietra, Campogrande, Manganello, Sanairone e parte di altre, all'epoca tutte appartenenti ai Roero di Monteu. Nella Carta degli Stati Sardi del 1852 solo la prima località risulta entrata nei confini di Monteu, mentre le altre appartengono ancora a Santo Stefano, cambiando comune solo successivamente.
     Nel 1863, le frazioni Rava e Roggeri chiedono il distacco da Monteu e l'aggregazione a Ceresole d’Alba; con R.Decreto 9 giugno 1870 si autorizza tale passaggio, per una superficie complessiva di 230 giornate circa [A.C.C., in riordino; A.C.M., Mazzo 1].
     Non viene invece  accolta l'istanza avanzata il 12 settembre 1891 da parte dei 230 abitanti delle frazioni Capelli e Virani di essere aggregati al comune di Pralormo [A.C.M., Mazzo 1].  Esiste, per Monteu, l'isola amministrativa della borgata Virani, posta in territorio di Santo Stefano, al confine con Pralormo: si tratta di una situazione che ha le sue radici nella divisione dei vasti possessi allodiali e feudali fra i Roero avvenuta nel 1309, ossia dieci anni dopo il loro acquisto dei feudi di Monteu e Santo Stefano.
     Essendo interessate a tale divisione tre linee del casato, si fecero tre parti dei beni esistenti "nel territorio di Monteu": di questi, una vasta area feudale di terre arative e boschi - 458 'modia' distribuiti attorno alla "Domus de Boscho" - confinava con Montà e Pralormo, interrompendo così il territorio di Santo Stefano lungo l'attuale valle San Lorenzo, all'epoca detta "valle di Santo Stefano".
     Successivamente, le terre della "Domus de Boscho" entrarono a far parte quasi tutte del territorio di Santo Stefano e gradualmente si evidenziò quella che sarà poi l'isola dei Virani. Quest'area inizia a distinguersi con un contratto del 7 agosto 1449, mediante il quale Giovanni Guglielmo Roero (del ramo di
Sommariva del Bosco) dona a Gherlino Roero (della 'prima linea' di Monteu) "omnia jura, raciones et actiones que et quas habet, et omnem partem in boschis existentibus et stantibus in posse et finibus Montisacuti, cui coberent fines Montàte Fangi, fines Pralormi, Paulorium Valis Longe" (A.Castello di Monteu, doc.38).
Sul terreno, significava l'area attuale Virani-San Lorenzo-Bordoni, confinante anche oggi con Montà e Pralormo, e, a sud, con il Paulorio (parte della "silva popularis" da cui deriva il nome) attorno ai rivi di Valonga e Valconcià (tav. I.G.M.). Occorre notare che la "prima linea" dei Roero di Monteu, estintasi nel 1748 con Baldassarre Michele, era la più potente nei feudi abbinati di Monteu-Santo Stefano, quindi in grado di interrompere la continuità del territorio di Santo Stefano piuttosto che interrompere i propri possessi di Monteu.
Tale situazione si conferma il 12 febbraio 1565 nel consegnamenlo degli uomini di Monteu verso Filiberto Roero (A.Ripa di Meana, Castellinaldo, mazzo 64, fasc.46 bis), dove RuffìnoVillanus (da cui Viranus, Virano) consegna una cascina con beni annessi situati "in valle Sancti Stephani, ubi dicitur ad Sabionos, cui coheret Pavolorium Pralormi", più altri "ad Fontem Ferrariorum, cui coherent fines Pralormi". Va precisato che la valle principale si denominava ancora "di Santo Stefano".
Nella mappa santostefanese del 1759 la località Sabbioni corrisponde all'area attorno alla chiesa di San Lorenzo, mentre la Fontana dei Ferrari (o Ferreri) corrisponde a quella della frazione San Lorenzo (fra Virani e Bordoni); il Paulorio di Pralormo, infine, è tuttora richiamato nella tavoletta I.G.M. nella cascina Pauroglio. In tale anno, quindi, il territorio di Monteu giunge ancora ai confini di Pralormo senza soluzione di continuità.
Il catasto di Monteu del 1612 conferma; due consegnanti - Oberto e Baldassarre Villano - hanno cascina e terre "ad Brichum de Villanis", con altre terre nelle località sopra richiamate, oltre che "ad Brichum de Boscho" e "ad Brichum de Turcho", in coerenza con le fini di Pralormo.
II distacco della località Virano da Monteu avviene probabilmente attorno al 1655, quando gli abitanti della "valle di Santo Stefano", volendo disporre di una cappella propria per servizio dei vari insediamenti che si andavano riformando lungo la valle, fanno in modo che fra le due comunità e i Roero si giunga a un accordo: nasce così la chiesa di San Lorenzo in un punto che, interrompendo la continuità dei possessi dei Roero di Monteu, diventa un corridoio di unione con la restante parte della valle, la quale in seguito cambia anche nome, diventando la "Val San Lorenzo".
Il catasto di Monteu del 1662 registra sul 'promontorio’ dei Virani quattro case con cascina appartenenti a proprietari con tale cognome, i quali possiedono anche terre ai Sabbioni e alla Fontana del Ferrero, ossia fra la chiesa e l'abitato di San Lorenzo: tali terre, all'epoca fanno, ancora parte di Monteu. In seguito, e comunque prima del 1759 (data in cui viene rilevata la mappa di Santo Stefano), le località Sabbioni e Fontana del Ferrero passano a Santo Stefano, restringendo ancora l'isola dei Virani.
Comunanze
Non sono rilevabili, dai catasti rintracciati, i beni comuni. In altri documenti si trova cenno di un pascolo comunale in località Caudane (toponimo che invia a epoche remote e a identica destinazione); altre aree - comunque di estensione limitata - si dovrebbero trovare nelle "rocche".
Liti Territoriali
Non risultano liti di rilevanza con le comunità finitime.
Fonti
A.C.C. (Archivio Storico del Comune di Ceresole d'Alba).

A.C.M. (Archivio Storico del Comune di Monteu Roero).
A.C.M., Mazzo 1.

A.Castello di Monteu
A.Provana di Collegno, Guarene, Materie ecclesiastiche e miste
A.Ripa di Meana, Castellinaldo
A.Roero di Monticello
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Carta degli Stati Sardi del 1852.
Bibliografia
G.ASSANDRIA, Il Libro Verde della Chiesa d'Asti, Pinerolo 1904-1907.
R.BERGADANI, Notizie storiche su Monteu Roero, Alba 1955.
R.BORDONE , Un'attiva minoranza etnica nell'alto medioevo: gli Alamanni del comitato di Asti, in "Quellen und Forschungen", v. 54, Tubingen 1974.
R.FRESIA, I Roero - Una famiglia di uomini e una terra: le origini medievali di un legame, Cuneo 1995.
F.GABOTTO, Le più antiche carte dell'Archivio Capitolare di Asti, Pinerolo.
B.MOLINO , U.SOLETTI, Roero - Repertorio storico..., Savigliano 1984.
E.PACHNER, Il castello di Monte Acuto dell’Astisium nei secoli XII e XIII, in "Rivista di Storia, Arte e Archeol. per le province di Alessandria e Asti”, anno 1974 (XXXIII).
Descrizione Comune
Monteu Roero
     Più che mai rappresentativo di quei paesi "delle rocche" allineati da Pocapaglia a Montà, Monteu Roero mostra, in sintesi, due momenti nella formazione del territorio comunale: la prima, all'inizio del secolo X, con l'occupazione di una parte del "nemus Cellar" a costituire le "fini superiori" (a ponente); la seconda, nella prima metà del '200, con l'annessione alle "fini inferiori" (a levante) di parte della precedente giurisdizione di Ravinale, completata subito dopo il 1257 con l'annessione dello smembrato territorio di Anterisio.
Il punto di partenza per la costituzione del suo territorio è tuttavia rappresentato dal "borgo di sommità", iniziato con un nucleo in posizione strategica nel punto in cui un percorso valicava le "rocche", mettendo in comunicazione le "fini inferiori" con le "fini superiori". Sotto la protezione del castello, il nucleo primitivo si trasforma nella "villa", che dagli altri lati affida le sue difese alle "rocche". In realtà, a Monteu un altro percorso valica le "rocche", salendo dalle case Oggera, toccando il nucleo di Roreto, per poi raggiungere l'altro percorso presso il cimitero; tuttavia, senza l'appoggio di un'opera forte, questo percorso non portò alla formazione di un insediamento più consistente.
La donazione nel 901 da parte dell'imperatore del "nemus Cellar" a cinque pievi dell'attuale Roero (Libro Verde, cit., doc. CCCXX) portò dunque le chiese dell'area a espandere la rispettiva zona d'influenza verso occidente. Così anche per Monteu, che si espanse più delle comunità finitime nella parte più a ovest, probabilmente perché dal lato inferiore riuscì a non discostarsi dalla Val San Luigi (e, in corrispondenza, il territorio di Montaldo è infatti assai più stretto di quanto avrebbe potuto essere), mentre dal lato superiore l'espansione avvenne a tutto danno della comunità di Santo Stefano: in questo caso - come per l'isola amministrativa dei Virani - l'espansione di Monteu avvenne evidentemente sotto i Roero, signori di entrambi i territori.
Nelle "fini inferiori" è invece documentato sin dal 940 un vasto patrimonio alamanno (BORDONE 1974, passim) di almeno duemila iugeri, probabilmente non troppo compatto, facente capo al castello di Pulciano, questo da ubicare sul rilievo a levante delle case San Rocco (tavoletta I.G.M.), se è esatta la lezione che nel 1020 poneva la scomparsa chiesa di San Giorgio (che, secondo la tradizione, sorgeva su tale rilievo) "infra eodem castro" (Le più antiche carte..., cit., doc.CLX). Questo patrimonio alamanno, passando alla Chiesa d'Asti e smembrandosi, confluì in parte nel territorio di Monteu e in parte in quelli di Vezza e Castellinaldo.
Altro ampliamento in tali fini si ebbe, probabilmente, nel secondo quarto del '200 (in analogia e concomitanza con quanto avvenuto per Montaldo), per le terre di Ravinale del monastero dei Santi Apostoli di Asti: interessata era l'area compresa fra San Vincenzo, il fondovalle a ovest e il confine con Montaldo. Dopo la guerra portata da Asti in zona nel 1257 e lo smembramento del territorio di Anterisio, una parte di questo entra nei confini di Monteu: si tratta della parte più a occidente dell'attuale territorio di Monteu, fra le frazioni Occhetti e Tre rivi e il confine con Canale.
In complesso, con apporti da Pulciano, dal "nemus Cellar", da Ravinali e da Anterisio, il territorio di Monteu è da ritenersi completato prima che lo acquistino i Roero, a eccezione degli aggiustamenti di nord-ovest, avvenuti con la signoria di tale casato. Per quanto concerne il notevole numero di nuclei abitati del territorio, va osservato che la maggior parte d'essi resta collocata nelle "fini inferiori" e dà a tutt'oggi testimonianza dell'antica vivacità di insediamenti in zona alla quale si è accennato.
Esiste per Monteu l'isola amministrativa della borgata Virani, nel territorio di Santo Stefano Roero, al confine con quello di Pralormo. Una situazione risalente con tutta probabilità alla divisione nel 1309 dei possessi feudali e allodiali fra i Roero, documentata da ricognizioni e catasti lungo il '500 e '600, resa possibile dal fatto di essere i due feudi uniti nelle investiture e la signoria divisa per singoli appezzamenti. Alla metà del '600 è poi la stessa erezione di una chiesa santostefanese nell'attuale val San Lorenzo ad aprire - certamente dietro accordi - un varco lungo la stessa, restando così isolata l'area dei Virani.