Autori | Tigrino, Vittorio |
Anno Compilazione | 1996 |
Provincia | Cuneo.
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Area storica | Langa storica. Vedi mappa.
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Abitanti | 2587 (ISTAT 1991).
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Estensione | 24,73 Kmq (ISTAT 1991).
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Confini | A nord Bosia e Castino, a nord-est Perletto, a est Olmo Gentile e Serole, a sud Pezzolo Valle Uzzone e Bergolo, a ovest Torre Bormida.
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Frazioni | Nessuna; il censimento del 1991 oltre al capoluogo (247 m slm, 1976 ab.) segnala solo case sparse (ISTAT 1991). Vedi mappa.
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Toponimo storico | «Curtemilia», «Curtismilia», «Cortemiglia»
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Diocesi | Il territorio di Cortemilia, attraversato dal fiume Uzzone, è situato su quello che a lungo è stato il confine fra la diocesi di Alba e quella di Acqui. La sua appartenenza alla diocesi di Alba è però testata per il periodo precedente e successivo il secolo XIV; se vi fu appartenenza ad Acqui, questa deve essere stata di breve durata (Conterno 1979). Fra il 1805 al 1817 appartiene alla diocesi di Acqui (AD Alessandria, Rep. diocesi Antica – La diocesi con Napoleone).
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Pieve | La pieve di Cortemilia è menzionata nel diploma imperiale di concessione di numerosi possessi ai vescovi savonesi del 998 (cfr. Dipendenza nel Medioevo); la chiesa di S. Maria della Pieve conservò a lungo il titolo di chiesa matrice anche quando i danneggiamenti e la crescita di importanza delle altre due chiese del borgo ne fecero una chiesa periferica. Nonostante si trovi oltre Uzzone, cioè oltre quello che dovrebbe essere il confine della diocesi albese verso quella di Acqui, tutte le attestazioni, come indicato, parlano di una dipendenza da Alba. Nella metà del XV secolo la sua plebania comprende i luoghi di Bergolo, Castelletto Uzzone, Gorzegno, Pezzolo, Torre Bormida, Levice, Bosia; nel 1644 sono sottoposte alla sua vicaria le chiese di Torre Bormida, Levice, Bergolo, Prunetto, Monesiglio, Camerana, Castelletto, Gottasecca, Castino (Gorzegno è sottoposto a Bossolasco).
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Altre Presenze Ecclesiastiche | Dal 1585 la cura delle anime è trasferita dalla chiesa di S. Maria della Pieve alle due chiese che danno il nome ai due borghi principali in cui è separato il comune, San Pantaleone e San Michele (della seconda le notizie risalgono al secolo XII, ed è in quel tempo una chiesa di pertinenza dell’abbazia benedettina di Spigno, sottoposta ai vescovi di Savona, mentre della prima non si hanno attestazioni di età medievale): la cura viene però affidata ad un unico arciprete che deve osservare l’alternativa, trasferire cioè ogni anno da una chiesa all’altra le principali funzioni. Già allora appare evidente nelle discussioni fra gli abitanti dei due borghi la forte concorrenzialità che li separa, e di cui traccia rimane ad ogni livello, ed in qualsiasi tipo di documentazione, fino a questo secolo (cfr. il lemma ‘Comunità, origine, funzionamento’); la disputa per assumere il titolo di parrocchia viene risolta solo con una equiparazione di fatto dei due borghi. Dal 1634 le due chiese assumono l’amministrazione dei sacramenti. Solo nel 1844 diventeranno parrocchie indipendenti, e i parroci rimarranno entrambi vicari foranei (notizie delle forti tensioni fra i due borghi in coincidenza con lo spostamento delle mansioni dalla vecchia pieve alle parrocchie nel borgo sono riportate da Martina, che cita le visite apostoliche della seconda metà del secolo XVI in cui si raccomanda di evitare «ogni disunione e discordia fra questo popolo» e non permettere in nessun modo che le due parrocchie siano divise: Martina 1951, p. 174). L’articolazione ecclesiastica del territorio a Cortemilia, a partire dal medioevo, risulta estremamente complessa. Sul suo territorio, oltre ai beni riconosciuti a Spigno nel X e nel XII secolo (ma che già nel secolo XIII sono fortemente diminuiti, e che comunque non sembrano ragione di influenza giurisdizionale forte sul territorio: Panero 1991), esiste dal 1213 un insediamento francescano (proprio i frati francescani del convento di Cortemilia avranno nel XV secolo dal vescovo di Acqui il permesso di officiare in una cappella sita nella località Bruseto; si tratta di una località oltre il torrente Uzzone, e quindi compresa nel territorio della diocesi acquese: Braida 1877, p. 333). Le compagnie spirituali e le confraternite sono numerose sul territorio; ne sono segnalate otto nel 1585: del SS. Sacramento, del Rosario, dei Disciplinanti Bianchi (presso S. Pantaleo), dei Penitenti Rossi (presso la parrocchia di S. Michele), due confrarie del S. Spirito per l’Ospedale, della Concezione, di S. Sebastiano (presso la chiesa dei francescani). Il secolo successivo vi è menzione di una compagnia delle Umiliate, che si riunisce nella chiesa di S. Elisabetta (nel borgo di S. Michele). Ancora nel secolo XIX la loro importanza è testimoniata nella documentazione comunale: le compagnie che godono di maggiori redditi risultano essere in questo periodo quella dei Penitenti Rossi, legata alla chiesa di San Michele e quella dei Disciplinanti Bianchi, invece organizzata nell’altro borgo con sede in un oratorio attiguo alla parrocchiale di S. Pantaleo; ma ne esistono almeno quattro altre: quella del Rosario, con un buon reddito, e tre con redditi incerti (del Gesù, del Carmine e del SS. Sacramento). Anche la presenza di cappelle campestri distribuite su tutto il territorio indica l’importanza dell’organizzazione e della gestione delle riserve devozionali: alla fine del secolo XVI sono menzionate nove cappelle, distribuite su tutto il territorio comunale: S. Maria del Buon Consiglio (reg. Bruseto, probabilmente quella officiata dai Francescani); S. Rocco (reg. Isola); S. Lucia (loc. Viarassio); S. Lorenzo (reg. Cereto); S. Paolo (reg. San Pò); S. Antonio abate (reg. Chiapelle); SS. Pasquale ed Ignazio (reg. Scapino); S. Francesco di Sales (reg. Arnera); S. Maria della Mercede (reg. Doglio). Nel secolo XIX sono almeno nove le cappelle segnalate; una sola, quella di S. Lorenzo nota la relazione, è in stato di abbandono: sono le stesse citate per il secolo XVI, manca solo cappella di S. Rocco, e ne è menzionata una della trasfigurazione di N.S. (AC Cortemilia, f. 258; Martina 1951, pp. 184-188; AD Alba, Visita mons. Marino [1573]; Visita mons. Regazzoni [1577]; Visita mons. Brizio [1644]; Visita mons. Della Chiesa [1667]; Visita mons. Natta [1753]). |
Assetto Insediativo | Curtismilium ad Burmidam. Vedi mappa.
Vedi scheda. |
Luoghi Scomparsi | |
Comunità, origine, funzionamento | Già nel 1233 un primo documento testimonia la convenzione con i signori del luogo per la remissione del fodro, ribadita poi alcuni anni più tardi, nel 1291 (le seconde conferme sono stipulate nella chiesa di S. Michele, che il secolo precedente era stata confermata al monastero di Spigno; cfr. il lemma ‘Dipendenza nel Medioevo’). Quando nel 1329 Manfredo di Saluzzo concede delle immunità agli abitanti di Cortemilia, a rappresentarli è «Guillelmo Pimento de Curtimilia, de quarterio de Curtimilia», sindaco per il marchese del Monferrato e sindacatore a nome degli uomini di quel quartiere. Le immunità concesse sono quelle che già avevano gli uomini degli altri tre «quartieri» di Cortemilia («qua ceteri tres quarterii de Curtimilia perfruuntur»), cui erano state concesse con gli accordi successivi menzionati del 1233 e 1291 (la partizione non è necessariamente indicativa a livello topografico). Il regolamento di questi accordi ed il pagamento del fodro e delle annualità ai signori appare il motivo più grande di lite all’interno della documentazione comunale; nelle carte conservate, a partire dal secolo XVI sono testimoniate numerosissime cause fra la comunità ed i signori per precisazioni, insolvenze, crediti non pagati (AC Cortemilia, ff. 245-248, Atti di lite). L’organizzazione comunale in Antico Regime prevedeva a Cortemilia un sindaco (ma altre carte parlano espressamente di «due sindici», uno per borgo) e sette consiglieri; già nei primi documenti comunali la rivalità fra i due borghi è testimoniata e prevista nei regolamenti comunali, dove i consiglieri sono divisi secondo l’appartenenza ai due schieramenti (Martina 1950, pp. 101 e 196). La bipartizione del consiglio è pratica che sopravvive e oggetto di continuo disciplinamento; nel 1852 viene ulteriormente confermato che i due borghi devono avere lo stesso numero di consiglieri e per regolarne l’elezione viene creato un apposito sistema di elezione, di cui si occupa a più riprese la Prefettura di Cuneo. Nel 1901 le divisioni e le incomprensioni portano addirittura alla richiesta esplicita della divisione del bilancio comunale in due parti assolutamente distinte, perché la situazione di ostruzionismo tra le due parti pare talmente critica da far rischiare la paralisi ad ogni attività comunale (AC Cortemilia, ff. 40 e 393). |
Statuti | Il Fontana non menziona raccolte di statuti o consuetudini per il comune di Cortemilia; ma essi sono menzionati in un giuramento di fedeltà prestato nel 1575 a Galeotto Scarampi nel convento di San Michele, la futura chiesa parrocchiale. Oggi non se ne ha traccia (MARTINA 1951).
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Catasti | Nell’archivio storico del comune sono conservati catasti a partire dal 1596 e poi per tutto il secolo XVII.
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Ordinati | I registri degli ordinati della comunità conservati nell’archivio del comune partono dal 1588 e continuano fino al nostro secolo senza particolari lacune, eccettuato per gli anni 1601-1608 e 1668-1727.
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Dipendenze nel Medioevo | «Curtemilia» è fra le sedici corti esplicitamente menzionate nel diploma con cui nel 967 l’imperatore Ottone I concede ad Aleramo «omnes illas cortes in desertis locis consistentes a flumine Tanari usque ad flumen Urbam et ad litus maris»; incerta l’identificazione del toponimo «Bangiasco», indicato nello stesso diploma, con Bagnasco, località nel territorio di Cortemilia (Arata 1991, p. 94). Nel 991 dieci mansi in Cortemilia sono parte della dotazione menzionata all’atto della fondazione del monastero benedettino di San Quintino di Spigno da parte del marchese Anselmo, figlio di Aleramo (secondo alcuni il riferimento a beni in «Ripa Alta» sarebbe da leggere come un indicazione alla frazione Rivera, ai confini fra Cortemilia e Bergolo: Arata 1991, p. 99). Tra i beni confermati ai vescovi di Savona con diploma imperiale nel 998 compare la plebe di Cortemilia. Compresa nel territorio aleramico e probabilmente sede del marchesato di uno dei figli di Bonifacio del Vasto, Bonifacio minore, è luogo di azione dei figli dello stesso Bonifacio maggiore: nel 1240 il territorio di Cortemilia è sede di un suo atto; tra il 1160 e il 1170 vi è una compresenza di interessi della linea dei marchesi di Savona del Carretto e dei marchesi di Busca. Nei documenti con cui vengono confermate le possessioni del monastero di Spigno nel 1170, 1178 e 1179 vengono menzionati i diritti su Cortemilia e sulla chiesa di San Michele di quel luogo, con i suoi mulini e tutte le sue pertinenze. Nel 1191 Manfredo Lancia del ramo dei Busca restituisce a Bonifacio minore di Cortemilia il possesso di un bosco nel territorio di Cortemilia (ed è questo l’unico atto relativo a una presenza marchionale di Bonifacio nel feudo). Lo stesso anno Enrico II dei marchesi di Savona cede ad Asti i suoi diritti su Cortemilia e li riottiene in feudo da quel comune (anche se non sono chiare le sue pertinenze sul luogo che fino alla morte di Bonifacio, databile a quegli anni, sembra essere ancora in suo potere). Un documento del 1203 è indizio di una forte influenza astigiana sul territorio di Cortemilia: in quei patti il comune di Alessandria si impegna nei confronti di Asti a non acquistare «in Quartaricio Curtismillie, specialiter, quod Quartaricium non est acquistatum a communi Astensi». Nel 1209 Ottone del Carretto dona ad Asti i suoi diritti marchionali su Cortemilia, che probabilmente gli derivano dall’eredità dello zio Bonifacio minore, per riceverli in feudo dallo stesso comune. Nel 1213 Bonifacio vescovo di Alba acconsente alla fondazione del convento di San Francesco in Cortemilia. Nel 1220 Ottone del Carretto fa atto di vassallaggio nei confronti del marchese del Monferrato per la quarta parte di Cortemilia. Nel 1224 a Catania Guglielmo di Monferrato per coprire un credito impegna tutto «Pruney» (Prunetto) ed un quarto di Cortemilia. L’anno dopo a Cortemilia viene sancita la pace tra Asti ed Enrico marchese di Savona. Nel 1228 Guglielmo di Ceva offre ad Asti ciò che possiede in Cortemilia. Nel 1233 Ottone del Carretto signore di Cortemilia rimette il fodro unitamente ad altri diritti feudali agli uomini di quella comunità, con un accordo sancito da due successivi diplomi. In un atto di divisione dei beni fra gli eredi di Giacomo del Carretto marchese di Savona sono menzionati i debiti di questi verso i frati francescani di Cortemilia. Nel 1291 una nuova convenzione regola i rapporti fra la comunità di Cortemilia ed i signori di quel luogo. Nel 1313 Manfredino ed Ottone del Carretto consegnano ad Asti per riceverle in beneficio «iurisdictionem, honorem et regalia Curtimiliae» (mentre un documento di due anni prima testimonierebbe sul luogo prerogative dei marchesi di Saluzzo provenienti dal marchese del Monferrato). Nel 1322 i del Carretto del ramo ottoniano vendono a Manfredo di Saluzzo i loro diritti sul luogo di Cortemilia e sui suoi forni, insieme ad altre località (in questo documento sono menzionati due toponimi, Bruzzile e Rubino, che rimanderebbero a due frazioni dell’attuale territorio di Cortemilia, di cui la prima sarà luogo su cui i Francescani del convento di Cortemilia otterranno poco più di un secolo dopo il diritto di officiare in una cappella). Nel 1329 Manfredo di Saluzzo concede delle immunità agli abitanti di Cortemilia: a rappresentarli è «Guillelmo Pimento de Curtimilia, de quarterio de Curtimilia», sindaco per il marchese del Monferrato e sindacatore a nome degli uomini di quel quartiere. Le immunità concesse sono quelle che già avevano gli uomini degli altri tre «quartieri» di Cortemilia («qua ceteri tres quarterii de Curtimilia perfruuntur»). Nel 1337 il marchese di Saluzzo rivende i suoi diritti ai figli di Antonio Scarampi, fra cui quelli su Cortemilia. Nel 1347 Ottone Scarampi chiede la cancellazione di Cortemilia, Perletto Torre Uzzone dal libro dei feudi della città d’Asti perché feudi a lui sottoposti. |
Feudo | Compreso nella marca aleramica, è sede di marchesato con Bonifacio Minore. Passa poi dai del Carretto e agli Scarampi; è sottoposto ai marchesi del Monferrato a partire dal secolo XIII, ma già nel secolo XVI ne acquistano prerogative i Savoia, dai quali è annesso definitivamente nel 1615. Nel 1604 riguardo le prerogative monferrine si dice che «soleva[no] anticamente essere riconosciute», mentre ormai all’inizio del secolo XVII «solamente li Sig. Marchesi Carlo Guglielmo Valperga e Gio Antonio Scarampo da Sessame ne riconoscono una decimasesta parte, piuttosto per apparenza, che per altro» (Giorcelli 1904-1905). Ne ebbero fra gli altri parti feudali, oltre ai Valperga e agli Scarampi, gli Scaglia, gli Asinari, i Turinetti, gli Appiani, gli Alfieri, Ottavio Lunello-Lunel, i Gaspardone, i Gambera e i Luda.
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Mutamenti di distrettuazione | Cortemilia, compresa fino a metà Settecento nella provincia di Mondovì, con lo scioglimento di questa viene compresa nella provincia d’Alba. Nell’Ottocento è capoluogo del mandamento che comprende i comuni di Bergolo, Bosia, Castelletto Uzzone, Castino, Cravanzana, Gorrino, Levice, Perletto, Scaletta Uzzone, Torre Bormida, Torre Uzzone (per un totale 10594 abitanti nel 1872); dal 1902 il mandamento comprende anche il comune di Gorzegno (cfr. la scheda relativa).
Tra il 1860 e il 1865 delle proposte di annessione al circondario di Acqui, provincia di Alessandria, furono e a lungo prese in esame in consiglio comunale; l’annessione, caldeggiata e promossa dalla stessa provincia di Alessandria, fu giustificata con una serie di motivi di ragione storica, geografica ed economica (la valle verso Acqui è definita in quelle discussioni “una valle che naturalmente ci chiama”). L’annessione saltò, per problemi di natura puramente economica: il consiglio comunale ritenne più prudente rimandare ogni decisione ad un periodo successivo, avvertita dell’eventualità di grosse spese previste dalla provincia di Alessandria, e a cui Cortemilia sarebbe stata chiamata a partecipare (A.C.Cortemilia, f. 3).
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Mutamenti Territoriali | Nel periodo fascista al comune di Cortemilia furono accorpati i due comuni confinanti di Bergolo e Torre Bormida, che diventarono sue frazioni. Nel dopoguerra entrambi ritornarono comuni autonomi, senza alcuna variazione territoriale.
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Comunanze | I dati della perequazione del 1721 segnalano l’inconsistenza dei beni comuni: la documentazione comunale indica solo due giornate di “airali, fossi e siti della comunità” (A.C.Cortemilia, f. 38; A.S.T., Camerale, II archiviazione, capo 21, n. 78, prov. Mondovì, “consegna beni comuni ed immuni, 1721”). Risultato identico hanno le indagini dei decenni successivi (A.S.T., Camerale, I archiviazione, prov. Mondovì, mazzo II, “Relazione e stato della coltura de’ beni, prov. Mondovì, 1742 e 1749”). La relazione del’Intendente del 1753 conferma sostanzialmente l’esiguità dei beni comuni: sono censite tre pezze, per un totale inferiore alle quattro tavole (un orto ed un gerbido in affitto ed i fossi che circondano i due borghi: A.S.T., Camerale, I archiviazione, prov. d’Alba, mazzo I).
Nel corso del secolo XIX successive indagini furono promosse a livello centrale dalle autorità francesi prima e dallo stato sabaudo poi, per un censimento dei beni comuni presenti nel territorio. Le risposte sono sempre in senso negativo, e le uniche certificazioni riportano dati di scarsissima rilevanza per quanto riguarda l’entità del patrimonio comunale (cfr. A.C.Cortemilia, f. 38, Inventario dei beni della comunità). Il risultato è il medesimo nel secolo successivo, quando negli anni Trenta il Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici propone una indagine analoga; anche in quel contesto i beni rilevati risultano di scarsa rilevanza, e se ne propone quindi la liquidazione (risultano comuni 01.15.05. ha, cat. B: C.L.U.C., Cortemilia, relazione geom. Aimo).
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Liti Territoriali | |
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino), Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Alba, mazzo 3, "Carta Topografica delle strade principali, che dalla Città d'Alba tendono alle Fini del Genovese, passando, una per i Luoghi di Rodello, Gorzegno, Munisiglio, / Millesimo, ed l'Altare, e le altre che passano ne' Luoghi di Cortemiglia, Gurino, La Scaletta, S.ta Giuglia, Caretto, e Cajro". Carta Topografica delle Strade principali che dalla Città d'Alba tendono alle fini del Genovesato, passando, una per i Luoghi di Rodello, Gorzegno, Monesiglio, Millesimo, ed Altare, e le altre ne' Luoghi di Cortemiglia, Gurino, La Scaletta, S.ta Giulia, Caretto e Cayro. Con una nota delle trabuccazioni di dette Strade. Sott.a Bojne li 20 maggio 1786, e sulla Scala di 1/38160 n. 3 (Note: In basso a destra reca l'indicazione: "La presente Carta, e statta da me sottos[crit]to Copiata e ridotta alla mettà dall'Originale pur da me formata in data delli 23. Gennaro ultimo passato".) [Autore disegno originale : N.[icolao] Bojne]. Vedi mappa.
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Bibliografia | A. ARATA, De strata securiter tenenda, in “Acquesana”, I (1995), pp. 4-31.
Blaeu, Joan, Theatrum statuum regiae celsitudinis Sabaudiae ducis, Pedemontii principis, Cypri regis. Pars altera, illustrans Sabaudiam, et caeteras ditiones Cis & Transalpinas, priore parte derelictas, vol. 2, apud heredes Ioannis Bleu, Amstelodami, 1682, Curtismilium ad Burmidam. Vedi mappa.
G. BRAIDA, Cortemilia e le Langhe nei tempi antichi, Savigliano 1877.
G. CASALIS, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1833-1856.
G. CORDERO DEI CONTI DI SAN QUINTINO, Osservazioni critiche sopra alcuni particolari delle storie del Piemonte e della Liguria nei secoli XI e XII, in “Memorie della Regia Accademia delle Scienze di Torino”, s. II, t. XIII, Torino 1853.
L. FONTANA, Bibliografia degli statuti dei comuni dell’Italia superiore, Torino 1907 (3 voll.).
G. GIORCELLI, Le città, le terre ed i castelli del Monferrato descritti nel 1604 da Evandro Baronino cancelliere del Senato di Casale, in “Rivista di storia arte archeologia della provincia di Alessandria”, XIII (1904), f. 15. pp. 61-130; f. 16, pp. 43-82; XIV (1905), f. 17, pp. 219-313.
A. MANNO, Bibliografia storica degli Stati della Monarchia di Savoia, Torino 1884-1934 (10 voll.).
G. MARTINA, Cortemilia e le sue Langhe, Cuneo 1951
E. MILANO (a cura di), Il “Rigestum comunis Albe”, Pinerolo 1903 (B. S. S. S. XX e XXI).
G. MURIALDO, La fondazione del “burgus Finarii” nel quadro possessorio dei marchesi di Savona, o del Carretto, in “Rivista Ingauna e Intemelia”, n.s. XL (1985), nn. 1-3, pp. 32-63.
F. PANERO, I patti agrari del monastero di San Quintino di Spigno a Cortemilia (secolo XIII), in “R. S. A. A. Al. At.”, C (1991), pp. 143-155.
L. PROVERO, I marchesi del Carretto: tradizione pubblica, radicamento patrimoniale e ambiti di affermazione politica, in Savona nel XII secolo e la formazione del comune: 1191-1991, (Atti del convegno di Savona, 26 ottobre 1991), in “Atti e memorie della Società savonese di storia patria”, n.s. XXX (1994), pp. 21-50.
A. TORRE, Il consumo di devozioni. Religione e comunità nelle campagne dell’Ancien Régime, Venezia 1995.
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Descrizione Comune | Cortemilia
Il censimento del 1991 per il comune di Cortemilia (alt. 240-700 m. slm, 2587 ab.) oltre al capoluogo (247 m. slm, 1976 ab.) segnala solo case sparse. Nell’Ottocento, fra le carte amministrative dell’archivio comunale, sono segnalate alcune località, indicate come frazioni o borgate: quelle segnalate più spesso sono Chiapelle, Bruseto, Viarascio, Brichetto, poi La Manta, Doglio, Castello, Castel Martin, Mondurasco; solo alla prima sembra però essere riconosciuto il valore di frazione vera e propria (A.C.Cortemilia, f. 5). Nel secondo dopoguerra solo in un caso, nel 1961, verranno segnalati nomi di località - Rivera e Bruseto - e ciò, nonostante la voce case sparse raggruppi ancora una parte considerevole degli abitanti del comune (nel 1961 su 2729 abitanti solo 1457 risiedono nel capoluogo, mentre 1272 sono dispersi nelle case sparse e nelle frazioni più o meno piccole). Gli anni seguenti manifestano comunque una tendenza all’accentramento, tanto che la proporzione muterà sempre più a favore degli abitanti del capoluogo (nel 1991, 1976 abitanti sono censiti nel capoluogo contro i 611 delle case sparse). La divisione principale, anche storicamente, pare però essere quella fra i due borghi che compongono il paese, essenzialmente paritetici per grandezza e numero di abitanti a partire dall’età moderna fino ad oggi; proprio questa equivalenza ha probabilmente alimentato una rivalità ed una concorrenza che è forse il carattere più pregnante di ogni testimonianza dell’attività comunale almeno dal principio dell’età moderna.
Nel corso del tempo Cortemilia ha mantenuto, insieme alla sua importanza, anche un cospicuo numero di abitanti, venendo toccata molto meno dei comuni vicini, più piccoli, dalla diminuzione della popolazione. Il comune conta, nel 1749, 1306 abitanti (A.S.T., Camerale, I archiviazione, prov. Mondovì, mazzo II); nel secolo scorso si passa dai 3168 abitanti del 1858 ai 2960 di quattro anni dopo - diminuzione dovuta in gran parte al flusso di emigrazione oltreoceano - per poi risalire a 3350 abitanti nel 1886. Nel 1921 la popolazione del borgo arriva a 3620 persone, per scendere poi a 2729 nel 1961.
Compreso nella marca aleramica, Cortemilia è sede di marchesato con Bonifacio Minore. Passa poi dai Del Carretto e agli Scarampi; è sottoposto ai marchesi del Monferrato a partire dal secolo XIII, ma già nel secolo XVI ne acquistano prerogative i Savoia, dai quali è annesso definitivamente nel 1615. Si segnala nel medioevo per la complessità delle giurisdizioni, soprattutto ecclesiastiche, che si incrociano sul suo territorio: vi hanno prerogative i benedettini di Spigno, i vescovi di Savona, poi vi sorge un convento francescano; il suo territorio inoltre è diviso dall’Uzzone fra la diocesi di Acqui e quella di Alba.
La caratteristica forse più evidente del comune di Cortemilia, lo si è detto, è la bipolarità presente non solo a livello topografico, ma evidente anche sia nel consiglio comunale, sia nella giurisdizione parrocchiale, organizzati secondo i due quartieri in cui è diviso il borgo principale dal corso del Bormida. Già la documentazione tardo-cinquecentesca riporta i tentativi del visitatore apostolico di risolvere la conflittualità fra le parti, che trova terreno di scontro sia a livello politico-amministrativo, sia cerimoniale. La conflittualità si esprime e si disciplina così attraverso regole precise di organizzazione del consiglio, o trova spazio nel cerimoniale, nelle due diverse organizzazioni parrocchiali e nell compagnie spirituali che ne dipendono.
Dietro questa caratterizzazione così forte non è però difficile intuire dinamiche più complesse, quando ad esempio la lettura delle visite pastorali presenta una molteplicità di presenze - chiese, cappelle campestri, compagnie religiose - che si articola su tutto il territorio. D’altronde il processo di accentramento verso il capoluogo si acutizza probabilmente solo tardi, e le presenze “periferiche” testimoniate fra Cinque e Seicento hanno ancora un riscontro nelle indagini napoleoniche di due secoli successive.
Con gli ultimi due secoli sono evidenti nella documentazione tentativi del comune di ridefinire il proprio orientamento amministrativo, con due successive richieste, nel 1860-65 per l’annessione alla provincia di Alessandria e successivamente, per tutto questo secolo, per il passaggio alla provincia di Savona; pratiche che dimostrano un orientamento contrario a quello cui il comune è sottoposto.
Sul comune di Cortemilia esistono due monografie (BRAIDA 1877; MARTINA 1951: la prima è di argomento sostanzialmente medievale, l’altra fa invece anche sporadici riferimenti alla documentazione di archivio di età moderna), ma anche altri studi generali fanno spesso riferimento al borgo, per la sua importanza nei secoli medievali e di età moderna.
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