Autori | Castellani, Luisa |
Secondary Authors | Fiore, Alessio |
Anno Compilazione | 1996 |
Anno Revisione | 2013 |
Provincia | Cuneo
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Area storica | Roero
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Abitanti | 2901 residenti al censimento del 2011 (ISTAT)
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Estensione | 1539 (ISTAT) e 1575 (SITA).
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Confini | Nel settore nord e nord-ovest Sanfrè confina con Sommariva del Bosco, a est con Sommariva Perno, a sud con Pocapaglia e Bra e a ovest con Cavallermaggiore.
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Frazioni | Acatte, Madonna di Loreto, Martini, Motta degli Isnardi
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Toponimo storico | "Castrum Sigifredi" (1152: Cartario dell'abbazia di Breme, doc. 98); "Siginfredo" (1224, Il Libro Verde, doc. 187), "Sifredi" (1296: Appendice documentaria al "Rigestum communis Albe", doc. 65), "Castrum Sinfredi" (1319: doc. 171), “Sanfrè” (1639, AC Sanfrè, Libro degli Ordinati del consiglio di Sanfrè, aa. 1639-1644).
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Diocesi | Fin dal medioevo appartiene alla diocesi di Torino come risulta nel 1290, quando viene rilasciata un'investitura per le decime del luogo concessa dal vescovo Goffredo di Montanaro ai signori di Sommariva del Bosco (Il "Libro delle investiture", doc. 115). Tra il 1805 e il 1817 passa temporaneamente sotto la diocesi di Asti per poi tornare definitivamente nella maglia torinese ( Bosio 1894, p. 138).
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Altre Presenze Ecclesiastiche | L'antica chiesa della SS. Trinità nel 1386 risultava appartenere al distretto ecclesiastico della prevostura di Poirino (Casiraghi 1979, 107). A Sanfrè era presente patrimonialmente l'abbazia di Breme (con la chiesa di S. Maria, ora scomparsa), che nel 1152 ricevette la conferma papale di una parte della giurisdizione e dei beni di Sanfrè (Cartario dell'abbazia di Breme, doc. 98) e che ancora le appartenevano nel 1426 (doc. 310). Nel 1585 risultano attive in loco la parrocchiale di S. Pietro e la chiesa della SS. Trinità, entrambe situate nel concentrico (Archivio Arcivescovile di Torino, Visita apostolica, vol. II, f. 516.
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Luoghi Scomparsi | Motta degli Isnardi, che nel corso del medioevo era un centro autonomo sotto il profilo giurisdizionale fu inglobato nel XVI secolo dal territorio di Sanfrè, ed oggi ne costituisce una frazione (Molino 2005).
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Comunità, origine, funzionamento | Sanfrè, come altri insediamenti dell’area nasce ai margini dell’antica e vasta silva popularis. Il sito originario, sui rilievi prospicienti la pianura (dove ora sorge l’isolata chiesa della Trinità), era discosto da quello attuale, collocato su un pendio ai margini della pianura e nell’area immediatamente prospiciente ad esso. Lo spostamento avvenne non molto prima del 1224, quando Bonifacio de Brayda ottenne dal vescovo astigiano il consenso a trasferire nel nuovo castello la sua quota di quello vecchio (Il Libro Verde, doc. 187). Lo spostamento dell’insediamento deve essere letto in chiave di un migliore sfruttamento delle risorse del territorio e di difesa dello stesso dai Braidesi, interessati alla fertile area di pianura. Il sito scelto per la costruzione del nuovo castello è infatti molto vicino ai confini dell’epoca (oggetto in seguito di forti tensioni con Bra). L’insediamento è fortemente accentrato e anche le frazioni (tranne Motta degli Isnardi, che fino al XVI secolo era una località autonoma) sono situate nei pressi del concentrico; ne è testimonianza anche la visita Peruzzi del 1585, in cui non sono menzionate attestata chiese al di fuori del concentrico.
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Statuti | Non risulta l’esistenza di statuti antichi.
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Catasti | L'archivio comunale di Sanfrè non conserva catasti antichi, ma solo un Libro dei trasporti che copre il periodo tra il 1767 e il 177. Nell'archivio Roero di Monticello si trovano invece i consegnamenti dei sudditi dei Roero del secolo XV.
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Ordinati | Nell’archivio comunale (dove il materiale non è ordinato ed è ammassato alla rinfusa) sono presenti gli Ordinati del consiglio della comunità al 1618 al 1798, senza particolari soluzioni di continuità.
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Dipendenze nel Medioevo | Donata al Vescovo di Asti dal conte Umberto II di Savoia nel 1098, passò in parte al marchese di Saluzzo nel 1211 e 1212 in seguito a una vendita effettuata da signori di Manzano (A.S.T., Corte, Inv. 17, m. 7, n. 1). La quota rimasta al vescovo passò, nel 1228 al comune di Asti, al quale fu venduta da Guglielmo e Robaldo di Brayda.
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Feudo | Al principio del secolo XII, Sanfrè venne infeudata dal vescovo di Asti ai signori di Manzano e di Sommariva Perno (nel 1203, una quota del castello spettava a Enrico di S. Stefano – Molino 2005, pp. 225-26). Tra il 1211 e il 1212, i Manzano vendettero la loro giurisdizione al marchese Manfredo di Saluzzo, ricevendone l'investitura (A.S.T., Corte, Inv. 17, m. 7, n. 1). La parte di Sanfrè ancora di pertinenza vescovile fu infeudata a Bonifacio di Brayda nel 1224 (Il Libro Verde, doc. 187), il quale si sottomise al comune di Asti. Alla metà del Duecento, il feudo era per cinque sesti sotto il controllo di Asti, mentre la quota restante apparteneva a Nicolao de Brayda (forse vassallo di Breme). Alla fine del secolo, gli Isnardi acquistarono il castello e la giurisdizione da Manfredo di Sommariva Perno e dal nipote Robaldo (A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Lettera S, m. 9, Sanfrè, n. 1). Un quarto di Sanfrè fu invece acquisito dai Roero nel 1399, ma negli anni 1571-1572 fu venduto dal conte Lelio Roero di Monticello agli Isnardi (Molino, Soletti 1984, p. 132), i quali ne ottennero l'investitura sabauda nel 1581 (A.S.T., Corte, Inv. 17, m. 7, n. 6). Sanfrè rimase alla famiglia fino al 1770, quando, per mancanza di discendenza diretta, il feudo fu ereditato dal duca Francesco Stefano de Silva Tarouka e dal conte Alessandro de Souza (1774-1791, Manno 1895, I, p. 343). Vano fu il tentativo di opporsi di Teodoro Roero di Guarene, il quale avanzava pretese di successione (Molino, Soletti 1984, 132).
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Mutamenti di distrettuazione | Nel XVI secolo Sanfrè apparteneva al distretto astigiano (A.S.T., Corte, Inv. 18, m. 25, n. 1). Per quanto riguarda la distrettuazione in epoca successiva, sotto la dominazione sabauda Sanfrè entrò a fare parte della Provincia di Cherasco (1706, A.S.T., Camerale, Camera dei conti, Art. 455, n. 12, m. 2) e poi di quella di Alba. In età napoleonica fece parte del dipartimento di Montenotte, corrispondente all’incirca all’attuale provincia di Cuneo. Con la Restaurazione vennero ripristinate le circoscrizioni preesistenti (A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Lettera S, m. 9, Sanfrè, n. 2). In seguito all’Unità Sanfrè fu inclusa nella nuova provincia di Cuneo, cui ancora oggi appartiene.
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Mutamenti Territoriali | Poco si conosce sulle modifiche subite dal territorio di Sanfrè nel medioevo: nel 1269, in occasione di una tregua fra Carlo I d'Angiò e il comune di Asti, si fa menzione di vari "castra, ville et territoria et districtus", fra i quali compaiono quelli di "Synfredi" (Codex Astensis, doc. 946). Conosciamo i limiti territoriali tracciati nel 1284 fra Bra e Sanfrè e sappiamo che, in tale occasione, una parte del territorio di Sanfrè pervenne a Bra, poiché 32 uomini di Sanfrè giurarono fedeltà all'altro comune (Marcia 1974, 132-33). La linea di confine risulta però diversa rispetto a quella attuale. Le successive contestazioni da parte di Sanfrè dei confini tracciati devono quindi avere portato in un successivo momento a una ridefinizione più vantaggiosa. Non sono però sopravvissute liti su confini che possano aiutarci a ricostruire ulteriormente l'ampiezza e la conformazione del territorio comunale. Dal secolo XVI il territorio di Sanfrè comprendeva l'attuale frazione di Motta degli Isnardi, che un tempo formava una località a sé stante. Nel 1928, il comune di Sanfrè venne soppresso e aggregato al vicino comune di Bra in adempienza alle disposizioni governative di accorpamento dei comuni (R.D. 1171 del 6 maggio 1928), ma fu poi ripristinato nei 1940 (Legge 338 dell'I 1 aprile 1940).
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Comunanze | Nel 1926, dopo aver effettuato una ricognizione, il comune di Sanfrè dichiarò che non esistevano usi civici. La liquidazione dei beni comuni ebbe luogo verso la metà del secolo XIX, per far fronte alle spese dell'amministrazione comunale, compresa quella di costruzione del nuovo cimitero. Cosi risulta infatti da una serie di vendite risalenti al periodo 1830-1846 (A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Lettera S, m. 9, Sanfrè, n. 2, 3, 6, 9).
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Liti Territoriali | Conosciamo i limiti territoriali tracciati nel 1284 fra Bra e Sanfrè e sappiamo che, in tale occasione, una parte del territorio di Sanfrè pervenne a Bra, poiché 32 uomini di Sanfrè giurarono fedeltà all'altro comune per i loro terreni che, in occasione della risoluzione del conflitto, erano passati in territorio braidese (Marcia 1974, 132-33). Il conflitto tuttavia non si risolse e alla fine dello stesso anno gli accordi raggiunti erano nuovamente contestati dagli uomini di Sanfrè. Va sottolineato il fatto che i confini tracciati nel 1284 non coincidono con quelli attuali (a svantaggio di Bra); sul lungo periodo la resistenza della comunità di Sanfrè deve quindi avere avuto un almeno parziale successo, portando a una ridefinizione del confine più favorevole.
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Fonti edite:
Appendice documentaria al "Rigestum communis Albe", a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1912 (B.S.S.S., XXII)
Cartario dell’abbazia di Breme, a cura di L. C. Bollea, Torino 1933 (B.S.S.S. CXXVIL)
Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. Sella e P. Vayra, Roma 1880
Il "Libro delle investiture" di Goffredo di Montanaro vescovo di Torino (1264-1294), a cura di F. Guasco di Bisio, Pinerolo 1913 (B.S.S.S. LXVII)
II Librò Verde della Chiesa di Asti, a cura di G. Assandria, Pinerolo 1904 (B.S.S.S., XXV)
Rigestum comunis Albe, a cura di E. Milano, Pinerolo 1903 (B.S.S.S., XI)
Le carte dell'archivio capitolare di Asti, a cura di F. Gabotto e N. Gabiani, Pinerolo 1907 (B.S.S.S. XXXVII)
Le più antiche carte dell'archivio capitolare di Asti, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1903 (B.S.S.S. XXVIII)
Fonti inedite:
Archivio Arcivescovile di Torino, Visita apostolica Peruzzi.
A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Lettera S, m. 9, Sanfrè
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Bibliografia | Bosio, G., Storia della Chiesa di Asti, Asti 1894.
Casiraghi, G., La diocesi di Torino nel Medioevo, Torino 1979 (B.S.S.S. 196)
Gabotto, F., Studi e ricerche sulla storia di Bra, I, Bra 1892
Marcia, A., Domini de Brayda, homines de Brayda, in B.S.B.S. LXXI (1973), pp. 89-146.
Molino B., Soletti U., Roero-repertorìo storico..,, Savigliano 1984.
Molino B. Roero. Repertorio storico, Bra 2005.
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Descrizione Comune | Sanfrè
La scarsissima documentazione conservata per Sanfrè, il cui archivio storico non è ordinato e ha subito un drammatico depauperamento, forse legato alla soppressione del comune negli anni ’20 del Novecento, non permette di ricostruire in maniera soddisfacente lo sviluppo del suo territorio. Tuttavia, l'impressione è che, nel processo di consolidamento dell'attuale territorio comunale, abbiano avuto larga parte gli Isnardi, che qui detennero un dominatus loci dalla fine del Duecento; in misura minore dovettero contribuire anche i Roero, ai quali si deve la denominazione dell'area storica a cui Sanfrè appartiene.
Va notato che, al tempo della sua prima menzione (1098), l'abitato e il castello di Sanfrè non sorgevano sul luogo attuale, bensì poche centinaia di metri più a est, sull'altipiano dove sorge la chiesa della SS. Trinità, sicuramente l'edifico ecclesiastico più antico del paese (Molino, Soletti 1984, 133). Lo spostamento dell'insediamento si verificò verso l'inizio del secolo XIII, quando vi sorse un nuovo castello; nel 1224, infatti, Bonifacio de Brayda ottenne il permesso dal vescovo di trasferire la sua parte di giurisdizione dal vecchio castello al nuovo (Il Libro Verde, doc. 187). E' probabile che a tale sito abbandonato si facesse riferimento con il toponimo "Castellasso", menzionato nel libro dei trasporti del 1767 (Molino, Soletti 1984, 135). Appare probabile che lo spostamento del sito (posto nell’area di pianura, in prossimità del confine con Bra) fosse legato all’emergere di tensioni territoriali con la vicina comunità, per il controllo delle zone più fertili e coltivabili.
Nel 1284 Sanfrè subì infatti il tentativo di ampliamento territoriale di Bra. Quattro arbitri astigiani vennero nominati per dirimere la questione e stabilirono che il confine corresse lungo il ruscello "qui appellatur rivus Siggiffredi", lungo la "via Levata" – dove è la strada romana, il cui tracciato non si discosta molto da quello che tuttora congiunge Sanfrè a Bra - e una fontana "prope Ceretam", fino "ad Graonum" (Marcia 1974, 132-33).
Nonostante le successive proteste di Sanfrè, che aveva perso il fodro di una trentina di famiglie, quella porzione di territorio era destinata a non essere modificata nei secoli seguenti: il rio Sanfrè costituisce tuttora il confine meridionale. Solo nel versante occidentale, dove il limite arrivava all'attuale rio Orione, vi fu una modifica a favore di Sanfrè. Il rio Orione taglia a metà l'area dell'odierna frazione Motta degli Isnardi, nel settore sud-occidentale di Sanfrè. L'accorpamento di tale area al territorio comunale è interessante perché costituisce un esempio di come la configurazione del territorio comunale tendesse a coincidere, almeno dall'età moderna, con quella della signoria che vi aveva luogo.
Motta degli Isnardi è menzionata per la prima volta nel 1357, in occasione di una tregua fra il comune di Bra e i cosignori e uomini di Sanfrè, Sommariva Perno e Motta degli Isnardi (Gabotto 1892, 260). Si conserva una casaforte munita di torre. Dal 1559, anno in cui il possesso della Motta venne legato alla primogenitura degli Isnardi (A. S.T., Corte, Inv. 17, m. 7, n. 3), le sue vicende seguirono quelle di Sanfrè. Il processo di accorpamento del territorio fu probabilmente facilitato (così come era avvenuto in altre località del Roero, cfr. scheda Monticello d'Alba) dal controllo che gli Isnardi esercitavano sulle fondazioni ecclesiastiche locali, proprietarie di ampi beni nella zona Dal XVI secolo è documentato il patronato della famiglia su S. Maria, un tempo dipendenza dell'abbazia di Breme, e dell'antica chiesa della SS. Trinità (Molino, Soletti 1984, 132-33).
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