Autori | Longhi, Marta |
Anno Compilazione | 2007 |
Provincia | Asti
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Area storica | Astigiano
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Abitanti | 293 (ISTAT 2007)
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Estensione | 434 ettari
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Confini | A nord Monale, a est Asti, a sud Baldichieri d’Asti, a sud-ovest e a ovest Villafranca d’Asti.
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Frazioni | Priva di frazioni amministrative vere e proprie Castellero si costituisce di alcuni nuclei abitativi: il centro omonimo e diverse località minori (Bricco Trombetta, Località Vallotte, Monterosso, Valporino).
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Toponimo storico | «Castellerio» («Castellario»): XIV secolo. Toponimo che accompagna alcuni personaggi sul principio del Trecento (Cotto 1983, docc. 92, 148, 173). Il nome può essere confuso con altre località incastellate che nei secoli precedenti non era possibile distinguere.
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Diocesi | Asti
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Pieve | Il Registrum Ecclesiarum dioecesis astensis del 1345 riporta S. Pietro de Boschis tra le chiese soggette alla pieve astigiana di Musanza (Villafranca d’Asti) (Bosio 1894, p. 121). Le prime informazioni sull’antica parrocchiale, forse edificata come riferimento lo scomparso insediamento di Corfrancesca (cfr. il lemma ‘Luoghi scomparsi’) risalgono al 1265 quando ne venne nominato procuratore un canonico della collegiata di San Secondo in Asti (Cotto 1987, doc. 21). Affidata ad un rettore tra il 1285 e il 1306 (Cotto 1987, docc. 209, 232, 523; Cotto 1983, docc. 70, 93), perde progressivamente le sue prerogative di centro di culto a favore della chiesa di San Bernardo, oratorio privato del castello, diventando cappella cimiteriale. I costi della parrocchia (S. Bernardo) gravavano sulla comunità, mentre le chiese campestri erano soggette al patronato e alla cura dei conti del luogo. La chiesa di S. Pietro assume successivamente il titolo di S. Pietro in Vincoli (AD Asti, Visite pastorali XIX, f. 190 [29 ottobre 1729]).
Nel XVI secolo viene istituito il vicariato di Monale a cui facevano capo Baldichieri, Castellero, Monale, Roatto, Maretto, Cortandone, Cortazzone, Montafia, Capriglio e Bagnasco (Bosio 1894, p. 133). Successivamente Castellero viene incorporata prima nel vicariato di Maretto istituito nel 1805 (Maretto, Roatto, Monale, Castellero e Valle d’Andona); dal 1815 si trova in quello di Baldichieri (Baldichieri, Castellero, Monale) che nel 1894 si espande includendo inoltre Villafranca, Valle Andona, Tigliole, Cinaglio e Montegrosso (Bosio 1894, p. 142). |
Altre Presenze Ecclesiastiche | La chiesa campestre di San Sebastiano risulta interdetta nel XIX dopo essere stata a lungo in rovina. La sua cura, nel 1663, era affidata agli eredi del conte Bergerio (AD Asti, Visite pastorali XIII, f. 242 [5 settembre 1663]). Tra le cappelle campestri sul territorio di Castellero si cita anche la chiesa di S. Maria delle Nevi a partire dal Seicento (AD Asti, Visite pastorali VII, ff. 253v-254v [26 luglio 1629]). I Ponte esercitavano il loro patronato sia sull’antica parrocchiale sia sulla cappella di S. Maria. Presso la nuova parrocchiale adiacente al castello era operativa nel Cinquecento la societas gloriose Verginis con il compito di provvedere ai ceri celebrativi (AD Asti, Visite pastorali II, 1585). Nel XVIII secolo tale funzione è esercitata dall’intera comunità di Castellero che devolve le vendite della «ramaglia» dei boschi comunali per illuminare la Chiesa parrocchiale (AC Castellero, Entrate, affitti, rendite, vendite: 1778-1784).
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Assetto Insediativo | Il territorio della comunità di Castellero si costituì solo tardivamente distaccandosi dal distretto rurale di Monale, come dimostrano le squadre trecentesche conservate ad Asti presso il libro «squadrarum villarum dominationis Astensis» (Archivio Malabayla di Canale; Cancian 1997, p. 603). In questo rilevamento del 1358 la V-VI squadra di Monale corrispondevano all’attuale estensione territoriale di Castellero nonostante già vi fossero attestazioni di personaggi che si definivano «de Castellario» sul finire del Duecento (Carte astigiane del secolo XIV, docc. 92, 148). La notizia dell’esistenza di un struttura fortificata presso Castellero, distrutto dai guelfi Solaro nel 1312, si basa sull’interpretazione da parte del De Canis di un passo del cronista Guglielmo Ventura (cap. 69) che nell’edizione muratoriana del Memoriale riportava il termine «castellerium» (Andar per Castelli, p. 95). Dopo la dedizione di Asti all’imperatore Enrico VII che favorisce il rientro dei ghibellini, il cronista lamenta l’ingiusto banno da cui furono colpiti alcuni popolari, amici dei guelfi Solaro; questi banniti, l’ultimo giorno di marzo del 1312 «venerunt cum armis occurentes contra illos de Castello», presumibilmente ad Asti, allora i de Castello «munierunt castrum» e la notte stessa ne rinforzarono il fossato. Il giorno seguente i Solaro non riuscirono ad averne ragione, ma il 4 aprile un vero esercito guelfo (300 cavalieri e 3000 fanti), guidato dal siniscalco angioino Ugo del Balzo, conquistò la posizione, catturando un migliaio di prigionieri. Appare chiaro, dal massiccio impiego di forze, che non poteva certo trattarsi del piccolo castello di Castellero (Bordone, Aggiunte), bensì della fortezza urbana, quel Castelvecchio dal quale i ghibellini astigiani avevano tratto il nome stesso di «de Castello» (Castellani 1998, p. 195). Il castello di Castellero probabilmente non esisteva ancora e se anche fosse già esistita una qualche fortificazione (come la «turrim castellini» ricordata nelle squadre di Monale [Archivio Malabayla di Canale]) non si sarebbe trattato di «una roccaforte anti-guelfa», dal momento che i proprietari del castello i Pulsavino (Castellani 1998, p. 19) appartenevano invece all’hospicium guelfo dei Malabaila.
Posto non lontano da dove doveva sorgere un tempo la località scomparsa di Corte Francesca (cfr. il lemma ‘Luoghi scomparsi’) il Castellario divenne il centro di un nuovo insediamento arroccato sul colle sopra l’antica parrocchiale. Tra il 1836 e il 1871 dai censimenti della popolazione il comune risultava articolato in tre frazioni: il centro di Castellero, Borgo San Pietro e Vernetto. Il resto della popolazione era raccolto in cascinali (Bricco Trombetta, Vallongana e Valsagona) e alcune case sparse (AC Castellero: Censimenti). |
Luoghi Scomparsi | La chiesa di S. Pietro dei Boschi nel 1306 possedeva dei boschi nel territorio («in posse») di Corfrancesca ossia di Monale («sive de Monali») (Cotto 1983, doc.70). Pochi decenni prima, nel 1287, in un testamento comparivano alcuni beni coltivati siti nel territorio di Baldichieri, nel luogo detto Corfrancesca («in posse Baudicherii in loco ubi dicitur Corfrancesca»). L’ambiguità delle indicazioni del toponimo (tra Monale e Baldichieri) sta a segnalare una certa confusione distrettuale, dovuta probabilmente all’ampia presenza di boschi in una zona scarsamente abitata. Corfrancesca era infatti il nome di un antichissimo insediamento, già attestato nel 955 (quando vi proveniva un «Baldus de Curte Francisca»: Bordone 1980, p. 92) e riconosciuto nel 1159 come villaggio del distretto (districtus) di Asti, ancora ricordato alla fine del Duecento dal cronista Ogerio Alfieri fra le ville veteres del comune, cioè fra le località direttamente dipendenti dalla città (Bordone 1980, p. 236); il villaggio scomparve presumibilmente in quel periodo e il suo territorio appare suddiviso fra Baldichieri e Monale nel 1306 segno che Corfrancesca aveva perso autonomia amministrativa mentre Castellero non aveva ancora ottenuto la sua.
Allo stato attuale della ricerca ignoriamo se la chiesa di S. Pietro fosse stata in origine la chiesa di Corfrancesca o se l’antica curtis fosse edificata sul colle dove sorge l’attuale Castellero o di poco più a sud verso Valsongana dove poteva trovarsi la Rocca di Mombarucio (1306: Cotto 1983, doc. 70). |
Comunità, origine, funzionamento | La comunità di Castellero resta a lungo soggetta al controllo diretto dei signori del castello, in particolare dei Ponte. Tuttavia è operativo un consiglio della comunità presieduto da un sindaco e un podestà con compiti di rappresentanza dei residenti almeno dal 1610 (AC Castellero: Ordinati; ASAt, Uffici di Insinuazione, Asti, Castellero [XVII-XIX]). I bandi campestri del 1767 (AC Castellero: Scritture relative ai bandi campestri [1765, 1767]) e le successive dispute con i conti Ponte-Visca sono le ultime tracce di un rapporto subordinato alle imposizioni di matrice feudale dei signori locali (AC Castellero, Atti di lite, Sicurezza pubblica, Scritture riguardo ai bandi campestri [1765, 1767]). Nonostante la scarsità di beni comuni attestata nella relazione dell’Intendente Balduini (BRT, 1753) sembra che a Castellero si praticassero forme creditizie tali da rendere pochi anni più tardi la comunità in possesso di un credito pubblico in grado di soddisfare i costi amministrativi del luogo e provvedere anche al mantenimento di un chierico presso il Seminario di Vercelli (Il più accurato intendente, p. 194). Il segretario comunale di Castellero svolgeva le medesime funzioni anche presso Monale (1753-1786) (Il più accurato intendente, p. 140).
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Statuti | Non si conservano tracce di antichi statuti, ma sono presenti documenti relativi ai bandi campestri (AC Castellero: Scritture relative ai bandi campestri [1765, 1767]) concessi dal conte alla comunità tra XVIII e XIX secolo (Demaria 1962, pp. 19 sg).
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Catasti | La prima registrazione catastale risale al 1623 (AC Castellero: Fogliasso) sebbene il primo Libro del Catasto presente nell’Archivio storico del comune sia del 1666. Un pregevole libro del catasto datato al 1685 è consultabile presso l’Archivio di Stato di Asti. Il primo catasto geometrico presente presso l’Archivio comunale di Castellero è invece del 1791, ma necessita di un restauro.
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Ordinati | Gli ordinati presenti presso l’Archivio storico del comune risalgono al 1673. Essendo il volume più antico (1673-1702) conservato come il terzo di una serie si presume che i precedenti, andati persi, risalissero alla prima metà del XVII secolo. Nel libro delle insinuazioni di Asti dedicato a Castellero le prime attestazioni degli ordinati della comunità sono datati difatti 1611 (ASAt, Uffici di Insinuazione, Asti, Castellero XVII-XIX).
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Dipendenze nel Medioevo | Resta incerta la formazione di una precoce identità politica e istituzionale di Castellero data la tarda costituzione di una propria definizione territoriale. Le prime attestazioni di personaggi che si definiscono de Castellero risalgono solo alla fine del Duecento (Demaria 1962, p. 18).
A lungo inclusa entro la giurisdizione di Monale la presenza dei Ponte agevola il distacco patrimoniale, prima e distrettuale, in seguito dell’abitato e del castello di Castellero dal distretto d’origine (Archivio Malabayla di Canale; Manno 1895-1906, XXI, p. 609). Grazie alla presenza di numerose famiglie astigiane (in particolare i Pulsavino) Castellero è tra le località incluse nelle giurisdizioni astigiane: «ville et castra, que tenentur per cives et nobiles Astenses, subdite et subdita iurisdictioni Astensi» (Il codice delle Fidelitates, p. 404.) |
Feudo | Le prime notizie di un de Castellario risalgono al 1306. Sul principio del Trecento tra le coerenze dei beni della chiesa di S. Pietro dei Boschi vi sono i Gardino (1302), i Pulsavino e Filippo de Castellerio, insegnante di grammatica operativo ad Asti (Cotto 1983, doc. 173).
Tra Due e Trecento vi affluì una popolazione sparsa nell’area fra Monale e Baldichieri dove numerose famiglie del ceto dirigente astigiano avevano acquisito beni fondiari (Bordone 1995). Come stava infatti accadendo nell’adiacente territorio di Villafranca, dove Asinari e Malabaila avevano ritagliato dalla giurisdizione comunale delle vaste tenute patrimoniali controllate da castelli che nel corso del tempo avrebbero originato veri e propri distretti territoriali anche qui, nel confuso posse di Monale, il clan dei Malabaila – e in particolare la famiglia aderente dei Pulsavino – fece sorgere una torre in mezzo ai propri beni, su un colle che forse portava già il nome di «castellario» o «castellero», memoria di un’antichissima fortificazione da tempo abbandonata (cfr. il lemma ‘Luoghi scomparsi’). Occorrerà però attendere una quindicina di anni per ritrovare nelle carte la presenza di Castellero, attestato come luogo e castello autonomo, nelle convulse vicende militari che nella seconda metà del Trecento videro contrapporsi i Visconti di Milano e il marchese di Monferrato per la supremazia sul territorio astigiano. I signori locali dei castelli un tempo sottoposti al libero comune di Asti, in quel frangente, si schierarono ora con l’uno ora con l’altro dei due contendenti ed è proprio in questo scontro che, nella pacificazione del 1377, fra i sostenitori di Gian Galeazzo Visconti compare Bernardo Malabaila «cum loco Castellerii», insieme con il consanguineo Abellone che teneva i luoghi di Cantarana e di Serralonga. Pochi anni dopo, tuttavia, i Milanesi si lamentavano che non avevano ancora giurato fedeltà i luoghi di Serralonga, tenuto da Abellone Malabaila e il locus Castelarii, tenuto dagli eredi di Giovanni e di Pietro Pulsavino; situazione che pare essersi sanata nel 1381, quando risultano «obbedienti» ai Visconti i Malabaila per Serralonga e Cantarana e gli eredi di Corradino Pulsavino per il luogo di Castellero. L’ultimo atto è infine costituito dalla dote assegnata dal duca di Milano alla figlia Valentina Visconti in occasione del suo matrimonio con Ludovico d’Orléans: fra le moltissime località astigiane assegnatele nel 1387 infatti compare anche il «castrum de Casteler» tenuto da Margherita Pulsavino (Il codice delle Fidelitates, p. 404.). I documenti esaminati attestano, in conclusione, che dagli anni Settanta-Ottanta del XIV secolo i Pulsavino – Giovanni, Pietro e Corradino, già defunti, e Margherita – erano proprietari del castello di Castellero ed esercitavano poteri signorili sul villaggio che si era sviluppato intorno. I guelfi Pulsavino, come si è detto, erano strettamente legati ai più potenti Malabaila e ciò spiegherebbe perché nel 1377 risulti essere signore di Castellero Bernardo Malabaila (forse in realtà un Pulsavino) (Bordone, Aggiunte). Successivamente sono presenti anche ad Alba e da qui risulta provenire Tomaso, socio ad Avignone della società commerciale Riccio-Solaro e padre di Lucerna, moglie di Antonio Abellone-Malabaila signore di Belotto. I Malabaila alienarono il castello di Castellero nel 1455 a Petrino e Antonio de Ponte, anch’essi di famiglia guelfa, ugualmente attiva commercialmente ad Avignone dalla fine del Trecento. I Ponte, signori di Castellero, mantennero il controllo sul castello e sulla comunità fino al XIX secolo (Manno 1906), nonostante sporadicamente altre famiglie rivendicassero l’acquisizione o l’eredità di parte del feudo come i Bergerio o i Gabutti di Bestagno nel 1771 (ASAt, Catasti antichi, Castellero, Catasto 1685). |
Mutamenti di distrettuazione | Nel 1531, la contea di Asti venne infeudata da Carlo V alla cognata Beatrice di Portogallo, moglie Carlo III duca di Savoia, entrando in tal modo a far parte del patrimonio sabaudo. Nello stesso anno, con un diploma imperiale riconfermato nel 1562 dall’imperatore Ferdinando I, i duchi di Savoia ottennero il vicariato imperiale sul contado della città, con pieno esercizio di tutti i diritti regali, esteso nel 1555 alle diocesi dei loro stati. Nel 1560, Asti venne eretta a sede di una provincia ambiguamente sovrapposta alla eterogenea formazione territoriale ereditata dal dominio visconteo e orleanese sulla contea (ma risalente, nel suo assetto di fondo, alla tarda età comunale), comprendente, accanto alle aree sulle quali la città esercitava, attraverso due modalità ben distinte, un più immediato dominio territoriale (i luoghi, rispettivamente, del «distretto» e del «capitanato»), località infeudate a vario titolo a membri della nobiltà cittadina, quali Castellero (Scarcia 2001; Bordone 1989; Bordone 1998). Il deposito delle carte della comunità negli atti di insinuazione di Asti confermarono la collocazione di Castellero all’interno della provincia, nel distretto della Bassa Asteggiana (Il più accurato intendente, p. 173) dove rimase fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) (Cassetti 1996).
Entro la maglia amministrativa francese, Castellero seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Asti. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1805, nel dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Asti. Dopo la parentesi napoleonica, Castellero rientrò a far parte della ricostituita provincia di Asti venendo poi inclusa, nel 1859, nella provincia di Alessandria (distretto di Moncalvo) (Cassetti 1996; Sturani 1995; Sturani 2001). Lo stesso circondario di Asti venne soppresso e aggregato a quello di Alessandria nel 1927, quindi staccato e aggregato alla nuova provincia di Asti nel 1935 (Gamba 2002). Attualmente è inclusa nella Comunità Collinare Valtriversa insieme ai comuni di Baldichieri, Monale, Villafranca d’Asti, Cantarana, Ferrere, Maretto, Roatto, e Cortandone.
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Mutamenti Territoriali | Nel 1928 il comune di Castellero viene unito al comune di Baldichieri e successivamente torna a ricostituirsi autonomamente nel 1947 (AC Castellero: Aggregazione del Comune di Castellero e quello di Baldichieri, 1928).
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Comunanze | Data l’ampia estensione dell’area boschiva perlopiù composta da roveri e castagneti vi sono numerosi prati tra i beni di proprietà della comunità forse utili a pascolare durante la stagione primaverile quando i bandi campestri vietavano ogni forma di pascolo nei terreni privati (1765, 1767). La maggior parte dei boschi dell’area erano dati in affitto e le rendite per la vendita della legna servivano alle spese vive della comunità come il mantenimento della parrocchiale e la cura delle strade comuni a cui erano chiamati a partecipare tutti i residenti (XIX). Il coltivo aumenta a seguito del dissodamento dell’area boschiva dopo il 1877 (Plebano 1832, pp. 54 sg; Bordone 2004b).
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Liti Territoriali | Lite per il pedaggio imposto dal comune di Baldichieri a chiunque transitasse per il loro territorio comunale contro le consuetudini che vedevano esenti tutte le comunità limitrofe a Baldichieri (AC Castellero, fald. 22/4: Atti di lite tra la Comunità di Castellero e quella di Baldichieri, 1684).
Liti per la registrazione a catasto dei dipendenti del conte Malabaila che avevano appezzamenti nel territorio di Castellero, ma che avevano registrato i beni nel catasto di Monale (AC Castellero, fald. 22/8: Atti di lite tra le Comunità di Castellero e Monale, 1757). |
AC Castellero (Archivio storico comunale di Castellero)
AD Asti (Archivio Storico della Diocesi di Asti), Visite pastorali I-XXI, (1574-1742).
Archivio Malabayla di Canale, Squadrarum villarum dominationis Astensis (1358 in copia del XV secolo), Mazzo 1. A.S.T. (Archivio di Stato di Torino):
Corte, Paesi per A e B, C, m. 33, Castellero: Permuta di beni tra il comune di Castellero e il conte Ponte, (1828); Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 2, Rellazione dello Stato, e coltura de beni de Territorj delle Città, e Comm.tà della Provincia d’Asti (1747); Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n. 1, Nota Alfabetica de’ territorii stati misurati coll’indicazione dell’annata nella quale seguì la misura (s.d. ma ca 1731), c. 4v; n. 161, Registro delle notizie prese da Commissarj deputati per la verificaz.ne de Contratti a Corpo de beni dal 1680 al 1711 inclusive circa la qualità delle Misure e Registro de beni di caduna Comunità del Piemonte, e denominaz.ne de Cantoni Membri, e Cassinali (s.d.); Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n. 17 (Torino 20 aprile 1797, R.e Finanze, Fava; a tergo «Torino.Tenimenti separati»); Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, nn. 98-103, Ricavo di quelle Comunità che hanno beni nel Territorio d’Altre Comunità. B.R.T. (Biblioteca Reale di Torino), G.F. Balduini di s. Margherita, Relazione generale dell’Intendente d’Asti sullo stato della Provincia, 1753.
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Bibliografia | Bordone R., Aggiunte storiche al Castello di Castellero, integrazione del testo: Andar per Castelli. Da Asti tutto intorno, Asti 1976.
Bordone, Città e territorio nell'alto Medioevo: la società astigiana dal dominio dei Franchi all'affermazione comunale, Torino 1980 (BSSS 200).
Bordone R., Il riordino politico del territorio comunale di Asti: le villenove duecentesche, in «BSBS», 102 (2004a), pp. 413-441.
Bordone R., Un’effimera “villanova” duecentesca. Nascita e decadenza della prima Villafranca d’Asti nel riordino del territorio politico astigiano, in «BSBS», 105 (2007), pp. 393-458.
Bordone R., Alle origini della comunità collinare: la Valtriversa nel Medioevo, dattiloscritto.
Cancian P., L’archivio Malabayla conservato nel castello di Canale, in «BSBS», 95 (1997), pp. 593-638.
Le carte dello archivio capitolare di Asti (830, 948, 1111-1237), a cura di F. Gabotto, N. Gabiani, Pinerolo 1907 (BSSS 37).
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Maspero, Torino 1833-1856, vol. IV (1837), pp. 150-152.
Castellani L., Gli uomini d’affari astigiani. Politica e denaro tra il Piemonte e l’Europa (1270-1312), Torino 1998.
Cotto A.M., Documenti capitolari del secolo XIII (1265-1298), Asti 1987.
Il codice delle Fidelitates Astenses dell’Archivio di Stato di Torino (1387-1389), a cura di D. Gnetti, Torino 2007 (BSS 220).
Gamba A., La provincia di Asti dal 1935 al 1951: le vicende dell’Amministrazione Provinciale di Asti dalla sua istituzione alla prima elezione degli organi rappresentativi, Asti 2002.
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche desunte da documenti, Dizionario Genealogico A-B, Firenze 1906.
Le più antiche carte dello archivio capitolare di Asti, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1904 (BSSS 28).
Scarcia G., Testimonianze di notai astigiani: l’eredità del nobile Manuele Asinari, in «BSBS», 79 (2001), pp. 573-598.
Sturani M.L., Innovazioni e resistenze nella trasformazione della maglia amministrativa piemontese durante il periodo francese (1798-1814): la creazione dei dipartimenti ed il livello comunale, in Dinamiche storiche e problemi attuali della maglia istituzionale in Italia. Saggi di geografia amministrativa, a cura di Ead., Alessandria 2001, pp. 89-118.
Vergano L., Un Calendario-Necrologio della Cattedrale di Asti nel sec. XIV, in «RAAAl», 43 (1939), pp. 277-391.
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Descrizione Comune | Castellero
Privo di una sua identità territoriale definita fino al XIV secolo la comunità di Castellero era in origine legata alla chiesa di S. Pietro de Boschi e alla scomparsa località di Corte Francesca (Vd. Località scomparsa) entro i confini del distretto rurale di Monale.
L’episodio dell’assalto al castello di Castellero ad opera dei Solaro e dei guelfi astigiani (1312) narrato da Guglielmo Ventura, riportato costantemente dalla storiografia locale a partire dal De Canis, può ad oggi essere smentito. Controllato da una famiglia vicina ai guelfi Malabaila la torre dei Pulsavino è ad oggi identificata con il castello posizionato nel suo centro su di un’altura a pochi chilometri a sud di Monale. Per molto tempo Castellero e Monale furono soggetti agli interessi delle medesime famiglie astigiane, compresi in un circuito di località e comuni rurali scelti come aree di insediamento patrimoniale delle famiglie nobili della città e sottratte alla giurisdizione del comune di Asti che si stava espandendo nell’area. Questo ha in parte creato degli attriti e una certa confusione nel corso degli anni per quanto riguardava le dipendenze e le entrate fiscali soggette ai due comuni (Vd. Liti territoriali). Le frazioni di Borgo San Pietro e Vernetto hanno perso gradualmente la loro importanza come centri insediativi secondari rispetto all’abitato collinare sviluppatosi intorno al castello e alla nuova parrocchiale. Nonostante la sua costituzione entro lo spazio territoriale della villa di Monale, con cui condivideva anche il segretario comunale ancora nel Settecento, Castellero vive una graduale avvicinamento a Baldichieri, come dimostra anche la sua inclusione entro un sistema pievano differente da quello di Monale (vd.Pieve). Mentre si ampliavano le strade in grado di collegare i comuni della Valle Triversa verso sud Castellero sembrò tagliato fuori perché si privilegiò il tracciato che da Cortandone scendeva verso Asti passando per Monale e Baldichieri, mentre Maretto e Roatto vennero direttamente collegati a Cantarana e Villafranca. Così per includersi nei circuiti stradali e commerciali dell’area venne creata una nuova strada verso sud [AC Castellero, Strade comunali] unendo in modo più diretto Castellero e Baldichieri prima della loro temporanea aggregazione amministrativa nel 1928. |