Autori | Comino, Giancarlo |
Anno Compilazione | 1996 |
Provincia | Cuneo
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Area storica | Monregalese.
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Abitanti | 604 (ISTAT l991).
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Estensione | 1197 ha (ISTAT l991).
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Confini | A nord Carrù e Clavesana, a est Cigliè, a sud e a ovest Mondovì.
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Frazioni | Molini d’Ellero e del Villero. Vedi mappa.
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Toponimo storico | Il paese si denomina Bastia Mondovì in seguito al R.D. del 4 dicembre 1862. Bastita, accompagnato dal genitivo «Caraxoni» (o «de Caraxono») fino al secolo XVI. Nel più antico documento che la riguarda (1252) è seguita però dall’indicazione della sua chiesa, S. Martino de Alma, con la quale costituiva un complesso fortificato eretto dai domini di Carassone su un’ansa del Tanaro in posizione frontale rispetto a Carassone antico [Morozzo della Rocca 1894-1907, vol. I, p. 311].
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Diocesi | Bastia fa parte della diocesi di Asti fino al 1388. Con l’istituzione della diocesi di Mondovì, tuttavia, essa non vi aderisce immediatamente, poiché ancora nel 1435 Eugenio IV affida a tre suoi rappresentanti il compito di sottrarre ad Asti le chiese di Bastia, Cigliè e Roccacigliè per assegnarle a Mondovì (Conterno 1988, pp. 10-11). Nel 1583 Bastia viene visitata dal visitatore apostolico mons. Scarampi, mentre le altre due rifiuteranno il passaggio alla nuova diocesi fino al 1768.
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Pieve | La plebs de Caraxono è la pieve di Santa Maria de Carischione, ricordata nel diploma di Enrico III del 26 gennaio 1041, che sorgeva di fronte all’attuale Bastia [Conterno 1988, p. 23].
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Altre Presenze Ecclesiastiche | Parrocchia di S. Martino, fondata nella dioecesi astense nel 1440, che eredita la giurisdizione parrocchiale della pieve di S. Maria, donata con tutti i suoi beni da Felice V al capitolo della cattedrale di Mondovì (Diocesi di Mondovì 1978, p. 56). Cappella di S. Fiorenzo, con affreschi datati 1472. Oratorio della confraternita dei disciplinati di S. Antonio abate. Cappella di S. Bernardo, di S. Maurizio e della Madonna del Carmine. chiesa di S. Stefano «de Caraxono», che sorgeva nel fondovalle di fronte alla confluenza dell’Ellero nel Tanaro, in località detta «Braia». Chiesa di S. Andrea «de Caraxono», con un oratorio, entrambe ricordate nel Registrum ecclesiarum del 1345 (Conterno 1988, p. 23).
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Assetto Insediativo | |
Luoghi Scomparsi | Nessuno.
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Comunità, origine, funzionamento | Gli «homines de Bastita» compaiono per la prima volta nel 1301, nel momento in cui, con i loro signori, stringono un patto con il comune del Monteregale, ma non sembrano essere legati in una pur embrionale forma di organizzazione politica (Il “Liber Instrumentorum” del comune di Mondovì, doc. 67, pp. 165-170). Nessuno di loro infatti emerge dalla qualifica generica, che li individua in posizione subordinata rispetto ai domini, che trattano anche per loro.
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Statuti | Non noti. Non sono stati conservati bandi campestri.
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Catasti | Un registro catastale di metà Cinquecento nell’Archivio comunale di Mondovì [A.C.M.] e un catasto novecentesco di Bastia. Il locale archivio ha subito due gravi depauperamenti, durante l’occupazione francese (1796) e nel 1944-45 [A.C.B.].
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Ordinati | Nei vari faldoni si può trovare qualche ordinato sporadico, ma la documentazione anteriore al 1950 è andata perduta.
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Dipendenze nel Medioevo | Inserita nel comitato di Bredulo, da Bastia si denominano i signori di Carassone sconfitti dall’affermarsi della villanova del Monteregale, che giurano il cittadinatico nel 1254 e nel 1301 (Il “Liber Instrumentorum” del comune di Mondovì, doc. 13, pp. 41-44). Nel 1347 e nel 1349 Tommaso «de Bastita», il figlio e altri membri della famiglia riconoscono di tenere in feudo la «villa» e il castello di Bastia dal vescovo di Asti. Nel 1372 Bastia passa a un ramo dei marchesi di Ceva, nel 1449 ai Della Torre di Mondovì, nel 1463 in appannaggio a Giano di Savoia, nel 1494 a Pietro de Pesines e nel 1497 al barone Amedeo de Viry e a sua moglie Elena de Menthon (Morozzo della Rocca 1894-1907, vol. I, p. 349).
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Feudo | Il 18 marzo 1503, Filiberto II di Savoia cede al cugino Ludovico il diritto di riscatto del castello e della «villa» di Bastia; nel 1522 viene infeudata ai Parpaglia; nel 1669 ai Provana di Leinì e di Druent, e infine, il 13 giugno 1731, a Giuseppe Nicolo Vasco di Mondovì con titolo comitale (Morozzo della Rocca 1894-1907, vol. I, p. 349).
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Mutamenti di distrettuazione | Fino al 1698 fa parte del distretto di Mondovì, da cui viene separata ed eretta in comunità autonoma nell’ambito dello Stato sabaudo.
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Mutamenti Territoriali | Dopo la divisione del 1698, che assegna a Bastia il territorio compreso tra il fiume Tanaro e il torrente Branzola dalla parte verso sud e verso ovest, questo non subisce variazioni. Nel 1947 i frazionisti della Val Ellero, la frazione più periferica di Mondovì, distante dalla città 11,5 chilometri, chiedono di essere aggregati a Bastia, ma l’anno seguente recedono dalla loro istanza (AC Mondovì, Cat. I, Aggregazione e distacco di frazioni, 1950-1955).
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Comunanze | La comunità appare in possesso dal 1617 del diritto di porre all’incanto la “nave” sul Tanaro (AC Bastia Mondovì).
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Liti Territoriali | Attorno al 1788 si registra una lite tra Cigliè e Bastia a motivo di una servitù di passaggio contesa [Copia di conclusioni nella causa della comunità di Cigliero contro la comunità di Bastia (1788], citato in Manno 1891, vol. IV, p. 447; vd. anche scheda Cigliè].
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A.C.B. (Archivio Storico del Comune di Bastia Mondovì).
A.C.M. (Archivio Storico del Comune di Mondovì).
A.C.M., Cat. I, Aggregazione e distacco di frazioni, 1950-1955. A.C.M.,Cat. XXIII, Liti, cause e transazioni, m. III,fasc. 5; Ordinati, vol. 11. A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 5 Nero, Mazzo 1, v. immagine 2 ("CARTA / DEL / BURGOGNO"). Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). Sul verso: "Piemonte". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 1 nero. (Data: [1772]) [Autore incisioni:(Giacomo Stagnon/ Stagnone)]. Vedi mappa. A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Mondovì , Mazzo 6, Mondovì. Carta della diocesi, s.d. Vedi mappa. B.S.M. (Biblioteca del Seminario di Mondovì).
B.S.M., Atti della causa del sig. Ludovico Parpaglia (1567) [Collocazione: 83- A-2]. | |
Bibliografia | Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, II, Torino 1834, pp. 171-173.
Conterno G., Pievi e chiese tra Tanaro e Stura nel 1388, in La diocesi di Mondovì: le ragioni di una storia. Miscellanea di studi storici nel VI Centenario 1388-1988, Farigliano 1988, pp. 7-55.
Diocesi di Mondovì, Annuario 1978, Mondovì 1978.
Guglielmotti P., Le origini del comune di Mondovì: progettualità politica e dinamiche sociali fino agli inizi del Trecento, in «BSBS», 90 (1992), pp. 5-79 e 401-476.
Il “Liber Instrumentorum” del Comune di Mondovì, a cura di Barelli G., Pinerolo 1904 (BSSS 24).
Manno, Antono e Promis, V., Bibliografia storica degli Stati della Monarchia di Savoia, Torino, 1891.
Morozzo della Rocca E., Le storie dell’antica Città del Monteregale ora Mondovì in Piemonte, Mondovì 1894-1907, voll. I-III.
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Descrizione Comune | Bastia Mondovì
Bastia Mondovì sorge su un’altura alla destra del Tanaro, ai cui piedi scorre il fiume, nel quale, poco oltre, confluiscono le acque dell’Ellero e del Pesio. Il Tanaro connota profondamente il territorio comunale con il suo corso già largo e le numerose anse. Non c’è dubbio che questi fattori naturali influirono profondamente sulle vicende della comunità, che fino alla scomparsa dell’antico Carassone, rientra nel territorio di quest’ultimo.
Il controllo del Tanaro nel punto in cui il fiume descrive un’ampia ansa rappresenta una posizione di vantaggio e permette di bloccare l’avanzata dei marchesi di Ceva, che puntano anch’essi, da Castellino, Cigliè e Roccacigliè, al controllo del Tanaro. La villanova del Monteregale è preoccupata, fin dagli anni immediatamente successivi alla sua “rinascita”, ad avere amichevoli rapporti con i signori di Carassone, in particolare con quelli che si denominano «de Bastita», e con gli uomini che questi sono in gradi di controllare. Infatti risalgono al giugno 1245 i primi patti con il dominus Bonifacio di Carassone: sono particolarmente interessanti le clausole che fissano gli obblighi relativi al cittadinatico. Egli giura che abiterà «in Monte» e lì raccoglierà i suoi beni e il necessario per il suo mantenimento, a eccezione di ciò che è necessario per custodire la bastita che ha edificato, dalla quale non muoverà mai guerra al comune. In caso di guerra accoglierà gli uomini del Monte al sicuro in essa, ma nessuno di loro come abitante; tutto ciò che raccoglierà al di là del Tanaro lo conserverà nella bastita, mentre ciò che raccoglierà al di qua del fiume lo porterà sul Monte. Gli uomini di Bastia saranno tenuti a pagare ogni anno al comune del Monteregale 10 lire astesi come fodro o taglia, e Bonifacio è chiamato a garantire la loro solvenza (Il “Liber Instrumentorum” del Comune di Mondovì, doc. 13, pp. 41-44). Ancora più ampie le clausole del trattato del maggio 1301, che ci dimostrano come Bastia, i suoi uomini e i suoi signori, rientrino a pieno titolo nella villanova. Oltre a quanto già stabilito nel 1245, sono presenti clausole destinate a regolare la vita della comunità fino alla sua separazione da Mondovì nel 1698. Gli uomini di Bastia si obbligano infatti a farsi giudicare «in Monte» se la causa eccede i 100 soldi (causa criminale), mentre per una cifra inferiore a questa (causa civile) devono essere giudicati nel villaggio. Inoltre saranno d’ora in avanti iscritti al registro del comune per la somma di 200 lire e pagheranno la relativa taglia anche per quei beni che dovessero acquisire al di qua del Tanaro, essendo considerati come facenti parte del terziere di Carassone (Il “Liber Instrumentorum” del Comune di Mondovì, doc. 67, pp. 165-170). Abbiamo analizzato nel dettaglio questi due documenti perché saranno richiamati dalla città quando essa si contrappone a Ludovico Parpaglia, infeudato di Bastia nel 1563. È chiaro che il sistema delle infeudazioni rompe l’unità del distretto e mette a rischio secolari equilibri di potere ormai consolidati. Non sono solo in gioco questioni di prestigio, ma importanti aspetti di una competizione politica che riserva a famiglie notabili della città la carica di vicari nei villaggi, che il signore sostituisce con podestà a lui fedeli. La comunità allora è combattuta fra l’appartenenza al distretto, di cui conosce privilegi e oneri, e la giurisdizione signorile, con cui deve fare i conti giorno dopo giorno. Ludovico Parpaglia, col pretesto di avere in feudo il castello di Bastia, vuole attribuirsi la cognizione delle cause civili e criminali, che spettano invece al tribunale della città, essendo di competenza del conte unicamente la «bassa giustizia». Mondovì riafferma con forza al delegato ducale che Bastia è unita alla città e al suo distretto da prima che essa fosse sottoposta a casa Savoia, in virtù dell’accordo del 1301 (Biblioteca del Seminario di Mondovì, Atti della causa del sig. Ludovico Parpaglia, 1567,83- A-2). Una sentenza del 1 luglio 1586 stabilisce nel senso voluto dalla città (AC Mondovì, Cat. XXIII, Liti, cause e transazioni, m. III, fasc. 5), ma la lite riprende a fine secolo. Non è ben chiaro se, in concomitanza con l’infeudazione, Bastia sia stata separata per un certo tempo dal distretto, perché il 18 maggio 1617 la comunità chiede e ottiene di riaggregarsi «a soldo e livra» [A.C.M., Ordinati, vol. 11, c. 68]. |