Autori | Leggero, Roberto |
Anno Compilazione | 2007 |
Anno Revisione | VERSIONE PROVVISORIA |
Provincia | Novara.
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Area storica | Basso Verbano occidentale.
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Abitanti | 1.772 (ISTAT 2004; 826 [1698]; 875 [1725]; 853 [1871]; 1.006 [1891]; 1287 [1901]; 1.588 [2001]).
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Estensione | 536 ha.
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Confini | A nord Arona, a est Oleggio Castello, a sud Gattico, a ovest Invorio.
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Frazioni | Cascine San Grato, Sant’Eufemia.
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Toponimo storico | «Olegio qui dicitur Paruciario» (1034; Le carte del Capitolo di Gozzano, pp. 15-17, doc. 5). Secondo Montanari (Montanari 2001, p. 66, n. 80) e Manni (Manni 2001, p. 53) il nome dell’insediamento deriverebbe da un personale gallo-romano (Parrucius). Del resto anche Olegium potrebbe avere la stessa derivazione a meno di non accettare l’altra etimologia possibile, quella cioè che connette il nome della località alla produzione delle olive (coltivazione praticata localmente). In ogni caso l’espressione «qui dicitur» consentiva di distinguere «Olegio qui dicitur Paruciario» dal contermine insediamento di Oleggio «qui dicitur Langobardorum» (attuale Oleggio Castello) e da quello denominato «Scarulfi» (attuale Oleggio).
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Diocesi | Novara.
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Pieve | San Giuliano di Gozzano.
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Altre Presenze Ecclesiastiche | Sul territorio agiva la canonica di San Giulio d’Orta che, nella prima metà dell’XI secolo ottenne una consistente donazione di beni immobiliari situati nel villaggio incastellato di Invorio, collocato a poca distanza da Paruzzaro. Inoltre, nelle donazioni relative agli anni 1034 e 1087, risultano proprietari locali sul territorio di Paruzzaro o confinanti con essi, i monasteri di Santa Maria di Massino e dei Santi Felino e Gratiniano di Arona «e una non meglio specificata chiesa di Sant’Alessandro», probabilmente Sant’Alessandro di Besozzo, sita in territorio milanese (Montanari 2001, p. 70). Alla pieve di Gozzano erano soggette rispettivamente la chiesa di San Marcello di Paruzzaro (1000-1025, dotata di campanile tra il 1050 e il 1075), e la chiesa di San Siro (il cui campanile è datato a cavaliere degli anni 1150-1175) collocata all’interno del castrum di Paruzzaro, probabilmente già cappella privata castellana appartenente ai Biandrate e poi ai Visconti. Precedentemente alla fondazione di San Marcello, in ambito locale esisteva soltanto un oratorio campestre dedicato a San Michele alle Verzole (seconda metà X secolo).
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Assetto Insediativo | Paruzzaro è collocato sulla sponda occidentale del Lago Maggiore a 5 km da Arona; la quota massima slm è di 450 m, quella minima di 295. Il territorio comunale presenta una «conformazione piuttosto varia, perché ospita da una parte luoghi piani ed un tempo paludosi, dall’altra rilievi collinari da cui è possibile spaziare a centinaia di metri di distanza e ancora pendii boscosi o coltivati o larghe fasce piane adatte all’agricoltura» (Manni 2001, p. 27). L’idrografia di superficie è legata al torrente Vevera che attraversa da occidente a oriente il territorio comunale per 2 km.
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Luoghi Scomparsi | Borgo Agnello (fondato nella prima metà del Duecento dal podestà di Novara Zuccone degli Agnelli).
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Comunità, origine, funzionamento | La prima attestazione, relativa all’XI secolo lascia intendere che la comunità fosse attiva già da tempo. Se, come sembra, è possibile leggere «Paruciarum» come un personale gallo-romano (Parrucius) ciò implicherebbe la presenza nell’area di Paruzzaro di una qualche forma insediativa connessa all’esistenza di una proprietà magnatizia. Manni, infatti, sottolinea come fenomeni di insediamento siano attestati dai ritrovamenti archeologici a partire dall’ultima età gallica allorché piccoli gruppi o clan scelsero la porzione di territorio sulla quale insiste Paruzzaro per insediar visi (Manni 2001, p. 27). Tra XI e XII secolo Paruzzaro è inserito in una signoria territoriale locale riferibile ai conti di Biandrate prima e ai Visconti poi. Nel XVI secolo è attestata l’esistenza della «Universitas Paruzarii» dotata di un suo sindicus. Nelle filze dei notai locali – in assenza della documentazione dell’Archivio storico del comune – si ritrovano i nomi dei consoli e degli amministratori della comunità (Della Vecchia, Papale 2001, pp. 98-99).
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Statuti | 1366 (Statuti di Invorio inferiore, Paruzzaro e Montrigiasco dell’anno MCCCLXVI, a cura di P. Sella, in Statuti del Lago Maggiore e della Valle d’Ossola del secolo XIV, I, a cura di E. Anderloni, P. Sella, Roma 1914, pp. 143-176).
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Catasti | Catasto teresiano (AST, Sezioni riunite, Catasti, Catasto Teresiano, 1722). Catasto Rabbini (AST, Sezioni riunite, Catasto Rabbini, 1865).
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Ordinati | Negli atti dei notai locali è possibile ritrovare alcuni capitoli relativi alle relazioni tra la comunità e il caneparo (Capitoli d’osservarsi tra la comunità di Paruzzaro et l’essatore o sii caneparo di detta comunità, 1708 in Della Vecchia, Papale 2001, p. 106-107) e un atto stilato dal notaio Giovanni Battista Regacino della comunità e uomini di Paruzzaro (Alcuni ordini concernenti alla construttione del molino novo, detto in Costa Bella, 19 marzo 1601, in Della Vecchia, Papale 2001, p. 112-114).
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Dipendenze nel Medioevo | Nel passaggio tra XI e XII secolo Invorio Superiore, Inferiore, Paruzzaro, Montrigiasco e Oleggio Castello fanno parte di una signoria territoriale locale riferibile ai conti di Biandrate. Nel 1218 questi ultimi dovettero cedere alla città di Novara, secondo la formula del feudo oblato, i diritti giurisdizionali sulla castellania che comprendeva, tra gli altri, anche l’abitato di Paruzzaro. Come conseguenza di tale cessione, e dopo avere giurato la cittadinanza al comune di Novara, il conte Guido di Biandrate riotteneva in gestione dal medesimo comune i beni e i diritti ceduti. Nella prima metà del Duecento, però, i Visconti, cittadini milanesi ma originari del basso Verbano occidentale, riescono a ottenere il controllo della zona nella quale sorgeva Paruzzaro, sia grazie alla loro posizione di proprietari locali sia in forza del peso politico assunto della dominazione milanese sulla sponda piemontese del lago Maggiore. Nel XIV secolo i milanesi da Besozzo e Visconti si spartivano «la signoria sul luogo e sulla castellania di Invorio Inferiore che comprendeva gli abitati di Paruzzaro e di Montrigiasco» (Montanari 2001, p. 70).
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Feudo | Biandrate (primo quarto sec. XIII); Visconti (prima metà sec. XIII).
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Mutamenti di distrettuazione | In età altomedievale Paruzzaro sorge in una zona di confine tra diverse circoscrizioni pubbliche, costituite dai comitati di Ossola, di Pombia e di Stazzona ed è «arduo stabilire dove corresse esattamente il confine». In buona sostanza, prosegue, «l’area di strada in cui, nella prima metà dell’XI secolo, troveremo attestato il villaggio di Paruzzaro, rappresentava una zona di frontiera incuneata fra due circoscrizioni pubbliche – i comitati di Pombia e di Stazzona – qua e là interrotte dalle intrusioni di una terza, il comitato d’Ossola» (Montanari 2001, p. 59-60). Paruzzaro si trovava perciò in una zona liminale che probabilmente sfuggiva al pieno controllo dei funzionari pubblici. Per tale ragione, probabilmente, si costituirà una castellania spettante dapprima ai conti di Biandrate e poi, a partire dal Duecento, ai milanesi Visconti. Nel XVII secolo Paruzzaro «viene qualificata dipendente dalla giurisdizione viscontea di Invorio» (Della Vecchia, Papale 2001, p. 99). Nel 1748, con la pace di Aquisgrana, i territorio a ovest del Ticino passano al Regno di Sardegna. Durante l’età napoleonica Paruzzaro entra a far parte del Dipartimento dell’Agogna. All’inizio del XIX secolo Paruzzaro viene disaggregato dal distretto di Borgomanero e integrato in quello d’Arona (per le informazioni generali relative alle vicende del Novarese, Cognasso 1971, in particolare il cap. XXXII, Il Dipartimento d’Agogna).
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Mutamenti Territoriali | Borgo Agnello, fondato dal comune di Novara alla metà del XIII secolo, aveva fatto parte del territorio di Gattico fino al 1877, anno in cui viene disaggregato da quel comune e aggregato a Paruzzaro con R.D. del 16 ottobre 1877, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 15 novembre 1877 (Negro 2001, p. 181). Nel 1928 vennero aggregati a Paruzzaro gli abitati di Montrigiasco e di Oleggio Castello. Quest’ultimo tornò comune autonomo nel 1948, mentre Montrigiasco venne disaggregato nel 1960.
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Comunanze | I beni comunali vengono stimati, dalla catastazione teresiana del 1725, in 431 scudi su un perticato di 62 pertiche e 22 tavole. L’alto valore medio delle proprietà comuni è dato dalla presenza del prato adacquatorio denominato «prato grande» che misurava ben 38 pertiche e 2 tavole, per un valore di 342 scudi. Si trattava della particella di maggior valore di tutto il catasto (Di Cerbo 2001, p. 144). All’inizio del XVIII secolo, le filze notarili ci informano che la comunità riscuoteva l’affitto per il molino di sopra, per il molino di sotto, per il prato grande, per il forno di Paruzaro, per il forno alle casine e per il fondo della Vignazza (Della Vecchia, Papale 2001, p. 106). Nel 1804 i beni comuni di Paruzzaro si sono ridotti a «l’incanto del forno ogni tre anni quello del molino ogni sei anni e prato annesso». Dalle risposte fornite alla richiesta del Dipartimento dell’Agogna nella grande inchiesta del 1807 apprendiamo, dal sindaco Borella, che il comune possiede una mappa del territorio comunale e non ha beni condivisi con altri comuni.
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Liti Territoriali | Non vi sono particolari attestazioni.
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Fonti edite
Le carte dello Archivio Capitolare di Santa Maria di Novara, II, a cura di F. Gabotto, G. Basso, A. Leone, G.B. Morandi, O. Scarzello, Pinerolo 1915 (BSSS 79).
Le carte del Capitolo di Gozzano (1002-1300), a cura di M. Bori, Pinerolo 1913 (BSSS 77/3).
Le pergamene di San Giulio d’Orta dell’Archivio di Stato di Torino, a cura di G. Fornaseri, Torino 1958 (BSS 180/1).
Le pergamene di San Giulio d’Orta della biblioteca comunale di Novara, a cura di M.G. Virgili, Torino 1962 (BSS 180/2).
Statuti di Invorio inferiore, Paruzzaro e Montrigiasco dell’anno MCCCLXVI, a cura di P. Sella, in Statuti del Lago Maggiore e della Valle d’Ossola del secolo XIV, I, a cura di E. Anderloni, P. Sella, Roma 1914, pp. 143-176.
Fonti inedite
A.C.P. (Archivio Storico del Comune di Paruzzaro).
A.S.N. (Archivio di Stato di Novara).
A.S.N., Prefettura del Dipartimento dell’Agogna [Agogna], buste 143, 288, 399, 551, 605. A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Sezioni riunite, Catasti, Catasto Teresiano, 1725; A.S.T., Sezioni riunite, Catasto Rabbini, 1865. | |
Bibliografia | D'Addato C., Plata M., Repertorio comunale per i beni paesistici e storici. Il territorio del comune di Paruzzaro, Paruzzaro 2012.
Della Vecchia C., Papale A., Paruzzaro terra dei Visconti nello stato di Milano, in Paruzzaro. Storia arte terra società, Paruzzaro 2001, pp. 91-135 [per la bibliografia sui diversi aspetti della storia di Paruzzaro si rimanda ai vari contributi citati nel volume].
Di Cerbo M., La proprietà fondiaria a Paruzzaro tra XVIII e XIX secolo, in Paruzzaro. Storia arte terra società, Paruzzaro 2001, pp. 137-147. Leggero R., Paruzzaro nel 1807 secondo le carte del Dipartimento dell’Agogna dell’Archivio di Stato di Novara in Paruzzaro. Storia arte terra società, Paruzzaro 2001, pp. 149-162. Manni C., Panoramica archeologica da Arona a Gattico, in «Novarien», 19 (1989), pp. 231-238. Manni C., Scoperte archeologiche a Paruzzaro, in Paruzzaro. Storia arte terra società, Paruzzaro 2001, pp. 25-53. Marzi A., Chiese di città, chiese di campagna: la pieve di San Giuliano e i campanili romanici di Paruzzaro, in Paruzzaro. Storia arte terra società, Paruzzaro 2001, pp. 77-90. Montanari M., Vicende del potere e del popolamento nel Medio Novarese: da Paruzzaro tutt’intorno (secoli X-XIII), in Paruzzaro. Storia arte terra società, Paruzzaro 2001, pp. 55-76. Negro R., Lo sviluppo economico di Paruzzaro nel Novecento, in Paruzzaro. Storia arte terra società, Paruzzaro 2001, pp. 179-211. |
Descrizione Comune | Paruzzaro Nel 1803 il sindaco di Paruzzaro, rispondendo a un’interrogazione del Dipartimento dell’Agogna, all’interno del quale il comune era all’epoca inserito, definisce se stesso «sindaco delle tre comuni aggregate». In realtà, all’epoca, nessun altra località era aggregata a Paruzzaro e non è priva di fondamento, perciò, l’ipotesi che con quella espressione il sindaco abbia voluto fare riferimento alla struttura dell’insediamento di Paruzzaro che consentiva ancora di distinguere i nuclei più antichi (definiti cantoni) del comune. Infatti, come risulta anche dalle indagini archeologiche condotte nella zona, l’insediamento umano sul territorio collinare che si affaccia sul lago Maggiore doveva risultare – nella sua fase più antica – composto di diversi nuclei umani piccoli e diffusi. Per quanto riguarda il territorio del futuro comune di Paruzzaro le prime tracce insediative si ritrovano sul pianalto collocato alla destra del torrente Vevera (proprietà Lorenzini). La rete viaria che conduceva verso l’area sulla quale sorgerà Borgoagnello risulta già praticata in età preromana, mentre altri indizi circa la collocazione dell’insediamento in età altomedievale sono riconducibili all’area su cui insiste la chiesa San Marcello. Del resto vale la pena di ricordare che Paruzzaro è collocata sui due assi viari trasversali che collegavano la direttrice Novara-passo del Sempione ai passi alpini della Val d’Aosta. Sin dall’età protostorica, il primo e più battuto itinerario congiungeva i passi alpini aostani all’area in esame toccando Biella, Gattinara, Romagnano Sesia, il borgomanerese e, passando per Paruzzaro, si apriva infine sia verso Arona e il lago Maggiore, sia verso Pombia e il fiume Ticino. Il secondo asse viario, complementare e altrettanto importante, avendo lo stesso punto di partenza superata Biella transitava per la strada Cremosina verso Pogno e il lago d’Orta per proseguire verso Gozzano, Invorio inferiore e Paruzzaro e confluire nuovamente sulla direttrice Novara-Sempione. In età medievale, la presenza di una castellania induce a ipotizzare che a partire dall’altomedievo l’area, ospitasse proprietà del fisco regio. La felice posizione geografica determina anche – in piena età medievale – l’insediamento o il consolidamento nel territorio vicano di Paruzzaro di proprietà fondiarie dell’aristocrazia militare collegata al vescovo di Novara ma anche ad altri enti ecclesiastici. Nel 1034 l’insediamento di Paruzzaro viene definito «locus et fundus» e ciò sta a indicare che si è in presenza di un villaggio già dotato di un suo territorio definito.
Quanto alla struttura insediativa, l’abitato formava, con ogni probabilità, un agglomerato di tipo urbano collocato ai piedi di un mons publicus, il monte «qui dicitur de Olegio qui dicitur Paruciario», in cima al quale si trovava, isolata, la chiesa dedicata a San Giuliano (poi ridedicata a San Marcello). La presenza di un mons e della medesima situazione insediativa la si ritrova anche negli insediamenti contermini di Invorio e di Oleggio Castello. Il mons publicus di Paruzzaro era stato sin dall’età classica il luogo di concentrazione dei pascoli e dei boschi di uso comune che, tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo, vennero lottizzati e privatizzati. Nel 1087 Paruzzaro doveva avere raggiunto una certa consistenza demografica perché la chiesa di San Giuliano venne allora dotata di beni posti sull’antico mons publicus dai proprietari fondiari locali onde consentire la presenza stabile di un prete incaricato della cura d’anime. Alla metà del XII secolo i conti di Biandrate (discendenti dei conti di Pombia) dominano la zona nella quale sorge Paruzzaro grazie al controllo da essi esercitato sui villaggi fortificati di Invorio superiore e inferiore. I Biandrate favorivano i disegni politici della città di Milano essendo lo stesso conte Guido di Biandrate, il più potente e autorevole esponente del consortile familiare, cittadino milanese. Tuttavia il conte Guido sarà costretto a cedere (19 agosto 1218) al comune di Novara, per le vicende che contrappongono la famiglia alla città ansiosa di espandere il proprio territorio e rintuzzare la pressione milanese, la propria castellania comprendente Montrigiasco e Paruzzaro. In quella stessa occasione Guido riebbe in gestione tutti i beni ceduti a patto di divenire cittadino novarese. Le vicende che videro poi nuovamente contrapposti i Biandrate al comune di Novara, favorirono il consolidarsi di un altro consortile, quello dei Visconti, cittadini milanesi ma probabilmente originari dell’Alto Vergante. Essi risultavano ben radicati a Oleggio Castello e Massino ma possedevano case e proprietà fondiarie anche a Invorio Inferiore, Oleggio e Paruzzaro. Furono proprio i Visconti, coadiuvati localmente dai milanesi da Besozzo, a “sostituire” i conti di Biandrate nel controllo di una castellania particolarmente appetibile in quanto situata in una zona ricca e importante dal punto di vista delle comunicazioni. A contrasto con il consolidarsi della presenza milanese rappresentata dai Visconti, il comune di Novara tentò con successo, all’inizio del Duecento (1227-1237) di ribadire la propria presenza nell’area nella quale sorgeva Paruzzaro attraverso una nuova fondazione denominata Borgoagnello. Borgoagnello ebbe fin dall’origine un’organizzazione comunale dipendente da Novara. Il suo nome deriva, con ogni probabilità, da Zuccone degli Agnelli, podestà novarese in carica in quegli anni. La località si trovava a poca distanza dall’insediamento di Paruzzaro ma sorgeva su terre di proprietà dei canonici di San Giulio d’Orta e a cavaliere dell’incrocio rappresentato dagli assi viari Gattico-Paruzzaro e Borgomanero-Arona. già a pochi anni dalla sua fondazione Borgoagnello si presentava come un investimento ben riuscito. Topograficamente la nuova fondazione era impostata su un impianto planimetrico quadrato ed era divisa in quattro quartieri a cui corrispondevano quattro porte, una si apriva verso Arona, una verso Borgomanero (oggi scomparse), una verso Gattico e una verso Paruzzaro (le cui vestigia sono ancora evidenti). Borgoagnello era dotato anche di una chiesa intitolata a San Michele e dipendente dalla pieve di San Giuliano di Gozzano. Si trattava, con ogni probabilità, dell’antico San Michele di Ceserio, già compresa nell’insediamento scomparso di Caronno, mentre un’altra cappella nominata dalla documentazione di età moderna, cioè San Giovanni, dovette essere edificata in epoca molto successiva alla fondazione di Borgoagnello. La località verrà aggregata al comune di Paruzzaro solo in epoca moderna. Nel 1877, infatti, viene dato corso, attraverso la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia alla supplica per la disaggregazione di Borgoagnello da Gattico firmata dal procuratore del conte di Borromeo, tale Lamberti, dai possidenti Giulio Ignemmi e Francesco Borella, dal procuratore di Paruzzaro Giuseppe Borella. Ritornando a Paruzzaro, si evidenzia lungo il corso del Cinquecento e del Seicento una persistenza del consortile dei Visconti, feudatari, proprietari immobiliari, detentori del giuspatronato della chiesa di San Siro di Paruzzaro; la linea maschile dei Visconti di Paruzzaro si esaurisce nel 1741 con il duplice assassinio di Carlo Giuseppe Maria e di Giovanni Battista Gaudenzio Maria. Per quanto attiene alla consistenza demografica dell’abitato sono rilevabili, attraverso la documentazione locale e in particolare quella relativa alle cascine, fenomeni di immigrazione dalla Valsesia a partire dal Quattrocento e fino al Seicento. Alla fine del Seicento la popolazione è attestata sulle 826 unità e per circa un secolo essa rimane tale. A metà del Seicento si determina un contrasto tra la comunità di Paruzzaro e quella di Montrigiasco che dà origine al documento (conservato presso l’archivio parrocchiale di Paruzzaro) intitolato Conventione seguita tra la Comunità di Montrigiascho et quella di Paruzaro per li confini de loro rispettivi teritori. All’origine della controversia vi era la perdita del libro d’estimo di Montrigiasco (riferita al 1644); in conseguenza di ciò era stata fatta fare dalla comunità una misura del territorio «unilaterale». Tale misura era in contrasto con quella di Paruzzaro e aveva dato adito, per i criteri con i quali era stata realizzata da Giovanni Pietro Aicardo misuratore di Angera («ladove si decima da decimari di Montrigiascho là essere teritorio di Montrigiascho»). Ciò dà adito al parroco di Montrigiasco di rivendicare la chiesa di Sant’Eufemia, collocata sul territorio di Paruzzaro, come se essa si trovasse su quello di Montrigiasco. Il console di Paruzzaro presenta allora una denuncia presso l’ufficio di Invorio di Sotto contro le pretese del parroco di Montrigiasco il quale aveva effettuato una «visita pastorale» a Sant’Eufemia rompendo una cassetta della chiesa; ciò dà origine ad un contenzioso e le due comunità decidono di comune accordo di procedere ad una revisione dei confini. Dapprima i delegati si recano verso Invorio di Sopra nei boschi detti «delle Tense et delli signori Zanotti» e riconoscono il segno di confine posto in cima a un sasso alto più di un braccio da terra sul quale è una croce «fatta anticamente». A partire da quel segno e muovendosi verso Montrigiasco i delegati ricostruiscono la linea di confine. Il primo cippo (una croce) lo pongono «sopra il sasso nella strada pubblica che si va ad Arona» nel luogo detto «al Reposino» nei pressi del fosso di Antonio Costa e delle proprietà eredi di Marco Crino. Il secondo e il terzo termine vengono collocati nel bosco di Giovanni Battista Lorenzino confinante con gli eredi di Giovanni di Gabriele. Il quarto termine è posto sopra un «sasso grosso» alto quanto un uomo dotato di una croce. Il quinto termine è collocato nei pressi delle case della proprietà «del Cocho» (la cascina Cocco di Montrigiasco; siamo nel quadrante nord-orientale del territorio di Paruzzaro). Il confine viene stabilito in modo tale che da questo termine esso raggiunga il «sasso grosso sopra la Motta del Cohco» e da lì, per una lunghezza di quattro trabucchi, corra fin nei pressi della casa di Marcello Costa. Il sesto termine è piantato nella casa appresso la strada. Fatto ciò i delegati si recarono presso la «selva della parrochiale di San Marcello» dove era collocato un grosso sasso «dove si è fatta una croce» per indicare i confini di Paruzzaro e Montrigiasco. Qui venne stabilito che tutti i boschi e le selve di proprietà degli abitanti di Paruzzaro che si trovino entro i confini di Montrigiasco così come le proprietà di quelli di Montrigiasco collocate entro i confini di Paruzzaro, non si possano né «innovare, ne accatastare, ne agravarle d’alcuna sorte di taglie ne ordinarie ne straordinarie». Inoltre venne deciso, come si era fatto in passato, che le vigne degli uomini di Montrigiasco paghino le taglie laddove sono accatastate, vale a dire nei luoghi di residenza dei rispettivi proprietari anche se si trovano sul territorio dell’altro comune e che, in caso di acquisto da parte degli uomini di Paruzzaro di vigne di Montrigiasco, ugualmente paghino a Montrigiasco le taglie. Infine che i proprietari di boschi o selve possano liberamente pascolare nelle loro proprietà anche se esse si trovano nella comunità contermine. Sempre nel corso del Seicento si aprono diverse cause intentate dal fisco regio contro la comunità a motivo dei mulini di cui la comunità aveva il monopolio, sia pure a titolo enfiteutico e non proprietario. Tuttavia, poiché le acque che alimentavano le macine provenivano da fontanili e non da fiumi regi, le cause intentate contro Paruzzaro poterono essere vinte dalla stessa comunità. Invece è riferibile a Filippo Visconti (testamento del 18 novembre del 1668) il lascito alla comunità di beni ipotecati per fornire la «dote» necessaria alla celebrazione di messe nel corso dell’anno. Con il trascorrere dei decenni, il rapporto tra emolumenti e messe da celebrarsi non era più vantaggioso, e ciò rendeva impossibile trovare sacerdoti disposti ad accollarsi la cappellania. La comunità perciò dovette intervenire presso la Curia episcopale per ridurre il numero delle messe connesse al beneficio, riequilibrando così il rapporto. Il 3 agosto dell’anno 1800 «in nome della Nazione Piemontese» il cittadino Benedetto Bono, commissario di governo nell’Alto e Basso Novarese, «appoggiava al cittadino Baronio», uomo di legge e giudice di Paruzzaro, l’incarico di «installare la Municipalità del Comune di Paruzzaro» e il 9 agosto Baronio eseguiva l’incarico. I «municipalisti» promettono di adempiere ai loro doveri «da cittadini, e da veri repubblicani di vegliare per il buon ordine, tranquillità e pulizia di questa comune per affezionare lo spirito pubblico all’attuale sistema». Nei primi anni del XIX secolo si determina il rifiuto del comune al pagamento alla confraternita di Santo Spirito d’Ameno dell’affitto per il prato e il mulino «del Sabbione». Nel 1805 la confraternita istruisce una pratica contro Paruzzaro presso il prefetto del Dipartimento dell’Agogna, potendo già vantare una sentenza favorevole della soppressa Prefettura d’Intra. La comunità ha un debito di tre anni da regolare, che ormai ammonta a più di 460 lire di Milano, oltre a tutte le imposte del caso. La decisione della comunità di non pagare il livello alla confraternita dipendono da due fattori, la disaggregazione dal distretto di Borgomanero e l’aggregazioine a quello di Arona che aveva fatto lievitare i costi amministrativi (cancelliere censuario del distretto di Arona pretendeva infatti 187 lire e mezza di Milano contro le 90 pagate in precedenza) e la crisi degli enti religiosi determinata dalle vicende politiche europee. Ancora nel 1808 la questione non sembra risolta se, il Consigliere di Stato scrive al prefetto affinché faccia pervenire alcune informazioni; dall’esame delle attività e passività del comune di Paruzzaro infatti «si sono riconosciuti mancare alcuni schiarimenti». Per quanto concerne le attività del comune il Consigliere desidera conoscere le date di scadenza degli affitti sottoscritti da privati per i due mulini, il forno e i fondi comunali, per quanto riguarda invece le passività «fu riferito» del debito contratto con la confraternita del Santo Spirito di quasi 155 lire per il «prato grande» e il mulino del Sabbione, ma «si domanda» se esiste ancora la confraternita in questione o ad essa è subentrato il demanio. Circa le risorse reali che la municipalità di Paruzzaro può vantare, esse non sono molte: secondo un documento del 1804 che «l’incanto del forno ogni tre anni quello del molino ogni sei anni e prato annesso» da cui si traggono risorse economiche sufficienti a pagare le operazione del Cancelliere del distretto, o per meglio dire, che consentivano il pagamento, perché a partire dall’anno 1802 non è più possibile farlo. Inoltre la comunità si trascina debiti che rimontano al 1791, quando la comunità si era indebitata con Carlo Bosina per 800 lire piemontesi per poter pagare un debito contratto dalla comunità stessa anni prima (un gravame che è sicuramente meglio gestibile se riferito a un personaggio residente a Paruzzaro piuttosto che agli eredi del creditore che risiedono a Orta) con Giovanni Antonio Gippino di Orta. Solo nel 1807 ci si porrà il problema di saldare il debito, e soltanto perché prescritto dalla legge, che impediva ai comuni di mantenere debiti che producessero interesse. Il sindaco Borella proporrà allora di alienare il forno della comunità ormai «dirocato» e il «Prato grande». Una nuova lite si aprì nel 1808, quando il sacerdote Costa, titolare di un altro beneficio ecclesiastico (legato Alagna), decide di far abbattere alcune piante nei fondi pertinenti al beneficio stesso. La comunità si oppone vivamente, in quanto «collo spoglio delle piante non sarebbero di alcun prodotto i fondi costituenti la dote del beneficio; per cui dopo la morte del Costa non si troverebbe alcun sacerdote che volesse assumersi il peso del beneficio». Nel 1807 il prefetto del Dipartimento dell’Agogna inviò una lettera a tutti i podestà e sindaci dei comuni del territorio di sua competenza. Si tratta del primo passo per organizzare meglio il Dipartimento dal punto di vista amministrativo, favorendo le opportune aggregazioni tra comuni con un duplice scopo: migliorare la qualità degli amministratori locali e diminuire le spese. Le domande rivolte dal prefetto ai comuni erano: quale è la distanza tra i comuni e i comuni confinanti? Quale lo stato delle strade? Il comune ha una parrocchia? È dotato di una mappa del territorio? Possiede beni con altri comuni? Con quali tra quelli vicini ha «maggiori relazioni di commercio, d’industria, d’agricoltura, ed uniformità d’abitudini»? Infine se «vi sia qualche ragionevole motivo, che consigli la di lui aggregazione piuttosto all’uno, che all’altro Comune». Il sindaco Borella risponde al prefetto asserendo che le strade verso Oleggio Castello e verso Invorio sono comode (nel 1804 erano state «ristaurate» quelle che andavano da Invorio Superiore ad Arona) mentre nella tratta fino a Borgoagnello attende di essere «ristaurata» e quella per Montrigiasco è impraticabile; il comune possiede una mappa del territorio comunale e non ha beni condivisi con altri comuni, ha la propria parrocchia ab immemorabile che funziona anche per la comunità di Borgoagnello. La parrocchia e la grande chiesa «capace anche di maggiore aggregazione di popolo», il cospicuo numero di abitanti e la «naturale situazione», consentono al Borella di rispondere all’ultima delle sette domande poste dal prefetto, proponendo che i comuni di Oleggio Castello e di Borgoagnello vengano aggregati a Paruzzaro per formare un unico comune di cui proprio Paruzzaro sia il centro. I legami tra Oleggio Castello e Paruzzaro vengono confermati dall’analoga lettera del sindaco di Oleggio Castello e da altri documenti nei quali si evidenzia il ruolo del torrente Vevera nel determinare un’area omogenea e nel separare i comuni di Mercurago, Dormello, Dormelletto, Oleggio Castello, Paruzzaro, Borgoagnello, Montrigiasco da Arona. La reiterata sottolineatura, in fonti diverse, delle comuni caratteristiche degli abitati collinari non deve far obliare un elemento opportunamente sottolineato invece dalla municipalità di Arona e comunque implicito nelle domande che il prefetto rivolge a tutte le comuni, vale a dire la fondamentale mobilità degli abitanti del territorio i quali sono attratti da Arona sia perché essa é sede di mercato, sia a causa delle funzioni sacre che ivi si svolgono. Risulta quanto mai opportuna, per giustificare le proposte «aggregazioniste» di Paruzzaro, l’indicazione che dà il sindaco Borella circa l’importanza della parrocchiale di Paruzzaro, la quale non solo è architettonicamente commisurata alle necessità della comunità, ma addirittura attrae fedeli da altri luoghi. All’ultimo quarto del XIX secolo invece, è collegabile l’ampliamento più significativo del territorio di Paruzzaro attraverso l’aggregazione di Borgoagnello di cui abbiamo dato conto. Durante l’Ottocento, però, il piccolo insediamento che aveva resistito per quasi cinque secoli, andò spopolandosi fino a ridursi allo stato attuale di «cascina». Nel 1928, all’interno dell’ampio progetto di aggregazioni e di riordinamento amministrativo promosso dal fascismo vennero aggregati a Paruzzaro gli abitati di Montrigiasco e Oleggio Castello. L’aggregazione era stranamente conforme alle proposte presentate da Paruzzaro al prefetto del Dipartimento dell’Agogna più di un secolo prima. Come accadde quasi ovunque, tuttavia, le aggregazioni di epoca fascista andarono decomponendosi subito dopo il termine del conflitto sia per ragioni politiche sia perché esse erano state fatte in maniera affrettata e imposte dall’alto. Per quanto riguarda il caso di Paruzzaro, tuttavia si può notare una certa coerenza delle aggregazioni (se si fa riferimento alle indicazioni contenute nella documentazione ottocentesca) che infatti, nel caso di Oleggio Castello, resistette fino al 1948 mentre Montrigiasco venne disaggregato solo nel 1960 riportando i confini comunali entro la loro dimensione “storica”. |