Melle

AutoriMeotto, Marco
Anno Compilazione2008
Provincia
Cuneo
Area storica
Saluzzese (ex Marchesato di Saluzzo)
Abitanti
364 (ISTAT 2001); 340 (BDDE 2009)
Estensione
2791 ettari
Confini
da nord, in senso orario, Brossasco, Valmala, Roccabruna, Cartignano, San Damiano Macra, Frassino
Frazioni
Sant'Eusebio (ISTAT 1991); al 2001 la frazione di Sant'Eusebio risulta disabitata. Sulle altre borgate storiche si veda Assetto insediativo.
Toponimo storico
Malus, Melum, Mella, Mellae. Il toponimo Malus loci è citato in atto di donazione del 16 marzo del 1062, attraverso il quale Alberto di Verzuolo dona numerose terre sparse per vari luoghi della valle Varaita all'Abbazia di Cavour (Cartario di Cavour, X, 24). Nel Rotulus feudorum episcopatus Taurinensis si segnala il toponimo della villa de Melo (Dao 1965, p. 34). Una sentenza del 1264 sul pedaggio che i pastori di Piasco dovevano pagare per attraversare la valle Varaita allo scopo di raggiungere i pascoli segnala il toponimo “de Mello” (Turletti 1879, 43-44).
Diocesi
Appartiene alla diocesi di Saluzzo a partire dal 1511, in precedenza diocesi di Torino.
Pieve
Nell'elenco del 1386 delle chiese che versano il cattedratico alla Diocesi di Torino, la chiesa di «S. Giovanni de Mello» risulta dipendente dalla pieve di Felicetto (Chiuso 1887, I, 288).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Il dibattito relativo a quale sia stata la prima parrocchiale di Melle è aperto. Alcune ipotesi sembrano propendere per la chiesa di S. Eusebio, fatta erigere attorno agli inizi XIII secolo e dipendente dal monastero di S. Eusebio di Saluzzo (Savio 1901, doc. XVI, 23; Beltrutti 1975, 45; Ansaldi 1968, 89); altre fonti sostengono che la prima parrocchiale sia stata quella di S. Giovanni, ma che già all'inizio del Trecento esistano entrambe le chiese e siano rette entrambe, almeno a partire dal 16 febbraio 1318, da un unico diacono (Dao 1965, 47-54; Negro Ponzi Mancini 1981, 80). Ancora due documenti del 1350 indicano che le due chiese di S. Giovanni e di S. Eusebio sono amministrate da un unico rettore (AD Saluzzo, Sezione A, Collazione benefici, prot. 7, f. 6, Rassegna di Antonio Clavelli di Pinerolo Rettore dei SS. Giovanni e Eusebio del Melle e collazione ad esso della Pievania di Frassino [27 gennaio 1350]; ibidem, prot. 7, f. 7, Collazione dei SS. Giovanni e Eusebio del Melle a favore di Guglielmo di Brosasco, per rassegna di Antonio Clavelli nel monastero di Pinerolo [27 gennaio 1350]).
L'unione delle due chiese è provata ancora nel 1476 da un riferimento alle due parrocchie in una delle numerose rinunce che si susseguono tra metà Trecento e fine del Quattrocento, probabilmente per l'esiguità delle rendite locali (AD Saluzzo, Sezione A, Collazione benefici, prot. 36, f. 263, Rinuncia delle parrocchie riunite di S. Giovanni Battista e di S. Eusebio del Melle a favore di D. Alessio de Orsellis di Saluzzo [4 settembre 1476]).
Almeno alla prima metà del Cinquecento risale la cappella di San Lazzaro, probabilmente eretta in occasione di un'epidemia, citata nel 1551 in un atto di vendita di una fucina presso la località Massiròt: “Fodinam ferri sitam in loco Melli ad Sanctum Lazarum” (AS Cuneo, Melle, Categoria I, Carte Antiche, f. 22, Atto di vendita di una fucina nelle fini del Melle [22 gennaio 1551])
Le due chiese principali rimangono unite in un'unica parrocchia almeno sino all'inizio del Settecento, come emerge dalle visite pastorali seicentesche (AD Saluzzo, Sezione A, Vescovi e visite pastorali, Visita mons. Viale,  [1609]; Visita mons. Marenco, [1629]). S. Eusebio torna o diviene parrocchia autonoma all'inizio del XVIII secolo, almeno a quanto emerge dalla visita del vescovo Morozzo del 1702. Dalla medesima visita emerge con chiarezza il quadro degli altri luoghi di culto presenti nel comune. Oltre alle chiese di San Giovanni e di S. Eusebio, raccoglie particolare devozione la cappella di San Michele, posta nell'area poco abitata dell'Adrech, a cui accorrono per alcune celebrazioni oltre 300 parrocchiani di S. Eusebio. Altrettanto significativa è la Madonna della Biolla, santuario posto alle medie altitudini dell'Adrech. Nella visita si legge che “la sua fondazione data da tempi remoti”, probabilmente in occasione dell'epidemia di peste cinquecentesca che colpì duramente la valle Varaita; anch'essa serve un numero di fedeli superiore alle 300 unità.
Il vescovo Morozzo considera come appartenente a Melle anche la cappella di San Bernardo delle sottole, anch'essa ritenuta di origine antichissima e descritta in cattivo stato. Il vescovo segnala che nel corso dell'anno presso di essa si fanno preghiere votive per la conservazione dei prodotti agricoli ai quali concorrono anche gli abitanti di Brossasco e di Frassino. Va segnalato che nelle precedenti visite pastorali seicentesche la cappella di San Bernardo non risultava tra i luoghi di culto di Melle, ma era in carico a Frassino (AD Saluzzo, Sezione A, Vescovi e visite pastorali, Visita mons. Viale,  [1609]; Visita mons. Marenco, [1629]; Visita mons. Morozzo, [1702]).
Ancora nella visita del vescovo Morozzo vengono segnalate quindi una lunga serie di cappelle che fungono da luogo di culto per gli abitanti delle numerose borgate. La Cappella della Madonna de' Giusiani è situata nei pressi della medesima borgata e serve circa 200 parrocchiani. La Cappella di S. Anna è luogo di devozione per le borgate Tacca e Costanzi, ma in occasione della festa omonima vi accorre la metà circa della popolazione dell'intera comunità, sebbene la relativa cerchia di devoti non comprenda un numero maggiore ai 200 abitanti. Si segnalano infine le cappelle di San Bernardo de Berti, San Giacomo, San Pietro, San Bernardo della Comba, San Rocco. (AS Cuneo, Melle, Culto, Beni Parrocchiali, fascicolo non numerato). Nella visita di mons. Morozzo non vi sono cenni riguardo a una cappella di S. Giuseppe, posta nella giurisdizione della chiesa S. Giovanni e citata invece in un documento del 1641, a proposito della rinuncia del parroco don Ribodetti allo jus-patronato sulla cappella a favore della Comunità in cambio di una rendita. Il mutamento dei diritti di patronato sarà ancora ratificato nel 1668 (AS Cunero, Melle, Culto, Beni Parrocchiali, n. 65).
A fine Settecento si chiariscono i rapporti gerarchici tra le due parrocchie. Con l'edificazione del nuovo edificio di S. Giovanni, questa diviene parrocchiale maggiore, alle cui dipendenze è posta, come vicarìa, S. Eusebio. Tale organizzazione rimarrà in vigore anche durante il periodo di occupazione francese e per tutto il corso dell'Ottocento (AS Cunero, Melle, Culto, Beni Parrocchiali, n. 63).
Tra le presenze più recenti si segnala, nel 1911, la richiesta di costruzione di un pilone votivo lungo la strada verso Valmala intitolato alla Vergine.
Riguardo ad altre forme di pratiche religiose si può attestare, nel 1380, l'attività di una Confratria del S. Spirito dotata di una propria sede presso il borgo principale (AS Torino, Corte, Paesi, Città e provincia di Saluzzo, Protocolli di segretari marchionali, Concessione in enfiteusi da parte del Marchese Federigo di una casa nelle fini del Melle a Ludovico e Morizio fu Ludovico Buscaglia [31 maggio 1380]). L'attività del S. Spirito presso il borgo principale e il Paschero è documentata sino a inizio Seicento, contemporaneamente all'attività della Confratria di S. Eusebio e la Cenobia di S. Eusebio, presso l'omonima borgata. Nella visita di Mons. Viale del 1609 non vi è tuttavia traccia della Confraternita di San Sebastiano, attestata un secolo più tardi dalla visita Morozzo (1702).
A fine Ottocento risultano attive sul territorio di Melle solo due Confraternite, la Compagnia del SS. Sacramento e la Confraternita dell SS. Trinità (AS Cuneo, Melle, Culto, Beni Parrocchiali, n. 65).
Assetto Insediativo
Il primo nucleo insediativo, risalente probabilmente al X-XI secolo,  corrisponde al concentrico, di forma semicircolare, posto alla base dell'antico castello del luogo. È questa l'area che porta ancora la denominazione di “Borgo Vecchio” o “Villa”. Successivamente si sviluppano altri due rioni, il Paschero e Chesta. In corrispondenza al periodo di maggior sviluppo della comunità, collocabile tra la concessione del mercato di valle a fine Trecento e la revoca di questo privilegio a vantaggio di Venasca nel 1529, la presenza abitativa si fa più fitta anche nelle aree esposte dei declivi montani e sorgono numerose borgate.
Un'idea più chiara dell'articolazione territoriale degli insediamenti è offerta da ciò che rimane di un catasto del 1660 (AS Cuneo, Archivi Comunali, Comune di Melle, I parte, Documenti amministrativi, Sezione 1, Carte antiche sparse, f. 9, Catasto 1660). Si può osservare che, in un tentativo di razionalizzazione dell'amministrazione sabauda, le varie ruatte si trovano riunite in sette regioni principali o “quartieri”: a) Borgo; b) Paschero; c) S. Eusebio; d) Apricho; e) Castellar Inferiore; f) Castellar Superiore; g) Pianoro.
Che si tratti di una suddivisione arbitraria lo si può comprendere osservando attestazioni documentarie successive, che tornano a presentare una conformazione quasi puntiforme, o comunque piuttosto disaggregata, degli insediamenti abitativi. Un catasto descrittivo delle proprietà immobiliari (AC Melle, Carte antiche sparse, f. 3, Catasti antichi) distingue a) il Borgo con 12 proprietari; b) il Paschero con 33 proprietari; c) un'area «oltra Varajta verso S. Eusebio», in cui risiedono 9 proprietari; d) S. Eusebio con 23 proprietari; e) l'Adritto con 20 proprietari; f) le 15 ruate di Prato, Fini, Bodreri, Cornaglia, Marchetti, Boscheri, Perotti, Giusiani, Balatori, Boscherolli, Berri, Raberile, Beoletti, Comba, Meire, che contano ciascuna un numero che varia dai 3 ai 12 proprietari, per un totale complessivo di 85.
Se ne deduce che, attorno alla fine del Seicento, la popolazione che vive in nuclei sparsi equivale grossomodo a quella stanziata negli abitati maggiori.
In una Consegna del sale dell'11 aprile 1734 le ruate si sono ridotte a 7: Bodreri, Boschirollo, Chiotti, Comba, Norastra, Prato, Raberile. Alcuni toponimi fanno la propria comparsa per la prima volta e indicano, evidentemente, la regione che racchiude al proprio interno più borgate. (AS Cuneo, Comune di Melle, Categoria I, Carte Antiche, f. 3.)
La mutevolezza del quadro descrittivo degli insediamenti è infine ancora offerta dai documenti allegati dalla Comunità stessa, nel marzo del 1761, in un carteggio con l'Intendente della Provincia relativo alla richiesta di costruzione di nuove strade. Nella comunicazione si precisa che, oltre al Borgo e al Paschero, sono identificabili all'incirca quattro ulteriori aggregati di borgate:
« Il luogo di Melle non ha cascinali, ha bensì diverse borgate o sian ruate, quali formano un bel corpo, e vengono denominate e distanti dal luogo come sopra e cioè:
- Meira, Ruata del prato, Chiotto, Villar, Giacone, Ponte Valcurta, Cogno, Chianale, Giachetta: distanti queste dall'abitato del luogo un mezzo miglio
- Botta, Boscheroli, Marchetti, Novanta, Boscheri, Benti, Fini, Iacca, Begliardi: distanti queste un miglio
- Chiabreri, Caune, Fini, Fontanelle, Giusiani, Gessi, Emiosi, Benti Maggiore, Rogeri, Peiroti, S. Eusebio, Cantoira: distanti queste un miglio e mezzo
- Cantone, Raberile, Chiamprasso, Gavine, Ballatori, Giusiani: distanti queste due miglia»
Si precisa inoltre che « quali borgate son sempre state unite al corpo principale del luogo e dipendono la maggior parte dalla Parrocchia maggiore del luogo sotto il simbolo di S. Giovanni Battista et altra parte sotto il simbolo di S. Eusebio nel medesimo servizio» (AS Cuneo, Comune di Melle, Categoria I, Carte Antiche, f. 3.)
In epoca post-unitaria, dalle rilevazioni del Censimento 1871, si possono identificare soltanto  sei aggregati principali: Borgo (157 ab.); Paschero (278 ab.); S. Eusebio (245 ab.); Adritto (177 ab.); Castellar (499 ab.); Perot (457). Il Censimento 1951 segnala soltanto due aggregati, la Villa centrale (332 ab.) e S. Eusebio (30 ab.).
Luoghi Scomparsi
Non vi sono attestazioni chiare, sebbene alcuni mutamenti nei toponimi delle numerose borgate possano essere approfonditi per verificare eventuali insediamenti abbandonati o trasferimenti d’abitato.
Comunità, origine, funzionamento
Sin dal XII secolo Melle è segnalata nei documenti più antichi come “castrum” (Muletti 1834, IV, 172; Cosio 1985, 18-25), ma non sono evidenti segnali significativi di una soggettività comunitaria, in termini di riconoscimento giuridico, almeno sino al XIV.
Il 18 settembre 1368 Federico II di Saluzzo riconferma, con pubblici strumenti separati, alla Comunità di San Peyre e a quella di Melle, le franchigie e le immunità di cui già godevano in precedenza. L'atto si era reso necessario poiché si era appena conclusa la guerra civile contro il fratello Galeazzo e il marchese Federico aveva la necessità di rafforzare i legami di alleanza e clientela con le comunità e i notabili locali che gli si erano dimostrati fedeli durante il conflitto. Lo strumento del 1368, oltre a riconfermare franchigie concesse già dal padre di Federico II, Tommaso di Saluzzo, autorizzava la comunità di Melle a tenere l'unico mercato della valle, poiché il luogo tra tutti quelli della valle, era ritenuto quello “magis ideoneus et habilis in marca mediana”.
Mercato, probabilmente conteso con le comunità limitrofe (in particolare Brossasco e Venasca), poiché nell'arco di un cinquantennio vennero redatti altri quattro strumenti, di cui l'ultimo nel 1417, relativi  a tale diritto (AC Venasca, Prima Parte, f. 23, Atti antichi del mercato, Estratto de privileggi e concessioni per mercato per la Comunità di Melle [18 settembre 1368]).
Dagli Statuti del 1479 emergono elementi utili alla comprensione dei meccanismi di funzionamento delle istituzioni politiche comunali: i due sindaci, nominati dall'autorità signorile a cui la Comunità formalmente continua a sottostare (sebbene questa si manifesti soprattutto attraverso le richieste fiscali), debbono appartenere l'uno al Borgo vecchio o al Paschero, l'altro alle borgate (“de habitantibus in forestis”).
Il Quattrocento è indubbiamente il momento di maggior sviluppo dell'economia e del tessuto produttivo di Melle. Come si può intendere scorrendo gli Statuti, le attività agro-pastorali sono affiancate da un significativo sviluppo della manifattura, della lavorazione delle pelli e del marmo e dalle attività commerciali, prima fra tutte il mercato settimanale.
Così appare indubbio che la cessione del mercato a Venasca a metà Cinquecento rappresenti un segnale chiaro di declino politico ed economico della comunità di Melle, all'interno della media e bassa valle Varaita; segnale da leggersi nell'ottica di una polarizzazione dei centri di interesse economico: le alte valli per il pascolo e le attività legate all'allevamento, i fondovalle per il commercio e le attività di lavorazione delle materie prime. Non è un caso che dal contenzioso tra Melle e Brossasco per l'esercizio del mercato, durato un cinquantennio tra Trecento e Quattrocento (AC Venasca, Prima Parte f.23, Atti antichi del mercato, sopra citati), ne esca vittoriosa la principale comunità del fondovalle, cioè Venasca, che inizia proprio nella seconda parte del Cinquecento a svilupparsi economicamente e demograficamente ai danni delle comunità poste più a monte.
Nel corso del Seicento la ridefinizione dell'identità comunitaria di Melle passerà attraverso un percorso fitto di rinegoziazione con l'amministrazione centrale sabauda dei carichi fiscali (probabilmente in parte ancora tarati sui parametri del periodo di maggiore produttività del comune). L'allontanamento del centro dei poteri sovralocali da Saluzzo a Torino è l'occasione per la comunità di intessere nuove relazioni: sin dal 1605, e ripetutamente sino al 1661, vengono avanzate richieste di riconoscimento di precedenti privilegi al nuovo centro politico sabaudo (AS Cuneo, Melle, I parte, Documenti amministrativi, Sezione 1, Carte antiche, fald. 4,, Fasc. 9, Richiesta di privilegi da parte della Comunità, in seguito alla fedeltà prestata al Marchese di  Saluzzo [1605-1661]; Richiesta di privilegi da parte della Comunità, in seguito alla fedeltà prestata ai duchi di Savoia [1630]; fasc. 14 Giuramento di fedeltà della Comunità di Melle a Giacinto Francesco, duca di Savoia [14 dicembre 1637]).
Pur avendo perso parte del peso politico precedente la comunità di Melle si rende protagonista, nel corso della prima parte del Seicento, di un processo quasi “federativo” con altre comunità, nel portare avanti le richieste di riduzione del carico fiscale gravanti sul proprio e sui territori limitrofi. Le richieste vengono avanzate alla corte sabauda prima dalle sole comunità di Melle e Frassino, poi Melle coinvolge anche Venasca, con la quale ha un canale di rapporti preferenziali dopo la cessione del diritto a svolgere il mercato, e infine al novero dei comuni rimostranti si aggiunge anche Brossasco, con il quale Melle ha aperte alcune questioni di confine (AS Cuneo, Melle, I parte, Documenti amministrativi, Sezione 1, Carte antiche, fald. 4, Suppliche della comunità [1614-1650]).
Spunti interessanti per osservare le dinamiche tra il centro amministrativo e le borgate, in relazione alla gestione dei rapporti con le autorità provinciali o sovralocali in genere sono offerti dalle richieste relative all'apertura delle “scuole di frazione” negli ultimi anni dell'Ottocento (AS Cuneo, Melle, I parte, Documenti amministrativi, Sezione 1, Carte antiche, fald. 9, Scuole [1878-1893])
Statuti
A fine Trecento vi era stata la concessione di franchigie e privilegi (AS Torino, Corte, Paesi, Ducato del Monferrato, Mazzo 1, f. 1, n. 37, Confermazione del Marchese Tomaso di Saluzzo a favore della Comunità del Melle, e della Castellania d'esso Luogo della Valle di Verajta di tutte le donazioni, franchigie, e privilegj stati concessi dalli di lui Predecessori, e specialmente dal fu Marchese Federico di lui Padre in vigore degli instromenti ivi enunciati [21 gennaio 1398].
Gli Statuti sono del 1479 (Fontana, 1907; AS Torino, Corte, Paesi, Città e provincia di Saluzzo, Protocolli di segretari marchionali, Volume 4, Protocollo del Notajo e segretario del Marchese Ludovico di Saluzzo Pietro Millanesio, f. 53, Altra Confirmazione di detto Marchese Ludovico de' Statuti della Communità del Melle [3 luglio 1479]).
I Bandi campestri del 1644 rappresentano un aggiornamento di alcune norme statutarie, ma vi aggiungono una maggiore attenzione verso i diritti d'uso dei pascoli posti all'Adritto. (AS Cuneo, Melle, I parte, Documenti amministrativi, Sezione 4, Bandi Campestri, Fald. 31 [1644-1922])
Catasti
Sono conservati presso l'Archivio di Cuneo i registri delle proprietà dal 1699 al 1886 (AS Cuneo, Melle, II parte, Documenti contabili, Registri delle Proprietà e Catasti, fald. 86-95).
Presso l'Archivio di Stato di Torino è conservato il libro delle misure e degli estimi del Catasto sabaudo del Settecento. Non si sono conservate le mappe. (AS Torino, Catasto sabaudo, Libri delle misure generali e degli estimi delle province del Piemonte, Circondario di Saluzzo, Mandamento di Venasca, Isasca). Presso il comune è consultabile il Catasto nuovo del 1890.
Ordinati
In serie discontinua sono depositati presso l'Archivio di Stato di Cuneo. I più antichi sono datati 1611; le maggiori lacune sono riscontrabili attorno alla fine del Settecento e in corrispondenza del periodo di occupazione napoleonica.
Dipendenze nel Medioevo
Attorno alla fine dell'XI secolo  la “villa” di Melle  era tenuta in feudo da una famiglia del consorzio signorile di Verzuolo, che, su concessione dei vescovi di Torino, esercitava la giurisdizione su buona parte della media e bassa valle Varaita (Dao 1965, p.34; Provero 1994, p.598). Nel corso del XII secolo ai signori di Verzuolo si affiancano i signori di Venasca, anch'essi legati al vescovo di Torino. Sul territorio di Melle insistono tuttavia più poteri, tra cui quello della Prevostura di Oulx che, nel corso del XII secolo è in possesso di alcune terre (Collino 1908, p. 144).
Iscritto tra le terre facenti capo ai domini saluzzesi, durante la guerra tra Saluzzo e gli Angioini, risulta che i signori di Venasca venissero privati delle loro terre (compreso Melle) dal Marchese di Saluzzo Tommaso I che, vista la loro infedeltà nel corso del conflitto che li aveva portati a parteggiare per i marchesi di Busca, alleati degli Angioini, intendeva riassegnare le loro terre ad altri vassalli. I signori di Venasca tuttavia, per non essere privati dei propri possedimenti, fecero ricorso al governatore angioino del Monferrato. Quest'ultimo, in cambio di un'alleanza politica, attraverso un documento sottoscritto il 13 dicembre 1292 da Berengario Gantelmi, governatore del Monferrato, si impegnava a investire i fratelli Filippo, Corradino e Benedetto, del fu Nicolò di Venasca, già signore di detto luogo, di Venasca e dei castelli di Piasco, Brossasco e Melle. (Beltrutti 1875, p. 215; Tallone 1906, 657; Tallone 1916, 245).
Al termine della guerra Tommaso I di Saluzzo riesce definitivamente a confiscare i luoghi che erano stati possesso dei Busca e, per ricompensare i signori locali che gli sono stati fedeli nel corso del conflitto, procede a svariate infeudazioni dei possedimenti dislocati nell'area della media e bassa valle Varaita, i feudi di Frassino, Melle e Brossasco rimangono propietà di rami laterali della famiglia marchionale (Casalis 1842, p. 319, Muletti 1834, II, 319 e 406-408; Tallone 1916, 245).
Durante gli anni di metà Trecento, nel corso della guerra civile interna alla casata saluzze, Melle e le Comunità superiori della vallata erano appannaggio di Giorgio de' Saluzzi.  (Muletti 1833, III, 286). L'investitura di questi luoghi (Brossasco, Melle e Piasco) viene riconfermata dal Marchese Tommaso, nel 1342 (Muletti1833, III, 291-92).  Nel 1368 in cui Federico II di Saluzzo esautorò ed imprigionò il fratello ribelle Galeazzo de' Saluzzi, Melle passò, con il resto della vallata sotto la diretta Signoria del Marchese, senza feudatari intermedi (Muletti 1833, III, 385-393).
Sul finire del Quattrocento Ludovico II vende agli Orselli di Saluzzo, signori di Brossasco, il feudo di Melle, ma suo figlio il marchese Michele lo riscatta nel 1520 (Casalis 1842, p. 319).
Al momento dell'annessione del Marchesato di Saluzzo al Delfinato, e di dipendenza quindi dal Parlamento di Grenoble, vi è un riassetto dei poteri feudali locali che portano all'infeudazione del territorio di Melle nelle mani di Flethard, signore di Moretta  (AS Cuneo, Melle, Carte antiche, fald. 1, Elenco dei beni feudali dal 1549 al 1707, fasc. 1, “Infeudazione del 20 9mbre 1549 per il signore Flethard”).
Feudo
Le pratiche di infeudazione sabauda cominciano sin dal periodo di occupazione del Marchesato ad opera di Carlo Emanuele I, prima della pace di Lyon del 1601. È del 1591 la concessione dei diritti signorili ad Andrea Scotto (AS Cuneo, Melle, Carte antiche, fald. 1, Elenco dei beni feudali dal 1549 al 1707, fasc. 7, Concessione dei diritti signorili a Andrea Scotto, da parte di Carlo Emanuele, duca di Savoia il 21 giugno 1591). Nel 1603 Gerolamo Vacca, primo medico di corte di Carlo Emanuele, venne investito del titolo di conte del feudo di Melle e Frassino. Morto Vacca privo di discendenza maschile, ereditò il beneficio nel 1618 il genero Matteo Santus, aiutante di camera del Duca sabaudo (Guasco 1911, 768). Una nuova infeudazione a metà Seicento divise il feudo: il territorio di Melle andò ai conti di Falcobello, originari di Avigliana (AS Cuneo, Melle, Elenco dei beni feudali dal 1549 al 1707, fasc. 18, Infeudazione dei conti di Falcobello del luogo di Melle e Frassino [22 novembre del 1655]; fasc. 21, Consegnamento della metà del feudo di Melle e tre quarti del feudo di Frassino al conte Giovanni Domenico Falcobello [5 settembre 1702]).
La titolarità del possesso dei Falcobelli fu garantita sino al 1724, quando subentrò Giovanni Francesco Paoletti, già signore di Tarantasca, e poi, nel 1757, Luigi di Roasenda, signore di Nomaglio [AS Cuneo, Melle, Elenco dei beni feudali, Fasc. 22, Vendita, missione in possesso e giuramento di fedeltà al barone Paoletti, Signore di Melle, [1724]; Guasco 1911, 991)
Mutamenti di distrettuazione
Nel corso del Seicento Melle fa parte della provincia di Saluzzo. Ad inizio Settecento, come il resto del Saluzzese, in conseguenza delle riforme amministrative sabaude, entra a far parte della provincia di Cuneo, ma già nel 1714 è inserita nella nuova provincia di Saluzzo che viene ricostituita. Durante il periodo di occupazione francese del Piemonte, la realtà amministrativa di rifermento, come per quasi tutto il cuneese, è il Dipartimento della Stura. Dopo la sconfitta napoleonica, il regno sabaudo ricostituisce la provincia di Saluzzo e, all'interno di essa, Melle è inserita nel mandamento di Venasca (Casalis 1842, p. 319). La riforma amministrativa del 1859 porta all'assorbimento della circoscrizione amministrativa Saluzzese all'interno della provincia di Cuneo. (Atlante storico della provincia di Cuneo, 1973).
Mutamenti Territoriali
In età moderna tracce di tensioni nella gestione dei confini e mutamenti del territorio comunale sono reperibili lungo i limiti nord-occidentali di Melle, nell'area dell'Adrech o Adritto. Il processo di definizione dei confini si accentua tra Seicento e Settecento in corrispondenza delle rilevazioni fiscali sabaude e coinvolge i comuni di Frassino e Brossasco (si veda Liti territoriali).
Un ordinato del comune di Melle dell'8 ottobre 1638, a proposito di alcuni interventi di riparazione delle vie di comunicazione tra le ruate in conseguenza di una calamità naturale, afferma l'esistenza di parti del territorio comuni con Frassino: il riferimento potrebbe essere all'area della borgata Giusiano, ove vi si svilupperà un processo di “ritualizzazione dei confini” attraverso le pratiche religiose. Nella visita del 1702 il vescovo Morozzo descrive la presenza in quell'area della cappella di San Bernardo delle Sottole; il vescovo la indica come appartenente a Melle, pur segnalando che ad essa, posta sul confine tra Melle, Frassino e Brossasco, concorrono anche gli abitanti degli altri due comuni. Seppur non è ricostruibile nei dettagli l'intera dinamica di spostamento del confine nord-occidentale di Melle, si può osservare che, nel Catasto del 1890, la cappella di San Bernardo sia ormai all'interno del territorio di Brossasco (vedi scheda Brossaco) e i confini di Frassino si siano spostati in direzione ovest, a vantaggio di Melle, di alcune centinaia di metri. La disputa tra i due comuni pare ufficialmente arginata pochi anni dopo la compilazione del catasto: (AC Brossasco, Parte Prima, Misurazioni del territorio, fald. 117, Fasc. 7, Delimitazione territoriale con Melle [1892]).
Il più significativo mutamento del territorio è quello consistente, tra il 1928 e il 1947, nell'accorpamento di Valmala a Melle. Va segnalato che tentativi in questa direzione erano già emersi negli anni Trenta dell'Ottocento, ma erano stati respinti da entrambe le Comunità. (AS Cuneo, Melle, I parte, Documenti amministrativi, Sezione 1, Carte antiche, faldd. 9)
Comunanze
Oltre ai cenni ai boschi e pascoli comuni che vengono fatti negli Statuti e nei bandi campestri, le rilevazioni sabaude di inizio Settecento offrono un buono scorcio riguardo alla consistenza di beni comuni in età moderna.
Dalla Perequazione del 1721 risultano 3.568 giornate di “beni communi antichi di communità”. Si tratta prevalentemente di pascoli, boschi e prati, in gran parte posti nella porzione meridionale del territorio comunale in direzione della dorsale che separa la valle Varaita dalla valle Maira. Una parte di queste terre è però posizionata verso i confini con Brossasco, più precisamente nell'area del vallone di Girba.
Nel dettaglio si segnalano:
  • nella regione dell'Aprico o sia della Biolla: gerbidi infruttuosi framezzati con rocche (1500 g.te)
  • nella regione di Chianajre e Rocha la Cauda roche nude e cespugli (400  g.te)
  • nella regione detta Rocha Amoloira, rocche nude (130 g.te)
  • nella regione detta Giuliana e Rocharetto, rocche frammezzate con pascoli (150  g.te)
  • nella regione dell'Armiglione, roche frammezzate con pascoli (40  g.te)
  • nella regione di Fenoglio, roche e gerbidi infruttuosi framezzati con pascoli (250  g.te)
  • nella regione di Rocha Maziera, gerbidi infruttuosi framezzati con pascoli, (300  g.te)
  • nella regione dell'Infernetto e Beolea, gerbidi infruttuosi e roche framezzate con pascoli, (428  g.te)
  • nella regione di Farnero, roche framezzate con gerbidi, (150  g.te)
 
Tra la fine del Settecento e gli anni Trenta dell'Ottocento la documentazione comunale attesta alcune controversie relative ai diritti sulle terre comuni contese tra Brossasco e Melle. (AC Brossasco, Categoria I, Classe 1, fald. 360, fasc. 6, Atti contro particolari del Melle pretendenti far pascolare e boscheggiare nella montagna di Gilba [1776-1817]; Categoria XI, Classe 1, Fald. 423, fasc. 10, Diritti di pascolo: convenzione con Melle [1825-1946], vedi  Comunanze in scheda Brossasco).
In una statistica di metà Ottocento viene segnalato “un bosco appartenente ai comuni di  Brossasco, Valmala e Melle ed ai privati di questi comuni di 920 ettari” (Le Alpi che cingono l'Italia 1845, p. 388).
Liti Territoriali
La prima disputa di cui si ha notizia è di fine Duecento ed è relativa ai confini dei territori feudali e riguarda i rapporti tra i Busca e i Saluzzi, riguardo a regioni di confine tra le rispettive orbite giurisdizionali. (AS Torino, Corte, Paesi per Provincia, Provincia di Saluzzo, Brozasco, m. 2, c. 3, f. 1, Sentenza arbitramentale sovra le differenze vertenti tra il Marchese Tommaso di Saluzzo, e Manfredo, e Giacomo figli di Enrico marchesi di Busca, per riguardo ai Confini di Brosasco, Melle, S.to Eusebio e Frassino, quali furono terminate coll'apposizione de' termini dividenti detti loro rispettivi territorj [15 luglio 1270]).
le più significative liti territoriali si collocano tra la seconda metà del Seicento e l'inizio del Settecento. Tra queste la più significativa è una lite che si trascina dalla fine del Seicento fino al tardo Settecento con il comune di Frassino riguardo al possesso di alcuni pascoli posti al confine tra Melle e borgata di San Maurizio di Frassino (AS Cuneo, Melle, I parte, Documenti Amministrativi – II classe, Liti, f. 13). Il contenzioso si riapre periodicamente e sembra risolversi definitivamente solo nel 1822.
La causa viene persa da Frassino (con sentenza del 20 settembre 1822 del prefetto di Saluzzo) in quanto non sussistono diritti di pascolo di Frassino sul territorio di Melle, nonostante “i particolari di Frassino” insistano vantando vecchi “diritti consuetudinari”. Ciò che balza all'occhio nelle dichiarazioni dei “particolari” frassinesi, durante il ricorso del 1823, dinanzi al Tribunale di Torino, è il fatto che essi insistano nel ribadire che non bisogna giudicare i diritti della Comunità di Frassino nei confronti di Melle nel suo complesso, ma le abitudini dei residenti di San Maurizio, che – sembra essere sottinteso – non sono  semplici abitanti di Frassino.
Anche la prolungata lite con Brossasco per l'esercizio del mercato, sorta alla fine del Trecento, nel suo riproporsi in età moderna lascia intravedere anche dei contenziosi territoriali relativi al confine tra l'area della borgata Giusiano di Melle e la porzione meridionale del vallone della Girba di Brossasco. Al contempo la conflittualità sembra interessare anche il confine orientale di Melle con Brossasco, coinvolgendo nella diatriba la comunità di Valmala e quella di Venasca (AS Cuneo, Melle, I parte Documenti Amministrativi – II classe, Liti, Fald. 10, fasc. 1, Lite contro Brossasco per esercizio del Mercato [1561]; fasc. 2, Lite con Brossasco per diritti giurisdizionali [1570]; fasc. 3, Lite contro Venasca per pretese di Mercato (1565, 1567, 1623). Di interesse sono una serie di liti tra la Comunità e alcuni suoi abitanti che si trascinano nell'ultimo trentennio del Seicento. Il contenzioso si trascina sino al 1702, coinvolgendo le proprietà di 85 particolari, i quali ritengono che siano state loro addebitate delle misure errate, sovrastimando i loro possessi di pascoli e boschi da pascolo lungo i confini del paese (AS Cuneo, Melle, I parte Documenti Amministrativi – II classe, Liti, Fald. 11, fasc. 1, Atti di lite della Comunità di Melle contro diversi particolari della medesima opponenti alla misura generale nell'anno 1671 e il 1675, 1676 e 1678).
Tra le liti tardo settecentesche si segnalano: un contenzioso con Valmala sul corretto posizionamento dei confini per stabilire la ripartizione dei lavori di riparazione della strada e di costruzione del ponte (Ivi, Fald. 13, Fasc. 5, Atti di Lite e carte relative della Comunità di Melle contro la Comunità di Valmala concernente la riparazione della strada e costruzione del ponte sul territorio di questa nell'anno 1728 e 1743); una disputa sui confini delle proprietà di un abitante di Brossasco che avrebbe con le sue capre invaso il territorio di Melle (Ivi, Fald. 15, Fasc. 3, Causa sommaria d'appello tra Melle Comune e Fina Gioanni fu Giacomo di Brossasco, 1871).
Fonti
Fonti inedite:
La maggior parte del materiale d'archivio del Comune di Melle è stato versato presso l'Archivio di Stato di Cuneo; presso il Comune sono ancora conservate delle serie documentarie non inventariate e non ordinate di carattere prevalentemente fiscale.
 
AC Venasca (Archivio storico del comune di Venasca),
Prima Parte, f. 1, Atti antichi del mercato, Concessione del mercato settimanale del martedì alla Comunità del Melle [18 settembre 1368]
 
AC Brossasco (Archivio storico del comune di Brossasco)
Parte Prima, Misurazioni del territorio, fald. 117, Fasc. 7, Delimitazione territoriale con Melle [1892];
Categoria I, Classe 1, fald. 360, fasc. 6, Atti contro particolari del Melle pretendenti far pascolare e boscheggiare nella montagna di Gilba [1776-1817]; Categoria XI, Classe 1, Fald. 423, fasc. 10, Diritti di pascolo: convenzione con Melle [1825-1946]
 
AD Saluzzo (Archivio Diocesano di Saluzzo)
Sezione A, Collazione benefici, prot. 7, f. 6, Rassegna di Antonio Clavelli di Pinerolo Rettore dei SS. Giovanni e Eusebio del Melle e collazione ad esso della Pievania di Frassino [27 gennaio 1350]; ibidem, prot. 7, f. 7, Collazione dei SS. Giovanni e Eusebio del Melle a favore di Guglielmo di Brosasco, per rassegna di Antonio Clavelli nel monastero di Pinerolo [27 gennaio 1350]; ibidem, prot. 12, f. 12, Collazione della Chiesa di S. Giovanni Battista del Melle per rassegna di D. Pietro Brosdarelli a D. Oberto Mane di Sezana. Oberto Romano Pievano di Frassino test.o in Torino [15 ottobre 1365]; ibidem, prot. 21, f. 97, Rinuncia di S. Giovanni Battista di Melle de Fra Giorgio del Priorato di S. Maria di Beceto a D. Giorgio Canaveri [7 aprile 1401]; ibidem, prot. 30, f. 126, Morte di D. Antonio Damiani e succede alla Chiesa di S. Giovanni Battista D. Biagio de Ysoardis d'esso luogo [11 giugno 1434]; ibidem, prot. 36, f. 263, Rinuncia delle parrocchie riunite di S. Giovanni Battista e di S. Eusebio del Melle a favore di D. Alessio de Orsellis di Saluzzo [4 settembre 1476]; ibidem, prot. 48. f. 113, D. Domenico Linterolio rinunzia alla parr. di Melle, succede D. Domenico Tesio can.co di Carmagnola [10 luglio 1506]
Sezione A, Vescovi e visite pastorali, Visita mons. Pichot, [1594]; Visita mons. Viale,  [1609]; Visita mons. Marenco, [1629]; Visita mons. Morozzo, [1702]; Visita mons. Porporato, [1745];  Visita mons. Porporato, [1763];
 
AS Cuneo (Archivio di Stato di Cuneo)
Archivi Comunali, Comune di Melle, I parte, Documenti amministrativi, Sezione 1, Carte antiche, faldd. 1-9 [XVII, XVIII e XIX secolo]; Sezione 2, Liti, faldd. 10-15 [1562-1923]; Sezione 3, Ordinati, Faldd. 16-30 [1611-1901]; Sezione 4, Bandi Campestri, Fald. 31 [1644-1922]; Sezione 18, Boschi e pascoli, faldd. 71-72 [1823-1899];
Archivi Comunali, Comune di Melle, II parte, Documenti Contabili, Sezione 10, Registri delle proprietà e catasti, Faldd. 86-95 [1699-1886]; Culto, Beni Parrocchiali, n. 63,65
 
AS Torino (Archivio di Stato di Torino)
Corte, Paesi, Ducato del Monferrato, Mazzo 1, f. 1, n. 37, Confermazione del Marchese Tomaso di Saluzzo a favore della Comunità del Melle, e della Castellania d'esso Luogo della Valle di Verajta di tutte le donazioni, franchigie, e privilegj stati concessi dalli di lui Predecessori, e specialmente dal fu Marchese Federico di lui Padre in vigore degli instromenti ivi enunciati [21 gennaio 1398];
Corte, Paesi, Marchesato di Saluzzo, Categoria Seconda, Mazzo 1, f. 35, Contratto di Matrimonio trà il Marchese Ludovico di Saluzzo, e Margarita di Foijs figlia del Conte Gio. di Candala, colla costituzione di Dote di Scuti 20\m. d'oro, con condizione, che il figlio Primogenito nascituro da' medesimi succedi nel Marchesato di Saluzzo; Ed in caso di Viduità, dovesse detta Margarita aver l'usufrutto de' Luoghi del Melle, Frassino, S. Pierre, e Villanovetta. Assieme alle Procure precedute alla conclusione di detto Matrimonio; Rattificanze del medesimo; ed altri Titoli successivi riguardanti l'esazione di detta Dote [1491-1500]
ibidem, Categoria Terza, Mazzo 1, f. 3, Testamento del Marchese Tomaso di Saluzzo, in cui ordina farsi varj Legati pij, per pagamento de' quali assigna li rediti di Scaranafiggi, S.t Front, Paesana, Crisolo, Oncino, Arpiasco, e Melle, sino a tanto, che siano detti Legati soddisfatti, ed instituisce in suo Erede Universale Manfredo suo figlio ne' Castelli, e Luoghi ivi specificati, e generalmente in tutto il Marchesato di Saluzzo [17 ottobre 1294]; ibidem, f. 9, Copia di Testamento del Marchese Federico di Saluzzo fù Tomaso, in cui ordina, che per il suo Erede Universale si restituisse a Giacomo di Montemale la somma di fiorini 600 per il pegno del Castello del Mele, per qual somma era stato del fù suo Padre rimesso il Castello di Montemale al detto Giacomo, e suoi fratelli (...). Più che si rimetta dal detto Erede alle Monache di Revello la terza parte del Moleggio di detto Luogo. Più conferma la Donazione fatta delle Decime della Valle di Majra, e Pensione di grano, e vino dovuta dall'Abbate di S. Costanzo alla Capella de Santi Martiri Costanzo, e Compagni. Più l'altra Donazione fatta alle Monache di S.t Antonio di Dronero della porzione dell'aqua della Majra e d'un prato. Più l'altra fatta alla Certosa di Mombracco delle Case, Stalle, ed Orto nel borgo di Saluzzo. Più l'altra fatta al Priorato di S. Michele, e de SS.ti Angeli, e Lorenzo dal medesimo fondato nel Castello di Versuolo, colle decime di Brosasco, Melle, e Frassino [7 maggio 1391];
ibidem, Categoria Quarta, Mazzo 6, f. 1, Rattificanza fatta per li Signori di Paesana, Castellar, Crisolo, Ostana, Oncino, Brondello, Cartignano, Valfenera, Isolabella; e delle Communità di Saluzzo, La Manta, Verzuolo, Alpiasco, Venasca, Brosasco, Melle, Frassino, S.Peire, Dronero, Palieres, St. Damiano, Val di Maira, e S.Front, dell'Instromento di Fedeltà prestata dal Marchese Tommaso di Saluzzo al Conte Amedeo di Savoja, sotto li 22. Giugno 1413 [8 Agosto 1413];
Corte, Paesi, Città e provincia di Saluzzo, Protocolli di segretari marchionali, Volume 3,   Protocollo di Pietro Milanesio Segretaro del Marchese Ludovico di Saluzzo, f. 28, Vendita di Claudio, e Gio. Questa, di consenso del Marchese Ludovico di Saluzzo, à favore di Giordano Scalone, della metà d'una pezza di prato nelle fini del Melle, al Prato delle Archiere, per il prezzo di fiorini 43 [20 giugno 1461]; ibidem, f. 30, Vendita di Parisio, e Bartolomeo Questa di Frassino, à favore di Gio. Costanzo, della metà di G.te 4. di Prato nelle fini del Melle semoventi dal diretto Dominio, ed Enfiteusi perpetua del sud.o Marchese di Saluzzo [10 gennaio 1462]; ibidem, f. 32, Affittamento fatto a nome del detto Marchese Ludovico di Saluzzo, à favore di Martino Billiardi del Mollino del Melle per anni cinque mediante il fitto annuo di Moggia 42. grano [23 marzo 1462]; f. 59, Vendita di Steffano, e Pietro Constanzi di Frassino, à favore di Pietro Baudino, di G.te 2. Prato nelle fini del Melle semoventi dal diretto Dominio del Marchese Ludovico di Saluzzo, e sogette verso del medesimo al servizio annuo ivi espresso, ed alla terza Vendita [26 novembre 1472];
ibidem, Volume 4, Protocollo del Notajo e segretario del Marchese Ludovico di Saluzzo Pietro Millanesio, f. 53, Altra Confirmazione di detto Marchese Ludovico de' Statuti della Communità del Melle [3 luglio 1479];
Corte, Paesi per Provincia, Provincia di Saluzzo, Brozasco, m. 2, c. 3, f. 1, Sentenza arbitramentale sovra le differenze vertenti tra il Marchese Tommaso di Saluzzo, e Manfredo, e Giacomo figli di Enrico marchesi di Busca, per riguardo ai Confini di Brosasco, Melle, S.to Eusebio e Frassino, quali furono terminate coll'apposizione de' termini dividenti detti loro rispettivi territorj [15 luglio 1270];
ibidem, Melle e Frassino, m. 7, f.1, Affranchimento fatto dal Marchese Tommaso di Saluzzo, à favore della Communità di Frassino e Melle della servitù, a' quale eran sottoposti li beni del Territorio di detto Luogo, mediante un annulità di L. 40 Astesi [14 febraio 1345];ibidem, f. 2, Assignazione fatta da Enrico Re di Francia, à favore di Gabriele, ed Alfonso fu Gio. Giacomo Barba, della somma di L. 6816 sovra li redditi del Melle, e di S. Pietro [4 agosto 1459]; ibidem, f. 3, Procura delle Communità di Melle, e Frassino per la fedeltà al Conte Amedeo di Savoja, a tenore de' patti, e Convenzioni seguite tra detto Conte, ed il Marchese Tommaso di Saluzzo [17 Luglio 1413];
ibidem, Provincia di Saluzzo, Valle Varajta, m. 12, f. 1, Sentenza arbitramentale profferta dagl'Arbitri eletti dal Marchese Tommaso di Saluzzo sovra le differenze insorte tra le Communità, e Uomini d'Arpiasco, Melle, Frassino, S.t Pierre, S.t Eusebio, Brusasco, e Venasca nella Valle di Varajta per riguardo a' Pedaggj delle robbe, che si transitavano per essi rispettivi Luoghi, per cui fù dichiarato dover esser rispettivamente esenti dal medesimo, salvo per le bestie oltramontane, ed altre ivi specificate [1 marzo 1264]; f. 2, Donazione, ed Infeudazione fatta dal Marchese Manfredo di Saluzzo, à Bonifacio, e Giorgio suoi fratelli de' Castelli, e Luoghi del Melle, Frassino, Rorà S.t Pietro, La Ferrera, Albaretto, S.t Eusebio inferiore, e Superiore, Bellino, Ponte, e generalmente tutto ciò possedeva nella Valle di Varajta da Arpiasco Superiormente, e del Castello di Rossana, Giurisdiz.ne, beni, e redditi da medesimi dipendenti [24 maggio 1305];
Corte, Paesi per A e per B, Melle, m. 8, Locazione fatta dal Nob. Raineri dei Provana al Nob. Ugonetto di Saluzzo Castellano del Melle, di una fucina grossa di ferro colla sua schirpa sita sulle fini del Melle nel luogo detto fucina bassa per anni cinque consecutivi a cominciar dal 1.o gennaio 1454 mediante l'annuo fitto di fiorini 40, di soldi astesi 48 caduno, pagabili in una sola rata ogni anno [4 agosto 1456];
Sezioni Riunite, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21, Provincia di Saluzzo, voll. 80, 92 e 95, Beni comuni ed immuni distinti per qualità [1721];
Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Sabaudo, Allegato I – Libri delle misure generali e degli estimi delle province del Piemonte, Circondario di Saluzzo, Mandamento di Venasca, f. 1, Melle [1702-1730].
 
CLUC (Commissariato Liquidazione Usi Civici)
Provincia di Cuneo, cartella 122, Melle, Decreto di assegnazione a categoria, [12 febbraio 1941].
Bibliografia
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Turletti C., Storia di Savigliano, vol. IV, Savigliano 1879.
Descrizione Comune
Melle
Il territorio del comune di Melle si distende nella parte mediana del corso del Varaita, in un'area in cui la valle si allarga e la pendenza dei due versanti montani diminuisce. La conformazione grossomodo a quadrilatero, che il territorio ha assunto nel corso dei secoli, è ritagliata, almeno per quanto riguarda le direttrici longitudinali, su alcune evidenze di ordine naturale: a nord la cresta di divisione del vallone di Girba, a sud lo spartiacque alpino tra valle Varaita e valle Maira. I confini est ed ovest, rispettivamente con Frassino, da un lato, e Valmala e Brossasco, dall'altro, hanno invece un carattere maggiormente convenzionale e, non casualmente, sono stati oggetto di contenziosi e di alcuni parziali spostamenti nel corso del tempo (AS Cuneo Melle, I parte, Documenti amministrativi, Sezione 2, Liti, faldd. 10-15 [1562-1923]).
È probabile che nelle fasi che accompagnano la storia del territorio tra XII e XIII secolo l'aggregato abitativo che va a formarsi attorno alla località di S. Eusebio, posta all'adrech e più fertile per le coltivazioni cerealicole, si ritenga una comunità a sé stante. Almeno è quanto emergerebbe dai pochi documenti duecenteschi che citano Melle e i luoghi attigui della valle (AS Torino, Corte, Paesi per Provincia, Provincia di Saluzzo, mazzo 2, Fascicolo 3 – Brozasco, Fascicoletto 1, Sentenza arbitramentale sovra le differenze vertenti tra il Marchese Tommaso di Saluzzo, e Manfredo, e Giacomo figli di Enrico marchesi di Busca, per riguardo ai Confini di Brosasco, Melle, S.to Eusebio e Frassino, quali furono terminate coll'apposizione de' termini dividenti detti loro rispettivi territorj [15 luglio 1270]). Di questa forma di autonomia territoriale si perde traccia nelle epoche successive, sebbene rimangano alcune latenti tensioni legate all'amministrazione del culto e alla scelta della sede parrocchiale (vedi Altre presenze ecclesiastiche).
La particolarità della propria posizione permise a Melle di svilupparsi economicamente tra il tardo medioevo e la prima età moderna come centro di scambio, grazie ad un mercato settimanale concesso dai marchesi nel 1368, anche perché Melle risulta il luogo “magis ideoneus et habilis in marca mediana” (AC Venasca, Prima Parte, f. 1, Atti antichi del mercato [18 settembre 1368]). La possibilità di sfruttare la forza tanto del Varaita, quanto del torrente Melle che attraversa la “Villa”, cioè l'abitato più antico, spiega il convergere degli insediamenti umani nel sito dove iniziò a svilupparsi il primo agglomerato di Melle, sulla sponda destra del Varaita, lungo il versante che è localmente definito Übach. I documenti del tardo Trecento e del Quattrocento relativi alla vendita, affitto o funzionamento di mulini, fucine, frantoi e martinetti confermano il fatto che Melle potesse coniugare le attività artigianali con quelle agricole e pastorali (AS Torino, Corte, Paesi per A e per B, Melle, m. 8, Locazione fatta dal Nob. Raineri dei Provana al Nob. Ugonetto di Saluzzo Castellano del Melle, di una fucina grossa di ferro colla sua schirpa sita sulle fini del Melle nel luogo detto fucina bassa per anni cinque consecutivi a cominciar dal 1.o gennaio 1454 mediante l'annuo fitto di fiorini 40, di soldi astesi 48 caduno, pagabili in una sola rata ogni anno [4 agosto 1456]).
Con buona probabilità il primo nucleo insediativo, citato già nel 1062 nel Cartario dell'abbazia di Cavour (X, p. 24), è collocabile nell'area a ridosso del torrente Melle, attorno a cui si sviluppavano le attività artigianali e dove anticamente probabilmente sorgeva un castello (Dao 1965, 34).  È questa quasi sicuramente l'area della villa che, oltre alla struttura del manso, ospitava altre realtà abitative ed altri aggregati umani. È possibile che, poco prima o contestualmente al popolamento della villa, alcuni insediamenti minori esistessero già più a monte nelle borgate Bodreri  e Cornaglia, da dove probabilmente aveva origine la famiglia dei  Bodreri, fiduciari dei signori di Verzuolo che avevano la titolarità signorile di Melle tra XI e XII secolo.
L'area del “borgo vecchio”, che sorge su un gradone o terrazzo rialzati rispetto al bedale che divide in due il concentrico principale, lascia trasparire ancora oggi l'originaria struttura medievale a ricetto, con due ingressi posizionati lungo l'asse est-ovest e con le aperture delle case rivolte verso l'interno dell'abitato.
Contestualmente allo sviluppo demografico del XII e XIII secolo si ipotizza lo sviluppo delle altre borgate centrali. Tra queste di certo vi era la regione del Paschero, ossia il pascolo pubblico non coltivato, esteso ad est del “borgo vecchio”, sulla destra idrografica del bedale. Ad essa con molta probabilità fece seguito la ruata Chesta. Tracce di questo sviluppo dell'abitato centrale sono presenti sia negli Statuti, ove si fa cenno alla foresteria o ala, presente sulla piazza del Paschero, che serviva da sosta agli eventuali pellegrini di passaggio e dove veniva ospitato il mercato delle granaglie. Il Paschero, raggruppato attorno al più antico luogo di culto di cui vi è notizia (S. Giovanni Battista), e la Chesta, spostata più a sud-est, costituivano il secondo e il terzo rione di Melle. Ancora attraverso gli Statuti è possibile comprendere che questo era il centro della vita comunale: nei tre rioni si sviluppò un fitto reticolato di vicoli e vie che gli Statuti, indubbiamente per il gran passaggio di popolazione, imponevano di mantenere “latas et experiatas” (Ottonelli 1979, 191-94).
Più tardi rispetto all'abitato centrale, le spinte demografiche indurranno la comunità di Melle, così come altre realtà limitrofe, a intraprendere lavori di divelto sui pendii della montagna per creare nuove zone produttive e di insediamento. Non si ha tuttavia certezza di quando inizino a svilupparsi in modo autonomo le numerose frazioni sparse che caratterizzano il comune indubbiamente almeno dalla fine del Trecento, ma ancora una volta gli Statuti segnalano che i membri deputati “ad eligendum consilium” dovessero essere designati l'uno “de habitantibus in burgo vel pascherio Melli” e l'altro invece “de habitantibus in forestis”, vale a dire residente nelle borgate circostanti.
L'espansione agraria del Basso Medio Evo di Melle dà luogo ad altri mutamenti economici nell'ambito della produzione artigianale: in questa direzione Melle può beneficiare della presenza di due corsi d'acqua, quali il bedale Boschirolo la bealera detta dei Due mulini. Delle diverse attività artigianali portano il segno alcuni toponimi, ma anche atti di vendita cinquecenteschi che attestano il declino economico a cui la comunità inizia ad andare incontro a partire dal XVI secolo. (Cosio 1985, 58-61). La presenza documentata di almeno tre fucine per il ferro, di una conceria di pelli, di numerosi mulini e frantoio, nonché di cave di ardesia, rendeva le relazioni socio-economiche di Melle tra il tardo medioevo e la prima età moderna centrali all'interno del sistema di scambi della media valle.
Sono questi fattori, insieme alla centralità geografica, a rendere Melle il luogo privilegiato per  la sede dell'unico mercato settimanale dell'intera valle a partire dal 1368, venendo a capo, solo alla fine del Trecento di una annosa disputa con Brossasco. La difesa del mercato contro le pretese di comunità limitrofe (non solo Brossasco, ma in seguito anche Sampeyre e Venasca, che la spunterà), mette in evidenza i punti di tensione anche relativi allo strutturarsi dei confini territoriali. Tali nodi emergono dalle fonti con maggiore chiarezza nell'età moderna e in particolar modo con l'inizio del declino economico di Melle, che coincide all'incirca con gli anni in cui la comunità non può più opporsi alle concessioni dei mercati a Venasca (1528) e Sampeyre (Cosio 1985, 115-132).
Contestualmente alle crisi cerealicole e al regresso demografico del secoli XV e XVI, la comunità di Melle è spinta a sviluppare strategie di gestione delle risorse diverse. Questo si ripercuote sulla necessità di tutelare beni collettivi, quali pascoli e boschi, e difendere dalle ambizioni delle comunità vicine: in quest'ottica è possibile leggere la maggiore intensità delle dispute con i comuni circostanti. Accanto alle risoluzioni arbitrali, come nel caso di altre comunità dell'area, le pratiche di territorializzazione rituale (attraverso l'edificazione di cappelle campestri o richieste di un loro uso esclusivo per alcuni culti da parte degli abitanti) si inseriscono nelle dinamiche di definizione dei confini (vedi Mutamenti territoriali e Altre presenze ecclesiastiche).
Quella seicentesca è anche la fase in cui gli aggregati abitativi, a fronte di una netta diminuzione complessiva della popolazione, sembrano essere sottoposti alle più forti spinte centrifughe. Il ruolo del borgo vecchio e del Paschero si ridimensiona, mentre si accresce quello delle ruate sparse e, in particolar modo, di quelle poste nei pressi dei confini con le comunità vicine (vedi Assetto insediativo).
Una qualche ripresa, dopo due secoli di regresso demografico ed economico, inizia a rendersi evidente agli inizi del secolo XVIII, ma senza che mutino le tendenze prima evidenziate per quanto riguarda la modalità degli insediamenti. L'incremento demografico, insistendo sulle medesime risorse ecologiche, agricole e pascolative, pone sotto evidente pressione il modello economico grazie al quale Melle aveva attraversato il periodo di maggiore crisi. Si assiste così, a partire da questa fase settecentesca, a una dinamica di parcellizzazione delle proprietà private che, sul più lungo periodo, avrà conseguenze gravose sulla sostenibilità dell'economia della comunità. Di contrasto sopravvivono a lungo, con probabile funzione compensativa, le proprietà comuni, fino alla liquidazione del 1941 [CLUC Provincia di Cuneo, cartella 122, Melle, Decreto di assegnazione a categoria, [12 febbraio 1941].