Autori | Gastaldo, Loriana |
Anno Compilazione | 1998 |
Anno Revisione | VERSIONE PROVVISORIA |
Provincia | Torino.
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Area storica | Canavese.
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Abitanti | 790 (ISTAT) e 787 (BDT) al censimento del 1991.
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Estensione | 712 (ISTAT) e 721 (SITA) ettari al censimento del 1991.
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Confini | II territorio eli Orlo confina a nord con Mercenasco, ad ovest con Montalenghe, a sud ovest con San Giorgio, a sud con Caluso e ad est con Barone.
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Frazioni | |
Toponimo storico | Secondo Du Cange il toponimo deriverebbe dal latino "horreum" con il significato di granaio o casolare rustico. Altri studiosi fanno risalire il termine a al XIII secolo dalla forma dialettale "orum" ossia poggio (C.POMA, II nome locale Orio, s.l. e d.). Dal 18.2.1864 (L.1704) il toponimo divenne Orio canavese.
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Diocesi | |
Pieve | La notizia più antica riguardante la parrocchiale di Orio, facente parte della pievania di Candia, è quella contenuta nell'elenco delle tasse sinodali versate nel 1252. La parrocchia fu dotata dai nobili Raimondo e Gaspardo nel 1291 e dedicata inizialmente a San Giovanni Battista (VENESIA, II medioevo in Canavese, Vol. IlI, p.165 sg.).
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Altre Presenze Ecclesiastiche | Dell'antica cappella di San Silvestre, che sorgeva nell'ambito del castello, non rimane nulla se non il sito. E1 ancora citata nella visita pastorale di Mons. De Villa del 1751, insieme alla seicentesca chiesa di San Rocco e Defendente, alla cappella di San Carlo ed alla cappella "campestris" di Santa Maria (AA.VV. Il salone degli affreschi nel palazzo vescovile di Ivrea. Ivrea 1997, p.58).
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Assetto Insediativo | |
Luoghi Scomparsi | Non rilevati.
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Comunità, origine, funzionamento | All'inizio degli anni '60 del XIII secolo, pare che nelle terre del marchese del Monferrato, del comune di Vercelli, nel Pavese e nel canavese "berrouerios et latrones" compissero "rapinas" ad un livello tale da spingere sain dal 1261 il marchese ed i rappresentanti del comune di Vercelli e dei "comites Canapicii" a riunirsi in consiglio "super ripam Duriae Susta Mazatum", cioè sulle terre dei conti di Valperga, per stabilire delle regole che permettessero di dare la caccia a questi malfattori in modo più efficace rispetto al passato, introducendo la possibilità di perseguirli oltre che nelle proprie terre, anche in quelle degli altri contraenti. Le discordie inteme fra i "comites Canapicii" che non aderirono al patto del 1261 furono superate nel 1263 allorché i "comites et castellani de Canapicio" appartenenti alla "potestaria" di "Guilllelmus de Sancto Geòrgie" nominarono quattro rappresentanti "prò se et hominibus et locis, burgis et villis et universitate tota". Questi rappresentanti avrebbero dovuto trattare con Ivrea, Vercelli e Pavia lo stesso problema dibattuto a suo tempo tra Vercelli ed il marchese del Monferrato. Nel giro di tre mesi si venne all'accordo da parte dei membri della "potestaria" e dei loro uomini. I documenti che riportano tale giuramento sono molto interessanti perché non soltanto ci parlano di una "potestaria", della quale i conti e i castellani sono definiti "subditi", ma ci dicono anche per la prima volta il nome del podestà e ci mostrano i membri della "potestaria" stessa, operante apparentemente come la credenza di un comune cittadino, deliberare per scegliere i nomi di quattro "sindici et actores". Inoltre l'organismo consortile è considerato su un piano di uguaglianza concettuale con i tre comuni cittadini e ad essi assimilato. Infine, fatto inusitato e di notevole interesse, ci viene dato un elenco dei conti e castellani e dei "castra et loca" che compongono il "districus" della "potestaria" stessa ed un lungo elenco degli "homines" (probabilmente i capifamiglia) che, raggruppati per luogo di residenza, giurano lo stesso patto dei loro signori. Giurano qui anche "de Orio...Martinus de Scagnani castaldus" con altri 54 uomini (G.COLOMBO, Documenti dell'archivio comunale di Vercelli relativi ad Ivrea, Pinerolo 1901, B.S.S.S. 8, p.229-243, docc.140-142, A.BERTOLOTTI, Convenzioni e statuti per l'estirpamento dei berrovieri e dei ladri dal Monferrato, Vercellese. Pavese e Canavese nei secoli XIII e XIV. in "Miscellanea di storia italiana", tomo XII, Torino 1871, pp.782-812).
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Statuti | Esiste una convenzione del 21 febbraio 1495 tra i Signori e il comune che si conserva in A.S.T. (G.FROLA, Corpus statutorum Canavisii. Torino 1918 e L.FONTANA, Bibliografìa degli statuti dei comuni dell'Italia superiore, Torino 1907).
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Catasti | In A.S.T., Camerale, Catasti, Allegato A, c'è materiale cartografico della fine del XVIII secolo. I Consegnamenti e i Catasti (secc.XVII-XIX) sono conservati presso l'Archivio Storico comunale.
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Ordinati | L'archivio storico comunale non è ordinato e non esiste un inventario.
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Dipendenze nel Medioevo | II paese fu a lungo uno dei principali domini della chiesa eporediese, ma anche i Biandrate e i marchesi del Monferrato esercitarono diritti feudali su Orio. Nel 1211 dai visconti di Ivrea passa in parte ai conti di San Giorgio (F.GUASCO DI BISIO, Dizionario feudale degli antichi stati sardi e della Lombardia, Pinerolo 1911, B.S.S.S. 51, p.1179). Il 7/3/1227 il feudo di Barone ed orio è citato tra i dieci "malora feuda" della chiesa di Ivrea (F.GABOTTO, Le carte dell'archivo vescovile di Ivrea fino al 1313, Pinerolo 1900, B.S.S.S.5, doc.188, p.163). Nel giuramento del 1263 per combattere i berrovieri compare anche "Oirium", che fa parte della "potestaria" dei conti del Canavese (G.COLOMBO, Documenti dell'archivio comunale di Vercelli relativi a Ivrea. Pinerolo 1901, B.S.S.S. 8, doc.140, p.229; doc.142, p.243). Tra il 1339 e il 1343, e comunque subito dopo la presa di Montalenghe, i Biandrate Valperga, ghibellini, prendono Orio. Nel 1355 l'imperatore Carlo, in occasione della sua incoronazione, riconferma i beni posseduti dai marchesi del Monferrato, fra i quali anche Orio (SAN GIORGIO BENVENUTO, Cronica. Torino 1780).
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Feudo | Nel 1473 il Marchese del Monferrato concesse a Lorenzo di Orio ed ai suoi discendenti una franchigia sulla trasmissione ereditaria del possesso del feudo di Orio (G.FROLA, Corpus Statutorum canavìsii. vol. 11, p.559). Nel 1631, in seguito al trattato di Cherasco, le terre soggette ai Monferrato furono definitivamente acquistate tra i possedimenti dei Savoia, che comunque riconobbero dal 1680 una parte della signoria al conte Compas di Brichanteau. Tale casata cedette i propri diritti alla famiglia Sallier de la Tour. Nel 1833 il barone De la Tour acquistò la residenza di Orio con relativo tenimento.
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Mutamenti di distrettuazione | |
Mutamenti Territoriali | |
Comunanze | II comune di Orio possiede un comprensorio di beni dell'estensione di ha.47.7368 (4.7849 cat.A, 42.9519 cat.B, C.S.I.Piemonte). Tali beni non sono descritti né nel catasto del 1649 né in quello del 1679, perché comuni e quindi non assoggettabili a carichi, mentre figurano nel catasto comunale della prima metà del XVIII secolo. Negli anni compresi tra l'attivazione di questo catasto comunale e quella del catasto napoleonico il comune effettuò due permute che però non variarono né l'estensione né la destinazione d'uso delle terre comuni. I terreni in questione sono compresi anche nell'atto di consegna datato 4 luglio 1721 fatto dalla comunità in obbedienza agli ordini reali riguardanti la perequazione generale del Piemonte, descritti come boschi, pascoli e gerbidi e denunciati come "beni communi et immuni" (A.S.T, Camerale, II archiviazione, capo 21, Perequazione generale del Piemonte, vol.77). Tra il 1767 e il 1777 il comune effettuò alcune permute che non modificarono però l'estensione del territorio comunale, perché le terre che la comunità ottenne in cambio di quelle cedute vennero utilizzate per il pubblico pascolo: si trattava in due casi di terreni di privati, coerenti con quelli comunali, posti alla sinistra del canale di Caluso, ad un livello superiore ad esso che quindi non potevano beneficiare dell'acqua, mentre al contrario i terreni comunali, a destra del canale, erano facilmente irrigabili. La comunità permutò anche dei terreni con il feudatario del luogo, conte Giuseppe Ignazio Compans di Brichanteau: "per rendere il pascolo comune tutto unito per maggior comodo dei particolari invece che ritrovarsi intersecato da alcuni beni dello stesso signoro conte", ed il cambio awenne "terreno per terreno e senza alcuna rifatta". Il territorio comunale non subì quindi detrazioni (C.L.U.C., n.172).
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Liti Territoriali | In A.S.T. esistono una visita dei confini di Orio e Montalenghe eseguita dal commissario del Monferrato dell'8 maggio 1566 in presenza di rappresentanti delle due comunità in cui fisicamente si verificarono i termini posti sul territorio per dividerlo (Corte, Monferrato Confini, Vol.S, n° V) ed una "procura della comunità di Orio per terminare le differenze che vertivano colla comunità di Montalenghe per riguardo il tenimento di gerbido e Fraschette denominato la Lonza di Moglletto" datata 10 luglio 1566 (Corte, Monferrato Feudi, Mazzo 54). Si tratta di un possedimento facente parte de beni comuni della comunità, confinante oltre che con Montalenghe anche con quelli della comunità di San Giorgio Canavese. Questi documenti lasciano supporre che già prima del 1566 dovessero esistere controversie territoriali tra Orio e Montalenghe, ma non è stato possibile reperire notizie al riguardo, né sono emerse notizie di epoca successiva. La relazione del perito istruttore e delegato tecnico del commisariato per la liquidazione degli usi civici relativa a Barone del 1934 (C.LU.C. n.23), in base alla quale, in questo come in tutti gli altri casi da noi esaminati, si stabili la natura demaniale delle terre di proprietà comunale, riferisce però di una lite fra le comunità di Barone e Órlo svoltasi dal 1670 al 1675: prove testimoniali e produzioni diverse dimostrano che gli abitanti di Barone da tempo immemorabile esercitavano l'uso del pascolo e del boscheggio nel grande appezzamento della regione Fraschette. Tale diritto venne loro riconosciuto con una sentenza del 1671 del Senato piemontese. Non sappiamo però in che modo terminò la controversia territoriale fra i due comuni.
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A.C.O. (Archivio Storico del Comune di Orio Canavese).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 1 Nero, Mazzo 1, "CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA / data in luce / dall'Ingegnere / BORGONIO / nel 1683 / corretta ed accresciuta / nell'anno 1772". Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta III. / continente il Marchesato di Susa, il Contado di / Nizza, e le Provincie di Pinerolo, e Cuneo, con la maggior / parte di quella di Torino, piccola parte delle rispettive / Provincie di Moriena, Ivrea, Alba, Mondovì, e / Principato d'Oneglia, con le Frontiere di Francia / e parte della Provenza, il Principato di Monaco, e / piccola parte del Genovesato". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero), Foglio 3, 1772, . Vedi mappa. A.S.T., Carte Topografiche e disegni, Mazzo 1, "FIGURA DIMOSTRATIVA / DELLA COLLINA DEL TERRITORIO / D'ORIO / su cui si trova il Castello in oggi posseduto dal / S. CONTE DI BRICHENTEAU / La qual Collina, al sito del Castello forma un piano della larghezza di / circa trabucchi sessanta; / qual Piano va ristringendosi dall'una, e dall'altra parte, / in modo, che si riduce a ben poca pianura. / COLLA FIGURA DELL'ABITATO. / che si ritrova anche in collina, ed alle falde di / quella del Castello / le quali falde continuano / sino sui confini dei Territorj di / Montalenghe, e Barone / sempre con pendenza sensibile". Figura dimostrativa della collina del territorio di Orio con il Castello del Sig. Conte di Brichenteau. Fol. 1 Mss. senza scala, senza data e senza sottoscrizione, s.d. Vedi mappa. A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Ufficio Generale delle Finanze, Tipi, cabrei e disegni (sezione II), Mazzo 88, Orco, fiume, Proffili degl'alvei da farsi per dirigere le acque de rivi di Castellamonte nel fiume Orco. Profili del nuovo alveo per la bealera di Caluso su li territori di Montalenghe ed Orio, 26 febbraio 1764 [Autore disegno originale: G.G. Bays]. Vedi mappa. | |
Bibliografia | G.ASSANDRIA. Il libro rosso del comune di Ivrea. Pinerolo 1914 (B.S.S.S.74).
P. AZARII. De statu canapici liber, Bologna 1939, in R.I.S., n.ed., tomo VI, parte IV. A.BERTOLOTTI. Gite nel Canavese, Ivrea 1872. A.BERTOLOTTI. Passeggiate nel Canavese. Ivrea 1867-1878. M.BRONDINO, II bosco come spazio e come elemento economico nel canavese medioevale. Torino 1993, dattiloscritto presso il Dipartimento di storia dell'Università di Torino, Sezione medievistica. G.CASALIS, Dizionario geografico storico-statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna. Torino 1851, voll.28. G.COLOMBO, Documenti dell'archivio comunale di Vercelli relativi a Ivrea, Pinerolo 1901 (B.S.S.S.8). I.DURANDI. Della marca d'Ivrea. Torino 1804. G.FROLA, Corpus statutorum Canavisii, Torino 1918 (B.S.S.S.93). F.GABOTTO, Un millennio di storia eporediese (356-1357). in "Eporediensia", Pinerolo 1900 (B.S.S.S.4). F.GABOTTO. Le carte dell'archivio vescovile di Ivrea fino al 1313. Pinerolo 1900 (B.S.S.S.5-6). F. GUASCO DI BISIO, Dizionario degli antichi stati sardi e della Lombardia. Pinerolo 1911 (B.S.S.S.51). A.OREGLIA, Le famiglie signorili del Canavese nei secoli XII e XIII. Prosopoqrafìa, genealogia, vicende patrimoniali e politiche dei "comites et castellani Canapicii" coinvolti nelle vicende della "societas Canapicii". Torino 1990, dattiloscritto presso il Dipartimento di storia dell'Università di Torino, sezione Medievistica. C.POMA. Il nome locate Orio. s.l.e d. A.RAGGI, I conti di Biandrate. Novara 1933. B.SANGIORGIO, Cronica. Torino 1780. P.VENESIA. Il medioevo in Canavese. Ivrea 1985-1989. I.VIGNONO, G.RAVERA. Il liber decimarum della diocesi di Ivrea (1368-1370). Roma 1970. M.G.VIRGHI, I possessi dei conti di Biandrate nei secoli XI-XIV. in "B.S.B.S.", LXII (1974), pp.633-685. |
Descrizione Comune | Orio Canavese Le vicende del territorio canavesano di cui ci siamo occupati sono improntate ad una sostanziale stabilità. Questa zona del Canavese fu al centro delle vicende tra i conti del Canavese prima ed i Biandrate e Valperga poi, nel più ampio guadro delle contese fra Savoia e Monferrato. La prima attestazione di Orio è del 1211, guando dai visconti di Ivrea passa in parte ai conti di San Giorgio, li 7 /3/1227 il vescovo di Ivrea "Obertus" decide di convocare tutti i "vassallos ecclesie Yporiensis" per interrogarli "sub fidelitate gua sibi et ecclesie Yporiensi tenentur, guid teneant ab eo et gue sunt maiora, media et minora feuda" della chiesa, essendo andata persa la maggior parte dei documenti conservati nell'archivio vescovrre "casu rortuitu rncendr. sono convocati, oftre a "Boniracius" di Monferrato ed i rappresentanti delle famiglie dei Valperga, San Martino, Montalto, da Castello, Cavaglià, Barone, Mercenasco, Castellamonte, Fiorano, Torre, ed il feudo "de Barano et de Orio" è citato tra i dieci"maiora feuda", dal momento che "reddit X libras et tres equos et facit fidelitatem et homaglum". La prima attestazione della comunità a noi pervenuta risale al 1263, anche se non è da escludere che già nella prima metà del XIII secolo questi luoghi ottenessero di reggersi a comuni. In quella data si definirono gli accordi tra i "comrtes Canapicii" per trattare con Ivrea, Vercelli e Pavia al fine di stabilire delle regole comuni che permettessero di dare la caccia a "berrouerios et latrones" che compivano "rapinas" nelle terre del marchese del Monferrato, nel Pavese, nel Vercellese e nel Canavese in modo più efficace rispetto ai passato, iniroducendo la possibilità di perseguirli oltre che nelle proprie terre, anche in quelle degli altri contraenti. I "comites et castellani de Canapicio" appartenenti alla "potestaria" di "Guilllelmus de Sancto Geòrgie" nominarono quattro rappresentanti "prò se et hominibus et locis, burgis et villis et universitate tota". Nel giro di tre mesi si venne all'accordo da parte del membri della "potestaria" e dei loro uomini. I documenti che riportano tale giuramento sono motto interessanti perché non soltanto ci parlano di una "potestaria", della quale i conti e i castellani sono definiti "subditi", ma ci dicono anche per la prima volta II nome del podestà e ci mostrano i membri della "potestaria" stessa, operante apparentemente come la credenza di un comune cittadino, deliberare per scegliere i nomi di quattro "sindici et actores". Inoltre l'organismo consortile è considerato su un piano di uguaglianza concettuale con i tre comuni cittadini e ad essi assimilato. Infine, fatto inusitato e di notevole interesse, ci viene dato un elenco dei conti e castellani e dei "castra et loca" che compongono il "districus" della "potestaria" stessa ed un lungo elenco degli "homines" (probabilmente i capifamiglia) che, raggnippati per luogo di residenza, giurano lo stesso patto dei loro signori. Giurano qui anche "Martinus Scagnani castaldus" con altri 54 uomini di Orio. Il territorio di Orio è ben delimitato a nord, al confine con il comune di Mercenasco, dalla cresta del colle definita costa grande o costa di Orio. Su questa zona fitta di boschi non sono emerse controversie territoriali con il comune di Mercenasco, a differenza di quanto awiene per questi medesimi luoghi a Montalenghe. Va detto però a questo proposito che a differenza dell'archivio comunale di Montalenghe quelli di Orio e di Mercenasco non sono ordinati e quindi non è stato possibile consultare documenti eventualmente illuminanti al riguardo. Abbiamo notizia invece di controversie territoriali per quel che riguarda i confini meridionali di Orio, zona nella quale si trovavano i beni comuni: si tratta di un'area tenuta a boschi, gerbidi e pascoli, goduti sino all'inizio di questo secolo dalla popolazione, situati per la maggior parte nella regione del Fraschetto (il luogo è detto anche "ad Moglietum"). Il Fraschetto, suddiviso in superiore ed inferiore, è contiguo ai comuni di Orio, Barone, Caluso, Foglizzo e costituisce un'unica grande area su cui si trovano, come abbiamo detto, i beni comuni. L'esistenza di tali beni collettivi, assegnati al godimento collettivo degli abitanti, dovettero essere riconosciuti tra XI e XV secolo mediante le carte di franchigia prima e gli statuti poi, ma non vi è traccia di questi documenti per quanto riguarda Orio (una convenzione del 21 febbraio 1495 tra i Signori e il comune è citata da Frola nel Corpus Statutorum Canavisii) e non esistono -neppure quelle vaghe descrizioni di terreni dei demani feudali nelle relative investiture, che in genere sostituiscono i catasti anteriormente a Emanuele Filiberto, dal momento che fino ad allora non vi era l'obbligo per le comunità di tenere registri che descrivessero i beni immobili. Prima di allora le comunità piemontesi pagavano al sovrano i tributi sotto forma di donativi e prestazioni, rivalendosi sugli abitanti. Questa può essere la ragione della riserva del tagli periodico deei boschi pubblici e delle altre restrizioni all'uso dei beni collettivi. Carlo Emanuele I con le Regie Patenti del 4 marzo 1606, note sotto il titolo di "Editto generale della allodialità e feudalità dei beni" pose il principio e l'obbligo che tutte le terre dovessero essere inscritte al feudo se comprese nelle investiture e consegnamenti camerali e al catasto se risultate allodiali in base in base ai registri delle singole comunità e già concorrenti al pagamento dei carichi. Da tale obbligo cosi come dal pagamento del tasso furono però esonerati i beni comuni. Sin da allora era prevista la possibilità di concedere in proprietà ai privati tali terre, per essere utilizzate a coltura agraria, e quindi i beni che diventavano allodiali dovevano essere via via inseriti nei registri catastali. Ma è soltanto nel 1715, in seguito ad un Editto con relativo manifesto camerale di Vittorio Amedeo II, che viene fatto obbligo alle comunità di consegnare "tutti li beni, boschi, gerbidi e pascoli, quali anticamente non erano descritti nei catasti e non concorrevano ad alcun pagamento dei carichi". Tra XVII e XVIII secolo la legislazione è molto attenta nell'affermare l'esistenza in Piemonte di beni stabili appartenenti all'universalità degli abitanti di una comunità, i quali ne godono i frutti in comunione sia pure sotto determinati vincoli. In A.S.T. esistono una visita dei confini di Orio e Montalenghe eseguita dal commissario del Monferrato dell'8 maggio 1566 in presenza di rappresentanti delle due comunità in cui fisicamente si verificarono i termini posti sul territorio per dividerlo (Corte, Monferrato Confini, Vol.S, n° V) ed una "procura della comunità di Orio per terminare le differenze che vertivano colla comunità di Montalenghe per riguardo il tenimento di gerbido e Fraschette denominato la Lonza di Moglietto" datata 10 luglio 1566 (Corte, Monferrato Feudi, Mazzo 54). Si tratta di un possedimento facente parte de beni comuni della comunità, confinante oltre che con Montalenghe anche con quelli della comunità di San Giorgio Canavese. Questi documenti lasciano supporre che già prima del 1566 dovessero esistere controversie territoriali tra Orio e Montalenghe, ma non è stato possibile reperire notizie al riguardo, né sono emerse notizie di epoca successiva.
Le controversie territoriali tra Orio e Barone risalgono invece agli anni 1670-1675, ma non sappiamo però in che modo si pose termine alla lite fra i due comuni. I beni di uso collettivo non sono descritti né nel catasto del 1649 né in quello del 1679, proprio perché comuni e quindi non assoggettabili a carichi, mentre figurano nel catasto comunale della prima metà del XVIII secolo. Negli anni compresi tra l'attivazione di questo catasto comunale e quella del catasto napoleonico il comune effettuò alcune permute che però non variarono né l'estensione né la destinazione d'uso delle terre comuni. I terreni in questione sono compresi anche nell'atto di consegna datato 4 luglio 1721 fatto dalla comunità ih obbedienza agli ordini reali riguardanti la perequazione generale del Piemonte, descrìtti come boschi, pascoli e gerbidi e denunciati come "beni communi et immuni" (A.S.T, Camerale, II archiviazione, capo 21, Perequazione generale del Piemonte, vol.77).
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