Suno

AutoriColombo, Emanuele
Anno Compilazione2007
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Novara.
Area storica
Novarese.
Abitanti
2.834 (1.325 maschi, 1.509 femmine: ISTAT 2001).
Estensione
21,32 kmq (ISTAT 2001).
Confini
A nord Bogogno, a nord-est Agrate Conturbia, a sud-est Mezzomerico, a sud Vaprio d’Agogna, a sud-ovest Cavaglietto, a nord-ovest Fontaneto d’Agogna e Cressa.
Frazioni
Il comune comprende le località di Baraggia, Montecchio e Mottoscarone e le cascine Baraggioli, Botticelli, Cascinone, Costabella, Il Forno, Imperio (ISTAT 2001).
Toponimo storico
«Xunum», di origine romana. Un «castro Xuno» è nominato in un documento del 1037 (Maggiotti 1886).
Diocesi
Fa parte della diocesi di Novara, sede prima di pieve poi di vicariato (Andenna 1975-76).
Pieve
Suno (S. Genesio) era capo di pieve: la prima notizia in proposito è in una pergamena del 1013 e in seguito nella bolla di Innocenzo II del 26 maggio 1133. Nel 1201 sono sottoposte alla pieve Momo, Castelletto di Momo, Vaprio, Fontaneto, Cavaglietto, Cavaglio, Agrate, Cressa, Bogogno, Revislate, Mezzomerico, Conturbia, Veruno, Barengo (Andenna 1975-76, Bertolino 1997). Sotto l’episcopato di mons. Bascapè risultano ormai staccati Momo, che a inizio Cinquecento è sede di un suo vicariato, Revislate, Mezzomerico, Conturbia, Veruno, Barengo (Stoppa 1997; Bascapé 1595).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Una cappella di S. Michele è segnalata nel 1037, all’interno del castello dei da Suno (Andenna 1975-76). A Suno sono esistite fino al 1776 due diverse parrocchiali: una intitolata a S. Genesio e l’altra a S. Maria ad Elizabeth, che era a quanto pare la chiesa “primate”. S. Genesio è però la chiesa pievana e il suo prevalere nel corso dell’età medioevale è legato al predominio della famiglia Della Porta (Stoppa 1997). Il confine tra le due cure aveva dato origine a due distinti quartieri. S. Genesio era «situata nelli prati», un quarto di miglio fuori della terra. Il fonte battesimale si trovava nella chiesa di S. Giovanni, raggiungibile attraverso un portico subito fuori S. Genesio, dove solo il pievano poteva battezzare. Il pievano di S. Genesio aveva il diritto di convocare i parroci del vicariato alla benedizione del sacro fonte battesimale il sabato santo e di distribuire loro i sacri olii (al curato di S. Maria di Suno può distribuire però solo l’olio degli infermi). Il pievano nominava inoltre ogni anno quattro zitelle di Suno che l’Ospedale maggiore della carità di Novara dotava di 50 lire ciascuna e alcuni infermi ugualmente sovvenzionati dall’ospedale novarese, in seguito al legato del 23 gennaio 1618 di Matteo Avogadro (AD Novara, Teche parrocchie, Suno, 1, inventario di S. Genesio del 19 dicembre 1674). In S. Genesio è presente la confraternita del Rosario, esistente da almeno vent’anni alla visita di mons. Bascapè del 1595 e ricostituita nel 1620. Nel 1595 è eretta anche una società del SS. Sacramento «a nullo ordinario approbata», concorrente in maniera evidente con quella presente in S. Maria ad Elizabeth, il cui tesoriere è Gio. Pietro Della Porta e che fa la sua processione la quarta domenica del mese (AD Novara, AC, 36, vescovo Bascapè; 194, vescovo Maraviglia [1678]). Nel 1758 l’ostia consacrata è gestita dalla confraternita del Rosario e si trova nel vicino oratorio di San Giovanni. La processione si tiene ora due volte al mese, la prima e la quarta domenica (AD Novara, AC, 291, vescovo Balbis Bertone). Presso S. Genesio è eretta la cappellania dei SS. Giovanni Battista e Francesco, fondata il 30 aprile 1592 da Gio. Antonio Barboglio, di giuspatronato della comunità che ne nominava dunque il cappellano. Fra gli obblighi di quest’ultimo c’era quello di tenere scuola gratis ai figli di famiglie con meno di 100 lire d’entrata annue e di celebrare sei Messe alla settimana, di cui tre a S. Genesio e tre a S. Maria (inventario del 1722 in AD Novara, Teche parrocchie, Suno, 1). La chiesa battesimale di San Giovanni Battista è gestita dalla confraria di S. Giovanni Battista che ha l’obbligo di farvi ufficiare centocinque Messe. Il priore della confraria aveva il compito al sabato santo precedente la Pasqua di distribuire del pane tra i sacerdoti convenuti alla chiesa plebana (AD Novara, AC, 151, 1649, vescovo Tornielli). Tale pane è fabbricato col grano che la confraria riscuote per l’affitto dei suoi beni in Suno, consistenti in 456 pertiche di terreno nel 1758 (AD Novara, AC, 291, vescovo Balbis Bertone [8 gennaio 1758]).
Annesso a S. Maria c’è l’oratorio della confraternita del SS. Sacramento, esistente dal 1470 (Dessilani 1990), che conduce una sua processione la terza domenica di ogni mese (nel 1758 ne farà due, la seconda e la terza domenica [AD Novara, AC, 291, vescovo Balbis Bertone]). Nella visita del 1733 si chiarisce che nella festa del Corpus Christi l’unica processione autorizzata è quella che parte da S. Genesio, a cui deve aderire anche la confraternita del SS. Sacramento. A questa data è eretta all’altare della Beata Vergine della Consolazione anche la compagnia della cintura, maschile e femminile e senza abito distintivo (AD Novara, AC, 256, vescovo Borromeo [1733]). Nel 1758 gli iscritti di entrambi i sessi alla societas del SS. Sacramento sono ben 238 su un totale di 729 anime di cui 470 di comunione, e portano un abito nero (AD Novara, AC, 291, vescovo Balbis Bertone). Altre chiese sono quelle di SS. Gervasio e Protasio, S. Michele (con un beneficio di 400 lire di cui nel 1595 è titolare Pietro Francesco Della Porta), S. Maria in Egro, S. Martino (AD Novara, AC, 36, 1595, vescovo Bascapè). Nel 1649 sono segnalate anche SS. Stefano e Rocco (costruita dalla comunità su ordine del Bascapè del 8 giugno 1599 come voto per la peste) e S. Salvatore. Alcune chiese erano da tempo mal ridotte: in quella di S. Martino il tetto è crollato da più di quindici anni e si raccomanda di chiudere le ante affinché le bestie non vi entrino (AD Novara, AC, 90, vescovo Taverna [1618]) mentre i muri della chiesa campestre di S. Maria d’Egro sono a metà Seicento da decenni preda delle viti (AD Novara, AC, 151, 1649, ordini del vescovo Tornielli). Dalla cura di S. Maria ad Elizabeth dipendevano invece gli oratori di SS. Carlo e Cristoforo e dei SS. Pietro e Paolo (AD Novara, AC, 256, 1733, ordini del vescovo Borromeo; AD Novara, AC, 291, 1758, vescovo Balbis Bertone). Nel 1733 la società della Dottrina cristiana operava sia a S. Genesio per gli adulti, sia a S. Maria ad Elizabeth per i «pueri». Si segnala inoltre una cappella privata nella domus dei Della Porta e un’altra in quella dei Cattaneo, cittadini novaresi (AD Novara, AC, 256, 1733, vescovo Borromeo). Nella sua visita pastorale del 1758 il vescovo Balbis Bertone sopprime le due parrocchie e le unifica in una sola (AD Novara, AC, 291: Ordini particolari oltre li generali stampati per le Parrocchie, Chiese, Confraternite e popolo di Suno in occasione della Visita Nostra Pastorale seguita li 17 giugno 1758. Decreto di unione delle due Parrocchie di Suno). Contemporaneamente Balbis Bertone sopprimeva le due confraternite del Rosario e del SS. Sacramento e ne erigeva al loro posto una nuova sotto il titolo del Santissimo Nome di Gesù nella chiesa della comunità di SS. Stefano e Rocco. Dopo ulteriori liti fra le parti la costruzione poté iniziare solo nel 1768, e la chiesa, dedicata alla SS. Trinità, fu consacrata l’1 maggio 1776 (Bertolino 1997; Ravizza 1872).
Assetto Insediativo
Secondo Casalis a Suno vi è presenza di cascinali dove sarebbe sparsa metà della popolazione (Casalis 1850). In una lettera al vescovo Balbis Bertone il pievano di Suno dice che i due terzi del popolo abitano in “cassine” (AD Novara, AC, 291, lettera al vescovo del 16 giugno 1758) L’abitato è diviso in due parti dalla roggia Meja. La netta frantumazione dell’insediamento in due parti rispecchia la presenza di due parrocchie nel paese, connotate anche diversamente dal punto di vista insediativo: compatta S. Maria, formata perlopiù da “cassine” S. Genesio. Anche negli attuali statuti del comune si dice che esso è costituito da una serie di “agglomerati”: Baraggia, Imperio, Mottoscarone, Piana, Pieve e Suno, «storicamente riconosciuti dalla comunità».
Luoghi Scomparsi
Non rilevati.
Comunità, origine, funzionamento
Gli statuti del 1575 stabiliscono che si possano «eleggere cinque huomini, quali insieme con li Consoli habbino d’affittare le terre cultive, prative, vineate e boschive e altre ragioni della Communità sudetta alli particolari però interessati nel Commune». A questa data sembra dunque da connettersi la nascita di un consiglio comunale in luogo del sindacato di tutti gli uomini per quanto riguarda, in particolare, la gestione dei beni comunali (AST, Corte, Archivio Della Porta, I, 25; cfr. inoltre la deputatio consulis del 24 febbraio 1608 in AST, Corte, Archivio Della Porta, I, 23, che parla di quattro consiglieri). Gli statuti prescrivevano che nel caso di diverso parere in seno al consiglio bastasse la maggioranza dei cinque consiglieri più i due consoli. Se ancora non si trovava un accordo ci si doveva rifare all’arbitrato del commissario d’Arona. Il complicato meccanismo di ricorso all’arbitrato pare trovare la sua base nel fatto che il consiglio era formato in parti uguali da esponenti della parrocchia di S. Maria e di S. Genesio, in accesa rivalità tra loro. In seguito il consiglio appare formato da dodici consiglieri fra cui i due consoli; per validare l’assemblea è necessaria la presenza dei due terzi (ASNo, Notarile, notaio Francesco Contini, min. 6.497, seduta del 16 dicembre 1619). Assieme al consiglio si riuniva talora un gruppo di “interessati”, cioè i maggiori proprietari civili della terra. Così per esempio una riunione del 1619 è formata da diciannove persone, tra cui undici consiglieri e otto interessati (ASNo, Notarile, notaio Francesco Contini, min. 6.497, seduta del 29 luglio 1619). Per l’emanazione della taglia si riuniva però comunemente ancora a fine Seicento il sindacato di tutti gli uomini (AD Novara, AC, 291, f. 94, vescovo Balbis Bertone [1688]). A partire dal 1775 il consiglio comunale è formato da cinque consiglieri, sia sotto i Savoia che nel regno napoleonico (ASNo, Prefettura dell’Agogna, 2.199 [19 agosto 1800], installazione della municipalità di Suno in quattro membri in attesa di eleggerne un quinto).
Statuti
Statuti emanati il 30 ottobre 1575 dal sindacato di tutti i capi di casa, in seguito nuovamente emessi l’11 luglio 1591 e il 17 novembre 1597 con un ordinato della comunità confermato dal Senato (AST, Corte, Archivio Della Porta, I, 25).
Catasti
Nell’archivio comunale, diviso in due parti di cui una totalmente da inventariare, non esistono a quel che se ne sappia catasti antichi. Esiste un catasto della decima dei grani del 1569 in Archivio di Stato di Torino, Archivio Della Porta, I, 21. Le quote d’estimo consistevano in matrimoni. Nella taglia del comune del 27 luglio 1718, per esempio, l’estimo risulta diviso tra 112 matrimoni rurali e 296 matrimoni del «personalle», come viene chiamato, per un totale di 408 matrimoni. A ciascun matrimonio rurale spettavano quindici soldi d’estimo di tassa, a quelli del «personalle» tredici lire e dieci soldi cadauno. Si trattava di un valore chiaramente variabile al variare del numero di matrimoni: ad esempio nel 1719 la taglia si spalma su 418 matrimoni (ASM, Confini parti cedute, 23 bis/31). Da quanto pare di capire i due diversi tipi di matrimoni si riferiscono non a fuochi differenti ma alle due diverse forme di tassazione su cui si spalmavano le tasse: sui beni reali (per due terzi) e sulle persone (per un terzo).
Ordinati
Nell’archivio comunale non sono conservati ordinati. Verbali di riunioni del consiglio comunale e del sindacato si possono trovare nella documentazione notarile dei notai Contini in Archivio di Stato di Novara, Notarile: Vincenzo Contini, min. 6.006-6.010 (1581-1609); Francesco Contini, min. 6.496-6.500 (1610-1641); Giuseppe Maria Contini, min. 6.857-6.860 (1667-1690).
Dipendenze nel Medioevo
Suno era capo di pieve ma a Momo vivevano i capitanei della pieve di Suno, appartenenti alla famiglia Cattaneo o da Momo, fin probabilmente dall’XI secolo, su delega del potere vescovile novarese. Il territorio faceva parte intanto del ducato poi comitato di Pombia nella marca d’Ivrea (Andenna 1975-76; Beccaria 2002; Montanari 2002). Nel 1354 Galeazzo Visconti II riorganizza il territorio novarese in quattro squadre. Suno fa parte della squadra d’Agogna ed è capo di pieve (Monferrini 2002).
Feudo
Nel 1413 Suno è parte del feudo di Borgo Ticino, infeudato a Ermes e Lancillotto Visconti da Castelletto. Nel 1447 passa a Filippo Borromeo all’interno della cui famiglia rimane fino al 1797; come tale dipende dal podestà di Arona. I Borromeo sono anche proprietari dei dazi di pane, vino, carne e traverso (AST, Corte, Paesi di Nuovo Acquisto, Novarese, 15, Consegnamento fatto dai Consoli del Luogo di Suno del 1679) nonché dell’imbottato, che nel 1723 era esatto per convenzione e rendeva 170 lire l’anno (ASM, Confini parti cedute, 23 bis/31 [27 luglio 1723]).
Mutamenti di distrettuazione
Dal 1535 il Novarese entra a far parte della dominazione spagnola. Dal 1560 circa si costituisce il Contado di Novara, cioè l’istituzione per la riscossione dei carichi fiscali sorta dalla contrapposizione dei contadi alle città. Suno fa parte della squadra dell’Agogna superiore, una delle sei di cui il Contado era costituito. Il Contado era governato da cinque sindaci, ciascuno dei quali eletto da una delle squadre; una delle due squadre d’Agogna inferiore che non eleggeva un proprio sindaco era rappresentata dal ragionato forense, che era di sua nomina (Gnemmi 1981). Le comunità del Contado erano estimate per le contribuzioni principali in cavalli di tassa, una delle tre descrizioni fiscali base dello Stato di Milano (le altre erano gli stara di sale e le lire di estimo). Suno aveva un estimo di 6.18 cavalli di tassa (Descritione 1626). Dal 1738 al 1799 Suno fa parte dello Stato sabaudo, inquadrato nell’Intendenza generale per l’Alto e Basso Novarese e Vigevanasco. Dal 1800 al 1814 la municipalità di Suno fa parte del dipartimento dell’Agogna, cantone di Borgomanero (De Vit 1859). Dal 1815 al 1861, tornata sotto i Savoia, Suno fa parte del mandamento di Momo che dipende dal Senato di Casale, entro l’Intendenza di Novara (Casalis 1850).
Mutamenti Territoriali
Non sono segnalati mutamenti territoriali.
Comunanze
Nel 1602 Suno possiede 11.720 pertiche novaresi di comunanze, contro 3.954 ecclesiastiche, 8.194 civili e 3.327 rurali (ASM, Feudi Camerali p.a., 412). Nel 1676 i beni comuni sono ascesi a 14.504 pertiche novaresi, di cui 4.281 di incolti, 2.624 di brughiera e 5.669 di boschi (AST, Corte, Archivio Della Porta, I, 19, Nota de beni tanto comunali, che rurali, civili, et de particolari della Communità di Suno con qualche papele giudiziale ed alcune fedi dal 1678 retro in causa di decima pretesa dalla casa Della Porta [22 giungo 1676]). Particolare era la gestione dei beni comunali non affittati direttamente (cioè i boschi) che avveniva ripartendoli per matrimoni. Dall’inchiesta preparatoria del 1723 per il catasto di Carlo VI si viene a sapere che la comunità affittava comunemente tutti i tipi di terreni tranne i boschi, considerati di uso comune (ASM, Confini parti cedute, 23 bis/31 [27 luglio 1723]). Gli estimi rurali erano suddivisi in estimi rurali con matrimoni e senza matrimoni (ASM, Confini parti cedute, 25 [1678], nota di tutti i matrimoni della terra di Suno nel 1678, con tutto l’estimo rurale). Gli estimi con matrimoni avevano diritto a un riparto privilegiato per il taglio dei boschi. Il sistema è ancora in vigore nel 1805:
Rappresenta la comunità di Suno nelle persone de sottoscritti sig.ri Amministratori municipali possedere nel di lei territorio una considerevole quantità di bosco forte, diviso in sette squadre che annualmente se ne accorda il taglio d’una delle medesime alli maritati della stessa comune, ripartita in ragione di matrimoni, et li medemi pagano annualmente alla stessa comune lire tre, e soldi quindici cadaun matrimonio, in corrispettivo della legna, e stramerio, che ne percevano, inservienti poi tali somme pel pagamento della diretta de beni della stessa comune, e spese locali (ASNo, Dipartimento dell’Agogna, 413 [4 maggio 1805]).
Seguiva dopo due anni una supplica della comunità al prefetto dell’Agogna affinché si potesse continuare nella pratica di distribuire la legna agli ammogliati (ASNo, Dipartimento dell’Agogna, 413 [6 dicembre 1807]). Pressioni sulla comunità per la vendita di lotti dei boschi comunali erano infatti iniziate almeno dal 1782, quando l’intendente sabaudo faceva notare che una vendita all’asta dei beni avrebbe prodotto un maggior vantaggio per il pubblico, dato che «ne deriverebbe una maggior collettazione d’estimo, una miglior coltura delli detti boschi e per conseguenza una produzione più ragguardevole di legna tanto necessaria per questo territorio, assai abbondante di vigne». L’intendente consigliava in proposito la parcellizzazione in lotti «ossia parti anche minute per il più facile accorrimento all’acquisto de medesimi» (ASNo, Intendenza generale per l’Alto e Basso Novarese e Vigevanasco, 20, Testimoniali di formazione di causato della comunità di Suno per l’anno 1782, ff. 355-62). Ancora a inizio Ottocento la comunità possedeva tre forni (ASNo, Dipartimento dell’Agogna, 413 [30 settembre 1806], capitoli per il fitto dei forni).
Liti Territoriali
Non sono state rinvenute notizie di liti territoriali con altre comunità. Nel 1723 è pendente dal 1690 una controversia con Francesco del Majno per una pezza di 200 pertiche pretesa dalla comunità (ASM, Confini parti cedute, 23 bis/31 [27 luglio 1723]).
Fonti
A.S.M. (Archivio di Stato di Milano.
A.S.M., Confini parti cedute cart. 23 bis; fasc. 31;
A.S.M., Feudi Camerali p.a., 412.
A.S.N. (Archivio di Stato di Novara).
A.S.N., Contado di Novara, cart. 205 (memoriale del 9 giugno 1645); 207 (memoriale della comunità), 255; 282: Summario breve della qualità e quantità delli grani li quali si sono visitati per ordine di sua ecc.nza in ciascuna terra e cassina della provintia novarese nelle case di ciascun habitatore et del numero delle bocche personali;
A.S.N., ntendenza generale per l’Alto e Basso Novarese e Vigevanasco, cart. 20;
A.S.N., Prefettura dell’Agogna, cartt. 183 (bilanci comunali), 194 (crediti comunali), 314 (debiti comunali), 413 (fondi comunali), 976 (luoghi pii), 2.199 (municipalità);
A.S.N., fondo Notarile, notai Vincenzo Contini, minutari 6.006-6.010 (1581-1609); Francesco Contini, min. 6.496-6.500 (1610-1641); Giuseppe Maria Contini, min. 6.857-6.860 (1667-1690).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Corte, fondo Della Porta, prima serie, in particolare cart. 19 (nota dei beni comunali); 21-22 (processi intorno alla decima), 23-24 (strumenti diversi relativi ai beni di Suno); 25 (beni, ordinanze e ricorsi della comunità per il periodo 1629/1674, in particolare sono qui compresi gli statuti del 1575); 27 (note, lettere, appunti sulla comunità);
A.S.T., Corte, Paesi di Nuovo Acquisto, Novarese, mazzo 15.
 
A.V.N.  (Archivio Storico della Diocesi di Novara.
A.V.N., Acta Visitationum: visite pastorali), faldoni 36 (1595, vescovo Bascapè), 90 (1618, vescovo Taverna); 113 (1628, vescovo Volpi); 151 (1649, vescovo Tornielli); 180 (1669, vescovo Odescalchi); 194 (1678, vescovo Maraviglia); 221 (1698, vescovo Visconti); 256 (1733, vescovo Borromeo); 291 (1758, vescovo Balbis Bertone); 359 (1784, vescovo Balbis Bertone); 376 (1820, vescovo Morozzo); 439 (1860, vescovo Gentile);
A.V.N., fondo Teche parrocchie, 1, Suno.
Bibliografia
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Andenna G., Nobiltà e clero tra XI e XIII secolo in una pieve della diocesi di Novara: Suno, in «Novarien», 7 (1975-76), pp. 3-76.
Beccaria B., Alle origini della provincia. La diocesi come “prototipo” del territorio novarese, in Una terra tra due fiumi, la provincia di Novara nella storia. L’età medievale (secoli VI-XV), a cura di M. Montanari, Novara 2002, pp. 37-74.
Bertolino F., Suno. Caro nostro paese, Novara 1997.
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Descritione dell’entrate camerali di tutto lo stato di Milano delli datij, e censi, che si pagano da ciascuna communita, si spettanti alla regia camera, come a particolari, della quantità di perticato, che rileva ciascuna citta del stato, il suo contado, e le terre tanto unite, quanto separate del Ducato di Milano, e delli contadi delle altre città, Milano 1626.
Dessilani, F., Feudi e feudatari nel territorio novarese in età moderna, in Una terra tra due fiumi, la provincia di Novara nella storia. L’età moderna (secoli XV-XVIII), a cura di S. Monferrini, Novara 2003, pp. 361-406.
De Vit V., Memorie storiche di Borgomanero e del suo mandamento, Milano 1859.
Levi G., Distruzioni belliche e innovazione agricola: il mais in Piemonte, in Agricoltura e trasformazione dell’ambiente. Secoli XIII-XVIII, a cura di A. Guarducci, Firenze 1984, pp. 567-575.
Maggiotti L., Notizie di Cavaglietto e de’ paesi circonvicini. Momo, Castelletto di Momo, Agnellengo, Barengo, Briona, Fara Novarese, Sizzano, Ghemme, Cavaglio d’Agogna, Fontaneto d’Agogna, Cressa, Suno e Vaprio d’Agogna, Novara 1886.
Manno A., Dizionario feudale degli antichi Stati continentali della monarchia di Savoia. Savoia, Aosta, Piemonte, Monferrato, Saluzzo, Novara, Lomellina, Nizza, Oneglia, 1720-1797, Firenze 1895.
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Parma A., Dinamiche sociali ed equilibri di potere in una Città del Cinquecento. Il caso novarese, Bologna 1998.
Rusconi A., I conti di Pombia e di Biandrate secondo le carte novaresi, Milano 1885.
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Zanetta P., Le terre novaresi nell’anno 1450, in «Bollettino Storico per la Provincia di Novara», 73 (1982), pp. 129-39.
Descrizione Comune

Suno

     La storia di Suno è contraddistinta da una comunità spaccata da tempo immemorabile in due parti che si rifanno alle due parrocchie del paese di cui una, S. Genesio, è anche pievania, cioè la chiesa matrice del vicariato. Come tale S. Genesio è anche chiesa superiore a S. Maria, l’altra parrocchiale del paese: il diritto più importante, quello di battezzare, era infatti riservato al pievano (anche se esercitato nella chiesa battesimale di S. Giovanni, sita accanto a S. Genesio). Tra i diritti del pievano rientrava anche quello di «far la capillatura а tutte le creature» il giorno di San Giovanni Battista nella chiesa battesimale. Inoltre, benedice la gola il giorno di S. Biagio a tutto il popolo (AD Novara, AC, 151, vescovo Tornielli: Raggioni del Pievano antichissime et osservate sino al presente et in perpetuo nella terra di Suno [1649]). La rivalità prendeva corpo in particolare nelle processioni delle due confraternite rivali del SS. Rosario e del SS. Sacramento (AD Novara, Teche Parrocchie, Suno, 1: Factum circa Iura ecclesiae Plebanae Matricis Sancti Genesii Terrae Suni Novariensis Diocesis et controversias inter Rev. D. Ioannem Bapstistam Tonsum uti Plebanum dictae Ecclesiae Matricis et Rev. D. Ioannem Massariam uti Parochum Ecclesiae Flilialis Sanctae Mariae eiusdem loci [16 marzo 1618]; AD Novara, AC, 151, vescovo Tornielli: Nota delle feste, processioni, et altri consueti sacri di consuetudine o di devotione et delli abusi [1649]). Per permettere alle due parti di coesistere era stata prevista tutta una complessa meccanica, fin nella spartizione dei compiti della società della Dottrina cristiana e di alcuni benefici e nel rispetto della consuetudine che voleva che nella festa di S. Genesio non si tenesse messa in S. Maria e alla Visitazione non si ufficiasse in S. Genesio «per mantenere il concorso maggiore del popolo alla sudetta chiesa nelle loro feste principali». Non desta così stupore che tra gli ordini emanati dal vescovo Visconti nel 1698 spiccasse quello di non innovare in cosa alcuna nelle funzioni e soprattutto nell’esposizione del SS. Sacramento, che era alla base delle processioni delle due confraternite (AD Novara, AC, 256, Ordini del vescovo Visconti). In particolare, era in funzione da tempo un sistema di scambi per i funerali, per cui era «consuetudine antica che morendo un confratello del SS. Sacramento nel distretto della parrocchia di S. Genesio vengano li confratelli di questa compagnia et le donne della Dottrina cristiana della cura di Santa Maria a levare et accompagnare il cadavere; e così similmente si prattica da quelli del Santissimo Rosario e le donne della Dottrina cristiana della chiesa plebana»: uno spaccato che ci informa sullo stretto legame tra ritualità, partecipazione confraternale e territorio (iscrizione alla confraternita, territorio spirituale e comunità coincidevano: non è un caso che si parli dell’esistenza di due comunità fino all’unificazione delle parrocchie) (AD Novara, AC, 291, vescovo Balbis Bertone: Nota delle differenze e questioni che nascono tra Parochi di Suno per le quali insorgono gravissimi sconcerti e scandalo anche nello stesso popolo d’ambe le cure). Le concessioni dovevano essere reciproche: negli ordini particolari del vescovo Maraviglia del 1678 si prescrive per esempio al pievano di non fare la processione della Dottrina cristiana lo stesso giorno di S. Maria il giorno di San Giovanni Battista ma la domenica seguente (AD Novara, AC, 194, vescovo Maraviglia, ordini particolari).
Processione comune alle due associazioni e ai sacerdoti delle due diverse parrocchie era quella del Corpus Christi, di cui si parla in particolare in alcune visite del Settecento (AD Novara, AC, 256, vescovo Borromeo; 291, vescovo Balbis Bertone). Il punto più elevato del conflitto si raggiunge con la visita di Balbis Bertone nel 1758. L’arrivo del vescovo era stato preceduto da una disputa tra la confraternita del Sacramento e del Rosario, con questi ultimi che avevano minacciato di non riceverlo poiché era stato concesso ai primi di portare il baldacchino durante la visita (AD Novara, AC, 291, lettera del pievano al vescovo Balbis Bertone del 16 giugno 1758). La parrocchiale di S. Maria produce in seguito le proprie ragioni per convincere il vescovo ad assegnarle la primazia a discapito di S. Genesio, sostenendo di essere di fondazione più antica e dotata di un popolo più benestante. Da qui nascono varie liti, in relazione per esempio alla gestione della confraria di San Giovanni, i cui consiglieri erano eletti per metà da S. Maria e per metà da S. Genesio. È particolarmente rivelatore che S. Maria si opponga a S. Genesio anche e soprattutto sul piano dell’insediamento, poiché «essa è più comoda di S. Genesio consistendo questa seconda quasi tutta in Cassinaggi ben lontani» (AD Novara, AC, 291: Varie ragioni che militano per la Parrocchiale di Santa Maria di Suno, e rispettivo suo popolo [1758]). La stessa S. Genesio si trovava al di fuori della terra per un quarto di miglio, e per raggiungerla occorreva percorrere una strada spesso impraticabile quando pioveva, tanto che nel 1659 la comunità decise di rifarla utilizzando i redditi della confraria (AD Novara, AC, 291, f. 93: Fatto [1758]). L’evoluzione demografica delle due parrocchie è pure significativa per comprendere l’esacerbarsi del conflitto: nel 1595 a S. Maria sono sottoposte 400 anime di cui 250 di comunione, a S. Genesio 500 di cui 400 di comunione (AD Novara, AC, 36, vescovo Bascapè); nel 1733 sono 193 fuochi e 1.100 anime sotto S. Genesio (640 di comunione) e 105 fuochi e 686 anime a S. Maria (411 di comunione) (AD Novara, AC, 256, vescovo Borromeo). Nel 1758 a S. Genesio vi sono invece 152 fuochi e 655 anime di cui 601 di comunione mentre a S. Maria sono 729, superando dunque S. Genesio. A questa data il ribaltarsi della tendenza, con la preponderanza demografica del quartiere di S. Maria, deve aver giocato un non piccolo ruolo nelle sempre maggiori richieste di quest’ultima. Non è chiaro quale sia l’elemento alla base di questo rovesciamento, e non è da escludere uno spostamento della popolazione dai cassinaggi al corpo centrale del borgo. Le due parrocchie vengono quindi fuse in una sola, della SS. Trinità, dal vescovo. Nell’attesa della costruzione della parrocchiale la proposta del vescovo era che d’ora in poi «i curati delle due parrocchie ufficiassero sempre unitamente» nella stessa chiesa a settimane alterne. Nei sei mesi d’inverno, cioè da ottobre alla domenica delle palme, tutte le funzioni sarebbero spettate a S. Maria, dove quindi si sarebbe costruito un nuovo fonte battesimale, negli altri sei mesi a S. Genesio. La riunione del consiglio comunale del 20 giugno 1758 formata da sei membri di S. Genesio e da cinque di S. Maria ratifica la decisione vescovile, ma è significativo che ad approvarla siano i membri di S. Genesio mentre quelli di S. Maria votano contro. È difficile ricostruire la motivazione di un rifiuto a una decisione che avrebbe riequilibrato i rapporti a favore di S. Maria. Probabilmente essa è da ricondurre ai mutati equilibri interni al paese, per cui S. Maria riteneva di dover diventare la parrocchiale di Suno, visto che il vescovo aveva espressamente richiesto che si spostasse la pievania al centro del borgo.
Una grandissima importanza rivestiva nella comunità la confraria di S. Giovanni, che distribuiva il pane in maniera rituale al sabato santo. La distribuzione non era riservata solo ai sacerdoti convenuti per il ritiro dell’olio sacro dal pievano, ma spettava:
alla mattina di ciascun sabbato santo presso la chiesa di S. Genesio alli poveri forastieri accorrenti, e dopo il vespro dello stesso giorno nel corpo di Suno, e sito del forno comunale alli terrieri in regola si per gli uni, che per gli altri di una pagnotta per testa, e se ne sopravanza di dette pagnotte ripartendole la seconda e terza Festa di Pasqua tra li detti terrieri in ragione di matrimonio [...] ed anche della detta chiesa Parrocchiale di Santa Maria e di S. Genesio con dividerlo per egual porzione tra l’una, e l’altra chiesa (AD Novara, AC, 291, vescovo Balbis Bertone [8 gennaio 1758]).
La distribuzione aveva dunque un chiaro significato rituale (incentrato sul sabato santo pasquale) e prevedeva una precisa serie di precedenze. Questo significato rituale mi pare inoltre strettamente connesso col valore di “festa” che il popolo attribuiva alla distribuzione caritativa, e che viene osteggiata da alcuni specifici ordini dell’autorità vescovile la quale raccomanda che:
quando si da la distributione dell’elemosina non manchino di riservarne sempre una bona parte a quelli che sono più poveri e di maggior necessità. La sudetta entrata della Confraria è malamente ministrata dalli huomini di Suno e viene consumata in bagordi il più delle volte con trascurare le raggioni d’essa per il che si perdono molti livelli (AD Novara, AC, 151, vescovo Tornielli: Ordini per la pieve di S. Genesio di Suno fatti dall’Ill. Monsignor cardinale di S. Eusebio l’anno 1618 adì 18 marzo).
Inoltre, si seguiva anche qui il metodo in uso nel riparto dell’estimo e dei diritti sui beni comunali, cioè «in ragione di matrimonio», suddividendo il pane a seconda del numero di matrimoni «posseduto» da ciascun estimo rurale della comunità (cioè fuoco). Il pane che rimaneva dalla distribuzione veniva infine venduto e serviva a finanziare le 105 Messe celebrate dal pievano a S. Giovanni. Inoltre, la confraria acquistava col ricavato due rubbi di cera per entrambe le parrocchiali.
Da un punto di vista economico e sociale la comunità presenta larghe proprietà civili ed ecclesiastiche. La principale famiglia sono i da Xuno, presenti a Suno fin dal basso Medioevo. I da Xuno nel 1100 si trasferirono a Novara ove ebbero in custodia la porta di Santo Stefano, diventando così i Della Porta (Andenna 1975-76). Nel corso dell’età moderna i Della Porta restano i principali proprietari terrieri in Suno, come documentato dai conti delle loro aziende nell’Archivio di Stato di Torino (AST, Corte, Archivio Della Porta, III. Si tratta di 99 mazzi non inventariati con documentazione dal 1636 al 1880). Da un punto di vista agricolo Suno pare precocemente votata alla coltivazione del mais (Levi 1984). Nelle consegne di grani del 1678 notifica ben 3.944 sacchi di mais su 4.858 complessivi: più dell’80% della produzione agricola a questa data consiste dunque in granturco (ASNo, Contado di Novara, 282: Summario breve della qualità e quantità delli grani li quali si sono visitati per ordine di sua ecc.nza in ciascuna terra e cassina della provintia novarese nelle case di ciascun habitatore et del numero delle bocche personali). Connesso alla produzione agricola esisteva un antico diritto di decimazione, relativo a sei generi (granturco, frumento, segale, avena, avena, miglio, panico) con un prelievo di un trentesimo del raccolto (AD Novara, AC, 256, 1733, vescovo Borromeo) o, altrove segnalato, di un quindicesimo (così nella visita del vescovo Bascapè, AD Novara, AC, 36 [1595]). Il diritto di decimazione spettava per metà ai Della Porta in qualità di feudatari della Mensa episcopale, per un quarto come prebenda per un canonico della cattedrale di Novara e per l’altro quarto ai due parroci di S. Maria e S. Genesio in parti uguali (AST, Corte, Archivio Della Porta, I, 19, inchiesta sulla decima del 30 agosto 1668, con una storia dello ius decimandi dal 1575; 21, processi per la decima feudale di Suno, parte prima, 1567-1574; 22, parte seconda). L’indebitamento comunale era tutto sommato non elevatissimo nel 1665, pari a 111.393 lire di cui 67.000 lire tra fitti e censi (debito consolidato), 31.493 per «Egualanze» non riscosse e 12.000 pretese dal vecchio esattore comunale (ASNo, Contado di Novara, 255). Nel 1723 il debito fluttuante pare risanato mentre quello consolidato ascende a 32.000 lire di censi con interessi tra il 4 e il 5% (ASM, Confini parti cedute, 23 bis/31 [27 luglio 1723]).