San Maurizio d'Opaglio

AutoriLeggero, Roberto
Anno Compilazione1998
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Novara.
Area storica
Riviera Superiore (occidentale) del Lago d’Orta.
Abitanti
2.818 (CSI - Piemonte).
Estensione
832 ha (ISTAT); 820 ha (SITA).
Confini
A nord-est Fella, a est le sponde del lago, a sud-est Gozzano, a sud Fogno, a nord-ovest Madonna del Sasso.
Frazioni
Briallo, Lagna, Opagliolo, Sazza, Alpiolo
Toponimo storico
L’attuale toponimo, formatosi soltanto a partire dalla fine del secolo XVII-inizi del XVIII, riassume in sé le complesse vicende di formazione del comune. È in questo periodo che si colloca l’iniziativa politica dell’episcopato di Novara, detentore della signoria sul luogo sin dal 1219. Dei tre principali villaggi di Lagna, Briallo e Opaglio, che avevano dato vita spontaneamente, probabilmente a partire dal secolo XIII, a un’unica entità amministrativa, i primi due aderirono al progetto episcopale di creazione di una nuova parrocchia (1568) con sede nella chiesa di San Maurizio in territorio di Briallo. La strenua opposizione al cambiamento messa in atto dai villaggi di Opaglio e Alpiolo, legati dal punto di vista amministrativo e devozionale alla chiesa di San Giulio dell’isola d’Orta, ebbe termine agli inizi del Settecento con la vittoria vescovile sanzionata dalla nascita del nuovo toponimo, nel quale la chiesa di San Maurizio viene messa forzatamente in relazione con Opaglio. In tal modo il villaggio di Opaglio viene per sempre aggregato alla nuova comunità parrocchiale.
Il nome Opaglio deriva dal toponimo medievale «Upalium», «Opalium», che indicava il primitivo abitato corrispondente all’attuale frazione Opagliolo. «Upalium», «Opalium» parrebbe in diretta relazione con il nome personale leponzio Opalos diffuso già in epoca preromana. L’onomastico Opalos trae origine da «opulos» termine che in leponzio indica una qualità di albero sposato alla vite, secondo una classica tecnica mediterranea di coltivazione, testimoniata, per il Milanese, da Vairone (116-27 a.C.). Pertanto è difficile stabilire se il nome «Opalium» sia da intendere come «campo di Opalos» o come «luogo dove vi sono gli alberi su cui si fa arrampicare la vite» (Del Duca 1997, p. 32).
Diocesi
Non si evidenziano mutazioni per quanto riguarda la diocesi, che rimane, dal medioevo a tutt’oggi, quella di Novara.
Pieve
Fino al 1568 la pieve era San Giulio d’Orta. Probabilmente le comunità di Briallo e Lagna a partire dal XII secolo furono sottoposte alla nuova pieve di San Filiberto di Fella, mentre Opaglio e Alpiolo rimasero legate alla matrice per il tramite dell’oratorio della fontana di San Giulio in località Opagliolo. Dal 1568 la nuova parrocchiale sarà ufficialmente la chiesa di San Maurizio nel territorio di Briallo; in realtà Alpiolo e Opaglio continueranno a dipendere devozionalmente e amministrativamente dalla pieve di San Giulio dell’Isola sino all’inizio del Settecento.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Oltre alla pieve e al capitolo canonicale di San Giulio dell’Isola d’Orta e al vescovo di Novara in qualità di signore della Riviera, non si registrano altre presenze ecclesiastiche.
Luoghi Scomparsi
Non rilevati.
Comunità, origine, funzionamento
La prima notizia dell’esistenza della comunità di «Alagna, Upalium et Briallo», risale al 1494. In realtà si può supporne l’esistenza sin dal secolo XIII allorché nasce la comunità della Riviera d’Orta, ovvero un organismo collegiale di autogoverno con sede a Orta, che nel secolo XIII cominciava a conquistarsi margini di autonomia interna sotto il controllo vescovile. Risalgono invece alla seconda metà del secolo XIII gli statuti della Riviera di San Giulio, elaborati dai rappresentanti della omonima Universitas in comune accordo con il castellano e sotto la sua supervisione. È probabilmente a partire da questo periodo che gli abitanti dei villaggi di Opaglio, Lagna e Briallo cominciarono a presentarsi come un’unica comunità dal punto di vista giuridico e amministrativo, detta appunto di «Alagna, Upalio et Briallo». La precoce unificazione giuridico-amministrativa delle tre località aveva lo scopo di potenziare la capacità rappresentativa delle singole comunità, altrimenti troppo povere economicamente e troppo deboli politicamente di fronte al potere centrale. L’iniziativa, con ogni probabilità, affondava le radici nell’abitudine allo sfruttamento comune dell’incolto – i pascoli e i boschi –, un elemento fondamentale nell’economia locale. La documentazione però tace al riguardo sino al XVI secolo, allorché siamo informati esplicitamente del fatto che gli «uomini e la comunità di Lagna, Opaglio e Briallo eleggevano già da tempo i propri rappresentanti da inviare nel Consiglio dell’Università della Riviera. All’epoca tale consuetudine appare già ben consolidata, lasciando trasparire una origine più remota» (Montanari 1997, p. 62).
Dipendenze nel Medioevo
A partire dal secolo XIII (sino alla fine del medioevo) la sede episcopale novarese diviene a tutti gli effetti il signore territoriale di tutta la Riviera e dunque anche dell’area interessata dall’attuale comune di San Maurizio d’Opaglio.
Feudo
Nel 1615 si giunge ad una transazione per la lunga lite tra il vescovo di Novara e il ducato di Milano circa il possesso della Riviera. Il ducato si riserva il dominio eminente e al vescovo viene assegnata in feudo la Riviera, sino ad allora detenuta allodialmente dalla cattedra episcopale di Novara. Solo nel 1647 si giungerà a una transazione che riporterà la Riviera sotto il pieno dominio della sede episcopale novarese. La Riviera viene nuovamente infeudata al vescovo di Novara da Carlo Emanuele III nel 1767 in base alla convenzione di quell’anno tra sede episcopale e casa Savoia. Tale feudo avrà termine nell’anno 1817.
Mutamenti di distrettuazione
Nel 1522 Francesco II Sforza si impadronisce della Riviera a danno della sede episcopale novarese, dopo che nel 1429 e nel 1447 Filippo Maria Visconti prima e Francesco Sforza poi avevano riconosciuto il dominio episcopale sancito da un documento del 1219. Nel 1647 a fronte di un ingente versamento di denaro, il vescovo rientrerà in possesso della Riviera. Nel 1658 Giovanni Borromeo occupa la Riviera. Nel 1750 la Riviera, ancora sotto il dominio vescovile, è annessa allo Stato sabaudo, nel 1767 tale dominio si trasforma in feudo (convenzione con Carlo Emanuele III) che si estinguerà solo nel 1817 (rinuncia del vescovo a Vittorio Emanuele I).
Dalla documentazione d’archivio si ricava che fin dal 1798, nel quadro della riorganizzazione delle circoscrizioni amministrative promossa dal governo napoleonico, si era cercato di introdurre un ordinamento gerarchizzato sul modello francese, urtando contro le consuetudini locali. All’interno del Dipartimento dell’Agogna (creato con decreto del generale Jourdan il 22 aprile 1801) si procedette dunque al riordino delle comunità per distretti, istituendo tra gli altri quello di Gozzano, cui fu aggregata la comunità di S. Maurizio d’Opaglio (AST, Corte, Paesi per A e B, m. 13, fasc. l). Nel 1814, al rientro di Vittorio Emanuele I, gli ordinamenti napoleonici furono accantonati e vennero ripristinate le circoscrizioni di antico regime, provocando l’allentamento di quegli stretti legami tra la Riviera d’Orta e la Lombardia che – già tradizionalmente forti – avevano trovato nel Dipartimento dell’Agogna un’ulteriore temporanea sanzione. Le mutazioni del disegno amministrativo di livello provinciale che interessarono a più riprese l’area del Piemonte orientale tra 1818 e 1859 e ancora in età fascista e in anni recentissimi non ebbero ripercussioni su S. Maurizio d’Opaglio e sugli altri comuni della Riviera d’Orta, invariabilmente dipendenti dalla provincia di Novara.
Mutamenti Territoriali
Il mutamento territoriale più importante si verificò in età fascista con la creazione del nuovo comune di Castelli Cusiani, nel quale confluirono i territori dei soppressi comuni di San Maurizio d’Opaglio, Fella e Fogno, oltre a una porzione di territorio distaccata da Isola San Giulio (frazioni Pascolo e Sazza e cascine Gasano, Prarolo e Montrucco). Quando, nel secondo dopoguerra, vennero ricostituiti i comuni di Fella e Fogno (1946) e San Maurizio d’Opaglio ottenne il ripristino della vecchia denominazione (1948) il territorio di quest’ultimo risultò pertanto più ampio di quello tradizionale, continuando a comprendere la porzione di territorio acquistata da Isola San Giulio.
Comunanze
L’assenza di una significativa documentazione medievale impedisce qualsiasi ricostruzione relativa ai beni comuni in tale periodo. L’estimo cinquecentesco del notaio Elia Olina, in nostro possesso, non riporta i terreni destinati a uso civico. È stato però possibile, grazie alla documentazione custodita presso l’archivio comunale, ricostruire e riproporre in un elaborato grafico, le brughiere, i boschi e gli alpeggi appartenenti alla comunità tra il XVI e il XVII secolo (Di Cerbo 1997, p. 95). Particolare interesse rivestono le vicende relative alle brughiere comunali, poiché l’analisi delle carte consente sia di stabilire con una certa precisione gli antichi confini tra San Maurizio, Berzonno e Gozzano, sia di valutare la valenza economica di quest’area per l’intera comunità. Le prime informazioni sulla brughiera risalgono all’ultimo decennio del XV secolo e sono contenute in due importanti convenzioni che, nel volgere di un decennio, vengono stipulate tra la comunità di Berzonno e la comunità di Alagna, Opaglio e Briallo, con l’intento di porre fine ad annose liti per i diritti d’uso e per i confini. Vi si citano rispettivamente
una pezza di terra brughera, posta nel territorio di Opaglio, Alagna e Briallo, dove si dice a Baraza, compresa tra il comune di Gozzano a mezzodì, un proprietario privato a mattino, il Dornello, e a monte il comune di Briallo dove si dice in Oraglian presso l’oro di Crivelasca, due pezze di terra a brughiera appartenenti alla comunità di Alagna, Opaglio e Briallo, site la prima nella Baraza di cui sopra, e la seconda nella Zerbia del Lagone Calvo.
La comunità poteva inoltre contare sullo sfruttamento della vasta area del Campello (circa 1 kmq) sita all’estremità occidentale del territorio comunale, confinante con la comunità di Boleto a nord e la comunità di Fogno e Prerro a sud. Si tratta di un vasto incolto attraversato dal torrente Scarpia-Lagna che, per alcuni tratti, rappresenta anche il confine con le altre comunità. Utilizzata per il pascolo, la legna, lo strame e la produzione di carbone, l’Alpe Campello rappresentava una risorsa essenziale per la fragile economia della comunità, come documentano le numerose controversie con Boleto, Fogno e Prerro per la difesa dei diritti d’uso. Le liti coprono un’arco di tempo lunghissimo, almeno dal XVI al XIX secolo: le prime attestazioni risalgono infatti all’anno 1538, e si riferiscono a contrasti in atto già da tempo e ancora nella ottocentesca catastazione Rabbini, il Campello viene indicato come territorio contestato dalla comunità di Boleto. Sul Campello, a partire almeno dal XVI secolo, le località confinanti esercitavano però gli antichi diritti del «pasculare, buscare e stramare» benché l’Alpe fosse di piena proprietà della comunità di San Maurizio d’Opaglio.
Fonti
Fonti edite
Le carte dello Archivio Capitolare di Santa Maria di Novara (729-1034), I, a cura di F. Gabotto, A. Lizier, A. Leone, G.B. Morandi, O. Scarzello, Pinerolo 1913 (BSSS 78).
Le carte del Museo civico di Novara (881-1346), a cura di G.B. Morandi, Pinerolo 1913 (BSSS 77/2).
Le pergamene di San Giulio d’Orta dell’Archivio di Stato di Torino, a cura di G. Fornaseri, Torino 1958 (BSS 180/1).
Le pergamene di San Giulio d’Orta della biblioteca comunale di Novara, a cura di M.G. Virgili, Torino 1962 (BSS 180/2).
Statuti del lago d’Orto del secolo XIV Riviera ed Isola, Omegna, Gozzano, a cura di A. De Regibus, Milano 1946 (Corpus Statutorum Italicorum 18).
Fonti inedite
A.C.S. (Archivio Storico del Comune di San Maurizio d'Opaglio):
     Il comune di San Maurizio d’Opaglio dispone di un Archivio Comunale non inventariato. La documentazione relativa ai secoli dell’età moderna, giace in stato di abbandono negli scantinati dell’edificio comunale. Diversa sorte hanno avuto le carte del locale archivio comunale di deposito relative alla prima metà del nostro secolo per le quali si veda:
A.C.S., Comune di Castelli Cusiani;
A.C.S., Archivio di deposito, cat. 1, cl. 1.
A.S.N.  (Archivio di Stato di Novara).
A.S.N., Intendenza generale, buste 211 (Case e fabbricati, Beni stabili rurali, A.S.N., Personale), 212 (Amministrazione dei beni, Liti e transizioni), 217 (Culto, A.S.N., Diritti, Decime, Personale);
A.S.N., Intendenza generale, buste 55 e 56 (Boschi);
A.S.N., Intendenza generale, busta 160 (Strade).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Corte, Paesi, Riviera d’Orta, mazzi 1-2-3-4;
A.S.T.,Corte, Paesi, Riviera d’Orta, m. 5, n. 17, Carta topografica della Riviera d’Orta cavata dal Tipo del censimento generale di Milano formato in misura sottoscritta dall’ingegnere milanese Onofrio Mugnozzi (9 maggio 1744);
A.S.T.,Corte, Paesi in generale, Province, Novara, Riviera d’Orta, m. 71, fascc. 8-11;
A.S.T.,Corte, Paesi per A e B, m.s 13, San Maurizio d’Opaglio, fasc. 1;
A.S.T.,Sezioni Riunite, Catasto Antico, San Maurizio d’Opaglio, 1722 Allegato A, portafoglio 150;
A.S.T.,Sezioni Riunite, Mappa Rabbini, San Maurizio d’Opaglio, mappa T, n. 127; matrice fasc. 89; sommarione fasc. 89.
Bibliografia
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La Novara sacra del vescovo venerabile Carlo Bescapè, a cura di G. Ravizza, Novara 1878.
Descrizione Comune
San Maurizio d’Opaglio
Nel periodo compreso tra l’Alto Medioevo e i secoli centrali di quest’età, i tre villaggi di «Alagna Riallum et Upalium» (Lagna Briallo e Opaglio) si presentavano come entità separate, dotate ciascuno di un proprio territorio, di cui non è possibile fornire una ricostruzione per assoluta mancanza di documentazione al riguardo.
Un documento risalente all’anno 1236, permette invece una parziale identificazione dei confini relativi al solo territorio di Opaglio, che risulta dunque confinante a sud-ovest con quello di Berzonno, a meridione con il territorio di Gozzano (all’altezza della attuale cascina Pianella). Secondo il documento in analisi, il poderium di Berzonno si interrompeva nella brughiera all’altezza di un lago naturale chiamato Calvo, spettante interamente agli Opagliesi. Si tratta quasi certamente del lago ora praticamente asciutto (segnalato dalla Carta Tecnica Regionale, sezione n. 094010, San Maurizio d’Opaglio, scala 1:10.000) in regione «Roncalva», in prossimità della località Pianella. A nord il torrente Lagna segnava invece il confine rispettivamente con i territori dei villaggi di Lagna a est e di Briallo a ovest. Una vasta brughiera, si estendeva pertanto a meridione del villaggio di Opaglio, sino al confine con il territorio di Gozzano, costituendo un prezioso pascolo per la comunità. Esistevano inoltre vasti appezzamenti di proprietà del capitolo canonicale di San Giulio e della Mensa Vescovile di Novara di cui non è possibile fornire l’esatta ubicazione e consistenza. Per i secoli XIV e XV, un totale vuoto documentario impedisce qualsiasi ricostruzione. A cavallo tra gli anni 1494-1499, compare per la prima volta una comunità detta di Lagna Briallo e Opaglio, segno dell’unione dei tre enti comunali in un unico ente amministrativo. È possibile che tale unione fosse ben più antica, risalendo al secolo XIII. A tale unificazione amministrativa parrebbe corrisponderne una di tipo territoriale, per cui si può forse parlare sin d’ora di un unico e più vasto distretto comunale che pare essere il diretto antecedente dell’attuale San Maurizio d’Opaglio. In questi stessi anni il comune di Lagna Briallo e Opaglio è costretto a concedere in affitto perpetuo al limitrofo comune di Berzonno larga parte della brughiera detta «Baraggia» o «Ratta», pur mantenendo intatti il diritto eminente di proprietà e i diritti di pascolo e di foraggio.
Un altro avvenimento importante è costituito dal radicamento avvenuto nell’anno 1391 della famiglia isolana Bettoia, strettamente legata ai canonici dell’isola, nel territorio dell’antica Opaglio (attuale località Opagliolo). I Bettoia accolti dalla comunità in qualità di «vicini», costituirono per lungo tempo una enclave economica e territoriale (sottratta al pagamento delle imposte comunali ed ecclesiastiche episcopali) fortemente condizionante l’assetto dell’intero territorio comunale e comunitario. Infatti, in qualità di rappresentanti dei canonici dell’Isola (e di grandi proprietari fondiari), i Bettoia riuscirono a ostacolare la nascita del comune di San Maurizio d’Opaglio, creatura vescovile, sino agli inizi del secolo XVIII. Probabilmente tutto il territorio dell’attuale località Opagliolo era di proprietà di tale famiglia, ma non è possibile fornirne le coordinate con maggior precisione.
Nella seconda metà del secolo XVI il progetto formulato dal vescovo di Novara di creazione di una nuova parrocchia con sede nella chiesa di San Maurizio in territorio di Briallo, costituì il primo passo verso la nascita dell’attuale comune di San Maurizio d’Opaglio. La strenua opposizione alla nascita della nuova parrocchiale messa in atto dai villaggi di Opaglio e Alpiolo, legati dal punto di vista amministrativo e devozionale alla chiesa di San Giulio dell’Isola d’Orta, ebbe termine agli inizi del Settecento con la vittoria vescovile sanzionata dalla nascita del nuovo toponimo. In tale contesto la chiesa di San Maurizio, pur essendo eretta in territorio di Briallo, venne messa forzatamente in relazione con Opaglio, cosicché il villaggio venne per sempre aggregato alla nuova comunità parrocchiale. Grazie all’uso comparato dell’estimo del 1537, della mappa Teresiana del 1723 e del catasto Rabbini del 1860, è stato possibile ricostruire una cartografia dell’intero territorio dell’attuale comune di San Maurizio d’Opaglio e delle sue scansioni interne tra il XVI e il XIX secolo (Di Cerbo 1997). Da tale ricostruzione risulta che già nella prima età moderna la comunità di Opaglio risultava territorialmente assorbita da quella di Alagna e poi mai più ripristinata.
È invece necessario segnalare la persistenza, almeno a partire dal secolo XV, di una conflittualità tra la comunità di Boleto e quella che in futuro verrà denominata di San Maurizio d’Opaglio, a proposito dell’Alpe Campello (circa 1 kmq), sita sul monte Campello a cavallo tra la Valsesia e il bacino del Lago d’Orta, «all’estremità occidentale del territorio comunale, confinante con la comunità di Boleto a nord e quella di Fogno e Pretto a sud» (Di Cerbo 1997). Tale controversia si protrae sino al secolo XIX, a riprova della fondamentale importanza dei pascoli d’altura per la fragile economia locale.
Tra XVIII e XIX secolo la situazione della Riviera muta dal punto di vista istituzionale e amministrativo: il processo di espansione dei domini di casa Savoia porta il territorio del Regno di Sardegna sino alle rive del Lago Maggiore e del Ticino. Nel 1743 la Riviera d’Orta si ritrovò a non confinare più con Milano e a essere completamente circondata dalle terre sabaude. Tale situazione modificò il peso fiscale sopportato dalle comunità rivierasche, mettendo in crisi l’economia cusiana (Verdina 1976). Il dominio episcopale sulla Riviera era cessato il 15 giugno 1767, mediante una convenzione con Carlo Emanuele. Tale convenzione lasciava intatti gli statuti della Riviera, i quali, anche nella successiva e definitiva rinuncia del 7 ottobre 1817 (dopo la parentesi della dominazione francese), rimasero in vigore. La differenza di legislazione tra la Riviera e il resto del Piemonte fu definitivamente eliminata solo nel 1848.
Tuttavia il più importante mutamento dal punto di vista territoriale e istituzionale si registra nel corso di questo secolo, allorché, nel quadro degli accorpamenti comunali voluti dal Fascismo, San Maurizio d’Opaglio confluì nel nuovo comune di Castelli Cusiani (R.D. 28 giugno 1928, n. 1702: Riunione dei comuni di Fella, Fogno, San Maurizio d’Opaglio e parte del territorio del Comune di Isola San Giulio in un unico Comune denominato Castelli Cusiani” con capoluogo a San Maurizio d’Opaglio). Com’è noto, si trattava di una struttura istituzionale del tutto nuova che raggruppava i comuni di San Maurizio, Fella e Fogno, oltre a una porzione di territorio distaccata da quello di Isola San Giulio (frazioni Pascolo e Sazza, cascine Casario, Prarolo e Montrucco). San Maurizio diveniva il capoluogo dei territori dei tre comuni riuniti, portando alle estreme conseguenze quelle forme collaborative già spontaneamente messe in atto da questi (consorziati per i servizi medici e di ostetricia). Tale iniziativa, pur in parte anticipata da proposte avanzate negli anni precedenti dallo stesso podestà di San Maurizio d’Opaglio per una razionalizzazione dei confini con Isola San Giulio, fu assai mal tollerata dalla popolazione locale e venne rapidamente smantellata negli anni dell’immediato dopoguerra (Nicolotti 1997, p. 199).
Soltanto nel 1946 fu possibile scorporare i comuni di Fella e Fogno, ricostituiti con i territori da essi posseduti prima della unificazione, mentre San Maurizio d’Opaglio chiese e ottenne di poter tornare al proprio nome, abbandonando quello di Castelli Cusiani nel 1948 (Decreto 11/3/48, n. 308).