Autori | Tigrino, Vittorio |
Anno Compilazione | 1996 |
Provincia | Cuneo
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Area storica | Langa storica.
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Abitanti | 344 [ISTAT 1991].
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Estensione | 15,44 Kmq [ISTAT 1991].
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Confini | A nord Torre Bormida, a nord-est Bergolo, a est Pezzolo Valle Uzzone, a sud-est Castelletto Uzzone, a sud Prunetto, a ovest Gorzego e Feisoglio.
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Frazioni | Nessuna; il censimento del 1991 segnala, oltre al capoluogo (547 m slm), la località Barbaià, oltre a case sparse. Vedi mappa.
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Toponimo storico | Levesi, Leose, Levix [Vd. Dipendenza nel Medioevo].
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Diocesi | Le chiese di Levice appartengono alla diocesi di Alba. Fra il 1805 al 1817 appartiene alla diocesi di Acqui [A.V.A., Rep. diocesi Antica – La diocesi con Napoleone].
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Pieve | Levice era probabilmente dipendente nei secoli medievali dalla pieve di Santa Maria di Cortemilia. Nel 1644 è attestata la sua appartenenza alla vicaria di Cortemilia.
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Altre Presenze Ecclesiastiche | La parrocchiale, costruzione che, secondo alcune fonti, risale probabilmente al secolo XI, è attualmente intitolata a Sant'Antonio abate. Le visite pastorali del secolo XVI non vi fanno però cenno: sono menzionate l’antica parrocchia di San Donato e la chiesa di San Biagio, entrambe extra locum, la chiesa di Sant'Agostino, in cui per comodità vi si amministrano i sacramenti, un oratorio dei Disciplinanti dedicato alla Santissima Trinità e una confraria del Santo Spirito. Quelle del secolo successivo segnalano l’attuale parrocchiale, dedicata a Sant'Antonio Abate, le due compagnie di devozione, la vecchia parrocchiale di San Donato e quattro cappelle campestri, dedicate rispettivamente a San Rocco (delle Umiliate), San Biagio, San Bernardino e alla Vergine [A.V.A., Visita mons. Marino (1573); Visita mons. Regazzoni (1577); Visita mons. Brizio (1644); Visita mons. Della Chiesa (1667)].
I catasti di fine Settecento riportano, oltre alla parrocchiale, la cappella del Rosario e quella di San Francesco, le chiese di Sant'Ermete, quella detta del Bricco, quelle di San Francesco, di San Donato e di San Bernardino. Documentano inotre la presenza di una compagnia di Disciplinanti, una di Umiliate e una confraria del Rosario (A.C.L., f. 254]. Nell’Ottocento, sono segnalate due chiese nel capoluogo, oltre a quattro nelle frazioni, «per comodo degli abitanti delle diverse borgate» [Casalis 1833-56]. Nel 1902 si dichiara che a Levice esiste una Compagnia dei Disciplinanti, ma priva di erezione vescovile e di statuti; nel suo patrimonio è compresa la chiesa della Santissima Trinità [A.C.L., f. 296, Culto]. Sul territorio di Levice godono inoltre diritti i vescovi di Savona a partire dal secolo XI, mentre alcuni terreni sono di pertinenza, forse già dalla fine del secolo X, dell’abbazia del monastero di Spigno, controllata dai vescovi di Savona [Vd. Dipendenza nel Medioevo]. |
Assetto Insediativo | |
Luoghi Scomparsi |
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Comunità, origine, funzionamento | Le più antiche carte degli ordinati comunali testimoniano una attività del consiglio a partire dal secolo XVII (catasti e conti consuntivi; gli ordinati del consiglio sono a partire dal secolo successivo). Il consiglio comunale alla metà del Settecento era formato da tre sindaci e quindici consiglieri [B.R.T., Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753].
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Statuti | Fontana non fa menzione di raccolte di statuti o consuetudini per il comune di Levice (Fontana 1907).
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Catasti | Esistono registri catastali a partire dal secolo XVII (1617-1673; 1631-1683; 1640), insieme con documentazione dei secoli successivi.
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Ordinati | La scheda della Soprintendenza archivistica relativa a Levice del 1968 segnala ordinati a partire dal 1622; nell’Archivio Storico sono stati rintracciati solo gli ordinati a partire dal 1716 fino al 1719 e poi dal 1771 in poi (sono invece conservati una serie di conti consuntivi del comune a partire proprio dal 1622).
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Dipendenze nel Medioevo | Nel diploma con cui nel 967 l’imperatore Ottone I concede ad Aleramo omnes illas cortes in desertis locis consistentes a flumine Tanari usque ad flumen Urbam et ad litus maris, è menzionata la corte di Lecesi (in differenti redazioni del documento è indicata invece come Citesi, Eccesi, o Locesi), che secondo alcuni è da identificare con Levice [Arata 1991, p. 91; Merlone 1992].
Cinque mansi in Leveso (da identificare probabilmente con Levice) sono parte della dotazione menzionata all’atto della fondazione del monastero benedettino di San Quintino di Spigno da parte del marchese Anselmo, figlio di Aleramo, nel 991 [Arata 1991; Arata 1995]. Di pochi anni successivi sono i due diplomi imperiali del 999 e del 1014, con cui vengono confermati ai vescovi di Savona molti possedimenti e pertinenze nella zona della Langa piemontese, fra cui le terre di Leose (Levice). Nel 1170 Galdino, arcivescovo di Milano, conferma le possessioni in Levice del monastero di San Quintino di Spigno; successive di pochi anni sono le riconferme di papa Alessandro III (1178 e 1179). Nel 1268, all’atto della divisione fra gli eredi di Giacomo del Carretto, il castrum, la villa ed il territorio di Levice sono assegnati, insieme con Gorzegno, Prunetto, Monesiglio e altre terre, a Enrico. |
Feudo | Compreso nel territorio della marca aleramica, feudo dei del Carretto. Nel 1431 Ludovico (o Lodisio) del Carretto è investito dei feudi di Prunetto, Levice, Altesino, Brovida e Scaletta, oltre che della sesta parte di Serole, dal duca Filippo Maria Visconti. Il feudo imperiale di Levice diventa parte del marchesato di Prunetto, che dai del Carretto, passa agli Scarampi e solo nel 1735 è annesso insieme agli altri feudi imperiali delle Langhe ai Savoia [Vd. scheda Prunetto].
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Mutamenti di distrettuazione | Levice, compreso dopo il passaggio ai Savoia nei feudi imperiali indicati come ex-marchesato di Ceva [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Feudi e Giurisdizioni, Mazzo 2], entra a far parte solo nella seconda metà del Settecento della provincia di Mondovì; vi è nuovamente annesso dopo la parentesi napoleonica, in cui fa momentaneamente parte dell’arrondissement di Alba. Nel corso dell’Ottocento sarà quindi compreso nel mandamento di Cortemilia e nella provincia di Alba, per passare, con la riorganizzazione delle province, a quella di Cuneo.
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Mutamenti Territoriali |
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Comunanze | Secondo i dati rintracciati sui catasti del secolo scorso, i beni comuni sono di scarsissima consistenza: nel 1848-49 l’entità dei beni del comune affittati consiste in un terreno e nel forno comunale [A.C.L., ff. 96-97, Affitto beni comuni]. La documentazione comunale del secolo successivo e le indagini curate dal Commissariato per la liquidazione degli usi civici negli anni Trenta confermano questo dato (in quest’ultimo caso si propone l’alienazione dei beni comuni, stimati in 00.14.07 ha, cat. «B» [C.U.C., Levice (geom. Aimo)].
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Liti Territoriali | Nel 1935 il sindaco di Levice fa presente tramite lettera al collega del comune confinante di Pezzolo Valle Uzzone, da poco costituito durante gli accorpamenti di età fascista, che in una parte del confine fra i due territori la linea di confine tracciata ed inviata al Municipio di Levice per una ratifica, non corrisponde ai confini stabiliti e precedentemente stilati. La vertenza è intorno alle zone denominate Scaggia e Valdame: di queste il sindaco di Pezzolo ha corretto l’appartenenza sulla carta IGM, annettendole in parte al proprio comune (in particolare sono annesse le case di Scaggia sottana). Il sindaco di Pezzolo giustifica l’operazione informando che i confini indicati sono quelli stilati alla presenza dei funzionari della prefettura di Cuneo l’anno precedente. Pare quindi che si tratti di un “adeguamento” effettuato probabilmente in occasione della ridefinizione del territorio pochi anni dopo la creazione del comune di Pezzolo, nato dall’accorpamento degli ex comuni di Gorrino e Torre Uzzone (AC Levice, f. 248). Nel 1948, appena riacquistata l’autonomia, il comune di Bergolo protesta alla prefettura di Cuneo per l’avvenuta registrazione di un immobile nei registri catastali di Levice anziché in quelli di Bergolo. Si sostiene che l’immobile, posto proprio sul confine dei due comuni, ricade quasi per intero sotto la giurisdizione di Bergolo, e perciò si chiede che venga annullata la richiesta di annessione ratificata dal comune di Levice del proprietario, che fra l’altro era precedentemente iscritto sotto il registro di Cortemilia, comune dal quale Bergolo dipendeva (AC Bergolo, f. 143).
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A.C.B. (Archivio Storico del Comune di Bergolo), f. 143.
A.C.L. (Archivio Storico del Comune di Levice)
L’Archivio Storico comunale è stato riordinato negli ultimi venti anni, e pur non essendo disponibile un catalogo la documentazione è accessibile. A.C.L., ff. 96-97, Affitto beni comuni; f. 248, Censimento 1936; f. 254; f. 296, Culto. A.V.A. (Archivio Storico della Diocesi di Alba):
Visita mons. Marino [1573]; Visita mons. Regazzoni [1577]; Visita mons. Brizio [1644]; Visita mons. Della Chiesa [1667]. A.V.Al. (Archivio Storico della Diocesi di Alessandria): Rep. diocesi Antica – La diocesi con Napoleone.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino)
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Feudi e Giurisdizioni, mazzo II. B.R.T. (Biblioteca Reale di Torino):
Mil. 143, 1, Dettaglio particolare delli vari posti situati lungo la valle della Bormida di Millesimo [1824]; Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753. La relazione dell’intendente Corvesy è edita: Descrizione della Provincia di Mondovì: relazione dell’intendente Corvesy, 1753, a cura di G. Comino, Mondovì 2003. C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino). C.U.C., Levice (geom. Aimo). Istituto Geografico Militare, Firenze, tavoletta n. 81, IV, SE, “Pezzolo”.
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Bibliografia | Amati A., Dizionario corografico dell’Italia, Milano 1867.
Appendice documentaria al Rigestum comunis Albe, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1912 (BSSS 22).
Arata A., De strata securiter tenenda, in «Acquesana», 1 (1995), pp. 4-31.
Arata A., I mansi di San Quintino: le origini delle strutture insediative nelle Langhe tra le due Bormide, in «RSAAAl.At.», 100 (1991), pp. 85-106.
Balbis G., Val Bormida medievale. Momenti di una storia inedita, Cengio 1980.
Bosio B., La “charta” di fondazione e donazione dell’abbazia di S. Quintino di Spigno (4 maggio 991),Visone 1972.
Braida G., Cortemilia e le Langhe nei tempi antichi, Savigliano 1877.
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Maspero, Torino 1833-1856, 28 voll.
Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. Sella, I, Roma 1887, II-IV, Roma 1880.
Conterno G., Pievi e chiese dell’antica diocesi di Alba, in «BSSSAACn.», 80 (1979), pp. 55-89.
Descrizione della Provincia di Mondovì: relazione dell’intendente Corvesy, 1753, a cura di G. Comino, Mondovì 2003.
Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino 1990.
Fontana L., Bibliografia degli statuti dei comuni dell’Italia superiore, Torino 1907.
Guasco Di Bisio F., Dizionario feudale degli antichi Stati Sardi e della Lombardia, Pinerolo 1911 (BSSS 54-58).
Manno A., Bibliografia storica degli stati della monarchia di Savoia, 10 voll., Torino 1884-1934.
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche desunte da documenti, Civelli, Firenze 1895-1906, 2 voll. e 27 dattiloscritti, vol. I, ad vocem.
Martina G., Cortemilia e le sue Langhe, Cuneo 1951.
Merlone R., Sviluppo e distribuzione del patrimonio aleramico (sec. X e XI), in «BSBS», 90 (1992), pp. 635-689.
Moriondo G.B., Monumenta aquensia, Torino 1789-90 (rist. Bologna 1967).
Murialdo G., La fondazione del “burgus Finarii” nel quadro possessorio dei marchesi di Savona, o del Carretto, in «Rivista Ingauna e Intemelia», n.s. 40 (1985), nn. 1-3, pp. 32-63.
Olivieri L., Le pievi medioevali dell’Alta Val Bormida, in «Rivista Ingauna e Intemelia», 27 (1972), nn. 1-4, pp. 17-34.
Provero L., Dai marchesi del Vasto ai primi marchesi di Saluzzo. Sviluppi signorili entro quadri pubblici (secoli XI-XIII), Torino 1992 (BSS 209).
Provero L., I marchesi del Carretto: tradizione pubblica, radicamento patrimoniale e ambiti di affermazione politica, in Savona nel XII secolo e la formazione del comune: 1191-1991. Atti del convegno di Savona, 26 ottobre 1991, in «Atti e memorie della Società savonese di storia patria», n.s. 30 (1994), pp. 21-50.
Il «Rigestum comunis Albe», a cura di Gabotto F., Eusebio F., Pinerolo 1903 (BSSS 20 e 21).
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Descrizione Comune | Levice Il comune di Levice (alt. 269-809 m slm, capoluogo 547 m slm), che si estende sulla dorsale di collina fra le valli Bormida ed Uzzone, è formato da un insieme di frazioni distribuite sul territorio di cui si hanno testimonianze anche nel secolo scorso: esse sono elencate ora con i nomi delle cascine – le Violette, la Valdame, i Tosi, i Franconi, i Saffiri, I Gatti, i Veri – ora con toponimi legati alle chiese e cappelle campestri – il Recinto, ovvero il capoluogo, la Madonna Addolorata, la Madonna del Bricco, S. Lucia, Sant’Antonio, Sant’Ermete, S. Bernardo –. Sono molte le testimonianze della complessità nella distribuzione degli insediamenti, e la conseguente scarsa rilevanza del recinto-capoluogo, sia nel secolo scorso che nel presente. Una nota del 1824 informa che la maggior parte delle borgate di Levice si trova lungo il Bormida (BRT, Mil. 143, 1, Dettaglio particolare delli vari posti situati lungo la valle della Bormida di Millesimo [1824]; ma il documento è redatto per giustificare una strada di fondovalle, e quindi non è da escludere una enfasi troppo interessata per un orientamento verso il fondovalle del comune). Ancora nel 1961 su 720 abitanti, 508 sono distribuiti nelle case sparse; nel 1991 sono solo 41 i residenti nel capoluogo, contro i 286 delle case sparse.
A livello locale, questa prerogativa è costantemente segnalata: nel 1936 il sindaco, alla richiesta dell’ISTAT di unificare il comune in un’unica frazione di censimento, risponde che «per l’aspetto topografico del Comune» si chiede espressamente che venga conservata la divisione in frazione precedente (AC Levice, f. 248, Censimento 1936). La popolazione del comune – in linea con quella di quasi tutte le comunità della zona – è a partire dallo scorso secolo, costantemente in diminuzione: nel 1744 sono 138 i fuochi tassabili, mentre sono censiti 1200 abitanti dieci anni dopo (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753). Quindi 1102 abitanti nel 1861 e 1230 nel 1921. Nel secondo dopoguerra il numero degli abitanti diminuisce considerevolmente, passando ai 720 del 1961, fino ai 392 di venti anni dopo e ai 344 dell’ultimo censimento, nel 1991 (anche se, come osservato, la forma di popolamento rimane estremamente frammentata, distribuita sul territorio, e non si assiste a processi di relativo accentramento, come succede invece in comuni vicini in caso di contrazione del numero degli abitanti). Levice è compreso nel territorio della marca aleramica e diventa quindi feudo dei del Carretto; sul suo territorio inoltre sono presenti possedimenti dell’abbazia di Spigno e dei vescovi di Savona (cui la stessa abbazia è sottoposta). Nel 1431 Ludovico (o Lodisio) del Carretto è investito dei feudi di Prunetto, Levice, Altesino, Brovida e Scaletta, oltre che della sesta parte di Serole, dal duca Filippo Maria Visconti. Il feudo imperiale di Levice diventa parte del marchesato di Prunetto, che dai del Carretto, passa agli Scarampi e solo nel 1735 è annesso insieme agli altri feudi imperiali delle Langhe ai Savoia. La documentazione sulla consistenza dei beni comunali, sia a livello locale – catasti del secolo XVIII ed inventari del secolo successivo –, sia a livello centrale – il censimento del Commissariato per la liquidazione degli usi civici degli anni Trenta – offre risultati assolutamente irrilevanti, in linea con i risultati di altre comunità vicine, in cui la tipologia di gestione comunitaria delle risorse sembra avere un peso scarsissimo. Attraverso la documentazione ecclesiastica, dal XVI secolo in poi, si colgono invece conferme rispetto alla molteplicità delle presenze rituali ed istituzionali sul territorio: la distribuzione delle chiese e delle cappelle campestri è testimone almeno due secoli prima della frammentazione che è poi messa in luce dai dati demografici dell’Ottocento; le cappelle diventano così le unità di riferimento sul territorio, e ne è un riscontro la duplice pratica toponomastica con cui vengono indicate le diverse “borgate” del territorio comunale con il nome della cappella e con quello della località. Le tracce rilevate di tensioni territoriali o tentativi di ridefinizione del territorio sono praticamente nulle; sporadici riferimenti a Levice vengono fatti da parte del consiglio comunale di Bergolo, quando più volte viene presa in considerazione a livello centrale l’opportunità di accorpare quel comune di piccola estensione ad un comune confinante (in quel senso il favore del consiglio di Bergolo – probabilmente bene accette da parte di Levice – è per un accorpamento di Bergolo a Levice, comuni siti sulla stessa dorsale montana, piuttosto che per una unione con Torre Bormida, sita sulla sponda opposta della valle del Bormida: si veda la scheda dedicata a Bergolo). È stata rintracciata una sola testimonianza molto tarda di tensione territoriale con una comunità vicina (Pezzolo), di scarsa rilevanza, e che si inquadra in un periodo di redifinizione territoriale-amministrativa del comune confinante, ossia il periodo Fascista degli accorpamenti, in cui è creato il comune di Pezzolo, dai due precedentemente esistenti di Torre Uzzone e Gorrino (cfr. il lemma ‘Liti territoriali’). Non esiste una bibliografia specifica su Levice, ma riferimenti occasionali o brevi cenni su dizionari o opere dedicate a paesi confinanti. |