Autori | Meotto, Marco |
Anno Compilazione | 2008 |
Provincia | Cuneo
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Area storica | Saluzzese (ex Marchesato di Saluzzo)
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Abitanti | 349 (ISTAT 2001); 320 (BDDE 2009)
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Estensione | 991 ettari (ISTAT 2001)
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Confini | Da nord in senso orario Martiniana Po, Revello, Pagno, Isasca, Venasca
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Frazioni | Sono segnalati, oltre al capoluogo, cinque nuclei: Giordani, Morelli, Rossi, Combetta e Roera-Pasca (ISTAT 2001).
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Toponimo storico | «Burdellum», «Bordellum», «Borodellum», «Brondellum» (Casalis 1856, II, 650). Si fa rifermento a «Burdellum» nel 1138, in una cessione di beni da parte di «Henricus Dominus de Burdello», ratificata da Manfredo del Vasto (Cartario di Staffarda, p. 15); troviamo quindi «Bordellum» in una vendita di beni feudali del 1219 (AS Torino, Camera dei Conti, Prima Archiviazione, Paesi, Provincia di Saluzzo, Brondello, m. 2, n. 5). Il toponimo è ancora «Bordellum» nel 1298, quando l'intitolazione della Chiesa è a «Sancta Maria de Bordello» (Muletti 1833, II, 498). Le investiture dei marchesi Federico e Tommaso di Saluzzo nei confronti dei Braida, datate, rispettivamente, 1335 e 1345, recano ancora la denominazione «Bordellum» (AS Torino, Camera dei Conti, I Archiviazione, Paesi, Provincia di Saluzzo, Brondello, m. 2, n. 3). La prima attestazione del toponimo «Brondellum» è nel diploma dell'Imperatore Federico III del 21 febbraio 1480 (Roggiero 1901, X, 215), per mezzo del quale il marchese di Saluzzo, Ludovico II, che punta a liberarsi da vincoli di vassallaggio nei confronti dei Duchi di Savoia, viene investito della giurisdizione su numerosi territori tra cui «feudo Verzolii, Brondelli, Melli, Brozaschi, Roriis et Sancti Petri cun valla Varaytana et Venascha».
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Diocesi | Attualmente Saluzzo. Prima dell'erezione della diocesi saluzzese, nel 1511, la giurisdizione ecclesiastica era di pertinenza della diocesi di Torino (Casiraghi 1979).
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Pieve | Sin dal 27 luglio 1298 è attestata la dipendenza della Chiesa di S. Maria di Brondello dalla pieve saluzzese di S. Maria. Tale dipendenza è citata nel compromesso tra il vescovo di Torino e il capitolo di Santa Maria di Torino per la provvisione della pieve di S. Maria di Saluzzo (Muletti, 1833, I, 498). Ancora nel 1386 la dipendenza è ribadita nell'elenco delle chiese che versano il cattedratico al vescovo di Torino (Chiuso 1887, I, 288).
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Altre Presenze Ecclesiastiche | L'attuale chiesa parrocchiale d S. Maria dell'Assunta, le cui origini risalgono almeno al XIII secolo (vedi voce Pieve) è segnalata in ulteriori documenti di collazione della prima metà del Trecento (AD Saluzzo, Sezione A, Collazione benefici, prot. 6, f. 49, Collazione della Chiesa di S. Maria di Brondello e di S. Dionigi di Castellar per la morte del Rettor Francesco a favore di Robaudo figlio di Giov. De Braida [28 settembre 1339]). Nel 1439 vi è un primo riferimento alla Parrocchia di S. Maria (AD Saluzzo, Sezione A, Collazione benefici, Collazione della Parr. di Brondello a G. De Polletis colla Commenda della Parr. di Castellar [17 luglio 1439]); si tratta di un dato cronologico che ben si sposa con le stime sulla datazione del fonte battesimale, opera dei fratelli Zabreri, apprezzati scultori originari di Pagliero in valle Maira, tuttora presente all'interno della chiesa di Brondello, e sulla datazione degli affreschi esterni di S. Antonio Abate Benedicente e S. Giorgio (Gabrielli 1974, pp.115-134).
La visita pastorale Marenco del 1629, segnala per la chiesa parrocchiale (chiesa di S. Maria dell'Assunta) la presenza di altri due altari oltre al maggiore: l'uno è dedicato a S. Antonio Abate, l'altro è curato dalla Compagnia del S. Rosario. La relazione del vescovo riporta che della manutenzione di entrambi gli altari minori si occupano le locali confraternite.
Dalla medesima visita emerge la presenza di alcune cappelle campestri: S. Sebastiano, S. Eusebio, San Michele al confine con Martiniana Po, San Giuseppe presso la Borgata Rossi e la cappella della Madonna delle Grazie, nei pressi delle località Cantone e Madonna.
Va segnalato che delle cappelle citate, attualmente, S. Eusebio sorge sul territorio di Pagno, al confine con il comune di Brondello; S. Sebastiano sorge invece interamente sul territorio di Pagno. Entrambe le cappelle furono tuttavia indubbiamente luogo di culto e devozione per gli abitanti di Brondello, come è possibile dedurre da una disputa, sviluppatasi ad inizio Settecento, attorno al tema dell'obbligo da parte del parroco di Brondello di recitare messa anche presso le cappelle di S. Eusebio e S. Sebastiano (AC Brondello, Categoria V, Finanze. Classe 6, Culto, Cart. 166, Fasc. 5, Inventari della Chiesa parrocchiale[1555-1739]; ibidem, fasc. 14, Cappelle di S. Eusebio e San Sebastiano).
La locale Confraria del Santo Spirito, di cui vi sono cenni già nella visita pastorale Pichot del 1594, non lascia tracce documentarie rilevanti negli atti dell'amministrazione ecclesiastica e dell'amministrazione comunale per tutto il Seicento, ma è, almeno formalmente ancora esistente, all'inizio del Settecento, come rivelano i suoi possedimenti censiti nei catasti locali e segnalati nella Perequazione generale sabauda.
Le relazioni degli intendenti e la Statistica della Provincia di Saluzzo del 1835 (Eandi 1835, II, 226) segnalano che una Compagnia del Santo Rosario è sicuramente ancora attiva nel primo trentennio del XIX secolo.
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Assetto Insediativo | La configurazione attuale del territorio comunale è il prodotto di complesse dinamiche di accentramento che si sono pienamente realizzate solo nel corso del XVII-XVIII secolo, con un decisivo contributo dato dalle politiche sabaude di riorganizzazione territoriale. Due sono i processi più significativi di riorganizzazione che risalgono a quell'epoca, da un lato la Perequazione generale del Piemonte inizia gradualmente a chiarire i reali confini del territorio comunale, dall'altro la sostanziale aggregazione bipolare del comune, con due borgate principali (l'attuale villa centrale e l'attuale frazione Giordano), che emergeva dalla documentazione almeno sino al Seicento, lascia spazio ad una maggiore concentrazione degli abitanti in un'unica borgata centrale.
Resta comunque in piedi almeno fino al Novecento inoltrato un più generale insediamento policentrico, articolato in una maglia abitativa piuttosto larga e caratterizzato dalla presenza di numerose borgate e nuclei secondari. Le evidenze documentarie lasciano inoltre intuire che tale assetto, sin dai secoli del tardo medioevo e per tutta l'età moderna, si sia rivelato difficilmente condizionabile da forze aggreganti centripete. Ancora nella lettura del Censimento del 1871 ci si imbatte, oltre al capoluogo (o Borgata centrale) in almeno 11 borgate di variabili dimensioni, che corrispondono ai nuclei abitativi già segnalati dalla Perequazione del 1721: Combetta, Giordani (o Giordano), Roera-Pasca, Madonna delle Grazie, Gava, Bedale, Bellini, Beltrandi, Boschiet, Cantone, Gianocco (Direzione di Statistica, 1872). Nella Perequazione generale del 1721 si faceva inoltre riferimento alle borgate Drago, Morelli, Beltrendi, Ferriera, Rossi, Ruata Prà e S. Antonio, non più segnalate nel 1871.
Buona parte di queste località erano già segnalate nelle visite pastorali seicentesche (vedi Altre presenze ecclesiastiche) accanto ad uno specifico luogo di culto che le contraddistingueva: è ipotizzabile si trattasse di località costituite sulla base del quartiere di lignaggio, pratica radicata nel territorio e diffusa sopratutto nell'area alpina (Dini 2010, pp.72-73). Si può affermare che, con l'esclusione di borgata Giordani (una sorta di borgata soprana, rispetto alla villa centrale) che conobbe fino al Settecento inoltrato una maggiore concentrazione della popolazione, nessuno degli altri nuclei abbia preso nettamente il sopravvento sugli altri. Dall'incrocio di più fonti relative all'esercizio di usi civici e all'accesso alle risorse comunitarie emergono elementi che lasciano intravedere precise dinamiche ereditarie e successorie tipiche del contesto alpino. Le famiglie insediate sul territorio di Brondello, caratterizzate nella maggior parte dei casi dalla condizione di piccoli proprietari-coltivatori sviluppano la tendenza a non frazionare, nei processi devolutivi del patrimonio, i propri possessi al di fuori del reticolo parentale: ciò comporta, nello stratificarsi della pratica, alla nascita dei quartieri di lignaggio di cui si è detto (AC Brondello, Categoria III, Polizia urbana e rurale, Classe 2, Regolamenti, Cart. 45, fasc. 4, Bandi Campestri del 1712; Ivi, Categoria V, Economia, Classe 1, Repertori, inventari, debiti e crediti, Cart. 50, fasc. 3, Usi Civici [1878-1927]; ibidem, fasc. 4, Inventari patrimonio e carte comunali [1891]). Del policentrismo di cui si è detto rimangono ancora tracce parziali nel corso del Novecento, sebbene l'esodo rurale abbia un consistente impatto sulla popolazione complessiva che si dimezza tra il 1951 e il 2001. Il Censimento del 1951 (ISTAT 1954) rileva come “nuclei” ancora abitati le borgate Giordani, Combetta, Roera Pasca e Madonna delle Grazie. Quest'ultima non è più rilevata nel Censimento del 2001 (ISTAT 2005).
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Luoghi Scomparsi | Non ci sono attestazioni
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Comunità, origine, funzionamento | I primi cenni significativi a forme di organizzazione istituzionale comunitaria sono piuttosto tardi, collocandosi nella seconda metà del Cinquecento. È nel 1559 che vengono redatti gli Instrumenti di fedeltà prestati dagli abitanti ai Signori della Manta. Non vi sono notizie certe di Statuti, a differenza di quanto è possibile attestare per tutte le località confinanti, che li avevano generalmente ottenuti in concessione dai marchesi nel corso del Quattrocento (Cavagna Sangiuliani 1907; Fontana 1907; Nada-Patrone 1992). Gli Instrumenti di fedeltà si inseriscono nel contesto del passaggio del Marchesato dalle mani dei Saluzzo a quelle dei Delfini di Francia ed è questa occasione per molte comunità locali di avanzare richieste di rappresentanza politica e contrattare migliori condizioni amministrative. Nello stesso 1559, alla seconda adunanza della Congregazione generale del Marchesato, carica istituita da Enrico II dieci anni prima, Brondello invia dei propri delegati come molte altre comunità, rivelando forme di organizzazione propria, seppur in modalità non del tutto svincolata dai poteri signorili locali. Al castello di Revello, luogo in cui si tiene l'assemblea, si presentano due rappresentati «Giovanni Maeri vicecastellano e deputato della comunità di Brondello e Claudio Belini per mandato del medesimo luogo» (AC Saluzzo, Categoria I, Amministrazione, Classe 8, Ordinati, Verbali e Ordinati della Congregazione dei Comuni, 1559, cart. 62; Savio 1911, 252).
Da quanto emerge dalla documentazione le riunioni del Consiglio di Comunità hanno luogo solo a partire dall'inizio del Seicento, proprio quando la frammentazione dei diritti signorili sul territorio (vedi Feudo) non interferisce più, se non marginalmente, sulle dinamiche organizzative della comunità stessa.
Da un sondaggio sui verbali depositati nell'archivio comunale emerge una vita politica locale caratterizzata dallo scontro tra interessi contrapposti di nuclei di popolazione, diversamente articolati dal punto di vista economico e sociale. Alcuni tra i problemi principali sono relativi al rapporto tra il capoluogo e le frazioni, soprattutto Combetta, Giordani e Roera Pasca, per quanto concerne l'accesso alle risorse comuni pascolative e boschive. Le frazioni inoltre lamentano spesso di non essere adeguatamente rappresentate nel Consiglio, a fronte di una distribuzione della popolazione che sembra essere egualmente distribuita tra “centro” e “periferie”. Se nel corso del Settecento la contesa tra capoluogo e frazioni ruota soprattutto attorno alla ripartizione della fiscalità, in special modo dopo le Perequazioni sabaude, nell'Ottocento è l'erogazione dei servizi uno dei temi che determina le maggiori frizioni interne alla comunità: distribuzione delle guardie campestri, scuole di frazione e servizi di assistenza ai poveri sono gli argomenti principali di discussione. Accanto a ciò si sviluppa la discussione relativa alla gestione degli usi civici dei boschi, a proposito dei quali le frazioni preferiscono rivendicare un diritto d'accesso esclusivo, a costo di procedere ad alienazioni verso privati, mentre il capoluogo, che difende gli interessi di quegli abitanti che non hanno accesso diretto con le loro proprietà alle aree boschive, punta a mantenere invariate le prassi consuetudinarie di accesso ai boschi comuni per tutti i proprietari di Brondello (vedi Comunanze).
Dal punto di vista delle dinamiche demografiche abbiamo un primo riscontro con la visita pastorale del 1629 (AD Saluzzo, Sezione A, Vescovi e visite pastorali, Visita mons. Marenco) che segnala una popolazione di circa 500 abitanti (300 i comunicati) e sottolinea che i redditi della parrocchia sono dati da pochi prati e boschi e dalla decima, una su tre parti, poiché le restanti due parti spettano ai Signori della Manta. Come la maggior parte delle aree montane e pedemontane piemontesi, anche Brondello conosce una consistente crescita demografica nel corso del XIX secolo e arriva a superare i mille abitanti nell'ultimo terzo dell'Ottocento, senza però conoscere quello spopolamento massiccio già dai primi decenni del Novecento come è la norma per i comuni situati ad altitudini più elevate. Se il Censimento del 1871 registra 1.060 abitanti, bisogna attendere il censimento del 1951 per vedere scendere decisamente la popolazione a 772, con un decremento sempre più brusco che porta ad un ulteriore dimezzamento nell'arco di trent'anni: 341 abitanti nel 1981 (ISTAT, 1871; 1951; 1981).
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Statuti | Non sono reperibili Statuti originali, probabilmente di origine tardo trecentesca. Nel 1559 viene però prodotto un documento di fedeltà degli abitanti nei confronti dei Saluzzo della Manta, signori del luogo, in cui si fa riferimento a Statuti concessi in precedenza al momento in cui i Braida, signori locali, controllavano il feudo (AC Brondello, Parte Prima, Cart. 17, Instrumenti di fedeltà uomini di Brondello ai Signori del luogo). Si sono invece conservati dei bandi campestri settecenteschi; all'interno di essi uno spazio significativo è destinato alla questione dei boschi comuni sul confine meridionale, oggetto di contenzioso con il Comune di Venasca (AC Brondello, Categoria III, Polizia urbana e rurale, Classe II, Regolamenti, F. 45, f. 4, Bandi Campestri, 1712).
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Catasti | Nell’archivio del comune di Brondello è conservata documentazione catastale a partire dalla seconda metà del Seicento. Si è conservato un Brogliasso di catasto per ciascuno dei seguenti anni 1668, 1706, 1718, 1753 e 1754. Sono presenti due catasti particellari descrittivi seicenteschi redatti nel 1666 e nel 1669. Più completo, sebbene ancora privo di mappa, è il catasto del 1777, a partire dal quale sono elaborati i primi tre Libri dei trasporti presenti nell’archivio comunale (1778, 1819 e 1851). Il primo catasto con mappa è quello del 1890, di cui è presente anche il sommarione suddiviso per nome dei proprietari. (vedi Fonti)
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Ordinati | Si conservano dei propositari, con alcune interruzioni nelle serie, a partire dagli anni Venti del Seicent. (AC Brondello, Parte II, Categoria I, Amministrazione, Classe VII, Propositari e ordinati, Propositari, Cartt. 23-28 [1620-1798]). A partire dall’inizio dell’Ottocento sono disponibili gli ordinati in serie discontinua sino al 1848 (AC Brondello, Parte II, Categoria I, Amministrazione, Classe VII, Propositari e ordinati, Propositari, Cartt. 29-32 [1800-1848]). Gli atti successivi non risultano versati nell’archivio storico del Comune.
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Dipendenze nel Medioevo | Come per molte delle terre facenti parti dell'antico comitato d'Auriate è ipotizzabile che, attorno alla seconda metà del X secolo, la giurisdizione sul territorio sia formalmente passata nelle mani dei Conti di Torino (Muletti 1833, I, 75). La lontananza del potere politico avvantaggiò indubbiamente il delinearsi di signorie locali, in grado di ritagliarsi ridotti spazi di azione e riconoscimento da parte dei poteri sovralocali laici o ecclesiastici che si andavano affermando nell'area, tra cui spicca indubbiamente il peso esercitato dal vicino Priorato di S. Colombano di Pagno. Più complesso è delineare la dipendenza del luogo tra l'XI e il XII secolo, momento in cui l'intreccio di poteri sovrapposti nella zona è maggiore. In questo frangente sembrano ancora avere qualche spazio forme di potere signorile locale, che paiono approfittare della separazione dei Marchesi del Vasto nel ramo principale dei Saluzzo e nel ramo secondario dei Busca; è questo il principale elemento significativo a livello di dinamiche esogene che, tuttavia, coinvolgendo direttamente il territorio di Brondello, ne complica la decifrazione dei legami di dipendenza.
Una prima attestazione di forme di signoria fondiaria locale si riscontra al principio del XII secolo, il 5 dicembre 1138 «Dominus Henricus de Burdello» cede una morra ai monaci dell'Abbazia di Staffarda, probabilmente nel tentativo di arginare l'allargamento della sfera di interesse da parte del vicino priorato benedettino di Pagno. L'atto di cessione viene ratificato dal Marchese Manfredo I di Saluzzo, figlio di Bonifacio del Vasto: ciò evidenzia il delinearsi di strategie di controllo da parte di un potere sovralocale laico, nei confronti della presenza insistita, ma disomogenea, di forme di potere spirituale di maggiore ambizione (Cartario di Staffarda, doc. III, p. 15). Ulteriori transazioni di vendita a beneficio dell'Abbazia di Staffarda testimoniano ulteriormente l'esistenza di poteri signorili locali: il 9 febbraio 1169 Giacomo, signore di Brondello, cede altri terreni ai monaci di Staffarda (Cartario di Staffarda, doc. III, p. 15). Nel marzo del 1174, nel Castello di Brondello, luogo di residenza dei signori del luogo, viene concordata un’ulteriore cessione di terreni all’Abbazia di Staffarda: si tratta di terreni siti presso la Morra di Castellar. Ad approvare la cessione appariva ancora il medesimo Giacomo di Brondello, figlio del defunto Cacciaguerra, in qualità di signore del luogo (Cartario di Staffarda, doc. XXXIX, pp. 52-53).
Ci sono indizi sufficienti per ritenere che l'interesse sulla giurisdizione di Brondello si elevi ad una scala sovralocale, di cui si rende protagonista proprio Manfredi del Vasto, da cui poi avrebbe preso corpo il casato dei Marchesi di Saluzzo. Manfredi riconoscendo, con l'investitura, i signori locali delle terre su cui esercita, dalla morte del padre Bonifacio, il potere formale, punta a legittimare la propria sovranità sul futuro Marchesato e ad arginare le pretese che il potere ecclesiastico, regolare o secolare, può esercitare. È proprio Manfredi I Del Vasto, nel 1138, ad approvare la validità della concessione effettuata da Giacomo di Brondello a beneficio della neonata Abbazia di Staffarda (AS Torino, Corte, Paesi, Saluzzo, Marchesato di Saluzzo, Categoria Nona, m. 1, f. 2, Donazione fatta da Enrico di Brondello, Drusiana sua Consorte, Bonifacio suo figlio, Gioanetta consorte di questo, ed Umberto di lui fratello al Monistero di Staffarda d'una Montagna nel territorio della Morra, colla confermazione del Marchese Manfredo di Saluzzo [...][5 dicembre 1138]).
La presenza di signorie locali, la cui fedeltà può essere conquistata con concessioni feudali, è tuttavia la chiave del sovrapporsi delle rivendicazioni territoriali nel momento in cui due dei rami dei Del Vasto, quello di Busca e quello di Saluzzo, si trovano in conflitto. Alla fine del XII secolo infatti sono i Marchesi di Busca a pretendere la titolarità di Brondello, provando a guadagnarsi l'alleanza con l'ordine cistercense: così Berengario di Busca dona, nel 1176, all'abbazia di Staffarda otto iugeri di terreno situati nel territorio di Brondello (Muletti 1833, II, 89). A dimostrazione della competizione in corso, è proprio nello stesso anno tuttavia che Manfredi II rinnova la concessione fatta dal padre Manfredo I nel 1138 (Monumenta Aquensia, 117).
La sovrapposizione dei diritti giurisdizionali sul territorio di Brondello tra i Busca e i Saluzzo, si risolve a vantaggio di questi ultimi, nel momento in cui essi avranno il sopravvento politico sul ramo minore. Ma è lo stesso territorio di Brondello, insieme ad altri possedimenti contesi, a essere al centro del conflitto che contrappone i due rami dei Del Vasto, quando i Busca vengono attratti nell'orbita degli Angioini insediatisi a Cuneo. La guerra con gli Angioini si gioca anche sul piano delle concessioni territoriali, tanto è vero che i Busca investono, allo scopo di guadagnarne una maggiore fedeltà, alcuni signori locali di diritti sui territori contesi con i Saluzzo. È il caso di un casato fino ad allora vassallo e alleato dei Busca, quello dei signori di Venasca, ai quali vengono concessi proprio i diritti su Brondello (Tallone 1906, 657).
I Venasca vengono tuttavia privati di tutti i possedimenti dal marchese di Saluzzo Tommaso I nel 1281, al termine della guerra tra casati. Tommaso I vuole sanzionare l'infedeltà dimostrata nel corso del conflitto dai signori di Venasca, ma questi, nella speranza di riottenere le terre perdute, si rivolgono nel 1292 al governatore angioino del Monferrato, Berengario Gantelmi. Egli, in un atto pressoché velleitario, ma giocando sulla possibilità di guadagnare un'alleanza politica in più, si impegna a rimettere i Venasca in possesso degli antichi possedimenti, tra cui il territorio di Brondello (Beltrutti 1975, 215; Tallone 1916, 245). La definitiva affermazione dei Saluzzo stroncherà sul nascere questa possibilità.
L'alternarsi delle vicende che, nel corso del Trecento, travolgono del tutto la signoria dei Busca e la guerra civile tra Tommaso II e Manfredo di Cardé portano definitivamente Brondello nelle mani dei Saluzzo. Essi, sin dai primi decenni del Trecento, ne concedono quindi l'amministrazione in feudo a varie casate nobiliari, escludendo pertanto dall'esercizio reale della giurisdizione sul luogo di Brondello le residue forme di potere signorile locale.
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Feudo | Ad inizio del XIV secolo i Saluzzo investono la potente famiglia dei Brayda della giurisdizione sul territorio di Brondello, su una cui porzione esercita tuttavia ancora dei diritti anche l'Abbazia di Staffarda. Nell'Archivio di Stato di Torino si sono conservati alcuni dei documenti d'investitura, a partire dal 1335, ma è evidente dalle carte stesse che i Brayda esercitassero il proprio controllo già precedentemente (AS Torino, Corte, I Archiviazione, Paesi per Provincia, Provincia di Saluzzo, mazzo 2, F. 5.2, Bordello, Investitura concessa dal Marchese Federico di Saluzzo a favore di Nicolino dei Braida, Albertino, e Giacobino suoi nipoti, delle parti spettantigli nel Castello, Luogo, Giurisdizione beni e redditi di Bordello , alla forma delle precedenti, [7 gennaio 1335]; AS Torino, ibidem, F. 5.3, Investitura concessa dal Marchese Tommaso di Saluzzo a favore di Matteo di Braida, a suo nome, e di Giacomo, Nicolino, Tommaso, e Manfredo fu Perino de Braida, del Castello, e Luogo di Bordello alla forma delle precedenti, [9 maggio 1345]). È sotto i Brayda che la pratica di devolvere diviso il feudo tra gli eredi inizia a comportare la frantumazione della sovranità del luogo nelle mani di più feudatari: formalmente il feudo rimane indiviso, sono invece i feudatari a essere investiti di frazioni giurisdizionali.
Altri protagonisti si susseguono nella titolarità di porzioni di diritti sul territorio di Brondello. Alla fine del Trecento si assiste, in particolar modo sotto il governo di Federigo I, all'avvicinamento dei Marchesi di Saluzzo ai Delfini di Francia, in funzione antisabauda. Ciò porta a diverse investiture di nobili e ufficiali francesi in tutto il Marchesato. Anche il feudo di Brondello è coinvolto dal processo: il regio capitano di Provenza Guido de Morgìs è investito nel 1376 di «parte del luogo di Brondello» (Muletti 1833, III, 132; Della Chiesa 1846, 118). Sono i Brayda però a mantenere ancora formalmente la titolazione di «Signori di Bordello», come dimostra una donazione del 1391 eseguita dai decaduti marchesi di Busca (gli erano da poco subentrati i Savoia con Amedeo VII) a vantaggio di Tommaso dei Brayda (AS Torino, Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, Lagnasco, m. 6, f. 4, n. 4, Donazione fatta dal Marchese Gioanni fù Antonio di Busca, à favore di Tommaso di Braida Signore di Bordello d'un restante credito di fiorini 8/m. d'oro per resta, di fiorini 12/m dovutigli dal Marchese Federico di Saluzzo prezzo della Vendita fatta dal detto fù Marchese Antonio di Busca, al Marchese Tommaso di Saluzzo, del Castello, e Luogo di Lagnasco [16 gennaio 1391]). Di lì a poco, tuttavia il territorio di Brondello torna direttamente nelle mani dei Marchesi: il 9 ottobre del 1400 Tommaso III investe i figli cadetti Lanzarotto e Giovanni (Muletti 1833, III, 215, 378) . Da questo momento la giurisdizione sul luogo è a lungo esercitata dal ramo cadetto dei Saluzzo della Manta, che ne prendono possesso con Valeriano il 9 agosto del 1427.
Nel Cinquecento, quando ormai gli spazi politici del Marchesato di Saluzzo, stretto tra la monarchia di Francia e le ambizioni dei Duchi di Savoia, si riducono notevolmente, i diritti giurisdizionali su Brondello vengono frantumanti tra i vari appartenenti al ramo dei Saluzzo della Manta e il territorio di Brondello viene accorpato in unico feudo con «La Gerbola di Saluzzo» e «La Manta» (AS Torino, Corte, Paesi, Saluzzo, Provincia di Saluzzo, La Manta, m. 7, f. 5, Investitura concessa dal Marchese Ludovico di Saluzzo a favore di Antonio, e Theodoro fù Valeriano Saluzzi della 4.a parte de' Castelli, e Luoghi della Manta, Brondello, e La Gerbola, Giurisdizione, beni, e redditi dalli medemi dipendenti, alla forma delle precedenti [29 luglio 1494]). La parcellizzazione si accentua nella seconda metà del secolo, con l'annessione del Marchesato alla corona francese: questa, attraverso l'organo della Camera del Delfinato, ratifica la signoria feudale dei Saluzzi della Manta (AS Torino, Corte, Paesi, Saluzzo, Provincia di Saluzzo, La Manta, f. 7, 8, 9, 11, 15, 16, 18[1560-1585]).
Al momento del passaggio del Marchesato di Saluzzo nelle mani dei Savoia, con il Trattato di Lyon del 1601, buona parte dei feudatari viene riconosciuta dal nuovo casato regnante. Il feudo di Brondello ormai completamente frazionato in una intricata maglia di parcelle giurisdizionali sovrapposte non fa eccezione e Carlo Emanuele riconosce ai vari rami della famiglia dei Saluzzi della Manta il diritto all'amministrazione del feudo (AS Torino, Corte, Paesi, Saluzzo, Provincia di Saluzzo, La Manta, f. 21, Investitura concessa dal Duca Carlo Emanuele, à favore di Prospero, ed Angelo fratelli di Saluzzo della 3.a parte de' Castelli, e Luoghi della Manta, Brondello, e Torre di Gerbola, Giurisdizione, beni, e redditi da medesimi dipend.ti e delle Cassine, e prati delle prese sittuati nelle fini di Saluzzo, a medemi pervenuti per successione di Antonio di Saluzzo loro Padre delli 29. 8bre 1601. Altra concessa dal detto Duca, à favore di Valerio di Saluzzo fù Filiberto della 6.a parte del Castello, Luogo, e Feudo della Manta, e 3.a parte della Torre di Gerbola, Giurisdiz.ne, beni, e redditi feudali da medesimi dipendenti, alla forma delle precedenti Investiture delli 9. 9mbre 1602. Altra concessa da cui sovra, à favore di Antonio, e Prospero fratelli di Saluzzo fù Prospero, della metà della 3.a parte de' Castelli, e Luoghi della Manta, Brondello, e Torre della Gerbola, Giurisdizione, beni, e redditi feudali da med.mi dipendenti, e delle loro porzioni delle Cassine delle Preyse [29 ottobre 1601- 2 agosto 1602]).
Frazioni del feudo divengono anche oggetto di contrattazione dotale, come nel caso di Eleonora della Manta che, nel 1624, ne porta in dote una parte, ridotta ad un solo «terzo del territorio, giurisdizione, beni e redditi feudali di Brondello», al marito, il capitano dell'esercito ducale Carlo Viale. Si tratta solo del primo caso di trasmissione, per mezzo della dote, di parte del feudo al di fuori dei casati minori degli aleramici di Saluzzo (Manno 1895, 195). Mentre i Viale continueranno a ricevere l'investitura di un terzo del feudo nel corso del Seicento, a inizio Settecento altre due casate si approprieranno, un terzo ciascuna, di ciò che resta del feudo di Brondello: nel 1701 tocca a Gabriele Giuseppe Allione, che ne entra in possesso di un terzo grazie al matrimonio con Virginia di Saluzzo; nel 1715 è la volta di Lodovico Saraceno, che riceve il restante terzo come eredità da parte della madre Ottavia di Saluzzo, che era andata in moglie di Gianmichele Saraceno. Dei tre casati titolari ad inizio Settecento dei diritti su Brondello si estingue presto quello dei Viale, a cui subentrano nuovamente alcuni rami cadetti della vecchia casata marchionale, prima i Saluzzo-Verzuolo e poi, nuovamente, i Saluzzo della Manta (Manno 1895, 114). Solo a fine Settecento vi sarà una nuova infeudazione, con annesso titolo comitale, del terzo di feudo rimasto vacante, a beneficiarne sarà Luca Brondelli, membro di una famiglia del notabilato locale, poi ascesa al rango nobiliare (Guasco 1911, 314; Manno 1895, 196).
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Mutamenti di distrettuazione | Brondello appartiene storicamente al Marchesato di Saluzzo e ne segue le vicende storiche nel corso dell'epoca moderna. Nel 1549, al momento del passaggio del Marchesato sotto il controllo della Corona di Francia e, nello specifico, del Parlamento Delfinale di Grenoble, Brondello viene inserita nel distretto sottoposto alla giurisdizione del potestà di Saluzzo (AS Torino, Marchesato di Saluzzo, Mazzo I, Categ. 10, n. 4, Lettere patenti di Enrico II ; AC Saluzzo, Ordinati, Voll. 1546-1556. Parte I, f. 174; Parte II, aff. Lo; 41, 42, 46; Bollati 1880, 186, Savio 1911, 250-252). Dopo il periodo di dominazione francese, con il trattato di Lione del 1601, il Marchesato viene assegnato ai duchi di Savoia che ne mantengono la titolarità marchionale.
Nel corso del Seicento Brondello è pertinenza della provincia di Saluzzo, sino alla soppressione di quest'ultima a vantaggio di Cuneo. Le riforme degli assetti amministrativi operate dal governo sabaudo del 1714 portano, prima al ripristino della provincia saluzzese, e poi, alla metà del Settecento, all'istituzione, il 3 settembre del 1749, con regio editto di Carlo Emanuele III, dell'intendenza di Saluzzo di cui Brondello fa parte sin da subito.
Durante il periodo napoleonico (1802-1814) il comune è sotto l'amministrazione del Dipartimento della Stura. Con la Restaurazione viene ricreata la Provincia di Saluzzo, circoscritta ai limiti delle valli Po e Varaita, e suddivisa in quattordici mandamenti. Brondello è parte del mandamento di Saluzzo. Nel 1859 l'intera provincia di Saluzzo viene assorbita da Cuneo.
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Mutamenti Territoriali | Il principale mutamento che il comune conosce nell'epoca moderna è il ridimensionamento del confine sud-orientale in direzione di Piasco, che comporta la perdita di alcune porzioni di territorio boschivo a vantaggio di Pagno e Venasca (AC Brondello, Parte II, Categoria I, Classe IX – Liti, Faldd. 41-42). Successivamente alcune tensioni coinvolgono il saliente nord-occidentale del confine con Martiniana in bassa valle Po. (AC Brondello, Categoria I, Amministrazione, Classe 9, Liti, Cart. 40, Fasc. 12, Lite della Comunità contro Martignana, [1701])
Il mutamento territoriale più significativo è l'accorpamento dei comuni di Brondello, Pagno e Castellar in epoca fascista a partire dal 1926 (AC Brondello, Parte II, Categoria I Amministrazione, Classe 1, Sindaco, Potestà, fald. 14, fasc. 1, Unione Comuni Val Bronda [1926-1927]). L'accorpamento perdurerà sino al 1948 e per tutto questo arco di tempo Brondello, così come Castellar, sarà ridotta al rango di frazione di Pagno.
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Comunanze | Le rilevazioni settecentesche sabaude mettono in evidenza la presenza di numerose giornate di beni comuni, in prevalenza posti presso i confini comunali con Martiniana, Isasca, Revello, Venasca, Piasco e Pagno. Si segnalano discrepanze considerevoli tra i consegnamenti fatti dalla comunità e le misure effettuate dagli agrimensori sabaudi. Nelle stesse annotazioni dei funzionari sabaudi viene riportata la versione degli abitanti di Brondello che sottolineano che molti beni comuni erano in precedenza beni immuni, appartenenti agli antichi signori del luogo o alla Chiesa, ma questi non ne avevano più rivendicato il possesso così che i «particolari se ne erano appropriati».
Al momento della misura generale del 1700 infatti risultavano censite 1.034,32 giornate di beni comuni, di cui oltre 700 giornate di bosco, circa 220 di pascoli e il resto diviso tra prati e campi. Al momento del consegnamento del 1715 tuttavia la comunità aveva dichiarato appena 609,6 giornate di «beni antichi di communità», ma nel 1721 l'incaricato sabaudo della rilevazione è costretto a ridimensionare l'ammontare a 514 giornate. Sentiti i particolari, il funzionario sabaudo sottolinea che «spiegasi che vi sono boschi comuni mai stati catastrati, né allibrati, de' quali non se ne sa' la quantità»(AS Torino, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21, Provincia di Saluzzo, voll. 92 e 95, Beni comuni ed immuni distinti per qualità [1721]).
Secondo i dati della Perequazione generale i beni comuni registrati sono suddivisibili in 11 pezze di terreno:
60 giornate, composte da «gerbidi e pascoli», sono presso le regioni Sella e Prà, in coerenza con i confini di Martiniana e Isascha e con i possedimenti di particolari registrati di Brondello;
49 giornate di «boschi selvatici e roche», sono presso le regioni Indiritto e Laventi, «e da quali beni non si ricava che alquanto di pascolo, confinante con il pascolo de Bastiani»;
50 giornate di «gerbidi e pascoli», si trovano nelle regioni Tagliareto, Chiaumale, Bagnolo, «coherenti le fini di Revello, quelli di Martignana e li beni della Confraria di S. Spirito, e dai quali la Comunità non ricava reddito alcuno»;
30 giornate di «roche nude e bussoni», sono alla «Coleta o sia Chiotti o Chialane, coherenti le fini di Venascha, Isascha e particolari registrati»;
55 giornate di «boschi selvatici e brue valli», si possono scorgere in regione «Sautari, coeherenti le fini di Martignana, quelle d'Isasca e particolari registranti che servon di pascolo e foraggio»;
circa 100 giornate di «bussoni di faggio, lenzuolo e roche nude» sono nella zona detta «Comba selvatica o sia Comba Paesana o Comba Fontana, coherenti le fini di Venascha e particolari registranti e sono di nessun redditto alla Comunità»;
50 giornate di «roche e boschi selvatici», sono in zona «Comba Fredda coeherenti le fini di Venascha e particolari registrati del luogo, di nessun reddito alla Comunità»;
100 giornate di «roche e gerbidi», si trovano nella region «Pracioli, coherenti le fini del Piasco, Venasca e particolari registrati e di nessuna rendita alla Comunità»;
10 giornate di «roche e gerbidi», sono nella regione di «Comba fredda o sia Lovera, coerenti le fini di Pagno e particolari registrati di nessuna rendita alla comunità»;
infine, 12 giornate di «giare nude» e 2 giornate di «roche nude» sono ai margini del torrente Bronda presso la Comba Piana, «coherenti le fini di Pagno e coerenti Luca Covato, Chiaffredo Garnero e Gio Alberto Mionchero e particolari registrati» (AS Torino, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21, Provincia di Saluzzo, voll. 80, Beni comuni ed immuni distinti per qualità, [1721]).
Ancora in una statistica di metà Ottocento è segnalato un esteso bosco ceduo di 1092 ettari, composto da castagni, roveri e faggi, situato tra i comuni di Brondello, Pagno e Saluzzo, la cui proprietà è dei comuni di Pagno e Brondello e di privati di Brondello e Saluzzo (Le Alpi che cingono l'Italia 1845, p. 390).
La permanenza di usi civici per i residenti delle frazioni è confermata dai bandi campestri del Settecento e da alcune dispute con gli abitanti di Pagno che hanno luogo tra la fine dell'Ottocento e il primo Novecento (AC Brondello, Parte II, Categoria III, Polizia urbana e rurale, Classe 2, Regolamenti, cart. 45, fasc. 4, Bandi campestri [1712]; Ivi, Categoria V, Finanze, Classe 1, Repertori, inventari, debiti e crediti, cart. 50, fasc. 3, Usi Civici [1878-1927]; ibidem, fasc. 4, Inventari patrimonio e carte comunali [1891])
In epoca fascista, con l'istituzione del Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici le dispute attorno all'esercizio di diritti d'uso si fanno più intense in particolar modo per quanto riguarda pascoli e boschi contesi con il comune di Pagno (AC Pagno, Categoria V, Finanze, Classe 1, Patrimoni, Cart. 145, 23, 1928, Alienazione piccole proprietà comunali).
In una relazione della Cattedra Ambientale di Agricoltura per la Provincia di Cuneo del 10 febbraio 1927 si fa il punto della situazione sulle servitù di pascolo e legnatico che gravano sui boschi e sui pascoli della regione Pra, posta al confine con Pagno. Gli abitanti dei Foresti, che spesso hanno esercitato i propri diritti su questi boschi e pascoli, si oppongono all'obbligo di messa a coltura ed esprimono la predilezione per il pagamento dei canoni di mantenimento degli usi. Si tratta di 27 famiglie che abitano in questa zona di confine del comune.
È inoltre interessante osservare che i frazionisti vorrebbero che la zona del Pra fosse concessa loro “in comunione” senza parcellizzare in singoli lotti i terreni. (AC Brondello, Categoria V – Finanze, Classe 1 – Patrimoni, fasc. 145, 29, 1889-1927, Usi civici canoni enfiteutici Castellar).
La liquidazione degli usi con l'assegnazione a categoria avviene nel 1934 (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 32, Brondello, Decreto Commissariale di Assegnazione a Categoria [10 dicembre 1934]).
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Liti Territoriali | La prima lite territoriale di cui vi è un'evidenza documentaria significativa risale al 1597: la comunità ricorre in giudizio per un contenzioso con Martiniana, dalla quale si sente danneggiata a causa dell'esercizio di diritti di pascolo sui versanti montuosi occidentali. (AC Brondello, Parte II, Categoria I, Classe IX – Liti, F. 38). Le liti con Martiniana per i confini occidentali proseguono con una forte concentrazione nel Seicento. Al tardo Seicento fa riferimento una serie di liti con Venasca e Pagno per i confini meridionali (AC Brondello, Parte II, Categoria I, Classe IX – Liti, Faldd. 41-42).
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AC Brondello (Archivio Storico del Comune di Brondello)
Parte Prima, Cart. 17, fasc. 3, Instrumenti di fedeltà delli uomini di Brondello ai Signori del luogo [1559]; fasc. 5, Atti e scritture della riduzione del feudo di Brondello ad Manus Domini [1640-1668]; fasc. 9, Registro delle lettere e risposte dei Sig. Feudatari [1776-1780]
Parte Seconda, Categoria. I, Amministrazione, Classe 1, Sindaco, Podestà, Cart. 14, fasc. 1, Unione Comuni Val Bronda [1926-1927]; Classe 8, Propositari e ordinati, Cartt. 23-28, Propositari [1620-1798]; Cartt. 29-32, Ordinati e atti consulari [1798-1848]; Classe 9, Liti, Cartt. 38-48, Liti [1597-1824];
Parte Seconda, Categoria III, Polizia urbana e rurale, Classe 2, Regolamenti, Cart. 45, fasc. 4, Bandi campestri [1712]
Parte Seconda, Categoria V, Finanze, Classe 1, Repertori, inventari, debiti e crediti, Cart. 50, fasc. 3, Usi Civici [1878-1927]; fasc. 4, Inventari patrimonio e carte comunali [1891]; Classe 5, Catasto, Cart. 125, fasc. 1-5, Brogliassi di catasto [1668, 1706, 1718, 1753, 1754]; fasc. 6, Copia d'atto consulare per riforma catasto [1777]; Cart. 126, fasc. 1, Catasto Comunità di Brondello [1666]; Cart. 127, fasc. 1, Catasto comunità di Brondello [1669]; Cart. 128, fasc. 1, Catasto della comunità di Brondello e descrizione dei beni già feudali, enfiteusi e parrocchiali [1777]; Cartt.. 129-130, voll. I-II, Libro dei trasporti [1778-1779]; Cart. 131, Libro sussidiario dei trasporti [1819]; Cartt. 132-133, voll. I e II, Libro delle mutazioni [1851]; Cart. 135, Indici dei libri di trasporto e del vecchio e nuovo catasto [1890]; Cart. 136, fascc. 1-6, Delimitazione comunale [1890]; Cartt. 138-146, Nuovo catasto diviso per proprietari e per nome [1890]; Classe 6, Culto, Cart. 166 fasc. 2, Causa tra comunità e prevosto [1702-1703]; fasc. 3, Lite tra comunità e prevosto [1702-1703]; Cart. 167, fasc. 5, Inventari della chiesa parrocchiale [1555-1739]; fasc. 14, Cappelle di S. Eusebio e San Sebastiano [1710]
AC Pagno (Archivio Storico del Comune di Pagno)
Categoria V, Finanze, Classe 1, Patrimoni, Cart. 145, fasc. 23, Alienazione piccole proprietà comunali Brondello, Castellar e Pagno [1928]; fasc. 29, Usi civici canoni enfiteutici Castellar [1889-1927]; fasc. 34, Usi Civici Brondello [1934]
AC Saluzzo (Archivio Storico del Comune di Saluzzo),
Categoria I, Amministrazione, Classe 8, Ordinati, Verbali e Ordinati della Congregazione dei Comuni, 1559, cart. 62
AD Saluzzo (Archivio Diocesano di Saluzzo)
Sezione A, Collazione benefici, prot. 6, f. 49, Collazione della Chiesa di S. Maria di Brondello e di S. Dionigi di Castellar per la morte del Rettor Francesco a favore di Robaudo figlio di Giov. De Braida [28 settembre 1339]; prot. 6, f. 49, Collazione della Chiesa di S. Maria di Brondello e di S. Dionigi di Castellar per la morte del Rettor Francesco a favore di Robaudo figlio di Giov. De Braida [28 settembre 1339]
Sezione A, Vescovi e visite pastorali, Visita mons. Pichot, 8.1.1, f. 15 [1594]; Visita mons. Viale, 9.3.3 f. 13 [1609]; Visita mons. Marenco, 10.2.1, f. 16 [1629]; Visita mons. Morozzo, 14.2.2, f. 14 [1702]; Visita mons. Porporato, 19.2.1, f. 13 [1745]; Visita mons. Porporato, 20.2.2, f. 14 [1763];
AS Torino (Archivio di Stato di Torino),
Corte, Paesi, Saluzzo, Provincia di Saluzzo, Città di Saluzzo, m. 1, f. 6, n.2, Copia non autentica della concessione in feudo fatta dal Re di Sicilia a favore dei Marchesi di Busca Manfredo, Giacomo, Romacio, e Gioanni della metà del Castello superiore, e della Villa, e giurisdizione di Saluzzo, dei Castelli, e Villa di Busca, di Montemalo, Dronero, e di tutta la Villa Marana, e Lagnasco, e di porzione di Cervignasco, Pagno, Castellaro, e Bordello, col mero, e misto impero per loro, e loro Successori tanto Maschj, che Femmine, sotto le condizioni quivi espresse [13 novembre 1292];
ibidem, Lagnasco, m. 6, f. 4, n. 4, Donazione fatta dal Marchese Gioanni fu Antonio di Busca, a favore di Tommaso di Braida Signore di Bordello d'un restante credito di fiorini 8/m. d'oro per resta, di fiorini 12/m dovutigli dal Marchese Federico di Saluzzo prezzo della Vendita fatta dal detto fù Marchese Antonio di Busca, al Marchese Tommaso di Saluzzo, del Castello, e Luogo di Lagnasco [16 gennaio 1391];
ibidem, La Manta, m. 7, f. 5, Investitura concessa dal Marchese Ludovico di Saluzzo a favore di Antonio, e Theodoro fù Valeriano Saluzzi della 4.a parte de' Castelli, e Luoghi della Manta, Brondello, e La Gerbola, Giurisdizione, beni, e redditi dalli medemi dipendenti, alla forma delle precedenti [29 luglio 1494];
ibidem, f. 7, Investitura concessa dalla Camera del Delfinato, à favore di Michele Antonio, Adriano, Giuseppe, e Steffano fratelli Saluzzo della 3.a parte de' feudi della Manta, Brondello, La Torre della Gerbola, e delle Preÿse, alla forma delle preced.ti [13 marzo 1560]
ibidem, f. 8, Investitura concessa dalla Camera del Delfinato, à favore di Francesco Maria, e Valerio Saluzzi della 3.a parte a caduno d'essi spettante de' Castelli, e Luoghi della Manta, Brondello, Torre della Gerbola, e delle Preyse, alla forma delle precedenti [31 maggio 1560];
ibidem, f. 9, Investitura concessa dalla Camera del Delfinato, à favore di Francesco Maria, e Valerio Saluzzi, della 3.a parte de' Luoghi della Manta, Brondello, e Torre della Gerbola, e delle Preyse, alla forma delle precedenti [28 Luglio 1561]
ibidem, f. 11, Investitura concessa dalla Camera del Delfinato, à favore di Antonio, e Gio. Gioffredo Saluzzo della 3.a parte del Castello, e Feudo della Manta, Brondello, e Terre della Gerbola, e delle Cassine delle Preyse nelle fini di Saluzzo alla forma delle precedenti Investiture [8 novembre 1563];
ibidem, f. 15, Investitura concessa dalla Camara del Delfinato, à favore di Giuseppe Saluzzo della 3.a parte della Manta e della 3.a di Brondello, e della Torre detta della Gerbola, e 4.a parte delle Cassine dette le Preÿse nelle fini di Saluzzo alla forma delle precedenti [6 febbraio 1585];
ibidem, f. 16, Investitura concessa dalla Camera del Delfinato, à favore d'Antonio Saluzzo della 3.a parte della Manta, della 3.a parte di Brondello, e Torre della Gerbola, e delle Cassine delle Preyse fini di Saluzzo, alla forma delle precedenti [6 febbraio 1585];
ibidem, f. 18, n. 1, Investitura concessa dalla Camera del Delfinato, à favore di Michel Antonio Saluzzo di 3.e parti della 3.a parte della Manta, Brondello, e Torre della Gerbola, e delle Cassine delle Preyse nelle fini di Saluzzo, alla forma delle precedenti [6 febbraio 1585];
ibidem, f. 18, n. 2. Investitura della Sud.ta Camera a Valerio Saluzzo della 3.a parte della Manta, e Brondello, della Torre della Gerbola, e Cassine nelle fini di Saluzzo alle Preyse, alla forma delle precedenti; f. 21, Investitura concessa dal Duca Carlo Emanuele, à favore di Prospero, ed Angelo fratelli di Saluzzo della 3.a parte de' Castelli, e Luoghi della Manta, Brondello, e Torre di Gerbola, Giurisdizione, beni, e redditi da medesimi dipend.ti e delle Cassine, e prati delle prese sittuati nelle fini di Saluzzo, a medemi pervenuti per successione di Antonio di Saluzzo loro Padre delli 29. 8bre 1601. Altra concessa dal detto Duca, à favore di Valerio di Saluzzo fù Filiberto della 6.a parte del Castello, Luogo, e Feudo della Manta, e 3.a parte della Torre di Gerbola, Giurisdiz.ne, beni, e redditi feudali da medesimi dipendenti, alla forma delle precedenti Investiture delli 9. 9mbre 1602. Altra concessa da cui sovra, à favore di Antonio, e Prospero fratelli di Saluzzo fù Prospero, della metà della 3.a parte de' Castelli, e Luoghi della Manta, Brondello, e Torre della Gerbola, Giurisdizione, beni, e redditi feudali da med.mi dipendenti, e delle loro porzioni delle Cassine delle Preyse [29 ottobre 1601- 2 agosto 1602];
Corte, Paesi, Saluzzo, Marchesato di Saluzzo, Categoria Prima, m. 1, f. 14, Investitura concessa dall'Imperatore Carlo V. al Marchese Francesco di Saluzzo, de Castelli, e Luoghi di (...) Brondello, (…) ed i seguenti altri Luoghi compresi nelle Investiture de suoi Predecessori, cioè Cantogno, Val di Rhà [4 Luglio 1536]
ibidem, Categoria Quarta, m. 6, f. 1, n. 1, Rattificanza fatta per li Signori di Paesana, Castellar, Crisolo, Ostana, Oncino, Brondello, Cartignano, Valfenera, Isolabella; e delle Communità di Saluzzo, La Manta, Verzuolo, Alpiasco, Venasca, Brosasco, Melle, Frassino, S.Peire, Dronero, Palieres, St. Damiano, Val di Maira, e S.Front, dell'Instromento di Fedeltà prestata dal Marchese Tommaso di Saluzzo al Conte Amedeo di Savoja, [22 Giugno 1413 - 8 Agosto 1413]
ibidem, Categoria Nona, m. 1, f. 2, […] Donazione fatta da Enrico di Brondello, Drusiana sua Consorte, Bonifacio suo figlio, Gioanetta consorte di questo, ed Umberto di lui fratello al Monistero di Staffarda d'una Montagna nel territorio della Morra, colla confermazione del Marchese Manfredo di Saluzzo [...][5 dicembre 1138]
ibidem, Protocolli di Segretari Marchionali, Protocollo di Pietro Milanesio Segretaro del Marchese Ludovico di Saluzzo, Vol. 3, n. 18, Compromesso con Sentenza Arbitramentale profferta sovra le dette differenze, in cui mediante la dismissione da detti fratelli fatta del feudo di Sanfront, sono stati li med.mi restituiti al possesso de' feudi della Manta, della Gerbola Brondello, e Preise di S.t Eusebio, e generalmente di tutti gli altri Loro beni, ed effetti. Colla successiva Rattificanza [11 settembre 1455];
ibidem, n. 46, Investitura concessa da cui sopra, à favore di Valeriano, e Marchione, Baldassare, e Gio. Gioffredo fù Antonio Saluzzo, della metà dé feudi della Manta, La Gerbola, Brondello, e delle Preyse di Sant Eusebio pervenutagli tanto per Successione paterna, che di Tommaso, e Giorgio Loro Zii, alla forma delle precedenti [12 novembre 1465]
ibidem, Protocolli di Segretari Marchionali, Vol. 7, Registro degli omaggi e fedeltà prestate dalli Vassalli e Communità del Marchesato di Saluzzo al Re Enrico di Francia, n.1, Omaggio con Investitura concessa dal detto Re Enrico di Francia, à favore di Francesco, Francesca Maria, e Valeriano Saluzzi de' Castelli, e Luoghi della Manta, Brondello, La Gerbola, e delle Preise [17 settembre 1548]
Corte, Paesi per Provincia, Provincia di Saluzzo, Bordello, m. 2, f. 1, n. 1, Vendita di Pietro Arnaudo, a Guglielmo Armaudo, e Gio. Bettù, di diversi beni feudali sittuati nelle fini di Pont, Bordello, Pagno, e Sale, ivi specificati, per il prezzo di L. 120. delli 10 Cal. Aprile 1219 [23 marzo 1219]; n. 2, Investitura concessa dal Marchese Federico di Saluzzo a favore di Nicolino dei Braida, Albertino, e Giacobino suoi nipoti, delle parti spettantigli nel Castello, Luogo, Giurisdizione beni e redditi di Bordello (sic), alla forma delle precedenti [8 gennaio 1335]; n. 3, Investitura concessa dal Marchese Tommaso di Saluzzo a favore di Matteo di Braida, a suo nome, e di Giacomo, Nicolino, Tommaso, e Manfredo fu Perino de Braida, del Castello, e Luogo di Bordello alla forma delle precedenti, [9 maggio 1345]
Corte, Paesi per A e B, Brondello, m. 48, f.1, Trasmissione fatta dall'Uff.o Gen. delle Finanze alla Segreteria di Stato interni delle Minute di patenti delle seguenti concessioni: […] 3° d'erezione in titolo comitale di porzione del feudo di Brondello in favore del Vassallo Saraceno mediante la finanza di L. 2000 [19 marzo 1772]; f. 2, Proroga del pascolo delle Capre senza pagamento della tassa [1836],
Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21, Provincia di Saluzzo, voll. 80, 92 e 95, Beni comuni ed immuni distinti per qualità [1721]
CLUC (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici),
Provincia di Cuneo, cartella 32, Brondello, Decreto Commissariale di Assegnazione a Categoria [10 dicembre 1934]
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