Baldissero d'Alba

AutoriMolino, Baldassarre
Anno Compilazione1996
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Cuneo.
Area storica
Roero.
Abitanti
1023 al censimento del 1991.
Estensione
Ettari 1502 (ISTAT) e 1466 (SITA) al censimento del 1991.
Confini
Trattandosi di un territorio 'allungato', che taglia la "linea delle rocche" (ossia la contorta fascia di scoscendimenti che va da Pocapaglia a Cisterna d’Asti, lungo lo spartiacque fra il bacino del Borbore e quello del Po), confina Montaldo Roero e Sommariva Perno; per le restanti parti, con Corneliano d’Alba e, per tratti brevi, con Ceresole d’Alba e Sommariva del Bosco.
Frazioni
Baroli, Apralo [ISTAT 2001].
Toponimo storico
Le prime citazioni risalgono al secolo XIII, quando la forma del nome è Baudeserium, Baudissetum, Baudessetum, dal germanico "walda", longobardo "wald", da cui 'vauda', 'bauda', col significato di bosco [Molino 1991, p.4]. Con l'unificazione d'Italia assume la forma attuale. "Baldicherium" [Casalis 1934, p. 28].
Diocesi
Baldissero appartenne inizialmente alla diocesid'Asti, quindi a quella di Saluzzo (costituita nel 1511), passando infine (1818) a quella di Alba.
Pieve
L'antica chiesa parrocchiale - dedicata a Sant'Antonino e della quale resta l'abside romanica isolata in posizione dominante sulle "fini inferiori" del territorio - dipendeva dalla pieve di San Pietro di Piobesi. Il cattedratico della Chiesa d'Asti del 1345 la elenca come "ecclesia de Baudesseto" (BOSIO 1894, p.522).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Il territorio delle "fini inferiori" (ossia quello tributario del Borbore) dipendeva in parte dall'abbazia di San Dalmazzo di Pedona, che, dall'inizio del secolo X, viene posta alle dipendenze della Chiesa d'Asti: in territorio di Baldissero sorgeva infatti la chiesa del priorato, anch'essa dedicata a San Dalmazzo, citata dal '200 al '400; era la chiesa del "monasterium de Paerno" elencato nel cattedratico della Chiesa d'Asti del 1345. Chiesa e monastero scompaiono nella seconda metà del '400; in sostituzione sorge la chiesa di San Biagio, mentre le terre già di San Dalmazzo vanno a dotare una cascina di proprietà del vescovo.
Luoghi Scomparsi
A cavallo dell'attuale confine con Sommariva Perno e presso le frazioni sommarivesi di Cagnotti e Cunoni ("fini inferiori"), sorgeva l'insediamento di Paernum (probabilmente di origine romana, presso il percorso, quantomeno di tale periodo, che univa Alba a Torino), poi legato alla chiesa di Santa Maria, sul sito di quella attuale della Madonna del Buon Consiglio, nelle fini di Sommariva. Il toponimo Perno è tuttavia rintracciabile solo sugli antichi catasti di Baldissero, mentre è assente da quello di Sommariva Perno del 1697, l'unico conservatosi per il passato (MOLINO 1991, pp-5-7). Egualmente scomparsi sono il monastero e la chiesa di San Dalmazzo di Perno, già in territorio di Baldissero, nel piano fra il rio San Biagio e il rio Vicinale, presso l'antico percorso romano.
Comunità, origine, funzionamento
Le prime notizie documentate dell'esistenza di una comunità si ricavano dalla transazione del 1407 con i consignori "de Baldissero" (MOLINO 1991, pp.96 ss.), ma sicuramente i sudditi erano già organizzati sin dai tempi dei "domini de Summaripa". La comunità si reggeva , come di consueto, tramite il consiglio eletto dai capi di casa e presieduto da un 'castellano' (così sugli statuti del 1470), in seguito denominato podestà, eletto dai consignori.
Statuti
Nel 1470 vengono promulgati in Baldissero gli statuti, a opera dei "de Baldissero", dopo una gestazione di alcuni anni e l'apporto di alcuni 'savi', come si evince dalla premessa. Sono suddivisi in 62 capitoli e ci sono pervenuti attraverso una copia ottocentesca, che, a sua volta, fa riferimento alla copia di un certo notaio Bruna: potrebbe trattarsi del nome deformato di Alberto Bruno, giurista astigiano che aveva sposato, nell'ultimo quarto del '400, Argentina, appartenuta al ramo di Eusebio "de Baldessero". La copia degli statuti è conservata nell'archivio parrocchiale (MOLINO 1992, pp.8-9).
In precedenza, nel 1407, aveva avuto luogo tra i consignori e la comunità una transazione sugli argomenti patrimoniali del feudo (censo, decime, fitti minuti, successioni, roide, esercito, cavalcatale.)(A.C.Baldissero, mazzo 247, fasc.II; statuti e transazione sono pubblicati in; MOLINO 1991).
I bandi campestri più antichi ci sono pervenuti con una nutrita serie di norme contenute in ordinati dal 1568 al 1571 (A.C.Baldissero, mazzo 26, fase. I), riepilogati nell'edizione a stampa del 1728 (id., mazzo 65).
Catasti
Nell'archivio comunale, riordinato pochi anni addietro, si trovano catasti del 1497,1507,1538, 1586,1613 e 1700.
Ordinati
Gli ordinati del consiglio sono conservati a partire dal 1568, con una lacuna dal 1621 al 1700 e alcune più brevi in seguito.
Dipendenze nel Medioevo
Inizialmente Baldissero risulta sottoposto alla Chiesa d'Asti, in quanto il 'titulus’ di Sant'Antonino dipendeva dalla pieve di San Pietro di Piobesi, questa confermata dall'imperatore al vescovo nel 1041 con le relative pertinenze (II Libro Verde della Chiesa d'Asti, a cura di G. ASSANDRIA, Pinerolo 1904-1907, doc.CCCXIX). Tuttavia, probabilmente dopo le vicende del 1257 che travolgono i conti di Biandrate in quasi tutti i loro possessi e che coinvolgono anche i "domini de Summaripa" e i "de Baldissero", il potere del vescovo risulta fortemente ridotto. Ciò si era reso evidente dopo che, attorno al 1214, Guglielmo "de Summaripa" aveva venduto parte di Baldissero a Tommaso II marchese di Saluzzo, mentre un altro Guglielmo, nipote del precedente, ne cede altra quota con un atto vassallatico del 1268: al vescovo d'Asti resta solo la quarta parte del feudo e per essa egli concede investiture fino all'ultimo quarto del '400 (Libro Verde, cit., doc.CDC; A.C.Baldissero, mazzo 71; MOLINO 1991, pp.19-20). Baldissero diventa così un'isola del marchesato saluzzese fino al trattato di Lione del 1601, quando entra ufficialmente a far parte dello Stato sabaudo.
Feudo
In origine Baldissero fa parte del feudo di Sommariva (Perno), il tutto affidato dai vescovi d'Asti a castellani (sempre intesi come "custodes et guardatores", come il vescovo ribadisce nel 1228 per un altro feudo della Chiesa d'Asti, Vezza, a Perazzo "de Vicia"), denominati "domini de Summaripa" (dove il toponimico indica sempre Sommariva Perno e mai la non lontana Sommariva del Bosco,dove erano presenti solo i "de Lucerna"). Con il primo Guglielmo noto di questo casato, Baldissero si stacca probabilmente da Sommariva, potendo egli disporre quantomeno della parte che vende al marchese di Saluzzo. Nasce così, dai "domini di Summaripa", la stirpe dei "de Baldissero", che, nel secolo seguente, si divide in due rami. Alla fine del '400 compaiono improvvisamente come consignori i Colonna, ma si tratta di un falso storico già rilevato dal Della Chiesa nella Descrittione del Piemonte e ben evidente dall'analisi dei documenti e delle genealogie (MOLINO 1991,pp.60-62), Dalla fine del '500 la signoria si fraziona. Nel 1585, una quarta parte passa a Giovenale Martinengo, che unisce al suo cognome anche quello di Colonna (secondo i patti contenuti nel contratto di acquisto), restando tuttavia pochi lustri alla sua famiglia. Nel 1591, l'ottava parte, confiscata dal duca sabaudo (che ha occupato tre anni prima il marchesato con la forza) all'ugonotto Giovanni Alberto Colonna, viene donata a Don Gonzalo Salinas y Hermosa, mastro di campo d'artiglieria e signore di Castelnuovo Calcea.
Seguono altri consignori: il medico Lodovico Zoello di Carmagnola nel 1618 per l'ottava parte, appartenuta al Salinas, che già l'anno seguente viene sostituito da Conreno Roero di Calosso, alla cui morte nel 1623 subentra Don Felice di Savoia fino al 1644, quando tale quota passa ai Carron di St-Thomas. Dal 1689 al 1700, sono presenti nel feudo i Grimaldi di Carignano per una sesta parte, mentre i Filippi di Cavallermaggiore ne acquisiscono nel 1689 una dodicesima parte, poi aumentata fino a un terzo del feudo (MOLINO 1991, cap.VII).
Mutamenti di distrettuazione
Fino al 1587 fa parte del marchesato di Saluzzo; con l'occupazione in tale anno del marchesato da parte di Carlo Emanuele I di Savoia, provengono da Cherasco richieste, imposizioni e ordini.
Con il trattato di Lione (1601), continua l'appartenenza alla provincia di Cherasco, subentrandovi nel 700 quella di Alba. Assegnato in età napoleonica al dipartimento del Tanaro, prefettura di Asti, torna, con la restaurazione, alla provincia d'Alba, per entrare infine in quella di Cuneo.
Mutamenti Territoriali
I mutamenti territoriali sono abbastanza contenuti lungo i secoli. La misura generale dell'anno 1700 annoverava un totale di giornate 3812:55, corrispondenti a ettari 1448,7 (A.C.Baldissero, mazzo 25). Una panoramica di dati di inizio '800 dava una superfìcie totale di giornate 3842:77, pari a ettari 1460 (id., mazzo 1°).
     Piccoli aggiustamenti territoriali sono segnalati, in passato, nella zona più occidentale, con Montaldo Roero, con la quale comunità sono attestate liti nel 1620 per la località Valle [A.C.B., Mazzo 209]. Nel 1677, sempre con Montaldo, si verifìcano i confini alle Rocchette e, ancora, alla Valle (id., mazzo 112). Una ulteriore contestazione con Montaldo si ha nel 1740 per alcune giornate di terre in località Valle (per Montaldo) o Passatore (per Baldissero), già appartenute al seminario d'Asti e poi affittate dal conte Michele Roero di Monteu [A.C.B., Mazzo 69].
Comunanze
In riferimento al periodo più antico, si può rilevare il nome Vicinale, dato al rivo che divide, nelle "fini inferiori", il territorio di Baldissero da quello di Sommariva Perno. Il nome  evidentemente riferito a una vicinia di un remoto passato, ben anteriore alla divisione fra i due tenitori (quando il rivo venne assunto come linea di confine), ma nel periodo documentato non esistono in tale area beni comuni, se non di minima rilevanza.
A parte i piccoli pascoli nelle località della Caudana e del Foresto (toponimi significativi in rapporto a usi comuni), posti presso i confini di sud-est del territorio - ossia nella zona di più antico insediamento - , la comunità possedeva notevoli superfici nel settore a occidente, nell'area dell'antica Silva popularis. La consistenza di queste superfici emerge non dai catasti (sui quali i beni comuni sono registrati solo dal 700, quando sono ridotti a una trentina di giornate) ma da altri documenti.
Nella misura generale del territorio dell'anno 1700 si attesta, a esempio, che "anni 180 o 200 sono, detta povera comunità, per liberarsi dalle decime de' vini che gli particolari pagavano ai signori vassalli annualmente, le hanno dato e rimesso 200 giornate di bosco per feudali", quindi immuni da taglie e carichi della comunità (A.C.Baldissero, mazzo 25). Una precedente ricognizione del consignore Carlo Colonna (anno 1615) elencava già "giornate 210, tavole 89 di bosco in Serracurta havute dalla comunità di Bandissero per l'esentione della sua parte della decima del vino"(id., mazzo 69). Altra alienazione ha luogo nel 1609, con la vendita di 92 giornate di boschi e gerbidi comuni a due particolari del luogo: tali possessi erano situati "in Pavarolli ossia Valscura, presso l'attuale frazione Baroli ("/n Paverolis" sugli antichi catasti), quindi già facenti parte dell'antica Silva popularis.
Liti Territoriali
Sono attestate liti nel 1620 con Montaldo Roero per la località Valle [A.C.B., Mazzo 209]. Nel 1677, sempre con Montaldo, si verifìcano i confini alle Rocchette e, ancora, alla Valle [A.C.B., Mazzo 112]. Una ulteriore contestazione con Montaldo si ha nel 1740 per alcune giornate di terre in località Valle (per Montaldo) o Passatore (per Baldissero), già appartenute al seminario d'Asti e poi affittate dal conte Michele Roero di Monteu [A.C.B., Mazzo 69; vd. anche scheda Montaldo Roero].
Fonti
A.C.B. (Archivio Storico del Comune di Baldissero d'Alba).
A.C.B., Mazzi 69, 112 e 209.
A.S.T. (Archvio di Stato di Torino).
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 5 Nero, Mazzo 1, v. immagine 2 ("CARTA / DEL / BURGOGNO"). Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). Sul verso: "Piemonte". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 1 nero. (Data: [1772]) [Autore incisioni:(Giacomo Stagnon/ Stagnone)]. Vedi mappa.
A.S.T. Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Camerale Piemonte, Tipi articolo 666, Baldissero d'Alba, Mazzo 1, "Baudissero Castello" (Note: Il titolo originario è riportato sul verso. Disegno restaurato), s.d. Vedi mappa.
Bibliografia
Casalis, Goffredo, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Vol. II, Torino, G. Maspero, 1834, pp. 28-29. Vedi testo.
Della Chiesa, Descrittione del Piemonte
II Libro Verde della Chiesa d'Asti, a cura di G. ASSANDRIA, Pinerolo 1904-1907
F.GABOTTO, Appendice al "Rigestum Comunis Albe", Pinerolo 1912
B.MOLINO, U.SOLETTI, Roero - Repertorio storico..., Savigliano 1984
B.MOLINO, 'Nostra Dona' - Cinquecento anni della chiesetta campestre della Madonna delle Grazie, Baldissero d'Alba 1989
B.MOLINO, Baldissero d'Alba, ovvero una delle "Quatro terre del Marchesato di Saluzzo che sono in Asteggiana”, Cavallermaggiore 1991
L'età della Restaurazione e i moti del 1821, a cura di A.MANGO, (Atti del Convegno Nazionale di Studi, Bra 1245 Novembre 1991), Savigliano 1992
Descrizione Comune
Baldissero d’Alba
     Osservando su una cartina i confini dei "comuni delle rocche", si nota subito un accentuato allungamento in direzione nord-ovest (così si possono denominare i comuni che, pressoché in linea, da Pocapaglia a Monta, passando per Baldissero, si collocano presso lo spartiacque fra il bacino del Po e quelli dei torrenti Mellea, Ridone e Borbore, presso una fascia di vistose erosioni denominate "rocche").
     E’ questa una conseguenza, nella formazione dei confini, della donazione, da parte dell'imperatore, nel 901, a cinque pievi dell'area del "nemus quod dicitur Cellar"(Il Libro Verde, cit., doc.CCCXX), esteso dalle colline di Bra sino a Pralormo e Cellarengo, denominato più propriamente in seguito "silva Popularis", mentre il nemus Cellar lascia tracce toponomastiche solo a nord di Monta e fino a Cellarengo.
     Delle cinque pievi citate nel diploma, appartenenti alla Chiesa d'Asti, sono interessate in particolare quelle di S.Vittore di Canale e di S.Pietro di Piobesi, aventi all'epoca giurisdizione sugli insediamenti, a dare poi luogo ai "comuni delle rocche". Ognuno dei 'tituli’ dipendenti da tali pievi si trova così a disporre di nuovi tenitori, l'occupazione dei quali da luogo alla configurazione accennata. Da Baldissero la chiesa di Sant'Antonino allunga i! suo spazio d'influenza oltre le "rocche", verso occidente, seguendo l'andamento della valle del rio Largo, utilizzando poi nel tempo un percorso "di serra", serpeggiante sulle dorsali, che cerca di mantenersi il più possibile entro i nuovi confini.
     L'occupazione di spazi della "silva Popularis" o "nemus Cellar” si ferma, a occidente, al limite delle altre giurisdizioni. Della silva resta traccia toponomastica, per Baldissero, nel nome della frazione Baroli, derivato da (in) Paverolis, che, come Paolorio e Pauroglio, trae origine da Popularis.
     Per queste "fini superiori" di Baldissero (così negli archivi si denominano sempre e per tutti i "comuni delle rocche" le terre poste a occidente dello spartiacque, ossia delle "rocche") il confine con Montaldo è abbastanza naturale, poiché segue quasi sempre una dorsale. Nella parte più a ovest, dove scende invece nella valle, diede in passato spazio a qualche contestazione.
     Allorché, alla metà del secolo XII, compaiono come castellani del vescovo d'Asti i "de Summaripa", Baldissero e Sommariva Perno formano ancora un solo territorio, mentre nelle "fini inferiori", l'insediamento di Perno forma territorio a sé e per esso si danno investiture separate dal vescovo.
     All'inizio del secolo XIII, Baldissero acquista la sua fisionomia staccandosi da Sommariva, con la formazione di un ramo che, staccatosi dai "domini de Summaripa", si denominerà pochi decenni dopo "de Baldissero", Nelle "fini superiori" tale separazione assume come confine il rivo Vidavì, Nelle "fini inferiori" persiste invece, ancora per alcuni decenni, Perno, per il quale si registra una investitura vescovile ancora nel 1270; poi questo territorio perde fisionomia e viene diviso fra Baldissero e Sommariva. In questo tratto viene adottato come confine il rivo Vicina (o Vicinale).
     Nella stessa area si era formato il priorato di San Dalmazzo di Perno a opera dei monaci del monastero di Pedona, ma la donazione di tale monastero al vescovo d'Asti all'inizio del secolo X, unifica la dipendenza. Problemi sorgeranno , dopo la spartizione di Perno e della relativa area fra i due comuni, ma non riguarderanno Baldissero, bensì Sommariva, dove, nel 1295, una convenzione tra la locale comunità e gli Isnardi (nuovi consignori del luogo da pochi anni) sistema il problema delle decime di pertinenza della chiesa di San Dalmazzo di Perno (F.GABOTTO, Appendice al "Rigestum Comunis Albe", Pinerolo 1912, doc.CLXII). Verso Montaldo Roero il confine delle "fini inferiori", dopo un tratto sulla dorsale di Costabella, corre lungo il rivo di Montaldo, probabilmente da tempi remoti, se vi si trova il toponimo Caudana, antico e con un pascolo comune.