Bosio

AutoriAngelini, Massimo
Anno Compilazione1998
Anno Revisione2009 - Emanuele Camillo Colombo
Provincia
Alessandria
Area storica
Oltregiogo.
Abitanti
1.177 [Censimento Istat 2001].
Estensione
67,02 Kmq [Istat].
Confini
In senso N-E-S-O: Parodi Ligure, Gavi, Voltaggio, Campomorone (GE), Ceranesi (GE), Mele (GE), Masone (GE), Campo Ligure (GE), Tagliolo Monferrato, Lerma, Casaleggio Boiro, Mornese.
Frazioni
Costa di Santo Stefano, Spessa, Capanne di Marcarolo, Ponassi.
Toponimo storico
Probabilmente da “Bosolus” (un frutice arboreo, con riferimento ai ricchi terreni a castagno della zona).
Diocesi
Bosio fa parte della diocesi di Tortona fino al XIII secolo, poi rientra in quella di Genova dal 3 giugno 1248 [PUNCUH, p. 551].
Pieve
Pieve di Gavi.
Altre Presenze Ecclesiastiche
A Bosio, parrocchiale dei SS. Pietro e Marziano, risalente al XIII secolo. Nel 1363 risulta inserita nella Rationes decimarum della Repubblica, figurando come dipendente da Gavi. Nel 1387 c’è il primo riferimento al titolo parrocchiale, con dedicazione unicamente a S. Marziano. Nel 1414 viene unita all’arcipretura di Gavi e, nel 1498, al monastero dei Carmelitani del Promontorio in Genova. L’intitolazione anche a S. Pietro ricorre dalla fine del XVII secolo. L’edificio nella sua forma attuale venne costruito tra 1820 e 1830. Di fronte alla parrocchia sorge l’oratorio della SSma Annunziata, la cui prima attestazione risale alla visita pastorale del 1582. Oggi fa parte del XIV vicariato foraneo, sotto S. Giacomo maggiore in Gavi.
     In località Costa esiste la chiesa di S. Stefano, la cui prima notizia certa risale al 1228, dipendente dal monastero di San Remigio di Parodi e dal 1503 di beneficio dei carmelitani di S. Maria del Promontorio di Genova. Nel 1582 è definita “parrocchialis” dal visitatore apostolico.
     A Spessa esiste una chiesa della Nostra Signora della Misericordia, costruita nel 1762, e una cappelletta dedicata a S. Michele Arcangelo, che nel 1771 risulta di proprietà dei locali feudatari, i De Ferrari.
     A Capanne di Marcarolo parrocchia di S. Croce, esistente dal 1619, e una cappella dell’Assunta. In precedenza, esisteva nel piccolo borgo la fondazione monastica benedettina di S. Maria di Marcarolo, ricordata in una bolla pontificia del 1162, e dipendente dall’abbazia di S. Fruttuoso di Capodimonte di Camogli. Nel 1770, scomparso il monastero, la chiesa di S. Maria verrà ancora ricordata come derivata dall’abbazia [TACCHELLA].
     È inoltre documentata la presenza risalente di un monastero, la “Benedicta”, la cui origine affonda nella donazione, avvenuta il 2 gennaio 1195, fatta da Guglielmo marchese di Parodi all’abbazia cistercense di Rivalta Scrivia, consistente in alcune terre e diritti (pesca, macina, pascolo), con l’obbligo di costruirvi una chiesa. Nel 1217 un diploma federiciano dà notizia del monastero, che figura ancora come dipendente dall’abbazia di Rivalta. Già dal XII secolo esisteva in loco una chiesa «sancte Marie de Merchorolio», che alcuni storici locali identificano nella Benedicta [LUGANO, p. 226 n. 1]; tuttavia mancano prove certe documentarie e archeologiche di tale corrispondenza. Nel 1642 la proprietà passa alla famiglia Spinola, che trasforma il monastero in masseria. Non più adibito a luogo di culto venne distrutto nel 1944 dai nazifascisti in un’azione di rappresaglia.
Assetto Insediativo
Il comune di Bosio presenta un assetto insediativo storicamente assai decentrato, composto da nuclei sparsi a differente altimetria, tanto da spaziare da aree collinari (Bosio, poco più di 300 metri) ad altre montane (Marcarolo, più di 800 metri). La stessa separazione da Parodi del 1948 è motivata dall’eccessivo sparpagliamento dei nuclei insediativi entro il comune amministrativo, da cui risulta:
evidente, pertanto, il disagio delle popolazioni locali per l’accesso alla sede comunale, disagio che maggiormente si accentua nella stagione invernale” [Relazione allo schema di provvedimento legislativo concernente la erezione del Comune di Bosio (Alessandria)].
 
In particolare, Bosio risulta composto dalle vicine frazioni Serra e Spessa, con cui forma un’unità abbastanza compatta. Separate appaiono invece Costa Santo Stefano e Capanne di Marcarolo, che infatti mantengono una propria parrocchia. Marcarolo, in particolare, è distante addirittura vent i chilometri da Bosio, e risulta ubicato al confine con il Genovesato.
     Tutta l’area comunale è punteggiata di “cascine”, insediamenti rurali perlopiù abbandonati e con una qualche storia insediativa e di separazione territoriale alle spalle (Serra, poi frazione, era considerata ad esempio cascina).
Luoghi Scomparsi
Summaripa. Territorio (e bosco) tra le valli del Gorzente e del Lemme, menzionato nel 1095 [Ferretto 1909: doc. XVIII].
Comunità, origine, funzionamento
Il comune di Bosio nasce nel 1948 con il distacco dal comune di Parodi delle frazioni Bosio, Costa di Santo Stefano, Spessa, e Capanne di Marcarolo. Le ragioni del distaccamento sono indicate dall’Assemblea Costituente nella grande distanza dei nuclei insediativi da Parodi: Bosio e Spessa km 7,5, Costa S. Stefano km 4,5 e Capanne di Marcarolo km 20. Il capoluogo del nuovo comune fu stabilito in Bosio [Decreto legge 5 marzo 1948, n. 150; Relazione allo schema di provvedimento legislativo concernente la erezione del Comune di Bosio (Alessandria)].
     I riferimenti ai vari territori che compongono il comune sono, comunque, piuttosto risalenti. Un Fulco della frazione di “Spixa” (Spessa) è attestato nel XII secolo. In un documento del 1256 si parla di Wilelmus e Rubadacius de Costa. Le terre di Marcarolo vengono così definite in una descrizione di confini del 1195: coheret jam dictis terris superius terra marchionis de Palodi, inferius terra sancti Remegii de Parodi; ab uno latere, pascua segarecia et nemora marchionis de Palodi; ad alio latere, nemora adaratorum de Castelletto et illorum de Summaripa [Trucco 1911, doc. DCCIX].
Statuti
Nel 1432, sotto la dominazione milanese, vennero approvati gli Statuti della comunità di Parodi, rimontanti probabilmente al secolo precedente [PODESTA’].
Catasti
Stante la dispersione dell’archivio storico-civico è impossibile allo stato attuale ritrovare catasti antecedenti alla costituzione in comune autonomo.
Ordinati
Non esistono ordinati, in quanto la documentazione locale anteriore all’erezione in comune autonomo (1948) è andata pressoché totalmente perduta. Come risulta dalla visita compiuta dalla Soprintendenza nel 1963, infatti, il 7 marzo 1945 i nazifascisti hanno bruciato per rappresaglia l’archivio di Parodi Ligure.
Dipendenze nel Medioevo
Soggetto al Marchesato di Parodi fino a tutto il XII secolo, poi parte dell’Oltregiogo dopo la conquista di Genova del 1202 [Podestà, I marchesi di Parodi]. Nel XIV secolo Bosio, pur formalmente sotto l’influenza della Repubblica, è contesa anche dal marchese del Monferrato e da Milano. Nel 1409 Spessa, un importante avamposto fortificato, viene conquistata da Facino Cane. Nel 1467 le località “de Spissa, de Boxio, de la Serra, de la Costa” giurano fedeltà a Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano. Nel 1528, l’area torna comunque sotto stabile controllo genovese [TACCHELLA].
Feudo
Fino al 1528 risulta infeudato ai Guasco, che concessero poi l’affrancazione grazie alla mediazione di Andrea Doria (e il passaggio esplicito sotto la dominazione genovese). Bosio risulta nuovamente infeudato nel XVIII secolo alla famiglia genovese dei De Ferrari [TACCHELLA].
Mutamenti di distrettuazione
Parte della Repubblica di Genova fino al 1815, quando con il Congresso di Vienna entrò nel Piemonte sabaudo. Come frazione di Parodi fece parte della provincia di Novi dal 1818 e confluì in quella di Alessandria solo a partire dal 1859.
Mutamenti Territoriali
Il maggiore mutamento territoriale pare essere quello che ha dato origine al comune stesso di Bosio. Dal 1948 in poi, epoca della costituzione in comune autonomo, non si hanno notizie di mutamenti territoriali.
Comunanze
Nella scheda del Commissariato per la liquidazione degli usi civici risultano ancora soggetti ad usi civici 408 ettari di terreni in località Capanne di Marcarolo (210 particelle). La situazione, al 1994, è descritta come ancora “da definire”, stante la complessità degli usi nei diversi insediamenti di cui si compone il comune [Archivio CLUC Piemonte, scheda Bosio].
Liti Territoriali
Conflitti per le comunaglie si sono registrati in particolare a Marcarolo, contro le comunità della Polcevera. Nel 1549, in particolare, i boschi di Marcarolo appaiono oggetto di svariati usi da parte delle comunità confinanti, “dalla chiesa di Nostra Dama di Marcarolo verso l’Elma e circostanze in tagliare alberi, bruciarli per far carbone, come in troncare, erradicare, cosa che risulta in grandissimo danno et pregiudizio del pubblico” [ASG, Manoscritti e libri rari, ms. 578, Polcevera, Ne committatur damna in Memoribus Pulcifere, 15/10/1549]. La pratica dà vita a svariati conflitti nel corso dell’età moderna. Gli uomini di Polcevera rivendicarono infatti costantemente il diritto di legnatico e di produrre carbone per legna [Cipollina 1932], anche ad occidente del torrente Piota, dove avanzavano diritti gli uomini di Tagliolo [A.S.G., Giunta dei Confini, 143, anno 1772]. Liti con la stessa Tagliolo, più a valle, sono attestate a partire dal 1772, ma riprendono conflitti precedenti [ASG, Giunta dei Confini, 143].
      Bosio stesso, in quanto comune autonomo, è il frutto di una lite territoriale di lungo periodo tra le frazioni e il capoluogo sito a Parodi, sfociata nel 1948 nella separazione, come spiega la relazione presentata all’Assemblea costituente per la costituzione di Bosio [Relazione allo schema di provvedimento legislativo concernente la erezione del Comune di Bosio (Alessandria)].
Fonti
A.C.B. (Archivio Storico del Comune di Bosio)
A.S.G. (Archivio di Stato di Genova).
A.S.G., Giunta dei Confini, 143, 1772 (controversia con Tagliolo); ASG, Prefettura Sarda, cart. 762, documento del 9/5/1840; Manoscritti e libri rari, ms. 578, Polcevera, Ne committatur damna in Memoribus Pulcifere, 15/10/1549; Manoscritti e libri rari, ms. 547, F. Bossio, Liber Visitationum ac Decretorum Ill.mi et Rev.mi D. Francisci Bossii, Visitatoris apostolicis civitatis et diocesis Genuae anni 1582.
C.L.U.C., Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, fascicolo Bosio
I.G.M. (Istituto Geografico Militare), mappe e tavole:
I.G.M., tav. 1:25.000 (F. 82 Carta d’Italia, I SE), agg. 1930, Busalla
I.G.M., tav. l :25.000,(F. 82 Carta d’Italia, I NO), agg. 1930, Lerma
I.G.M., av. 1:25.000, (F. 82 Carta d’Italia, I SO), agg. 1930, Mason
Bibliografia
ALFONSO, L., a cura di, Annuario Arcidiocesi di Genova. Schede storiche, Grafiche Fassicomo, Genova 1994.
CIPOLLINA, G. Regesti della Val Polcevera, Genova 1932.
GIUSTINIANI, A. Descrittione della Lyguria, in Castigatissimi annali (1537), cfr. Popolazione e insediamento in Liguria, Firenze 1979.
Il Novese. Segni e radici di un’identità, Genova­ Pontedecimo 1996.
LUGANO, P. I primordi dell’Abbazia di Rivalta Scrivia (1916), Soc. Storica del Novese, Novi Ligure 1987
MARCENARO, G., Le cronache di Sestri Ponente, Genova, 1968
PODESTA’, E., I marchesi di Parodi, ciclostile disponibile in Soprintendenza archivistica Piemonte, cartella “Parodi”
PODESTA’, E., Storia di Parodi e dei suoi antichi statuti, Parodi Ligure, 1998
PUNCUH, D., ROVERE, A., I libri iurium della Repubblica di Genova, Genova, 2001 (vol. I, parte VI).
Relazione allo schema di provvedimento legislativo concernente la erezione del Comune di Bosio (Alessandria), in Le commissioni della Costituente per l’esame dei disegni di legge, V, Relazioni del Governo, Roma, 1985, p. 1.273.
REPETTO, A., Cuore di cabane. Vita e immagini di Marcarolo, Savigliano, 2003
TACCHELLA, L. PODESTA’, E., LEARDI, E., Bosio nella storia civile ed ecclesiastica. I vescovi-conti di Tortona, gli arcivescovi della Benedicta e di S. Maria di Marcarolo, Pietrabissara, 2000
TRUCCO, A.F. Cartario dell’abbazia di Rivalta Scrivia, I, Tip. Raimondi, Novi Ligure 1910; II, ibid. 1911
VINZONI, M., Il Dominio della Serenissima Republica de Genova in Terraferma (1773), anastatica ed. C.I.E.L., Genova 1955.
Descrizione Comune

Bosio

     Bosio nasce nel 1948 dalla separazione di alcune frazioni (in particolare nell’area delle Capanne di Marcarolo) dal territorio di Parodi Ligure. Si tratta di territori fra loro fortemente eterogenei, come la stessa relazione della Costituente sottolineava: “le frazioni in questione hanno un’economia del tutto diversa da quella del capoluogo [Parodi], come topograficamente sono dallo stesso distaccate, in quanto un’ampia valle separa le colline dove esse si trovano da quella ove è sito il capoluogo”. A ciò corrispondeva un localismo esasperato, con un difficile punto di equilibrio rappresentato dal fatto che nel consiglio comunale di Parodi il capoluogo e le frazioni avevano un uguale numero di consiglieri. Tuttavia, ciò aveva provocato uno stallo politico:
[L]’attuale convivenza è fonte di continue divergenze fra le frazioni e il capoluogo; da ciò consegue una pratica impossibilità, per l’amministrazione comunale, di funzionare essendo in pari numero i consiglieri di una parte e dell’altra” [Relazione allo schema di provvedimento legislativo concernente la erezione del Comune di Bosio (Alessandria)].
 
     La nascita di Bosio crea il comune a più elevata altimetria dell’Ovadese, e riduce significativamente l’estensione di Parodi (fino a quel momento, esteso più di 80 km), decretandone una lenta ma irreversibile decrescita della popolazione. La stessa Bosio è in preda a un fenomeno di svuotamento demografico: dai 1.912 abitanti dell’Unità si sale ai 2.902 del 1911 per scendere ai 1.177 dell’ultimo censimento del 2001 [Istat].
     Bosio viene a comprendere nel momento della sua nascita una serie di realtà differenti, con un territorio comunale ancora amplissimo. Tutta la storia delle varie parti che poi confluiranno nel comune amministrativo pare connotata da incertezza giurisdizionale, con diverse dipendenze che agiscono sul territorio. Emblematico è il caso di Marcarolo. Nel 1537, secondo la descrizione di A. Giustiniani, Marcarolo dipende dalla pieve, come viene confermato in una revisione dei confini del 1611 [ASG, Prefettura Sarda, cart. 762, documento 9/5/1840]. Nella Carta Topografica delle reggioni limitrofe tra Polcevera e Tagliolo degli ingegneri Gustavo e Durieu [1772], Capanne di Marcarolo è segnato in corrispondenza dell’attuale località Capanne Superiori, mentre all’odierno insediamento corrispondono le località Olmi e più a nord Chiesa. Negli stessi anni, l’atlante del dominio della Repubblica di M. Vinzoni [1773] conferma che la Casa di Marcarolo, dove da due secoli si trova uno dei boschi camerali della Repubblica, appartiene alla pieve di Ceranesi, nel Governo di Rivarolo ossia della Polcevera, confinante “con la podestaria di Voltaggio, con li feudi dell’Elma, Mollare e Cassinelle del Duca Grillo e Casaleggio del marchese Restori” [VINZONI]. Per tutto l’antico regime, Marcarolo sarà conteso tra la podesteria di Parodi e la giurisdizione di Polcevera. Da più punti di vista, l’area è stata nel corso dei secoli contesa da poteri operanti a livello differente: nel Quattrocento tra Milano, il Monferrato e Genova; in seguito, tra Liguria e Stato Sabaudo; ma anche tra le comunità dell’area o le stesse province, contribuendo così a formare un’ “identità” in costante mutamento, come pare peraltro tipico della zona [Il novese].
     Con la costituzione in comune autonomo, il problema dell’eccessiva distanza delle frazioni dagli uffici comunali viene risolto fra l’altro solo parzialmente: Marcarolo rimane a una distanza proibitiva dal centro (circa 20 km). Il nuovo comune è tuttavia assai prospero economicamente, ereditando alcune importanti funzioni economiche attive già in antico regime e configurando un vero e proprio “gioco” economico-politico tra incertezza giurisdizionale e importanza commerciale. Il commercio, in particolare, era molto sviluppato già in età moderna, grazie alla posizione strategica di cui godeva Marcarolo, una striscia di terra che si insinua nella montagna ligure fino a pochi chilometri dal mare. Marcarolo era luogo di transito importantissimo, essendo il crocevia della strada che dalla Lombardia sboccava a Prà e Pegli in Liguria, sede di un vero e proprio “mercato-scambio” tra la Repubblica e la Monarchia spagnola [Marcenaro, p. 33; Repetto].
     Dal punto di vista manifatturiero, l’area di Bosio ha rappresentato un importante bacino di manodopera per le attività industriali fiorite nel territorio circostante tra Otto e Novecento: la costruzione dei bacini del Gorzente e lo jutificio Costa di Isoverde nell’ultimo ventennio del secolo XIX e la filanda di Carrosio agli inizi del Novecento. La sua popolazione passa da 1912 abitanti nel 1861, a 2403 vent’anni più tardi, alla punta di 2902 nel 1911, per scendere progressivamente negli anni successivi a 2525 (1931) e 2025 (1951). Al momento della sua erezione a comune, l’Assemblea costituente rimarca infatti come:
particolarmente gli abitanti di Bosio sono noti per la loro attività commerciale che procura ad essi guadagni cospicui, così può dirsi che Bosio e le altre frazioni che ad esso si unirebbero costituiscono un complesso più ricco della rimanente parte del comune [Relazione allo schema di provvedimento legislativo concernente la erezione del Comune di Bosio (Alessandria)].