Revigliasco d'Asti

AutoriLeggero, Roberto
Anno Compilazione2005
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Asti
Area storica
Valle del Tanaro. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2.
Abitanti
859 [ISTAT 2001]; 828 [ISTAT 2007].
Estensione
8,94 kmq. [ISTAT].
Confini
Antignano, Asti, Celle Enomondo, Isola d’Asti.
Frazioni
Salairolo Manina, Bricco Novara, Castelletto, Mongogno. Vedi mappa.
Toponimo storico
Ruviliasco, loco Ruveliasco, cella Roviliasci, Riviliascho, Rivillasco, Reviliascus. E' stato ipotizzato [Gasca Queirazza 1990, p. 535] in origine il nome personale Rubellius in alternativa a Robilius, o ancora  a Rupilius [Flechia 1871]. Il suffisso qui utilizzato per la formazione del prediale sembra essere >ascus, ma la variante di impronta dialettale Ruviglias [a. 950, BSSS XXVIII, 65, 120], accanto a Reviliasso, insinua qualche dubbio. Può darsi pertanto che ci si trovi dinanzi a una ricostruzione dotta, passata attraverso forme di plurali rigidi in >acis da >acum, rese indistinguibili, a causa dell’esito dialettale  da quelle in >ascis provenienti da >ascus [Serra 1931, p. 171]. Per la diffusione toponomastica Olivieri [1965, p. 288] ricorda una omonima frazione di Moncalieri
Diocesi
Asti dal 1817 e,  prima di tale data,  Pavia, tranne negli anni compresi tra il 1704 e il 1717,  durante i quali Asti venne aggregata alla diocesi di Acqui. Esistono posizioni diverse circa il momento nel quale si sarebbe avuta l’aggregazione a quest’ultima [Giannoni 1974; Settia 1991]. Innanzitutto il Savio afferma che, originariamente, tale zona era sottoposta alla diocesi di Vercelli [Savio 1898, pp. 5-6] e che solo nei secoli IV-V si sarebbe avuta l’istituzione della diocesi di Asti. Daniela Giannoni ritiene che l’aggregazione a Pavia sia anteriore al 1018, data nella quale emerge nell’Astigiano la presenza del vescovo di Pavia quale possessore: sarebbero proprio tali possessi a determinare l’aggregazione alla diocesi pavese. La tesi appare superata dal lavoro di  Aldo Angelo Settia che, più prudentemente, pone invece l’aggregazione a Pavia tra il 1094 e il 1095, in seguito a una donazione di re Corrado, confermata da Onorio II solo nel 1217 [Settia 1991].
Pieve
Secondo Bosio [1894, p. 117], la chiesa di Revigliasco era soggetta alla cattedrale d’Asti.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nell’899 il diacono e visdomino Sturace concesse ai canonici di Asti le decime che riscuoteva a Revigliasco  [Vergano 1944, pp. 62-63]. Il 31 marzo 1183 alcuni ecclesiastici vendono il loro censo sulla decima di Revigliasco al magister Uberto, anch’egli canonico di Asti.
     Al 1226 risale invece la consegna alla chiesa di Asti,  da parte di privati di Vigliano, di beni da essi tenuti in Revigliasco (in vallibus starium unum prati cui coherent taglapanes et ecclesie de Ruiliasco). Beni della chiesa di Asti risultano anche da un documento del 1232 e da un altro del 1268,  nei quali tali Guala e Guglielmo Morando sono condannati a restituire alla chiesa di Asti un terreno da essi tenuto e situato a Revigliasco. Alla metà del secolo XIII (7 agosto 1266) papa Clemente IV conferma, tra i domini della chiesa d’Asti, Revigliasco (ecclesia Riuiliaschi cum decimis et pertinentis suis).
     Il 13 aprile 1328 alcune proprietà di Tiburgia, figlia di Opecio Rocca e vedova di Anselmino  di Antignano, situate in monte de Cautio, in clausis e ad bozzoletum nel territorio di Revigliasco,  e che dalla stessa Tiburgia erano state contese alla chiesa d’Asti che ne rivendicava la proprietà (la sentenza favorevole a Tiburgia è del 1323), passano al monastero di Sant'Agnese [Dadone 1982-1983, pp. 15-16].
   La Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti del 1753 ricorda che, oltre alla parrocchia: 
vi è la Congregazione di Carità la quale non avendo alcun redito non può sovvenire i poveri. La Compagnia del Rosario ha ivi beni immuni g[iorna]te c[irca] 80. La Confraternita dei Disciplinati c[irca] 29. Il Beneficio di San Paolo d’Asti g[iorna]te 2:40. La Cattedrale d’Asti 47:36. Le M.M. di S. Agnese d’Asti 40. Li Canonici Lateranensi di S. Maria Nova 67:50. La Parrochiale d’Isola 25.
La chiesa parrocchiale, dedicata a Sant'Anna e realizzata in stile barocco piemontese nella prima metà del Settecento per iniziativa della comunità locale e del marchese Francesco Roero San Severino, venne così descritta dal Casalis [1847, p. 193]:
Magnifico è il tempio che sorge nel recinto del villaggio: è ammirato si per la bella sua architettura, come per la ricchezza dei marmi e per tre grandi statue di alabastro che lo adornano. Alla festa che vi si fa in onore di s. Anna patrona intervengono non pochi cittadini d’Asti, e molti abitatori dei paesi circonvicini.
Assetto Insediativo
La Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti del 1753 così descrive Revigliasco:
Luogo situato in collina, unito e non diviso in borgate confina con li territori della Città d’Asti, di Vaglierano, di Celle, d’Antignano, d’Isola e di Belangero di S. Mazanotto, è tramediante tra gli ultimi tre tra il fiume Tanaro ed è distante da Stati esteri, cioè da Genovesato miglia quaranta.
Il Casalis lo descrive così:
Sta in un’amena collina sulla sinistra sponda del Tanaro a scirocco da Asti, da cui è lontano tre miglia. Vi sorgeva un tempo un castello, di cui la parte che fu risparmiata dal tempo, fu ridotta in forma di casa civile. Delle strade che si dipartono dal principale abitato di Revigliasco, una scorge ad Asti, un’altra al comune di Antignano pel tratto di miglia due, ed una terza per l’estensione di un miglio mette al comune di Celle. Il fiume Tanaro percorre questo territorio per la lunghezza di un miglio.
Attualmente Revigliasco confina con Celle Enomondo,  Antignano, Isola d’Asti e Asti stessa, essendo situato a sette chilometri a sud-ovest dal capoluogo nella valle del Tanaro,  dove in parte oggi si estende. La parte più antica, come ricorda il Casalis, resta sulle colline che contrassegnano anche i territori di Celle Enomondo e Antignano, località confinanti. Il Gabotto ritiene che un castrum a Revigliasco esistesse già nel secolo X,  anche se la prima menzione di esso è del 25 aprile 1010. Dall’infeudazione ad Amedeo Roero (2 aprile 1371) veniamo a sapere che la comunità di Revigliasco era costituita dalle case, dal castello, dai sedimi, dai fossati, dai barbacani e dai diritti sulle acque, sui forni e sui mulini.
Luoghi Scomparsi
Sull'insediamento di età romana vd. riferimenti in scheda San Martino Alfieri]
Comunità, origine, funzionamento
Il più antico documento relativo a Revigliasco è del giugno 886. In esso Sturace, diacono e visdomino, permuta una pezza di terra con l’arciprete della chiesa d’Asti Pietro. Tra i testi che assistono alla permuta è presente Samuel de Ruiliasco [Gabotto 1904, p.23], bonus homo della chiesa d’Asti.
     Il 14 marzo 940, nel corso di un placito del conte di Asti Uberto, nel quale viene ratificata una permuta del vescovo Brunigo con l’arcidiacono Bernard, compaiono:
Sigemarius atque Adzo germanis de loco Ruiliasco […] vasalli predicto Ubertii comiti ipsius comitatu astensis.
Tale documento fa pensare all’esistenza di un gruppo familiare locale, legato all’entourage del conte Uberto, insediato a Revigliasco. Alcuni de Revigliasco compaiono in vendite e permute di beni tra secolo X e XI . Il Gabotto ritiene che un castrum a Revigliasco esistesse già nel X secolo,  anche se la prima menzione di esso è posteriore,  risalendo al 25 aprile 1010. Ciò è plausibile se un gruppo familiare di domini loci ha agito nella zona. Un indizio di ciò potrebbe essere la struttura dell’abitato descritta dalla relazione dell’intendenza del 1753 come «luogo […] unito e non diviso in borgate» e dal Casalis come racchiusa nel “recinto”. Quelle a cui allude Casalis sono certamente le strutture descritte dall’infeudazione ai Roero nel 1371 da parte della città di Asti;  però esse rinviano anche a quei  processi di “restringimento” di un abitato sparso attorno a un castrum descritti da Aldo Settia e precedenti di almeno due secoli. Ciò implica, naturalmente, la presenza di una volontà politica alla base della costruzione della fortificazione ed essa è spesso (anche se non esclusivamente) rappresentata proprio da grandi proprietari locali,  che in tal modo aumentano il proprio prestigio presso la comunità. Dopo l’infeudazione ad Amedeo Roero (2 aprile 1371), la città si preclude la possibilità di imporre alcuna imposizione o peso al comune e agli abitanti del feudo.
Statuti
Non vi sono attestazioni di compilazioni statutarie. Risultano bandi campestri del 1753 Bandi campestri formati dall’Illustrissimo Consortile di Revigliasco e Contado di Celle per la conservazione di detti beni e pascoli in detto luogo e territorio [Dadone 1982-1983, XXXV-LX]. Statuto comunale 2003. Vedi testo.
Catasti
Secondo la Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti del 1753:
L’archivio e le scritture sono in buon stato ma non li cattastri ed i Libri di trasporto, quali essendo antichi e confusi sarebbe necessario di rifformarli m[edian]te una misura generale del Territorio ma trovandosi la Communità in tenui forze, presentemente non puole soccombere alle spese che vi sono necess[ari]e sebbene però abbia già un qualche fondo procuratoli nelli anni scaduti per convertirlo in tal uso. Intanto si è ordinato alli amministratori di quel pubblico di far formare un libro dei trasporti per ivi annotare le pezze che si contraono [Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti del 1753].
Ordinati
Ordini della comunità di Revigliasco sono citati dalla Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti del 1753.  Inoltre risultano bandi campestri del 1753:  Bandi campestri formati dall’Illustrissimo Consortile di Revigliasco e Contado di Celle per la conservazione di detti beni e pascoli in detto luogo e territorio [Dadone 1982-1983, pp. XXXV-LX.].
Dipendenze nel Medioevo
Nell’alto medioevo,  nel passaggio dalle autorità civili alla chiesa di Asti,  il territorio di Revigliasco risulta probabilmente uno di quelli più facilmente sottoposti al controllo della sede episcopale. Si rileva, infatti, la presenza di personaggi legati al conte d’Asti, ma essi non sembrano emergere con decisione a livello locale,  o, almeno, tale presenza non si consolida nel corso del tempo. Renato Bordone ha scritto che:
il trapasso dei poteri di controllo sul districtus dal vescovo al comune [di Asti], benché sentito dal comune come esigenza primaria nello stabilimento di un regime autonomo in grado di garantirsi la sussistenza, non avvenne certo in maniera sempre pacifica e in modo omogeneo su tutto il territorio […] ma ciò che preme qui sottolineare e che il comune, nel suo sforzo espansionistico, pur cercando alleanze e sottomissioni dei signori del contado, mira al controllo di un’area omogenea attorno alla città che si pone già come una circoscrizione territoriale omogenea e come tale resterà sotto l’amministrazione laica [Bordone 1977, p. 607].
L’elenco delle comunità sottoposte ad Asti dopo la sconfitta inflitta alla città dal Barbarossa nel 1159 comprende anche Revigliasco.
Feudo
Dadone afferma che:
Revigliasco passo ai marchesi Aleramici i quali mantennero il possesso del comune grazie alla mediazione del sommo pontefice contro le pretese avanzate dai Visconti.
Guasco dice che il 19 febbraio 1357 Giovanni di Monferrato infeudò Revigliasco a Oliviero Turco. In un secondo tempo il medesimo lo avrebbe acquistato dalla città il 2 aprile 1371. Vergano sostiene invece che Revigliasco dopo il periodo degli Aleramici sarebbe passata ai Visconti. Gian Galeazzo lo avrebbe compreso nella dote assegnata a sua figlia Valentina, andata sposa a Luigi di Valois duca d’Orléans. Purtroppo non abbiamo documtni per poter stabilire chi dei due abbia ragione, l’unica cosa certa – perché confortata dal rinvenimento del documento – è che Reviglisco fu infeudata ai Roero il 2 aprile 1371 [Dadone 1982-1983, pp. 16-17].
In quell’anno,  infatti,  il notaio Germanico Sesta, sindaco e procuratore di Asti, cedette Revigliasco in feudo ad Amedeo Roero e ai suoi discendenti [A.S.A., Archivi nobiliari, Famiglia Roero di Settime (1496-1846)]. Prosegue Dadone:
Nel 1409 Giovanni di Amedeo – che fu eletto Tesoriere di Asti nel 1414 --, è investito di Revigliasco. Nel 1445 viene investito di Revigliasco Francesco Roero; Arenghino viene investito di Revigliasco, Belangero e Sciolze nel 1480. Il 22 agosto 1516 i fratelli Giovanni e Bernardo vengono investiti di una porzione del castello, della giurisdizione, dei beni, redditi e ragioni. Il 3 gennaio 1524 Reghino e Giulio sono investiti per metà castello, giurisdizione, beni, redditi e ragioni. Il 12 gennaio dello stesso anno Giovanni Roero è investito dei medesimi beni […] Il 31 marzo 1565 Bernardo, Cesare, Francesco sono investiti per metà del feudo beni e ragioni. L’11 novembre 1569 viene investito Roberto Roero – e per la prima volta appare la specificazione San Severino – nel feudo, castello, giurisdizione e beni. Nel 1584 […] Lucio Silla è investito dei medesimi beni. Il 26 gennaio 1602 viene investito il Comune di Revigliasco con obbligo verso il Sovrano di pagamento in scudi d’oro […]. Il 26 febbraio 1695 Baldassarre Filippo Roero San Severino succede a Francesco Amedeo, e in lui si consolidano le parti di Revigliasco dei Roero […] Il 26 settembre 1772 Carlo Emanuele investe del feudo di Revigliasco il conte Francesco Amedeo San Severino nella persona del marchese Gottifredo Balbiano di Colcavagno quale procuratore del Conte. Vergano afferma che una parte diritti del feudo pervenne anche agli Isnardi Conti della Montà quando Emanuele Filiberto Roero San Severino morì senza figli e l’eredità fu suddivisa tra il Conte Isnardi, figlio di una sorella del defunto e il Conte Alfonso suo nipote. Di tutti questi atti non è stato possibile rinvenire la documentazione [Dadone 1982-1983, pp. 34-39].
Il 13 agosto 1897 subentrò ai Roero la famiglia Guidobono Cavalchini Garolfi nella persona del conte Alessandro,  il quale ottenne in quella data [A.S.A., Archivi nobiliari, Famiglia Guidobono Cavalchini]:
il regio assenso di assumere la successione dall’estinta famiglia Roero San Severino i titoli di conte di Sciolze, barone di San Marzanotto, signore di Belangero e Revigliasco  [Dadone 1982-1983, p. 18].
Mutamenti di distrettuazione
Il comune di Asti perde la propria autonomia nel 1312 con la dedizione al re Roberto d’Angiò. Nel 1355,  Giovanni II marchese di Monferrato viene investito del feudo da parte dell’imperatore Carlo IV. Ai Visconti la città di Asti offrirà la piena balia nel 1379. Nel 1380 Gian Galeazzo Visconti istituisce il capitaneatus Astesane. Nel 1575 la contea di Asti passa ai Savoia.
     Nel 1735 il feudo imperiale transita definitivamente ai Savoia. Alla fine del secolo XVIII,  le vicende della Rivoluzione produrranno un effetto anche sul Piemonte,  che venne in parte annesso alla stessa nazione francese. Al Piemonte viene applicata la divisione in dipartimenti già dal 1799, quindi 3 anni prima dell’effettiva annessione al territorio francese. I dipartimenti del 1799 comprendono quello del Tanaro [Alessandria].che nel 1801 si sdoppierà in quelli di Marengo [Alessandria] e Tanaro [Asti],  per ritornare, nel 1805, al solo dipartimento di Marengo [Alessandria]. (Vedi mappa.) La nuova organizzazione, motivata dall’aggregazione della Liguria all’Impero, comportò la soppressione del dipartimento del Tanaro e l’assegnazione ad altri dipartimenti dei tre arrondissements di cui era composto [Asti, Acqui, Alba]. Asti cessò di essere capoluogo e venne aggregato per l’amministrativo a Marengo [Alessandria] e, per quanto riguarda l’ecclesiastico, alla diocesi di Acqui (che era stata aggregata a Montenotte). Come capoluogo di dipartimento Asti era stata sede di prefettura, mentre come capoluogo di arrondissement essa divenne sede di sottoprefettura.
      Nel 1817 la situazione si modifica nuovamente e la diocesi di Asti riprende la titolarità sulla zona,  mentre l’area viene reintegrata nei domini dei Savoia. Capoluogo di provincia resterà Alessandria fino al 1935,   quando venne creata la provincia d’Asti.
     Dopo l’8 settembre 1943, sorse la necessità di coordinare, attraverso un organismo superiore, l’azione dei comandi delle formazioni partigiane e del C.L.N. Si formò quindi una Giunta di Governo per la zona liberata dell’aAstigiano, la cui sede venne collocata presso i locali dell’albergo Fons Salutis di Agliano Terme [Bordone 1976, pp. 156-157; Bordone 1978, pp. 146-147; Bussi 2000, p. 178; Laiolo  2002, passim].
Mutamenti Territoriali
Una parte del territorio di Revigliasco si estendeva oltre il Tanaro, dove esisteva anche una chiesa in località Bellangero. Tale località venne assorbita da Asti. Bellangero viene ricordato, con un’espressione un po’ ambigua, nel documento di infeudazione con il quale Amedeo Roero entra in possesso di Revigliasco nel secolo XIV:
stipulanti et recipienti pro se et heredibus suis castrum, villam, homine Revigliaschi cum territorio, finibus et pertinentiis, positum in diocesi Astense cui coheret fines Belangerii [Dadone 1982-1983, p. IV].
Sembrerebbe che, nel momento in cui i Roero entrano in possesso di Revigliasco, Bellangero sia già di proprietà della città. Del resto, se quasi sempre i fiumi non rappresentano un confine “naturale” e, soprattutto in presenza di porti (ovvero di guadi o traghetti e perciò di ricoveri, edifici e anche chiese), i territori delle comunità tendono a estendersi al di là del corso d’acqua per ovvie ragioni di controllo del transito. E' anche vero che si tratta quasi sempre di aree che vanno perdute,  anche se con modalità e tempi diversi. Bellangero, infatti, identificava il porto sul Tanaro dove si trovavano anche due mulini natanti:
il fiume Tanaro percorre questo territorio per la lunghezza di un miglio: tragittasi col mezzo di un porto detto comunemente di Bellangero [Casalis 1847, p. 192].
Se non è chiaro quando questa parte del territorio di Revigliasco venne perduta, si potrà ricordare che, nel 1750, il marchese Amedeo Roero San Severino di Sciolze sottoscrive un atto di transazione con la città di Asti,  la quale intende ottenere il controllo del porto sul Tanaro che si trovava in borgo San Dionigi di, spettanza dei Roero.
L’atto si compie alle 24 del 14 febbraio 1750 in una camera superiore del palazzo del marchese. Essendo stata devoluta la causa alla cognizione del Senato Regio, il marchese è tenuto alla remissione di due terzi del porto situato sul Tanaro nel borgo di San Dionigi [Dadone 1982-1983, 39].
Nel 1753, sulla base della Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti, veniamo a sapere che tra le comunità confinanti risulta anche quella:
di Belangero di S. Marzanotto, e tramediante alli ultimi tre [Antignano, Isola d’Asti e Belangero] il fiume Tanaro.
Sempre dalla Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti del 1753 veniamo a sapere che,  a quell’epoca,  Revigliasco confinava con Vaglierano, oggi non più comune a se stante,  in quanto assorbito dal territorio di Asti.  Inoltre risulta che il passaggio del Tanaro sul territorio della comunità determinava periodicamente un restringimento abbastanza significativo di quello stesso territorio:
Da una parte del Territorio vi decorre il Fiume Tanaro, il quale dall’ultima misura seguita nel 1700 a questa parte ha corroso g[iorna]te 250 c[irc]a di beni.
Comunanze
Secondo la Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti del 1753,  in quell’anno non vi erano: «liti, né contabilità, né beni occupati da terzi, né altri venduti senza la dovuta sollenità». L’intendente, nella sua relazione,  afferma che:
sebbene in un stato aparte si faccia menzione della quantità e qualità de Beni di esso Territorio, si stima però opportuno di qui non ommettere di rifferire che di giornate 500 campi 200 prati, e di 240 gerbidi che compongono oltre 246 boschi 200 vigne il totale. In ritorno di detti luoghi spettano alla communità g[iorna]te 122, cioè campi 69, prati n. 450 li quali ordinariamente di affittano a pubblici incanti, e da essi presentemente ne ricava il redito di £ 1800 come altresì g[iorna]te 42 gerbidi, quali per essere infecondi è erbaggio e per essere situati in terreno arenoso e sterile servono per pascoli comuni. 
Inoltre,  a quello stesso anno sono riferibili i Bandi campestri formati dall’Illustrissimo Consortile di Revigliasco e Contado di Celle [oggi Celle Enomondo] per la conservazione di detti beni e pascoli in detto luogo e territorio [Dadone 1982-1983, XXXV-LX],dai quali si apprende l’esistenza di beni comuni indivisi con la comunità di Celle Enomondo.
Liti Territoriali
Secondo la Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti del 1753,  in quell’anno non c’era alcuna lite pendente,  «né contabilità, né beni comuni occupati da terzi, né altri venduti senza le dovute solennità».
      Sempre nella documentazione settecentesca [A.C.C., Atti vertenza tra Celle e Revigliasco relativa a questioni territoriali con atti di delimitazione dei territori. ], è riprodotto un estratto degli ordini seicenteschi della comunità di Celle (1667), citati in estratto negli atti di vertenza tra la comunità di Celle e Revigliasco, ordini  nei quali si dichiara in modo esplicito che, per quanto riguardava la «litte pendente»,  la comunità di Celle non accettava la divisione. per la:
terra vineata detta a Monteferrero a fare che la presente comunità rimettesse la metà di detta proprietà alla comunità di Revigliasco 
La documentazione citata, risalente al 1754, è relativa agli atti di vertenza tra le comunità di Celle di Revigliasco circa le questioni territoriali riguardanti le comunità stesse. Attraverso tale documentazione veniamo a sapere che si erano:
amichevolmente agiustate le differenze tra questa comunità e quella d’Antignano sendosi ancora da piantare li termini divisionali come del tutto ne resta già inteso questo consiglio,
mentre i rappresentanti delle comunità di Revigliasco e Celle vennero sentiti in contraddittorio circa le differenze esistenti nell’individuazione dei confini [A.C.C.., categoria 5, classe 5, Catasto - Limiti territoriali, 1754, Atti vertenza tra Celle e Revigliasco; vd. anche scheda Celle Enomondo].
      Si registrano liti a spessore territoriale nel fondovalle del Tanaro, per il possesso di ghiaioni e gorreti la cui collocazione risulta incerta dopo eventi alluvionali. I principali contendenti sono Isola e la prospiciente Antignano; solo secondariamente intervengono Revigliasco e Costigliole.
Le liti sei-settecentesche tra le comunità non superano mai, per la loro risoluzione, i confini dei tribunali locali, anche perché Revigliasco, Isola, e Antignano hanno all’epoca una dipendenza feudale intrecciata (si veda in proposito la seconda parte della scheda) [A.S.I., sez. prima, m. 19 Atti di lite della Comunità di Isola contro il marchese di San Severino di Antignano per gorreti, 1660-1733; sez. prima, Atti di lite della Comunità di Isola contro quelle di Antignano e Revigliasco per ragioni di territorialità (1638-1807). Vd. anche  schede Antignano, Costigliole d'Asti e  Isola d'Asti] 
Fonti
A.C.A. (Archivio Storico del Comune di Asti). Vedi inventario.
A.C.A., Atti di lite, Atti di lite tra la città di Asti o particolari da un lato e le comunità del contado dall'altro.
n. 60.2, Città di Asti contro comunità di Revigliasco per il pagamento di carichi fiscali dinanzi al Senato, 1531 – 1571;
n. 60.3, Città di Asti contro comunità di Revigliasco per il pagamento dei carichi fiscali dinanzi ai giudici di ultimo appello del contado di Asti e del marchesato di Ceva, 1626 – 1629;
n. 60.4, Cesare Cacciatore di Asti contro comunità di Revigliasco per la registrazione a catasto di beni siti nel territorio di Revigliasco, dinanzi al podestà di Asti (in allegato due quinternetti di pagamento della taglia), 1628;
n. 60.5, Cesare Cacciatore di Asti contro comunità di Revigliasco per il pagamento della taglia, dinanzi ai giudici di ultimo appello del contado di Asti e del marchesato di Ceva,1648;
60.6, Città di Asti contro comunità di Revigliasco per il pagamento della taglia, dinanzi ai giudici di ultimo appello del contado di Asti e del marchesato di Ceva, 1648 - 1657
A.C.A.,Comuni soppressi, Comune di Vaglierano Vedi inventario
A.C.C. (Archivio Storico del Comune di Celle Enomondo)
A.C.C., Atti vertenza tra Celle e Revigliasco relativa a questioni territoriali con atti di delimitazione dei territori, 1667.
A.C.C., Categoria 5, classe 5, Catasto - Limiti territoriali, 1754, Atti di delimitazione dei territori di Celle e Asti.
A.C.C., Categoria 5, classe 5, Catasto - Limiti territoriali, Atti vertenza tra Celle e Revigliasco, 1754.
A.C.I. (Archivio Storico del Comune di Isola d'Asti). Vedi inventario.
A.C.R. (Archivio Storico del Comune di Revigliasco d'Asti)

A.S.A. (Archivio di Stato di Asti). Vedi inventario.
A.S.A., Archivi nobiliari, Famiglia Guidobono Cavalchini. Vedi inventario.
A.S.A., Archivi nobiliari, Famiglia Roero di Settime (1496-1846). Vedi inventario.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
B.C.A. (Biblioteca Consorziale Astense). Vedi catalogo.
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
Relazione 1753. B.C.A., mss. II 1, Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti [Relazione generale del Stato della Provincia d’Asti 1753].
Dadone 1982-1983 [Vd. Bibliografia].
Vendita e infeudazione del castello, luogo e terra di Revigliasco fatta dal comune di Asti ad Amedeo Roero…,1371 [Dadone 1982-1983, I-XXV].
Bandi campestri formati dall’Illustrissimo Consortile di Revigliasco e Contado di Celle per la conservazione di detti beni e pascoli in detto luogo e territorio, s.d. [Dadone 1982-1983, XXXV-LX].
Bandi campestri formati dall’Illustrissimo Consortile di Revigliasco e Contado di Celle per la conservazione di detti beni e pascoli in detto luogo e territorio,1753 [Dadone 1982-1983, XXXV-LX].
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Descrizione Comune

Revigliasco d'Asti

     La relazione dell’intendenza del 1753 fornisce un’idea del territorio di Revigliasco,  dove la produzione agricola è attualmente incentrata sulla viticultura e sulla produzione di ciliege nelle zone collinari,  mentre nelle aree pianeggianti situate in prossimità del fiume Tanaro si coltivano grano, mais e orzo. Nel 1753 l’intendente notava:
Quantunque il terreno del territorio, masime quello situato nella valle del Tanaro sia di buona qualità, e sii addatto al pel germoglio de moricelli, delle piante però di questi ve n’è scarsezza, e gli agricoltori non lo coltivano a dovere, dal che nasce che questi non possono ritrarne quantità di granaglie che sarebbe necessaria per il loro mantenimento e che per il suplemente d’esse sono necessitati a prestare le loro giornaliere opere a beneficio altrui nella mietitura de grani sul Piemonte, e nel taglio de Risi sul Vercellese. Il che fare non li sarebbe d’uoppo, quando di esercitassero nella maggior coltura de beni, e nel piantamento de moricelli i quali sono li due mezzi più proprii per ridurre il territorio di migliori condizione.
Tuttavia, nei bandi campestri redatti in quello stesso anno risulta la presenza di alberi da frutta e specificamente di «fichi, noci, persici, peri, pomi e altri frutti», che, naturalmente, vengono tutelati da uno specifico articolo: chi ne prendesse senza esserne il proprietario, «pagherà per caduno d’essi frutti soldi uno di bando e altrettanto d’emenda».
     Per quanto riguarda invece la struttura politica e sociale della comunità, si è rilevato poco sopra come nell’alto medioevo,  nel passaggio dalle autorità civili alla chiesa di Asti,  il territorio di Revigliasco risulti probabilmente uno di quelli più facilmente sottoposti al controllo della sede episcopale. Si rileva, infatti, la presenza di personaggi legati al conte d’Asti --  ma essi non sembrano emergere con decisione a livello locale,  o, almeno, tale presenza non si consolida nel corso del tempo. Se torniamo ancora alla documentazione di età moderna, è possibile osservare una presenza significativa delle istituzioni della chiesa astense sul territorio di Revigliasco. Essa comprende la Compagnia del Rosario la Confraternita dei Disciplinati, il Beneficio di San Paolo d’Asti, la Cattedrale di Asti, il monastero di Sant'Agnese di Asti, i canonici lateranensi di Santa Maria Nova e la Parrochiale di Isola.
     Tale presenza è continua a partire dal 899,  quando il diacono e visdomino Sturace concesse ai canonici di Asti le decime che riscuoteva a Revigliasco. Si prosegue con le consegne duecentesche di beni effettuate da privati alla chiesa di Astiche compaiono nella documentazione. Alla metà del secolo XIII il pontefice conferma Revigliasco tra i domini della chiesa d’Asti . La presenza del monastero di Sant'Agnese (che ha ancora proprietà alla metà del XVIII secolo) risale addirittura al 1328.
    A tali considerazioni si può aggiungere anche, come dato estrinseco ma non privo di una certa importanza, il fatto che la chiesa parrocchiale, dedicata a Sant'Anna,  assuma quella struttura descritta dal Casalis come “magnifica” e che, richiamando a sé un gran numero di persone anche da Asti per la festa della santa alla quale è dedicata,  risulta essere un vero e proprio signum della presenza ecclesiastica sul territorio: una presenza  più evidente a Revigliasco che in altre località.
    Quanto detto sopra non implica, naturalmente, dimenticare il ruolo di domini locali, i Roero  e il loro rapporto con la città. Tuttavia non si evidenziano gruppi familiari presenti a Revigliasco prima dell’avvento dei Roero che possano aver facilitato il processo di allentamento della presa politica ecclesiastica sul territorio (così come avviene, mutatis mutandis, nel rapporto tra il comune e la sede episcopale).
     L’infeudazione ai Roero, che arriva tardivamente, chiude l’età medievale della sperimentazione della politica locale. I Roero, se da un lato affrancano Revigliasco da una presenza incombente della città, contribuiscono anche a renderla  meno attiva politicamente. Revigliasco è troppo vicina ad Asti e collocata in un’area di fiume importante, sulla quale la città deve mantenere il controllo. In tal senso la posizione dei Roero, intermedia tra la comunità e Ast, i garantisce l’una e l’altra. Del resto, il contratto di infeudazione afferma chiaramente che essa avviene a causa del momento particolare nel quale la città si trova. I presenti e i testimoni che sottoscrivono l’infeudazione, infatti, sono a conoscenza aperte del fatto che:
presens guerra ad statum illustrissimi D. Marchionis Montiferrati et civitatis Ast et subditorum suorum nisi stipendioriis proedictibus recupererunt pecunia pro habendo gentes et pro solvendo sripendiariis praedictibus et equitibus pro pbtinendo victoriam praedictae guerae et sunt in gravi et periculoso statu, et que ipsa pecunia recuperando et haenda plura et inversa consilio publico et privatu fecerunt celebrata et aliquam viam, sine modum infrascripti Domini consiliarii non potuerint invenire per quam seu quem pecunia recuperari possint com minori danno comunis Ast, moltis aliis viis et modis perquesitis per eosdem nisi per venditionem et infeudationem castri, loci, sive ville et hominum Revigliaschi dicti comunis Ast cum mero et mixto imperio omnimodum iurisdictionem et cum omnibus et singulis pertinentiis dicti castri faciendam nobili viro D. Amedeo Rotario civi Ast cum pactis et conventionibus infrascriptis.
Il tenore del documento è dunque giustificativo rispetto a un atto -- quello della infeudazione di Revigliasco -- che viene compiuto quando tutte le soluzioni alternative sono state ormai esplorate senza successo. Diventa fondamentale, però, a questo punto, per ragioni militari e politiche (per “ragioni di stato”, dunque) che il feudo sia concesso a un cittadino astigiano. La posizione di Amedeo Roero, quindi, si configura,  da un lato,  come quella di colui che sostiene lo sforzo militare della città,  investendo patriotticamente il suo denaro nell’impresa,  ma, d’altra parte, proprio per questa stessa ragione, come compratore ha il vantaggio indubbio di essere colui che rappresenta l’ultima speranza per Asti di ottenere il denaro che le è necessario.
     In tutto ciò la presenza ecclesiastica continua ad essere importante a Revigliasco, ma anch’essa ora si iscrive in un altro paradigma,  non più politico (almeno non in senso immediato),  bensì economico.