Autori | Comino, Giancarlo |
Anno Compilazione | 1996 |
Anno Revisione | VERSIONE PROVVISORIA |
Provincia | Cuneo.
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Area storica | Marchesato di Ceva.
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Abitanti | 579 al censimento del 1991.
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Estensione | Al censimento del 1991 la superficie comunale è di 1852 ettari.
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Confini | Il territorio di Torre Mondovì confina a nord e a ovest con quello di Vicoforte, a sud con quelli di Montaldo Mondovì, Roburent e Pamparato, a est con quelli di San Michele Mondovì e Monasterolo Casotto.
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Frazioni | Le frazioni del Comune sono: Piano (sede comunale), Roata Soprana e Sottana (Roatta), Piazza, Berbera, Madonna del Pilone.
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Toponimo storico | Turris, attestato fin dal secolo XII: il 14 maggio 1159, Rodolfo di Monteacuto, figlio di Oberto, dona al vescovo di Asti Anselmo tutto ciò che possiede nel castello e villa di Torre e San Michele, con patto di venirne reinvestito (Il Libro Verde della Chiesa di Asti, a cura di G.ASSANDRIA, Pinerolo 1907, B.S.S.S., 25,1, n. 36, pp. 86-87). Il paese si denomina Torre Mondovì in seguito al Regio Decreto 4 dicembre 1862.
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Diocesi | Torre fa parte della diocesi di Asti fino al 1768: infatti il confine di questa, dopo la creazione della diocesi di Mondovì, è segnato dal corso del torrente Roburentello e poi dalla sua prosecuzione con il Corsaglia fino al Tanaro (CONTERNO 1988, 17). Insieme con Pamparato, San Michele, Niella, Cigliè e Rocca Cigliè nel 1768 entra a far parte della diocesi di Mondovì (GRASSI DI SANTA CRISTINA 1789,1,241-242).
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Pieve | Plebs Montisvici (S.Pietro di Vico): La “ecclesia de Turri" ricordata dal "Registrum" del 1345 è forse la chiesa di S.Maria, ricordata in un documento della certosa di Casotto del 1206 (CONTERNO 1988,25).
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Altre Presenze Ecclesiastiche | Parrocchia dell' Assunzione della B. V. Maria, in fraz. Piazza. Oratorio dei disciplinati; cappella di S.Bernardo. Parrocchia di S.Bartolomeo e S.Placido, in fraz. Piano, fondata nel 1911. Santuario di S.Gottardo; cappella di S.Antonio (sec. XVI) e di S.Elena, con un ciclo di affeschi romanici. Parrocchia di S.Luigi Gonzaga e S.Carlo Borromeo, in fraz. Roatta, fondata nel 1851. Cappella della Madonna del Pilone (ANNUARIO 1978 e DARDANELLO 1985,131 sgg.).
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Luoghi Scomparsi | Nessuno.
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Comunità, origine, funzionamento | Nell'accordo stipulato tra il podestà del Monteregale e il Bressano nel giugno 1258 troviamo la prima attestazione di un organismo comunitario a Torre, che, come per quelli di Montaldo, Roburent, Frabosa e Rocca de' Baldi, è rappresentato dal Comune di Mondovì (Il "Liber Instrumentorum" del Comune di Mondovì, a cura di G. BARELLI, Pinerolo 1904, B.S.S.S., 24, n. 9, p. 29). Oddone Bagnaschino è il "sindicus comunis Turris", che tratta, come rappresentante di una parte degli uomini della "Montagna", gli accordi con il Monteregale il 24 marzo 1291, in una fase in cui Torre appare strettamente legata al distretto in pieno sviluppo della villanova. Nel documento si afferma che il sindaco è stato delegato dal comune con un atto pubblico redatto nel Consiglio generale (ibidem, n. 40, p. 97).
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Statuti | Non noti.
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Catasti | Pubblico catasto della magnifica Comunità di Torre esattamente affogliato e fedelmente descritto da Libri della Misura generale di deto luogo con formazione di mappa principiato Tanno 1778 e terminato Tanno 1781", 3 voll, (il 3° figurato). Libro dei trasporti; catasto ottocentesco (l'archivio comunale non è ordinato).
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Ordinati | Dal 1773 al 1794 (2 voll.); "Libro delle proposte ed ordinati soggetti all’insinuazione, 1773-1798. Lacuna nel periodo francese. Registro degli atti consolari, 1814-... .in serie continua.
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Dipendenze nel Medioevo | Un falso documento del 10 settembre 911, inserito nel "Libro Rosso" della città di Mondovì (IURA CIVITATIS MONTISREGALIS, Monteregali 1598,195) cerca di avvalorare la tesi secondo cui, fin dalle origini di Torre, la famiglia dei Fauzone abbia avuto parte nella signoria del luogo. Nella realtà, esso rientra nella dotazione del consortile dei signori di Carassone, un ramo dei quali si intitola "de Turre" (MOROZZO DELLA ROCCA 1894-1907, I ,312). A partire dal 1159, essi devono subire l'espansione, nella zona, della chiesa di Asti, a cui, a varie riprese, cedono porzioni di loro beni allodiali per esserne reinvestiti. La dominazione del vescovo astese diventa piena ed effettiva sullo scorcio del secolo XIII, ma il "Libro Verde della Chiesa di Asti" testimonia un’alienazione dei figli del "dominus" Francesco Cadevario di Torre ancora nel 1331 (Il Libro Verde..., cit, I, n. 11, pp. 26-27).Solo molto più tardi è possibile che i Fauzone di Mondovì abbiano avuto la possibilità di inserirsi come consignori di Torre, se accettiamo la proposta del Morozzo di datare il documento del 911, autentico nella sostanza, al 1402 (MOROZZO DELLA ROCCA 1894-1907, III, pp. 11; 181; 203).
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Feudo | Il Casalis cita come detentori del feudo Alfonso Del Carretto (secolo XVI), i Sangiorgio, i Filippone, i Morozzo e i Castrucci di Magliano (CASALIS 1853,40). A metà '700 la giurisdizione spetta per intero al marchese di Sangiorgio (L.CORVESY, Relazione della Provincia di Mondovì, 1753, B.R.T., St. p. 853, p. 272). Nel 1783 appartiene ai Coardi di Carpeneto (A.C. Torre Mondovì, Ordinati).
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Mutamenti di distrettuazione | Ancora a fine '700, negli ordinati comunali il luogo di Torre viene qualificato come appartenente al marchesato di Ceva, ma non è ben chiaro quando sia entrato a farvi parte. Dal 1531 nel ducato di Savoia.
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Mutamenti Territoriali | Fino al 1843 il territorio di Torre si estendeva fino a Serra, i cui cascinali sparsi costituivano una contrada, già soggetta nello spirituale alla parrocchia di Pamparato. In quell’anno iniziano le procedure che porteranno, due anni dopo, a unire Serra a Pamparato (vedi scheda relativa). In epoca che non è stato possibile precisare (comunicazione orale del consigliere sig. Sciandra), la comunità di Torre ha scambiato la regione della Piana (ora Piana Quarelli, quasi all'ingresso del paese) con San Michele per avere l'esclusiva della fiera di S.Gottardo il secondo lunedì di maggio.
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Comunanze | Gli unici beni comuni segnalati dai "Registri degli incanti e deliberamenti" (A.C. Torre Mondovì) sono prati, detti Lame, nella regione del Fey (Lama lunga, Lama erosa, Lama larga, Lama verna)
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Liti Territoriali |
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A.C.T. (Archivio Storico del Comune di Torre Mondovì).
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Bibliografia | Cartario della Certosa di Casotto 1172 - 1326 , a cura di G.BARELLI, Torino 1957, B.S.S., 179.
G. CASALIS, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. Il Re di Sardegna, XXIII, Torino 1853, pp. 37-43. G.CONTERNO, Pievi e chiese tra Tanaro e Stura nel 1388, in La diocesi di Mondo-vì: le ragioni di una storia. Miscellanea di studi storici nel VI Centenarìo 1388-1988. Farigliano 1988, pp. 7-55. L.CORVESY, Relazione della Provincia di Mondovì, 1753, B.R.T., St. p. 853. DIOCESI DI MONDOVI', Annuario 1978, Mondovì 1978. P.DARDANELLO, Spazio religioso e paesaggio devozionale: i casi di Villanova e Torre, in Valli Monregalesi: arte, società, devozioni, a cura di G.GALANTE GARRONE, S.LOMBARDINI, A.TORRE, Vicoforte 1985, pp. 107-47. G.GRASSI DI SANTA CRISTINA, Memorie istorìche della Chiesa vescovile di Monteregale in Piemonte dall'erezione del vescovato sino a' nostri tempi, Torino 1789,1-II. IURA CIVITATIS MONTISREGALIS, Monteregali 1598. Il "Liber Instrumentorum" del Comune di Mondovì, a cura di G. BARELLI, Pinerolo 1904, B.S.S.S., 24. Il Libro Verde della Chiesa di Asti, a cura di G.ASSANDRIA, Pinerolo 1907, B.S.S.S., 25,1. E.MOROZZO DELLA ROCCA, Le storie dell'antica Città del Monteregale ora Mondovì in Piemonte, Mondovì 1894-1907, I-III. |
Descrizione Comune | Torre Mondovì
La formazione del territorio della comunità di Torre appare determinato, in origine, da tre elementi concomitanti: la presenza di un potere signorile locale incentrato su Carassone e che comprende anche i castelli e le ville di San Michele e di Vasco; la concorrenza vittoriosa del vescovo astigiano, che riesce a stabilirvi un punto fermo della sua presenza nell'area monregalese, e l'espansione della certosa di Casotto.
A queste tre forze dobbiamo l'abbondanza della documentazione per i secoli del Medioevo; la fisionomia stessa e il toponimo, come espressamente detto nell'atto del 1260 con cui gli uomini di Torre giurano fedeltà al vescovo di Asti, sono determinati dal castello "qui dicitur Turris", presso il quale il vescovo possiede una casa. L'erosione del piccolo "dominatus loci" dei signori di Carassone procede lenta, ma inesorabile, a partire dalla metà del secolo XII, né sembra arrestata o condizionata dall'inserimento dei marchesi di Ceva nella vicina San Michele. Il vescovo astigiano trova un ostacolo più consistente quando rinasce la villanova del Monteregale (1231), ed è anche per l'occupazione dei castelli di Torre, Montaldo e Roburent che il Bressano e gli uomini del Monte vengono scomunicati nel 1240. Il Monteregale vorrebbe comprendere Torre nell'ambito del suo distretto, ma i signori di Carassone, in particolare il ramo che stabilmente si denomina "de Turre", mantiene un rapporto privilegiato con il vescovo di Asti, che, nel 1331, ricorre ai Pelletta, famiglia di potenti banchieri della città, per riavere quanto concesso in feudo ai due figli del "dominus" Francesco Carlevario di Torre . Infatti costoro vendono per 1200 lire di astesi a Baldovino Pelletta del fu Galvagno di Asti la terza parte dei mulini e battitoi esistenti sul territorio del castello e luogo di Torre, coerente da tutte le parti la chiesa astigiana; la terza parte del diritto di mercato e del pedaggio; una casa, varie pezze di castagneto, un canapale, prati e vigne, alcuni fitti, il diritto di hanno. Tutto questo (più l'acquisto di Sant'Albano) per avere dal vescovo la metà della villa, castello e territorio di Cortanze; quest'ultimo aggiunge, a quanto intende scambiare, la somma di 200 lire (II Libro Verde della Chiesa di Asti..., cit, I, n. 11, pp. 26-36). Gli acquisti della certosa di Casotto si concentrano soprattutto negli anni 1220-1300, ma gli inizi sono favoriti da una vendita e da una donazione di castagneti dei signori di Carassone, rispettivamente del 1202 e 1206. Nel 1304 il monastero si trova nella necessità di costruire una strada che colleghi i beni che possiede nella zona e ottiene da diversi particolari di Torre e Pamparato la facoltà di attraversare i loro fondi privati, segno che la presenza dei certosini è ormai stabile e affermata. Nel 1311 gli uomini di Torre riescono a ottenere la metà di un appezzamento di terra boschiva oggetto di contesa, in cambio della costruzione di una strada (Cartario della Certosa di Casotto 1172 - 1326 , a cura di G.BARELLI, Torino 1957, B.S.S., 179, docc. alle pp. 15,19-20,466-468, 496-497). Questo convergere di forze può avere contribuito al delinearsi precoce di un territorio definito (la prima attestazione è nel documento del 1202), sul quale la comunità intende esercitare una qualche forma di controllo. Esso viene a incunearsi tra il distretto di Mondovì e le comunità di San.Michele, Monasterolo e Pamparato, soggette ai marchesi di Ceva. Con una sua appendice si allunga fino alla Serra; nel 1783 viene così descritto: il capoluogo è la contrada di Piazza, abitata da 15 famiglie, che si dirama in quella di Berbera, 27 famiglie; la contrada del Piano è quella più popolosa con 82 famiglie, perché controlla la strada per Mondovì. L'altra importante via di comunicazione è quella per Pamparato, sulla quale si trova la Roata Soprana, abitata da 80 famiglie; proprio sul confine vi sono i cascinali della Serra; con 39 fuochi. Per un insediamento così sparso vi è una sola parrocchia, intitolata all'Assunta, ma numerosissime cappelle, e inoltre Serra è sottoposta alla cura d'anime di Pamparato (A. C. Torre Mondovì, Ordinati, I, e. 317). I torrenti Roburentello e Casotto segnano i limiti del suo territorio; la frazione Piano si sviluppa lungo la sponda destra del Corsaglia, dove questo va a confluire nel Casotto; la Piazza invece in alto, sullo sprone che avanza verso la pianura fra le due confluenze; la Roatta Soprana sul crinale del monte, in posizione panoramica. L'intendente, nella sua visita del 1753, rileva che una buona parte del territorio, "anzi le migliori regioni del medesimo", sono di proprietà di particolari di Pamparato e Roburent, mentre la certosa di Casotto possiede circa 500 giornate, immuni fiscalmente (L.CORVESY, Relazione della Provincia di Mondovì, 1753, B.R.T., St. p. 853, p. 271). Da una convenzione del 1818 tra la comunità di Roburent e quelle di Pamparato e Torre apprendiamo che i particolari di Serra godevano "da tempo antico ed immemorabile" del diritto di poter pascolare le loro bestie in gerbidi posti nel territorio di Roburent, nelle regioni delle Turbie e del Colletto, poste a sud in coerenza di quello di Torre, e nella regione dell'Uvaglione, dai confini di Pamparato al Roburentello fino al tetto dei Cardini. Per questo diritto pagavano un canone annuo di un gallo e di una gallina, che ora viene convertito nella somma di 100 lire a benefìcio della Congregazione di Carità di Roburent (A.C. Roburent, Cat. V, ci. 1A, m. 393, n. 1). Pur permanendo nel territorio di Torre, la borgata Serra viene già chiamata "di Pamparato" ; con Lettere Patenti del 18 febbraio 1845 essa verrà staccata definitivamente dalla prima e aggregata alla seconda (A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Pamparato, m. 3,n. 11). |