Isasca

AutoriMeotto, Marco
Anno Compilazione2008
Provincia
Cuneo
Area storica
Saluzzese (Marchesato di Saluzzo)
Abitanti
112 (ISTAT 2001); 79 (BDDE 2009)
Estensione
530 ettari
Confini
A nord con Martiniana Po e Brondello, ad est con Venasca, a sud Brossasco
Frazioni
Il censimento del 2001 non segnala alcuna frazione, ma sono attualmente ancora identificabili le borgate di Balou, Castello, Colle, Meire, Meirot, Nazzari, Perotti, Poncino, Ponè, Rinaudo, Sottana superiore, Sottana inferiore, Trucco (Ottonelli 1979, p. 208), sebbene quasi tutte disabitate, ad eccezione di Poncino. Sono segnalate, nel censimento del 1871, come frazioni abitate Castello (28 abitanti) e Roccabellina (204 abitanti), un toponimo che indicherebbe la località di Roca Plina  e le borgate poste a occidente della villa centrale. Nel censimento del 1901 la frazione Castello non è più segnalata. A partire dal 1951 non è segnalata nemmeno Roccabellina.
Toponimo storico
Isascha nel 1247 nel testamento di Guglielmo di Venasca, ove si fa cenno alla località posta sul territorio di Isasca di Sancti Bartolomei attualmente non più identificabile (Ottonelli 1979, 202; Comba 2007); Ysascha nell'attestazione di versamento del cattedratico del 1386 (Chiuso 1887, I, 288; Casiraghi 1979, 115); Isasque nel periodo di dominio francese sul marchesato di Saluzzo; Isasca dall'inizio del Seicento.
Diocesi
Fino al 1511 dipende dalla diocesi di Torino, dopo l'erezione della diocesi saluzzese passa alle dipendenze di quest'ultima.
Pieve
La chiesa più antica, quella di S. Massimo dipende, secondo il documento del cattedratico del 1386, dalla pieve di Revello e non da quella di Felicetto come la maggior parte delle chiese della Valle Varaita (Chiuso 1887, I, 288).
Altre Presenze Ecclesiastiche
La presenza della chiesa di S. Massimo è evidenziata sin dal documento che attesta il versamento del cattedratico del 1386. Gli affreschi interni alla Chiesa sono datati 1545, precedente è il fonte battesimale, risalente al 1450. Di epoca posteriore sono invece le cappelle laterali; la torre campanaria risale al 1787 ed è sobriamente decorata da elementi in cotto nella parte superiore. La visita pastorale del vescovo Pichot del 1594 e quella di Marenco del 1629 segnalano la presenza di una locale Compagnia del Santo Rosario e di una Compagnia del Santo Sacramento. Nel 1745 (AD Saluzzo, Visita Porporato 1745) viene constatata anche la presenza della cappella di San Marco nell'omonima regione, nei pressi delle borgate Nazzari e Perot, situate nella comba Rocca Plina. La visita pastorale del 1763 fa segnalare anche un’ulteriore cappella intitolata a S. Chiaffredo. L'attuale edificio della cappella è però una ricostruzione di inizio Novecento.
Non si riscontrano tracce documentarie significative di alcuni dei piloni votivi tutt'ora visibili nelle strade che conducono alle borgate, tra cui il pilone della Villa, presso il capoluogo, detto anche della Porta, quello di Sant’Agata, di fronte al cimitero, il pilone della Tonda e il pilone di Roca Plina (Allemano, Damiano, Galante Garrone 2008).
Assetto Insediativo
I nuclei abitativi storici più importanti sorgono a circa tre chilometri dall'asse viario principale che corre lungo il fondovalle, fiancheggiando il corso del torrente Varaita. Ad eccezione della borgata Poncino, posta ad est di un piccolo torrente, indicato localmente come  Bial d'Isascho, il sistema abitativo più antico ruota ad occidente della villa principale in direzione della dorsale che separa la valle Varaita dalla vicina valle Bronda. Il confine storico di Brondello è tuttavia posto, sin dal medioevo, al di qua dello spartiacque tra le due valli. La borgata nota come Castello, che sorge al confine con Brossasco, potrebbe essere la sede dell'antico castello dei signori del luogo di cui le tracce documentarie sono reperibili nei documenti di investitura di Stefano da Genova del 1479 (AS Torino, Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, Protocolli dei Segretari Marchionali, Volume 4, Protocollo del Notajo e segretario del Marchese Ludovico di Saluzzo Pietro Millanesio, f. 56, Investitura concessa dal detto Marchese Ludovico di Saluzzo, à favore di Steffano di Genova, del Castello, e Luogo d'Isasca, beni, e redditi dal med.o dipendenti, per esso, e suoi Discend.ti Maschi [28 novembre 1479]).
Il comune, pur mantenendo a lungo la sua autonomia, per lo più grazie alla sua dipendenza feudale e alla posizione marginale, ha sempre avuto un'estensione limitata che lo ha sempre contraddistinto come quello con il territorio più piccolo dell'intera valle Varaita. Sviluppato su una fascia altimetrica compresa tra i 660 ed gli oltre 1300 m, a causa di una massiccia diffusione del bosco, esso ha sempre disposto di limitati spazi abitativi: nel 1594, a meno di trent'anni dalla concessione degli Statuti, la visita pastorale del legato del vescovo Pichot segnala appena 26 abitazioni abitate.
I connotati architettonici delle borgate mettono in evidenza, in particolare a Poncino e Castello, la presenza di fitti terrazzamenti, testimoni di una intensa opera di colonizzazione agricola, e di “case lunghe", tipiche dell'architettura alpina, poiché in grado di sfruttare al massimo l'esposizione solare con balconi e ampie aperture nella struttura.
Nel 1861 la popolazione censita è di 421 abitanti e tocca il suo picco nel 1911, quando vengono registrati 491 residenti. Il periodo successivo si caratterizza per un rapido e netto declino sino a scendere sotto il centinaio di unità secondo i dati più recenti.
Luoghi Scomparsi
Non vi sono attestazioni particolari, sebbene la località di San Bartolomeo (vedi Toponimo storico) sia ancora da indentificare.
Comunità, origine, funzionamento
Sebbene la dipendenza dai signori di Venasca cessi già dal 1352 e, attorno all'inizio del 1400, alcune fonti secondarie facciano risalire un'embrionale forma comunitaria autonoma di Isasca (Ottonelli 1979, 202-204), bisogna attendere gli Statuti del 1563 per trovare testimonianza dell'emersione di spinte autodeterminanti significative. È probabile che tra Quattrocento e Cinquecento la costituzione in comunità autonoma abbia avuto come momento saliente la costruzione della rete irrigua e le esigenze ad essa connesse; accanto ciò di sicuro rilievo è stata indubbiamente la difesa del patrimonio boschivo comune e indiviso dalle mire di Brossasco e di Venasca, comuni con i quali ancora nel corso del Seicento si svilupperanno svariate liti per l'accesso ai boschi e per la raccolta delle castagne.
Nel 1559, alla seconda adunanza della Congregazione generale del Marchesato, carica istituita da Enrico II dieci anni prima, Isasca invia propri delegati come le altre comunità della zona, rivelando, poco prima della concessione degli Statuti, forme di organizzazione propria, (Savio 1911, 252); nel settembre del 1589 il sindaco di Isasca, insieme a quelli degli altri comuni dell'area, è presente all'assemblea che si tiene a Saluzzo, di fronte al luogotenente generale sabaudo Michelantonio Saluzzo della Manta e al regio consigliere e siniscalco della corte sabauda Gian Francesco Porporato per prestare giuramento a Carlo Emanuele I, nell'ambito del contenzioso tra corona di Francia e Ducato di Savoia per il possesso delle terre marchionali (Raulich 1890, II, 139;  Savio 1911, 320).
Statuti
I primi e unici statuti di cui si ha notizia sono datati 1563 (Cavagna Sangiuliani 1907; Ottonelli 1979, 202).
Catasti
Del Catasto sabaudo del Settecento, presso l'Archivio di Stato, si è conservato il fascicolo dell'Allegato I, ma non si sono conservate le mappe (AS Torino, Catasto sabaudo, Libri delle misure generali e degli estimi delle province del Piemonte, Circondario di Saluzzo, Mandamento di Venasca, Isasca). Seppur in assenza di un inventario recente è presente presso il comune il Catasto nuovo del 1890.
Ordinati
Presso l'Archivio comunale di Venasca sono conservate alcune serie di ordinati dal 1822 al 1927 (AC Venasca, Categoria I, Amministrazione, Classe 8, Ordinati, Verbali e Ordinati del Comune di Isasca [1822-1927]).
Dipendenze nel Medioevo
Secondo alcune fonti (Manuel di S. Giovanni 1858; Guasco 1911) si può ipotizzare un'appartenenza medievale di Isasca al Comitato di Auriate, sotto il controllo del marchese Bonifacio Del Vasto, il quale devolvette tale possedimento, per linea ereditaria, al figlio Manfredo, divenuto poi Marchese di Saluzzo. La prima attestazione documentaria di diritti esercitati ed esercitabili sul territorio di Isasca risale tuttavia al 1247, momento in cui Guglielmo, signore di Venasca, concede all'abbazia di Staffarda il diritto di legnatico su Isasca (Ottonelli 1979, 202; Comba 2007). Se si fa risalire ai Del Vasto il diritto di giurisdizione su Isasca, a partire almeno dagli inizi del XII secolo, si può ipotizzare che la cessione del territorio al controllo dei signori di Venasca sia avvenuta nel corso del XII secolo, prima della sottomissione di questi ultimi ai marchesi di Saluzzo nel 1172.
La concessione di diritti d'uso all'Abbazia di Staffarda del 1247 non è un fatto isolato, una cinquantina d'anni prima, una concessione analoga era stata effettuata nel 1197 da parte dei figli di Guglielmo di Luserna. Appena due anni dopo nel 1199 il vescovo di Asti, da cui Staffarda dipende tramite l'Abbazia di Casanova, ratifica ufficialmente le concessioni effettuate dagli eredi di Guglielmo (Barbero 1993).
Si assiste a un nuovo mutamento quando, nella seconda metà del XV secolo, il Marchese Ludovico di Saluzzo, che punta a rinsaldare le fila della nobiltà a lui fedele nel Marchesato, promuove dodici nuove famiglie di nobiles e, tra queste, un ramo secondario e allora decaduto dei Conti de Genève. Con un'infeudazione ufficiale, avvenuta il 28 novembre del 1479, Giovanni Stefano de Genève è quindi nominato signore di Isasca (AS Torino, Corte, Paesi per Provincia, Provincia di Saluzzo, Mazzo 6, Isasca, F. 1, Donazione ed infeudazione fatta dal  Marchese Ludovico di Saluzzo a Gio di Geneva del luogo giurisdizione, beni e Redditi d'Isasca in ispecificato per esso e suoi discendenti maschi).
Più complesse si fanno le vicende successive, collegate anche alle vicende che oppongono all'interno del Marchesato gli eredi alla successione di Ludovico II. L'ingresso del Marchesato in orbita francese, ratificato dall'estinzione della casata con Gabriele nel 1548, significa per Isasca un frenetico cambiamento negli esercizi della giurisdizione. Già nel 1509 il territorio viene ceduto al francese Lodovico d'Ayans, quindi, alla morte del figlio di questi, Eustachio, passa nelle mani di Giovanni De Regges, cadetto di una famiglia di Troyes, che morirà nella difesa di Saluzzo dalla conquista francese. Il territorio di Isasca, come quello del resto del Marchesato, passa così, per circa mezzo secolo, alla diretta dipendenza del Parlamento di Grenoble, sino alla definitiva acquisizione sabauda del 1601(AS Torino Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, Protocolli dei Segretari Marchionali, Volume 7-8).
Feudo
Durante il dominio marchionale si identifica tra i feudatari del luogo un certo Chiaffredo Unda (Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, Protocolli dei Segretari Marchionali, ibidem, Volume 8, Minutaro e Protocollo di Giovanni Ferrand continenti le seguenti Investiture e Ricognizioni, f. 197, Investitura à favore di Chiaffredo Unda del Castello, e Luogo d'Isasca, Giurisdizione, beni, e redditi dal med.mo dipend.ti, alla forma delle precedenti [15 novembre 1549]), in seguito, nel corso del periodo di dipendenza dal parlamento di Grenoble si segnala l'investitura di Francesco d'Acaja del 1555 (AS Torino, Corte, Paesi per Provincia, Provincia di Saluzzo, Isasca, m. 6. f. 2, Investitura concessa dalla Camera del Delfinato a favore di Francesco d'Acaja del Castello e Luogo d'Isasca, alla forma delle precedenti. Colla procura per ottenere detta Investitura [22 novembre 1555]). Dopo l'annessione del Marchesato di Saluzzo ai dominîi dei Savoia, Carlo Emanuele I, nel 1617, concede il feudo di Isasca a Ludovico Della Chiesa, al contempo signore anche di Costigliole e Cervignasco; i Della Chiesa d'Isasca mantennero il titolo e i benefici fino al varo delle leggi sull'eversione della feudalità tra il 1836-1839 (Ottonelli 1979, 206).
Mutamenti di distrettuazione
Isasca dipende nel corso del Seicento dalla provincia di Saluzzo. Con le riforme amministrative di inizio Settecento, come il resto del Saluzzese, entra a far parte della provincia di Cuneo ma già nel 1714 è inserita nella nuova provincia di Saluzzo che viene ricostituita. Durante il periodo di occupazione francese del Piemonte, la realtà amministrativa di riferimento, come per quasi tutto il cuneese, è il Dipartimento della Stura. Dopo la sconfitta napoleonica, il regno sabaudo ricostituisce la provincia di Saluzzo e, all'interno di essa, Isasca è inserita nel mandamento di Venasca. La riforma amministrativa del 1859 porta all'assorbimento della circoscrizione amministrativa Saluzzese all'interno della provincia di Cuneo. (Atlante storico della provincia di Cuneo 1973)
Mutamenti Territoriali
Non è possibile ricostruire in modo puntuale la genesi del confine settentrionale con Brondello (vedi Comunanze). Quanto al confine meridionale è ipotizzabile che, nel corso delle dispute relative agli usi civici sulla legna e sul pascolo boschivo delle capre, che si sviluppano nel tardo Ottocento (vedi Comunanze), i comuni di Venasca e Brossasco avanzino rivendicazioni su porzioni di territorio isaschese (vedi Mutamenti territoriali in Brossasco). In particolar modo riguardo all’unione con Venasca: all'interno della comunità di Isasca, si sviluppa una polarizzazione tra gli abitanti delle borgate e quelli della villa centrale. I primi non paiono del tutto contrari all'eventualità dell'accorpamento con il comune di Venasca, a patto di poter così tutelare l'accesso alle risorse pascolative; i secondi vi si oppongono poiché vedrebbero venire meno il ruolo di centro catalizzatore che la borgata di villa ha ormai assunto. Il riassetto amministrativo dell'epoca fascista, che comporta l'aggregazione con Venasca nel 1928, si accompagna alla liquidazione definitiva degli usi civici che ha luogo nel 1941. Nel 1947 Isasca torna ad essere comune autonomo (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 102).
Comunanze
Negli Statuti del 1563 vi sono numerosi riferimenti a proprietà comuni, in particolar modo boschive. A proposito dei boschi si sottolinea come il taglio degli alberi, anche nei terreni privati, dovesse essere autorizzato dal Consiglio con una licenza scritta, così come il pascolo delle capre nelle prossimità di aree boschive o su terreni comuni di pascolo (Ottonelli 1979, 206).
Dalla Perequazione generale di inizio Settecento si rilevano le proprietà comuni concernenti boschi, pascoli e prati: “vengono indicate g.te 250 circa tra rocche nude e boschi da sartume e da pascolo, cioé di rocche g.te 100 circa ed il rimanente tra bruere e boschi”. I beni indicati sono posti presso i confini con le comunità di Brondello, Brossasco e Martiniana (AS Torino, Sezioni riunite, Seconda archiviazione, Capo 21, vol. 95, Perequazione generale, 1721).
Nel 1837 si segnala una richiesta per il pascolo di capre sui terreni dei boschi comunali; gli Ordinati Comunali dell'8 gennaio, 19 febbraio e 23 marzo (AC Venasca, Ordinati comunali Isasca, 1822-1927) precisano ove si trovino all'epoca i terreni comuni presenti sul territorio di Isasca:
  1. nel gerbido e rocche cespugliate della regione S. Eusebio a partire dalla strada che tende alla Borgata del Poni, Bricco ed Acqua pendente sino ai confini del territorio di Brondello, e fra le coerenze di Gioanni Battista Garnero a due lati, eredi del fu Michele Reynaudo ed il Combale di giornate 8 circa.
  2. nella regione di Mal Fenisso Cantone del Castello, in coerenza di Bernardino Reynaudo fu Costanzo, Marco Giordano e fini di Brossasco di giornate 3 circa
  3. nella regione detta Paschera, cantone delle Meyre e Nazzari, confinanti con li beni della Congregazione di Carità locale, eredi di Giacomo Giordano, Pietro Pasero, Giovanni Chiotti ed un vicolo denominato dell'opaco di giornate 4 circa.
  4. nella regione della Croce e Brusatà nel cantone della Ruata dei Perotti nelle coerenze della strada e le fini di Martiniana di giornate 8 circa
  5. nel cantone di Balla e Pani e Reynaudi nella regione della Rora verso ponente a partire dal Combale Bernardo a cui sono consorti Michele Dalmasso, Giacomo Formiglia, il combale di Viatta Martino e le fini di Brondello di giornate 8 circa.
  6. nella regione della Fontanella, cantone dei Reynaudi ed in coerenza di Chiaffredo Rinaudo e la strada di 1 giornata circa.
Delle circa 150 giornate di boschi e pascoli comuni rilevate a inizio Settecento se ne attestano quindi meno di una cinquantina.
Il Decreto commissariale del 22 gennaio 1941 liquida gli usi civici riscontrati assegnandoli per l'ammontare di circa 113ha alla categoria del bosco e del pascolo (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 102).
Liti Territoriali
Significative ai fini dell'assestamento delle linee di demarcazione del comune sono le liti con Venasca e Brossasco che fanno registrare due diversi picchi di conflittualità: il primo tra la seconda metà e la fine del Seicento, il secondo in seguito alla redazione del nuovo catasto a fine Ottocento (AC Venasca, Liti con Isasca, [1656-1689]; AC Brossasco, Misura del territorio [1698-1731]; Delimitazione territoriale con Isasca [1893]).
Fonti
Fonti inedite:
Al momento della redazione della presente scheda l'Archivio Comunale di Isasca, privo di un inventario aggiornato, non è ordinato e non è accessibile. Alcune serie documentarie sono conservate nell'archivio comunale di Venasca, probabilmente in seguito all'accorpamento del 1928.
 
AC Saluzzo (Archivio storico del Comune di Saluzzo),
Categoria 18, mazzo 2, n. 19, Congregazione dei Comuni, Isasca,
 
AC Venasca (Archivio storico del Comune di Venasca),
Categoria I, Amministrazione, Classe 8, Ordinati, Verbali e Ordinati del Comune di Isasca [1822-1927];
ibidem,  Classe 9, Liti, Cartt. 38-48, Liti [1597-1824];
Categoria V, Finanze, Classe 1, Cart. 31, fasc. 2, Usi Civici [1878-1927]; fasc. 4, Inventari patrimonio e carte comunali [1891];
ibidem, Classe 5, Catasto, Delimitazione comunale [1890];
 
AC Brossasco (Archivio storico del comune di Brossasco)
Parte Prima, Catasto della comunità di Brossasco,  fald. 117, fasc. 1, Misura del territorio [1698-1731]; fasc. 8, Delimitazione territoriale con Isasca [1893]
 
AD Saluzzo (Archivio Storico della Diocesi di Saluzzo)
Sezione A, Vescovi e visite pastorali, Visita mons. Pichot [1594]; Visita mons. Viale,  [1609]; Visita mons. Marenco, [1629]; Visita mons. Morozzo, [1702]; Visita mons. Porporato, [1745]; Visita mons. Lovera [1785]
 
AS Torino (Archivio di Stato di Torino)
Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, Protocolli dei Segretari Marchionali, Volume 4, Protocollo del Notajo e segretario del Marchese Ludovico di Saluzzo Pietro Millanesio, f. 56, Investitura concessa dal detto Marchese Ludovico di Saluzzo, à favore di Steffano di Genova, del Castello, e Luogo d'Isasca, beni, e redditi dal med.o dipendenti, per esso, e suoi Discend.ti Maschi [28 novembre 1479]; ibidem, f. 58, Vendita del Marchese Ludovico di Saluzzo, à favore di Steffano di Genova, del Castello, e Luogo d'Isasca, per il prezzo di Scudi 306 [4 dicembre 1479]
ibidem, Volume 7, Registro degli Omaggi e Fedeltà prestate dalli Vassalli e Communità del Marchesato di Saluzzo al Re Enrico di Francia, f. 34, Omaggio della Communità d'Isasca al Re Enrico di Francia [18 settembre 1548]
ibidem, Volume 8, Minutaro e Protocollo di Giovanni Ferrand continenti le seguenti Investiture e Ricognizioni, f. 197, Investitura à favore di Chiaffredo Unda del Castello, e Luogo d'Isasca, Giurisdizione, beni, e redditi dal med.mo dipend.ti, alla forma delle precedenti [15 novembre 1549]
Corte, Paesi per Provincia, Provincia di Saluzzo, Isasca, m. 6. f. 1, Donazione, ed Infeudazione fatta dal Marchese Ludovico di Saluzzo, a Gio. di Geneva, del Luogo, Giurisdiz.ne, beni, e redditi d'Isasca ivi specificati per esso, e suoi Discendenti maschi [28 novembre 1479]; ibidem, f. 2, Investitura concessa dalla Camera del Delfinato a favore di Francesco d'Acaja del Castello e Luogo d'Isasca, alla forma delle precedenti. Colla procura per ottenere detta Investitura [22 novembre 1555];
Corte, Paesi per A e per B, Busca, m. 51, f. 19, Copia autentica di Investitura concessa in feudo nuovo dal Duca di Savoja Carlo Emanuele al Consigliere di Stato e Senatore Ludovico Chiesa, del Luogo territorio e Giurisdizione d'Isasca, e di parte dei molini, ressi, battitore, trojetto e cinque edifici del luogo di Busca, già spettanti al fu Cap.no Stefano Signorile [11 dicembre 1619];
Corte, Paesi per A e per B, Isasca, m. 2, f. 4, Acquisto d'una casa da parte del comune d'Isasca ad uso delle scuole e cessione d'un'altra a favore della Parrocchia [1835]; ibidem, f. 5, Pascolo capre su boschi comunali [aprile-maggio 1837]; ibidem, f. 6, Lagnanze contro l'amministrazione comunale - Usurpazione di terreni comunali da parte di privati [1841-1842]; ibidem, f. 7, Vendita di beni comunali [luglio 1843];
Sezioni Riunite, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21, Provincia di Saluzzo, voll. 80, 92 e 95, Beni comuni ed immuni distinti per qualità [1721]
Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Sabaudo, Allegato I. Libri delle misure generali e degli estimi delle province del Piemonte, Circondario di Saluzzo, Mandamento di Venasca, Isasca [1702-1730]
 
CLUC (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici)
Provincia di Cuneo, cartella 102, Isasca, Decreto di assegnazione a categoria, [22 gennaio 1941]
Bibliografia
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Descrizione Comune
Isasca
La conformazione del territorio di Isasca è il frutto di pratiche che si sono sovrapposte nel corso dei secoli dell'età moderna, soprattutto in relazione con i più ambiziosi comuni vicini di Venasca e Brossasco a sud e Brondello a nord.
Isasca è il comune meno esteso di tutta la valle Varaita, resosi definitivamente autonomo dalla vicina Venasca solo nel momento di declino del Marchesato di Saluzzo, poco prima dell'acquisizione definitiva delle terre marchionali da parte del Ducato di Savoia. I confini che delimitano attualmente il territorio comunale di Isasca si discostano significativamente dalle evidenze morfologiche del territorio e alla realtà orografica e sono probabilmente il frutto di negoziazioni sviluppatesi nel tempo. Si può ipotizzare che la debolezza rivendicativa di Isasca nel tardo medioevo abbia permesso al comune di Brondello di mantenere ampie fasce di bosco ben al di sotto dello spartiacque intervallivo.
L'emergere di una comunità autonoma si delinea pienamente alla metà del Cinquecento, soprattutto come la conclusione del tentativo di sottrarsi a Venasca, dalla quale tornerà tuttavia a dipendere con l'accorpamento fascista del 1928. Collegato a questa tensione storica è anche il probabile spostarsi del centro di riferimento dalla località Castello, ben più vicina al fondo valle e ai confini di Brossasco e Venasca, all'attuale borgata centrale, posta ad alcuni chilometri di distanza. Non vi sono elementi sufficienti per affermare che lo spostamento dei centri aggregativi principali lontano dal luogo ove aveva sede l'istituzione signorile nel tardo medioevo sia il segnale di una tensione tra signori e comunità, ma è un'ipotesi che non va scartata se si osservano le dinamiche di altri comuni della zona (Barbero 2009, 340).
A partire dalla piena età moderna i centri di aggregazione principale e di produzione rituale sembrano diventare essenzialmente due: la villa centrale con la parrocchiale di S. Massimo e le borgate poste nella conca ad ovest con la cappella di San Marco.
Le tensioni con Venasca, probabilmente mai del tutto sopite se si osservano le liti di confine che caratterizzano il tardo Seicento e il Settecento (AC Venasca, Liti, 1656-1689), si riaccendono nell'età post-unitaria quando il Consiglio provinciale di Cuneo presentò richiesta di soppressione del Comune. Tale procedura, fermata dal ricorso presentato dall'amministrazione comunale di Isasca al governo, si inserisce in un contesto di forti tensioni interne alla comunità soprattutto in relazione ai diritti d'uso sulle proprietà comunali (boschi, pascoli, bruere, gerbidi). Contestualmente a un maggiore sviluppo delle attività agricole e di allevamento nell'intera valle, alcune famiglie di Isasca investono le proprie risorse nell'allevamento delle capre negli anni Trenta e Quaranta dell'Ottocento: è in questo lasso di tempo che prende piede un lungo contenzioso tra l'amministrazione e singoli residenti relativamente all'uso pascolativo di alcune terre. (AS Torino, Corte, Paesi per A e per B, Isasca, m. 2, f. 5, Pascolo capre su boschi comunali [aprile-maggio 1837]; ibidem, f. 6, Lagnanze contro l'amministrazione comunale - Usurpazione di terreni comunali da parte di privati [1841-1842]; ibidem, f. 7, Vendita di beni comunali [luglio 1843]). Il possesso fondiario allodiale e la consistenza dei beni comuni (pascoli e boschi) erano stati attestati come poco significativi sin dalle rilevazioni sabaude di inizio Settecento, sebbene già allora si fossero manifestate delle difficoltà nelle misurazioni delle proprietà comunali (AS Torino, Sezioni Riunite, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21, Provincia di Saluzzo, voll. 80, 92 e 95, Beni comuni ed immuni distinti per qualità [1721]).
La volontà di accedere ai boschi di castagne da parte degli abitanti dei comuni di Brossasco e Venasca e le liti di confini tra abitanti di borgate (AC Venasca, Liti, 1836-1842) facenti riferimento a diverse comunità potrebbero essere la causa dello spostamento dei confini lungo il perimetro attuale, comportando una riduzione nei pressi della borgata Tonda di Brossasco e delle Meire del Mulin di Venasca (AC Brossasco, Parte Prima, Catasto della comunità di Brossasco,  fald. 117, fasc. 1, Misura del territorio [1698-1731]; fasc. 8, Delimitazione territoriale con Isasca [1893]).
Lo sfruttamento dei boschi per il legname rivestì a lungo il ruolo di attività principale della comunità, affiancata probabilmente dalla raccolta delle castagne, entrambe pratiche all'origine dei contenziosi con le comunità attigue. Nella prima metà dell'Ottocento, secondo la relazione statistica dell'intendente Eandi (1835), Isasca si distingueva per la produzione annua di oltre duemila rubbi di carbone di faggio messi in vendita sulla piazza di Saluzzo. È probabile che, come proverebbe il trend demografico in netta ascesa, nel corso del XIX secolo la pressione sulle risorse ecologiche disponibili aumenti la conflittualità interna alla comunità, al punto che gli abitanti delle borgate della conca di Rocca Plina sembrerebbero persino disposti ad accettare l'accorpamento con Venasca proposto dall'amministrazione della Provincia di Cuneo, mentre ad opporsi spiccherebbero i residenti nella borgata di villa.