Autori | Colombo, Emanuele |
Anno Compilazione | 2012 |
Provincia | Verbano-Cusio Ossola
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Area storica | Valle Strona (fa attualmente parte della Comunità Montana dello Strona e Basso Toce)
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Abitanti | 143 (ISTAT 2011)
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Estensione | 806 ettari.
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Confini | Valstrona, Anzola d'Ossola
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Frazioni | Forno di Omegna, Marmo, Località Fontana
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Toponimo storico | Il toponimo potrebbe costituire il diminutivo realizzato mediante il suffisso -eolus della voce tardo-latina massa, con il significato di "fondo, podere" (Pellegrini 1990, 190).
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Diocesi | Novara
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Pieve | Fa parte del vicariato di Luzzogno. Il vescovo Bascapè annovera nel 1615 le parrocchie della valle come ancora unite ad Omegna. Dopo l'erezione a parrocchie di Sambughetto nel 1639 e Campello nel 1749 la valle fu staccata da Omegna e costituito il vicariato di Luzzogno (Bascapè 1612; Bazzetta de Vemenia 1914).
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Altre Presenze Ecclesiastiche | La parrocchiale della Beata Vergine Maria Assunta risulta consacrata nel 1606 dopo che la cura si separò da quella di Luzzogno nel 1590. A sua volta, Luzzogno si era separata dalla cura di Omegna nel 1455 (ASCM, b. 120, fasc. 1, Congrua parrocchiale con copie di istrumenti 1454-1455).
All'interno della parrocchiale esistono l'altare della Beata Vergine del Rosario con relativa società del Rosario, una confraternita del Santissimo Sacramento e la dottrina cristiana (ASDN, Visite pastorali, cart. 299, f. 660, Massiola, 3/6/1759, vescovo Balbis Bertone). Nel 1759 sono ubicati entro il territorio parrocchiale ben sei oratori, ovvero l'oratorio SS. Anna e Carlo a Fornero; quello di S. Andrea, vicino a Piana; l'oratorio S. Marta nella frazione Marmo, in cui risulta anche eretta la confraternita omonima, aggregata a quella del Santissimo Sacramento della parrocchiale; l'oratorio della Beata Vergine Maria Dolorosa, sita in finibus Parochiae; l'oratorio S. Margherita, distante un miglio e posta lungo una "via in descensum angusta et difficili"; infine, l'oratorio di S. Giuseppe (Ibid., 29/5/1759, vescovo Balbis Bertone).
Il beneficio parrocchiale risulta formalmente di libera collazione ma in pratica è di nomina comunitaria, tanto che (come nelle parrocchie vicine) il sacerdote è stipendiato dalla comunità. "La comunità annualmente è tenuta dare al parroco la congrua metà a S. Pietro e l'altra al S.Natale", per strumento rogato il 23/9/1599. "Ogni famiglia è tenuta dare ogni anno un formaggio in peso di lire una" al parroco, oltre ad un carico di legna grossa, secca e forte. Nel caso di infermità o vecchiaia il parroco deve rilasciare alla comunità un terzo dello stipendio, da utilizzare per assumerne un altro. La comunità finanzia inoltre due messe da tenersi nell'oratorio di S. Giuseppe (ASDN, Teche parrocchie, Massiola, t. 1, fasc. Inventari. Inventario del beneficio parrocchiale di Massiola, 10/4/1827). Dagli strumenti di fondazione dei benefici, risulta che questi ultimi erano fondati pressoché esclusivamente sulla rendita di capitali (censi) (ASDN, Teche parrocchie, Massiola, t. 2, fasc. Erezione di benefici; Erezione cappellania sotto il titolo del suffragio del 16/5/1732; Strumento di fondazione. Riunione della confraternita della buona morte, e suffragio di S. Giuseppe nella chiesa del Colletto del 19/3/1732, in part. foglio segnato D, Nota de capitali che s'assegnano per dote del beneficio sotto il titolo del sufragio e buona morte da erigersi nell'oratorio di S. Giuseppe del luogo del Colletto parrocchia di Massiola).
Nella comunità è inoltre presente una Confraria di S. Spirito (ASCM, b. 113, fasc. 2, Della comunità e S.Spirito, Libro nel quale si descriveranno li redditi e capitali, censi come altresì li particolari obbligati alla Confraria di S.Spirito, 1787-1817).
A causa della distanza dall'insediamento principale del paese, tuttavia, la parrocchiale perde progressivamente di importanza. Nel 1942, sappiamo dal sagrestano, interrogato in merito a un furto avvenuto nella chiesa, che "In detta chiesa parrocchiale, per la distanza dall'abitato, si celebrano le funzioni soltanto nei giorni festivi durante l'estate e solo nelle solennità durante l'inverno. In tale chiesa non si conserva mai di notte il Santissimo Sacramento, che è invece conservato nell'oratorio di S. Marta, situato nel centro del paese, oratorio in cui normalmente si celebrano le funzioni" (ASDN, Teche parrocchie, Massiola, t. 3, fasc. Carteggio generico. Parrocchia di Maria SSma Assunta in Massiola, Processo per il furto sacrilego commesso nella chiesa parrocchiale di Massiola. Interrogatorio del teste Albertini Oreste, sacrestano, 27/5/1942).
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Assetto Insediativo | Comunità a insediamento poli-centrico. Si riscontra la presenza di due frazioni, Marmoro e Piana, situate lateralmente allo Strona (Casalis), nonché di una serie di installazioni religiose chiaramente connesse a micro-insediamenti, e che acquistano importanza nel corso dei secoli, tanto che nel corso del Novecento la parrocchiale si trova ormai al di fuori del paese.
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Luoghi Scomparsi | Non ci sono attestazioni
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Comunità, origine, funzionamento | La comunità intesa da un punto di vista amministrativo sorge relativamente tardi. Fiscalmente e giurisdizionalmente, Massiola risulta infatti per tutta l'età moderna una dipendenza di Omegna. Come spiega il console nel corso dell'indagine preparatoria per il catasto di Carlo VI, "La detta comunità viene censita dal comune dominante di Omegna in lire 14 soldi 15 di estimo, qual lira porta seco un aggravio al presente di circa lire 20 per cadauna" (ASM, Confini parti cedute, cart. 24, fasc. 13, Communis Massiolae, 24/6/1722). Le spese relative alla giurisdizione venivano poi divise all'interno delle varie terre della pieve seguendo un estimo.
Sui rapporti con Omegna si discute in particolare nel corso di una disputa sorta tra quest'ultima e le comunità della valle, che poco dopo il passaggio del Novarese al Regno di Sardegna nel 1743 avevano dato vita a proteste per una nuova ripartizione dei carichi. I tumulti avevano visto il loro apice nel "numeroso concorso di uomini armati nel borgo di Omegna", per protestare contro i regolamenti annonari introdotti dopo il passaggio allo Stato sabaudo. Le richieste delle comunità di valle intendevano in particolare ridiscutere le modalità di governo e di ripartizione dei carichi della pieve. Il governo della pieve spettava ad Omegna, che poteva disporre di tre voti su quattro nel consiglio generale, nonostante avesse un estimo di gran lunga inferiore rispetto alla somma delle altre terre. Una prima, embrionale forma di organizzazione politica della valle Strona esclusa Omegna, allorché il 23/10/1747 e 30/11/1748 si riuniscono due consiglieri per comunità a Casale Corte di Cerro in casa di Carlo Giuseppe Giano, non ebbe seguito (Cane 1907, 174).
La convenzione stipulata in seguito ai tumulti avrebbe dovuto riformulare le modalità di governo della pieve, assegnando la carica di sindaco generale a un forese, ma non fu osservata da Omegna. Dopo una lunga controversia di fronte al Senato di Piemonte, le comunità della valle furono liberate con sentenza senatoriale del 13 giugno 1757 dalle imposizioni relative al maestro, medico, e quaresimalista, di cui godeva quasi esclusivamente Omegna (Bazzetta de Vemenia 1914, 322-23). Il funzionamento politico della valle non fu però intaccato. Alla data del 1756, la pieve di Omegna contava 20 comunità fiscalmente obbligate in solido. All'interno del riparto, Massiola figurava avere un estimo di 14 lire e cinque soldi (Bazzetta de Vemenia 1914, 322-23).
Il modo di costruire la comunità segue dunque altre vie rispetto a quella fiscale e giurisdizionale, e si riassume soprattutto in due aspetti, vale a dire nella gestione dei diritti di pascolo, e nel finanziamento della prebenda parrocchiale. Quest'ultimo tema è testimoniato, come anche nei casi delle vicine Loreglia e Germagno, dal fronte delle spese comunali. Le prime deliberazioni conservate del consiglio comunale rimontano soltanto al 1822 (ASCM, b. 5, Deliberazioni 1822-1832). In precedenza, erano sicuramente attivi a Massiola due consoli, come i processetti preparatori per il catasto del 1722 dimostrano.
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Statuti | Gli statuti sono quelli di Omegna e pieve, in cui rientrava Massiola. Tali statuti sono compilati a partire dal 1384 con aggiunte fino al 1622 (Statuta sive legge municipale totius Communitatis, universitatisque Eumeniae et plebis, condita sub felici regimine illustrissimi et eccellentissimi DD Galeaz. Vicecomitis et comitis Virtutum Mediolani, imperialisque vicarii generalis sub anno MCCCCLXXXIV excepta a Joan. Bapt. Zanoia publico novariensis etc. Eumeniae MDCXXII, 308 fogli.Bazzetta de Vemenia 1914, 415; Statuta Eumeniae, in Statuti del Lago d'Orta del secolo XIV).
A livello locale esistono numerosi regolamenti relativi al pascolo, alla polizia rurale (cfr. in particolare ASN, Prefettura affari speciali dei comuni I versamento, b. 440, fasc. 3, Tasse comunali. Estratto dal Regolamento di polizia rurale e sul pascolo pel comune di Massiola, approvato dall'On. Deputazione provinciale addì 18 novembre 1870 e da S.E. il Ministro d'Agricoltura, Industria e Commercio il 6 aprile 1871; Ivi, b. 441, Regolamento sul pascolo comunale, approvato il 28/6/1870, articoli 4, 5, 6, 10).
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Catasti | Nell’archivio comunale esistono un catasto dei beni di seconda stazione del 1773 (ACSM, b. 112, fasc. 1, Catastino di Massiola. Catasto dei beni di seconda stazione, 1773) e un registro delle mutazioni di proprietà che cominciadal 1797 (ACSM, b. 114, fasc. 1, Registro delle mutazioni di proprietà, 1797-1863). Secondo i processetti preparatori, "Il cattastro vi è ma non distingue tutto il perticato ma solo il poco godibile" (ASM, Confini parti cedute, cart. 24, fasc. 13, Communis Massiolae, 24/6/1722).
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Ordinati | Le deliberazioni del Consiglio comunale partono dal 1822 (ASCM, bb. 5-17, 1822-1928).
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Dipendenze nel Medioevo | Le dipendenze medioevali di Massiola, assieme a quelle della Valle Strona, si desumono da quelle di Omegna a cui il luogo è sempre stato unito. Nel 1117 il vescovo di Novara Riccardo investì i conti di Crusinallo del diritto di riscuotere le decime ecclesiastiche della Pieve di Omegna. Con la convenzione dell'11 agosto 1221 il comune di Novara fece acquisto dai conti di Crusinallo di Omegna, Crusinallo, Scona, Mesima, Gattico, per la cifra di 1.300 lire imperiali. In seguito, nel corso delle lotte intestine per il controllo del Novarese, la fazione risultata vincitrice (la cosiddetta pars rotonda, i Ghibellini) effettua nel 1311 una spedizione armata contro la parte guelfa, rifugiatasi a Cerro e Crusinallo dopo la fuga da Novara. L'anno seguente, nel 1312, Omegna si costituisce come libero comune passando così sotto la giurisdizione di Novara, a sua volta sotto il dominio di Milano. Nel 1361 i Visconti intraprendono un'azione contro Omegna distruggendone il castello sul Poggio Mirasole e i resti difensivi di Crusinallo, i cui nobili erano già in gran parte emigrati. Nel 1397 con diploma del 25 gennaio Omegna con i paesi dipendenti e la valle Strona entrarono a far parte della contea di Angera all'interno del Ducato visconteo.
A Chesio si trasferiscono intanto i Cani, nel 1425, parenti di quel Franco Cane condottiero dei Visconti e padrone del Novarese fino al 1412. Nel 1447, dopo la morte di Filippo Maria Visconti, viene proclamata la Repubblica Ambrosiana che riconosce Omegna terra libera. Il 5 maggio del 1450 Omegna e Valstrona vengono infeudate ai Borromeo, ai quali Ludovico il Moro le toglie nel 1494. Alla sua caduta, cinque anni dopo, Omegna e le terre dello Strona vengono nuovamente concesse ai Borromeo in cambio di una grossa cascina situata alle porte di Milano (Cane 1907; Bazzetta De Vemenia 1914; Andenna 1982; Beretta 1974; Cavalli 1980).
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Feudo | Le vicende di Massiola in quanto feudo sono storicamente legate a quelle di Omegna, entro la quale risulta essere sempre stata compresa. Come tale, pur trovandosi vicino al feudo vescovile della Riviera d'Orta non ne faceva parte. La Riviera intesa come signoria comprendeva infatti i territori del Lago d'Orta inferiore, con Gozzano e Soriso, ma non Omegna, che costituiva la Riviera Superiore.
La prima infeudazione di età moderna risulta quella ai Borromeo il 5 maggio del 1450, rinnovata nel 1499 dopo essere stata revocata da Ludovico il Moro nel 1494. I Borromeo avevano ottenuto anche il privilegio di libera escavazione nelle miniere dell'area. Per tutta l'età moderna risulta infeudata con la Valle Strona ai Borromeo fino al 1756 (Cavalli 1980, 151). Omegna costituiva a fine Quattrocento la sede di una delle dieci podesterie dello "Stato Borromeo" (Meschini 1995, 104).
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Mutamenti di distrettuazione | Dal 1535 il Novarese entra a far parte della dominazione spagnola. Dal 1560 circa si costituisce il Contado di Novara, cioè l’istituzione per la riscossione dei carichi fiscali dalle comunità rurali (Gnemmi 1981). Massiola, in quanto terra della giurisdizione di Omegna, non ne fa però parte. Secondo la descrizione fiscale dello Stato del 1626, invece, la terra di "Massayola", conteggiata in 694 pertiche milanesi, rientra attraverso l'appartenenza ad Omegna in un'area conosciuta come "Lago Maggiore". Come tale, essa è censita all'interno del Ducato di Milano e non del Contado di Novara. Nel complesso la giurisdizione di Omegna risulta tassata in 1046 lire (Descritione 1626).
Omegna e la Valstrona passano con la pace di Aquisgrana del 1743 al Regno di Sardegna. Con la Repubblica Cisalpina, entrata in vigore nel 1800, il cantone d'Omegna (sottoposto al V distretto con sede ad Arona) entrò a far parte del dipartimento dell'Agogna nella Repubblica Cisalpina. Nel 1805 figura come sottoposto alla Vice-prefettura di Arona. Dal 1815, dopo il ritorno all'interno del Regno di Sardegna, Massiola fa parte del mandamento di Omegna, provincia di Pallanza (Casalis). Con il regio editto del 10/11/1818, Omegna venne costituita in mandamento, appartenente alla giurisdizione del Senato di Piemonte, divisione di Novara e provincia di Pallanza.
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Mutamenti Territoriali | Tutta l'area è stata generalmente soggetta a mutamenti territoriali rilevanti, sia a livello locali con tentativi delle frazioni di separarsi dal corpo delle comunità, sia a livello centrale con progetti di aggregazione della vallata. Fin dall'età napoleonica, erano state promosse inchieste per aggregare la vallata, come ad esempio ci informa un questionario relativo a Fornero, che si era proposto quale collante della corona di insediamenti della Val Strona. Fornero dichiarava di essere “comune il più piccolo della valle e forse del dipartimento si è sempre da lungo tempo retto ed amministrato da se senza ostacoli, perché quei pochi individui che vi si trovano in puro sentimento di patriottismo si prestano ad ogni sorta d’impiego, a cui vengono chiamati gratuitamente”, “onde perdurando nel presentaneo suo stato ne sentirebbe più utile di qualunque aggregazione immaginabile”. Tuttavia, si fa notare che l’intera valle, aggregata, non raggiungerebbe i 3.000 abitanti: “allora Fornero se è lecito far dal grande al piccolo de’ paragoni, se non è superbia il dirlo, propone e ricorda l’esempio dell’Aia nell’Olanda”, considerando “l’osservazione della centralità di Fornero rapporto agli altri comuni della valle; della facilità della strada non montuosa, e per conseguenza dell’accesso al medemo con pari distanza da ogni parte” (ASN, Dipartimento dell'Agogna, cart. 552, risposta di Fornero al prefetto del 7/11/1807).
Il progetto di riunione della valle in un unico comune fu realizzato in età fascista. Il comune di Valstrona fu costituito concentrandone sette: Forno, Fornero, Germagno, Loreglia, Luzzogno, Massiola e Sambughetto, giustificando la nuova amministrazione comunale attraverso una determinazione geo-fisica (il cosiddetto bacino dello Strona) (Beretta 1974; Regio Decreto N. 2521 del 22/12/1927). Il nuovo comune sarebbe nato ufficialmente il 28 gennaio del 1928, con l'aggiunta nel 1929 anche di Campello dei Monti.
Subito dopo la seconda guerra mondiale, iniziò tuttavia un dibattito riguardante una nuova separazione di alcuni aggregati da Valstrona, ovvero Massiola, Loreglia e Germagno. in particolare, il 21 settembre 1949 venne portata in Parlamento una proposta firmata da Scalfaro e Menotti per la separazione di Massiola (Proposta di legge d'iniziativa dei deputati Scalfaro e Menotti, n. 763, annunziata il 21 settembre 1949). La separazione, consensuale, era secondo i relatori fondata sulla buona situazione finanziaria di Massiola, garantita in particolare dalla proprietà di boschi.
Ciò portò il 9 giugno 1955 alla cessione di territorio da parte del comune di Valstrona, e alla ricostituzione dei comuni di Germagno, Loreglia e Massiola (D.P.R. N. 416 del 02/04/1955).
In precedenza, il maggior mutamento territoriale riguardante il comune amministrativo di Massiola era stato il distacco della frazione Piana, con relativa aggregazione al comune di Fornero (Regio Decreto N. 2607 del 21/07/1884). La discussione sulla scissione aveva comportato negli anni precedenti un lungo dissidio di Massiola. La richiesta da parte di Piana datava “Sino dal 5 maggio 1870 (allorché) la maggioranza dei pochi elettori di Piana, piccolo gruppo di case, che dista dal centro del comune di Massiola venti minuti, chiedeva al sig. Prefetto di Novara la separazione della da loro denominata frazione di Piana dal comune di Massiola per unirlo al limitrofo comune di Fornero”. Fornero notava in proposito che non esisteva “circoscrizione territoriale tra Piana e Massiola né di comune dé di parrocchia” e che quindi non si trattava di una vera e propria frazione (ASN, Prefettura, Affari generali, II, cart. 553, A sua Eccellenza il Ministro degli Interni, Supplica della Giunta municipale di Massiola in opposizione alla segregazione da Massiola della regione Piana per essere unita al comune di Fornero, 8/6/1875).
Nell'avallare l'operazione, il Ministero dell’Interno sottolineava che Piana aveva maggiori relazioni con Fornero: “è da considerare che i caratteri costitutivi della vera frazione furono ripetutamente riconosciuti e fino all’evidenza dimostrati per la frazione la quale non solo ha interessi distinti da quelli del capo luogo ma ne rimane disgiunta da profondi burroni privi per molti mesi dei raggi solari. Massiola è ad 800 metri sopra il livello del mare, Piana a 598, Fornero a 600, dove gli abitanti di Piana occorrono come al loro centro naturale per una strada carrozzabile in cinque minuti mentre non vanno al capo luogo fuori dei casi di assoluta necessità non bastando tre quarti d’ora per un sentiero disagiato e coperto di nevi e di ghiaccio nel lungo inverno”. Due argomenti decisivi erano inoltre rappresentati dal tema delle scuole, poiché i pianesi si servivano di quelle di Fornero, e degli usi civici. Secondo il ministero, i terrieri di Piana non potevano infatti godere dei beni comuni di Massiola. I due maggiori proprietari di Piana presentano nel frattempo venti estratti di catasto autentici per dimostrare che essi posseggono 4,32 ettari in Massiola, contro i 28 in Fornero (ASN, Prefettura, Affari generali, II, cart. 553, 22/4/1885). Piana stava giocando in quegli anni un ruolo importante nel territorio, grazie in particolare a un'opera pia fondata nel 1861 da Bartolomeo Piana che garantiva la condotta medica per tutta la valle, con un medico residente nella frazione (ASCM, b. 51, fasc. 1, Corrispondenza e atti dell'O.P. Piana e del Consorzio medico della Valle Strona, 1860-1912; vedi anche b. 22, fasc. 2, Separazione della frazione Piana). L'unica comunità a non accettare fu Germagno (Bazzetta de Vemenia 1914, 153).
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Comunanze | Secondo una relazione del geometra Arturo Porzio, nel 1938 vi erano a Massiola 502 ettari di beni comuni, interamente sottoposti a usi civici, cioè pascolo, legnatico e stramatico (CLUC, b. 69, Valstrona, Fasc. Val Strona costituito con RD 22/12/1927 dei soppressi comuni di Fornero, Forno, Germagno, Loreglia, Luzzogno, Massiola, Sambughetto, Relazione sulle risultanze dell'istruttoria eseguita per l'accertamento degli usi civici nel comune di Valstrona (Novara) del 4/8/1938, geometra Arturo Porzio). La relazione accerta che "In parecchie di queste disciolte comunità, esistevano dei consorzi fra i frazionisti di ciascun comune o fra frazioni di diversi comuni, consorzi però che o tacitamente o con donazioni hanno rinunziato alla loro amministrazione a favore del comune sede del consorzio". La devoluzione era avvenuta nei primi anni del Novecento, con la trasmissione del controllo sugli usi civici ai comuni (nella vicina Loreglia l'atto è del 1906). In cambio, ciascuna famiglia pagava "una tassa annuale di godimento beni a seconda dei componenti la famiglia e del bestiame posseduto", con un incasso di circa 3000 lire annue nel 1926. Le regioni in cui si concentrano gli usi civici sono Vallata o Colle, Vardaccia, Fontanabuona, Cortetto, Oro Odasca, Canaloni, Barrei (CLUC, b. 43, Massiola, Fasc. Atti specifici, risposta del sindaco di Massiola al commissario del 28/5/1926).
Precedenti normative comunali mostrano una complessa regolazione del godimento degli usi civici. Per quanto riguarda gli alpeggi, era vietato condurre il bestiame alle alpi prima del quindici giugno, e di scaricare le alpi stesse prima del quindici settembre di ogni anno. In questo periodo non era permesso ad alcuno di tenere nei pascoli più di una capra per fuoco ed era proibito prendere animali di forestieri a soccida, se non dietro pagamento (ASN, Prefettura affari speciali dei comuni I° versamento, b. 440, fasc. 3, Tasse comunali. Estratto dal Regolamento di polizia rurale e sul pascolo pel comune di Massiola, approvato dall'On. Deputazione provinciale addì 18 novembre 1870 e da S.E. il Ministro d'Agricoltura, Industria e Commercio il 6 aprile 1871; Ivi, b. 441, Regolamento sul pascolo comunale, approvato il 28/6/1870, articoli 4, 5, 6, 10).
Il regolamento di polizia rurale stabiliva invece che "Nelle circostanze in cui questi terrieri si recheranno nelle boscaglie comunali per far legna per proprio uso, non potranno appropriarsi se non se legna di nocciolo e genestre, essendo assolutamente vietato il taglio di qualsiasi altra pianta, a pena dei danni e delle multe sancite dalla legge". Fermo restando che "Resta proibito a questi terrieri di tagliare e raccogliere l'erba nei pascoli comunali dal primo marzo al primo agosto d'ogni anno ed a chicchessia sarà inoltre proibito di tagliar l'erbe nei luoghi ove sogliono pascolare le bovine nei pascoli comunali, a partire dal primo maggio a tutto settembre d'ogni anno" (ASN, Prefettura affari speciali dei comuni I° versamento, b. 440, fasc. 12, Regolamento di polizia rurale per il comune di Massiola, articoli 10 e 14). Un altro più dettagliato regolamento stabiliva che: "art. 1, Ogni comunista sarà in diritto di raccogliere le legne aride e secche nei boschi comunali, senza arrecar però danno alle piante inalberate per uso proprio però unicamente e senza poter farne smercio alcuno; art. 2, ogni comunista avrà pure la facoltà di raccogliere strame e fieni nei beni e pascoli comunali, servati i diritti competenti a quegli alpeggiani che affittano dal comune art. 3, Per tali concessioni il comune compilerà annualmente un (...) quinternetto delle rendite pel godimento dei beni in natura, comunali, ponendo in esso due categorie, tassando nella prima in lire 5 coloro che stimerà poter fare raccolto maggiore, ed in lire 2e50 gli altri". La raccolta di legna secca e fieno, lo stramagliare, ed il ferrare, erano permesse solo dal primo marzo al 30 maggio; e dal primo agosto al 31 ottobre di ogni anno, "onde il signor sindaco possa mandar tratto tratto il messo comunale (...) e sorvegliare quelle località che vi è permessa la goldita della legna secca e del fieno, e vedere se vi fanno cose illecite". Era vietato inoltre di entrare nei boschi di notte e "l'andarvi muniti di seghe, tronconi, o scuri".
Secondo il comune, il godimento degli usi civici era in diretta contrapposizione con il sistema degli affitti comunali: "Questi articoli avendo col fatto incontrato sempre l'approvazione del popolo (...) osservando che dare invece in affitto i singoli nostri beni comunali, sarebbe una rovina del paese che vive sul prodotto del gregge e la massima delle rovine pel povero, che senza beni comunali diverrebbe privo di quei mezzi con cui dar alimento e vita al gregge suo all'unico suo podere" (ASN, Prefettura affari speciali dei comuni I° versamento, b. 440, fasc. 12, Regolamento relativo alla tassa imposta per godimento in natura dei beni comunali, 3/12/1868).
La pratica dell'affitto era comunque utilizzata in merito ad alcuni appezzamenti, in particolare per quanto riguarda l'Alpe Facchero (ASN, Prefettura affari speciali dei comuni I° versamento, b. 440, fasc. 6, Acquisto, vendita di terreni e case comunali, Comunicazione della Sotto-prefettura del 1/12/1903. Il consiglio comunale "accorda a trattativa privata l'affitto dell'alpe Facchero a certo Carlo Vercella Marchese da 18 anni fittavolo dell'alpe stessa"; ASCM, b. 62, fasc. 1, Alpe Facchero, 1616-1916; Ivi, fasc. 24, Affittamento alpe colle Facchero, 1913-22).
Vari atti testimoniano anche di frequenti vendite di terreni da parte della comunità, in particolare dei beni usurpati ma non solo (ASCM, b. 62, fasc. 2, Vendita beni comunali usurpati 1827-1853; ASN, Prefettura affari speciali dei comuni, I° versamento, b. 440, fasc. 6, Domanda Vitali Antonio per acquisto terreno comunale regione Corgelli del 23/10/1904, in cui "Il sig. Sindaco espone che, come si è già fatto con diversi altri proprietari confinanti coi beni patrimoniali del Comune, si può annuire alla domanda del sig. Vitali, sia pel beneficio del prezzo materiale della vendita, sia perché così si favorisce il miglioramento della coltura procurando una maggior ricchezza al paese"). Ancora a metà Novecento, i boschi comunali costituivano la principale ricchezza della comunità (vedi per esempio ASN, Prefettura affari speciali dei comuni III° versamento, b. 67, Massiola, fasc. 4, boschi, vari esperimenti d'asta. Le aste riguardavano "la vendita del materiale legnoso ritraibile dal taglio dei boschi cedui denominati Vaud, Canaloni e Fontana Ciocca, in territorio e di proprietà di questo comune". Cfr. inoltre Ivi, fasc. Conti, Verbale di chiusura dell'esercizio finanziario 1959 in cui figurano tra i residui attivi 251.000 lire come provento per taglio dei boschi. Le vendite dei tagli da parte della comunità erano comunemente praticate anche in precedenza cfr. ASCM, b. 150, fasc. 8, Antichi contratti per vendita taglio boschi, 1771-1865).
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Liti Territoriali | Sono segnalate liti territoriali con i comuni di Forno e Sambughetto per confini, nonché con Fornero per la separazione dell'insediamento di Piana da Massiola e la sua aggregazione al vicino comune (ASCM, b. 22, fasc. 1, Questione territoriale con il comune di Forno, 1742-1864; Ivi, fasc. 5, Vertenza col comune di Sambughetto; Ivi, fasc. 9, Separazione dei terrieri di Piana e loro aggregazione al comune di Fornero, 1870 vedi voce Mutamenti territoriali).
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ASCM (Archivio Storico del Comune di Massiola): b. 22, fasc. 1, Questione territoriale con il comune di Forno, 1742-1864; b. 22, fasc. 2, Separazione della frazione Piana; b. 22, fasc. 5, Vertenza col comune di Sambughetto; b. 22, fasc. 9, Separazione dei terrieri di Piana e loro aggregazione al comune di Fornero, 1870; b. 51, fasc. 1, Corrispondenza e atti dell'O.P. Piana e del Consorzio medico della Valle Strona, 1860-1912; b. 62, fasc. 1, Alpe Facchero, 1616-1916; b. 62, fasc. 2, Vendita beni comunali usurpati 1827-1853; b. 62, fasc. 24, Affittamento alpe colle Facchero, 1913-22; b. 113, fasc. 2, Della comunità e S.Spirito, Libro nel quale si descriveranno li redditi e capitali, censi come altresì li particolari obbligati alla Confraria di S.Spirito, 1787-1817; b. 120, fasc. 1, Congrua parrocchiale con copie di istrumenti 1454-1455; b. 150, fasc. 8, Antichi contratti per vendita taglio boschi, 1771-1865.
ASDN (Archivio Storico-Diocesano di Novara): Visite pastorali, cart. 299, Massiola, 3/6/1759, vescovo Balbis Bertone; Teche parrocchie, Massiola, t. 1, fasc. Inventari. Inventario del beneficio parrocchiale di Massiola, 10/4/1827; Teche parrocchie, Massiola, t. 2, fasc. Erezione di benefici, Erezione cappellania sotto il titolo del suffragio del 16/5/1732; Teche parrocchie, Massiola, t. 2, fasc. Erezione di benefici, Strumento di fondazione. Riunione della confraternita della buona morte, e suffragio di S. Giuseppe nella chiesa del Colletto del 19/3/1732; Teche parrocchie, Massiola, t. 2, fasc. Erezione di benefici, foglio segnato D, Nota de capitali che s'assegnano per dote del beneficio sotto il titolo del sufragio e buona morte da erigersi nell'oratorio di S. Giuseppe del luogo del Colletto parrocchia di Massiola, 19/3/1732; Teche parrocchie, Massiola, t. 3, fasc. Carteggio generico. Parrocchia di Maria SSma Assunta in Massiola, Processo per il furto sacrilego commesso nella chiesa parrocchiale di Massiola. Interrogatorio del teste Albertini Oreste, sacrestano, 27/5/1942
ASN (Archivio di Stato di Novara): Dipartimento dell'Agogna, cart. 552, risposta di Fornero al prefetto del 7/11/1807; Prefettura, Affari generali, II, cart. 553, A sua Eccellenza il Ministro degli Interni, Supplica della Giunta municipale di Massiola in opposizione alla segregazione da Massiola della regione Piana per essere unita al comune di Fornero, 8/6/1875; Prefettura affari speciali dei comuni I° versamento, cart. 440, fasc. 2, Cassa previdenza per impiegati comunali, Estratto dell'elenco generale dei contributi e delle ritenute spettanti alla Cassa per i posti d'impiegato delle istituzioni pubbliche di beneficenza, 1910; Prefettura affari speciali dei comuni I° versamento, b. 440, fasc. 3, Tasse comunali. Estratto dal Regolamento di polizia rurale e sul pascolo pel comune di Massiola, approvato dall'On. Deputazione provinciale addì 18 novembre 1870 e da S.E. il Ministro d'Agricoltura, Industria e Commercio il 6 aprile 1871; Prefettura affari speciali dei comuni, I° versamento, b. 440, fasc. 6, Domanda Vitali Antonio per acquisto terreno comunale regione Corgelli del 23/10/1904; Prefettura affari speciali dei comuni I° versamento, cart. 440, fasc. 6, Acquisto, vendita di terreni e case comunali, Atto del consiglio comunale del 16/3/1879; Prefettura affari speciali dei comuni I° versamento, b. 440, fasc. 12, Regolamento relativo alla tassa imposta per godimento in natura dei beni comunali, 3/12/1868; Prefettura affari speciali dei comuni I° versamento, b. 441, Regolamento sul pascolo comunale, approvato il 28/6/1870; Prefettura affari speciali dei comuni I° versamento, b. 440, fasc. 6, Acquisto, vendita di terreni e case comunali, Comunicazione della Sotto-prefettura del 1/12/1903; ASN, Prefettura affari speciali dei comuni III° versamento, b. 67, Massiola, fasc. 4, boschi.
ASM (Archivio di Stato di Milano): Confini parti cedute, cart. 24, fasc. 13, Communis Massiolae, 24/6/1722.
CLUC (Commissario Liquidazione Usi Civici): b. 43, Massiola, Fasc. Atti specifici, risposta del sindaco di Massiola al commissario del 28/5/1926; b. 69, Valstrona, Fasc. Val Strona costituito con RD 22/12/1927 dei soppressi comuni di Fornero, Forno, Germagno, Loreglia, Luzzogno, Massiola, Sambughetto, Relazione sulle risultanze dell'istruttoria eseguita per l'accertamento degli usi civici nel comune di Valstrona (Novara) del 4/8/1938, geometra Arturo Porzio.
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Descritione dell’entrate camerali di tutto lo stato di Milano delli datij, e censi, che si pagano da ciascuna communita, si spettanti alla regia camera, come a particolari, della quantità di perticato, che rileva ciascuna città del stato, il suo contado, e le terre tanto unite, quanto separate del Ducato di Milano, e delli contadi delle altre città, Milano, 1626
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Monferrini, S., Novara e il Novarese da Francesco Sforza a Ludovico il Moro, in Una terra tra due fiumi, la provincia di Novara nella storia. L’età moderna (secoli XV-XVIII), a cura di S. Monferrini, Novara, 2003, pp. 77-104
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Statuti del Lago d'orta del sec. XIV. Riviera ed Isola, Omegna, Gozzano, a cura di A. De Regibus, Milano, 1946
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Descrizione Comune | Massiola
Come nelle altre terre della valle, lo sviluppo della comunità si gioca principalmente sulla gestione dei diritti di pascolo e sul finanziamento della prebenda parrocchiale. Per quanto riguarda il primo punto, è eloquente il gran numero dei regolamenti stilati dal comune per il godimento degli usi civici, pubblicati lungo un arco cronologico assai lungo fino al Novecento. Le pratiche connesse agli usi civici, in particolare l’alpeggio, costituiscono il cuore economico e politico della comunità. Storicamente, si tratta di una pratica sfuggente, come bene mostrano i processetti preparatori per il catasto di Carlo VI, i quali non menzionano l'economia dell'alpeggio e si focalizzano invece sulla povertà della comunità. Il console sottolinea come "Il luogo di Massiola resta fra mezzo a due monti in costiera, e le terre godibili sono in diversi pezzetti framezzati da sassi e dirupi, e sono in parte pratelli asciutti, in parte lavorativo semplice, et in parte poco bosco castanile et in molta parte costiere e zerbidi. Vi sono in detto comune oltre li terreni due molinetti, uno dei quali di Giacomo Antonio Beltrame, quale non li renderà più di lire 50 e soldi 6 all'anno e l'altro serve per uso proprio del padrone. Vi è pure un bettolino quale viene esercito in casa propria dal padrone, et il bollino viene pagato all'appaltatore generale de dazi di tutta la giurisdizione d'Omegna. Di seta non se ne fa poiché non vi sono moroni" (ASM, Confini parti cedute, cart. 24, fasc. 13, Communis Massiolae, 24/6/1722). Come nelle terre vicine, non esistono inoltre beni esenti, il che ci fa riflettere ancora una volta di più sulle modalità evidentemente non fiscali con cui è concepita/costruita la comunità. Buona parte della stessa proprietà privata si forma attraverso un processo di usurpazione di beni comunali che pare largamente tollerato se non favorito dalla comunità. In particolare, la documentazione accenna a vendite di beni comunali usurpati che servono a regolarizzare usurpi precedenti. Il consiglio comunale ne parla come di una pratica: "la pratica e la proposta per la vendita dei beni comunali usurpati". La proposta di regolarizzazione prevede che il comune paghi le imposte "ed i terzi goda i relativi stabili" (ASN, Prefettura affari speciali dei comuni I° versamento, cart. 440, fasc. 6, Acquisto, vendita di terreni e case comunali, Atti del consiglio comunale del 16/3/1879).
Un leitmotiv che ritorna nella documentazione è quello relativo all'emigrazione "di mestiere", connessa alla lavorazione del peltro e del ferro ma anche di altri materiali come osso e legno, con cui gli abitanti della comunità fabbricano "mestole, fusi, conocchie" (Casalis, 268). Secondo una visita pastorale, "Incolae fere omnes tornatores sunt" (ASN, Visite pastorali, cart. 299 f. 660, Massiola, 3/6/1759, vescovo Balbis Bertone, che parla di 490 anime di cui 422 da comunione).
Un'importanza speciale è ricoperta dalla beneficenza, che emerge in particolare nel corso dell'Ottocento, probabilmente attraverso una rielaborazione di precedenti forme di carità. In tal senso, è da sottolineare l'importanza dell'opera pia Mattazzi, fondata nel 1890, e che servirà per finanziare un gran numero di spese affrontate dal comune, ivi comprese quelle più direttamente legate al suo funzionamento, come lo stipendio del segretario comunale o i fondi per la Cassa di previdenza degli impiegati (ASN, Prefettura affari speciali dei comuni I° versamento, cart. 440, fasc. 2, Cassa previdenza per impiegati comunali, Estratto dell'elenco generale dei contributi e delle ritenute spettanti alla Cassa per i posti d'impiegato delle istituzioni pubbliche di beneficenza, 1910). Nelle intenzioni, l'opera pia avrebbe dovuto finanziare il complesso dei servizi locali: "Con istrumento in data 23 giugno 1890 il signor Carlo Mattazzi donava al comune di Massiola lire 10.000 sotto condizione che provvedesse alla costruzione di una casa che doveva servire di alloggio al sanitario e preferibilmente al medico condotto. Inoltre lasciava con atto di ultima volontà un cospicuo legato alla Congregazione di Carità con obbligo di provvedere alla pubblica istruzione ed all'impianto di una farmacia nel paese di Massiola" (ASN, Prefettura affari speciali dei comuni I° versamento, cart. 440, fasc. 2, 4/6/1894).
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