San Benigno Canavese

AutoriProvero, Luigi
Anno Compilazione1998
Provincia
Torino.
Area storica
Torinese settentrionale.
Abitanti
5160 (censimento 1991).
Estensione
2219 ha (ISTAT 1991); 2220 ha (SITA 1991).
Confini
A nord Bosconero e Foglizzo, a est Montanaro, a sud-est Chivasso, a sud Volpiano, a ovest Lombardore.
Frazioni
Non sono presenti frazioni (cfr. Vigliano 1969, p. 4). Vedi mappa.
Toponimo storico
«Sanctus Benignus».
Diocesi
Ivrea; prima del 1003 non è chiaro se Volpiano (nel cui territorio era compresa l’area dell’attuale San Benigno) appartenesse alla diocesi di Ivrea o Torino. Con la fondazione dell’abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, l’area diviene immune, esente dal controllo degli ordinari diocesani. «La diocesi [di Ivrea] si assestò nei suoi attuali confini in conseguenza della sistemazione (1817) seguita alla rivoluzione territoriale avvenuta in epoca napoleonica» (Settia 1991, p. 288).
Pieve
Nell’alto medioevo non è possibile identificare la pieve d’appartenenza (cfr. il lemma ‘Diocesi’); dal 1003 l’area è posta sotto il controllo ecclesiastico dell’abbazia di S. Benigno di Fruttuaria.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Parrocchiale della B. V. Assunta e di S. Benigno; cappelle campestri: S. Sebastiano, S. Grato, S. Eliano, SS. Annunziata, S. Bernardo, S. Rocco, S. Nicolao, Vergine SS. delle Grazie (Viola 1981, p. 252). La visita apostolica del 1584 constata la presenza di due chiese parrocchiali, di S. Nicola e di S. Michele (AST, Corte, Abbazia di Fruttuaria, m. 19, n. 12); in seguito le due chiese furono unite a formarne una unica, le cui funzioni parrocchiali furono poi trasferite all’attuale parrocchia (Il “Liber decimarum”, p. 80; Casalis 1849, p. 135).
Luoghi Scomparsi
«Vigilulfum», probabilmente nei pressi del torrente Malone; compreso nella donazione del conte Ottone Guglielmo all’abbazia di Fruttuaria nel 1019 (Rovani 1981, pp. CCLVII-CCLX).
Comunità, origine, funzionamento
La comunità è attiva a partire dal XIV secolo, soprattutto nel regolare i rapporti con il potere signorile di Fruttuaria. Negli statuti del 1318 (Corpus statutorum Canavisii, pp. 212-229) i consoli assumono con chiarezza una funzione di sia di vertici amministrativi della comunità, sia di responsabili di fronte al signore. Strutture istituzionali più articolate (credenza) compaiono nel secolo successivo (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 5, n. 8).
Statuti
1318 Capitula terre monasterii sancti Benigni Fructuariensis, concessi dall’abate; 1406 Capitula porrecta communitatibus et hominibus sancti Benigni ac Lumbardorii (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 18, n. 13); 1408 Capitula concessa comunitatibus et hominibus monasterii sancti Benigni (AST, Corte, Abbazia di Fruttuaria, m. 18, n. 14); 1443 Franchisie concesse comunitatibus monasterii sancti Benigni, confermate da papa Felice V (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 18, n. 16); 1609 Capitoli di privilegi concessi alla comunità di San Benigno (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 18, n. 24); 1621 Ordini da osservarsi nelle terre e luoghi dell’abbatia di San Benigno; 1658 Capitoli concessi alla comunità di San Benigno; 1692-1697 Memoriali delle comunità di S. Benigno, Montanaro e Feletto per ottenere alcune provvidenze (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 18, n. 26); 1772 Bandi campestri (AST, Corte, Paesi per A e B, S, m. 8, San Benigno, n. 32) (cfr.: Corpus statutorum Canavisii, vol. III, pp. 212- 251; Fontana 1907, vol. III, pp. 11-12).
Catasti
Nessuna notizia.
Ordinati
Nessuna notizia.
Dipendenze nel Medioevo
Dipende stabilmente dall’abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, fino alla sua soppressione, in età napoleonica.
Feudo
Nessuna notizia.
Mutamenti di distrettuazione
Nel 1477 l’istituzione di Fruttuaria in abbazia commendataria riduce il suo dominio alle comunità di San Benigno, Lombardore, Montanaro e Feletto (Viola 1981, p. 32). Nel XIX secolo S. Benigno diviene capoluogo di Mandamento, in cui sono compresi Bosconero e Feletto.
Mutamenti Territoriali
All’inizio del secolo XI l’area di S. Benigno era quasi sicuramente compresa nel territorio di Volpiano, da cui si è distaccata nei secoli successivi in seguito all’aggregazione di un insediamento attorno all’abbazia.
Comunanze
Presso il CLUC risultano censiti 69.4930 ha di usi civici di categoria «A». Ampie vendite e affitti di terre comuni (soprattutto nella regione Sbandita) sono attestati nel corso del secolo XIX (AST, Corte, Paesi per A e B, S, m. 8, San Benigno, nn. 39, 45 e 48-50).
Liti Territoriali
1298: lite tra l’abate di Fruttuaria e i conti di S. Martino e gli uomini di Rivarolo (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 18, nn. 3 e 4); 1312: lite tra l’abbazia di S. Benigno di Fruttuaria e i signori e gli uomini di Leinì per i confini (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 17, n. 3); 1298: lite tra l’abate di Fruttuaria e i conti di S. Martino e gli uomini di Rivarolo (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 18, n. 6); 1623: lite tra l’abate di Fruttuaria e la comunità di Rivarolo per i confini (AST, Corte, Paesi per A e B, S, m. 8, San Benigno, n. 26).
Fonti

A.C.S. (Archivio Storico del Comune di San Benigno Canavese).

A.S..T (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 1 Nero, Mazzo 1, "CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA / data in luce / dall'Ingegnere / BORGONIO / nel 1683 / corretta ed accresciuta / nell'anno 1772". Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta III. / continente il Marchesato di Susa, il Contado di / Nizza, e le Provincie di Pinerolo, e Cuneo, con la maggior / parte di quella di Torino, piccola parte delle rispettive / Provincie di Moriena, Ivrea, Alba, Mondovì, e / Principato d'Oneglia, con le Frontiere di Francia / e parte della Provenza, il Principato di Monaco, e / piccola parte del Genovesato". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero), Foglio 3, 1772, . Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Abbazia di Fruttuaria, Mazzo 18, n. 14; Mazzo 19, n. 12;
A.S.T., Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 5, n. 8; m. 14, n. 3; m. 17, nn. 2-3; m. 18, nn. 3-4, 6, 13-14, 16, 24, 26;
A.S.T., Corte, Paesi per A e B, S, m. 8, San Benigno, nn. 26, 32, 39, 45 e 48-50;
A.S.T., Corte, Provincia di Torino, m. 31, Volpiano, n. 1.

Bibliografia

Bulst N., Untersuchungen zu den Klosterreform Wilhelms von Dijon (962-1031), Bonn 1973 (Pariser historiche Studien 11).
Casalis G., Dizionario storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1849, vol. XVIII.
Corpus statutorum Canavisii, a cura di G. Frola, Torino 1918.
Faloppa A., Insediamenti monastici e società nelle diocesi medievali di Aosta e Ivrea: repertorio e campionatura prosopografica, Torino 1993, dattiloscritto presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Torino, Sezione di Medievistica e Paleografia.
Fontana L., Bibliografia degli Statuti dei comuni dell’Italia superiore, Torino 1907.
Il “Liber decimarum” della diocesi di Ivrea (1368-1370), a cura di I. Vignono, G. Ravera, Roma 1970.
MGH, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, III, a cura di P. Kehr, Berlino 1955.

Ragioni della Sede Apostolica nelle presenti controversie colla Corte di Torino, 4 voll., Roma. 1732. Vedi testo.

Rovano M.G., Insediamenti abbandonati nel Canavese tra X e XIII secolo, Torino 1981, dattiloscritto presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Torino, Sezione di Medievistica e Paleografia.
Rovano M.G., Villaggi abbandonati nel Canavese. Note preliminari, in «BSBS», 81 (1983), pp. 291-314.
Settia A.A., Chiese, strade e fortezze nell’Italia medievale, Roma 1991.
Vigliano G., Il Chivassese. Strutture insediative e testimonianze di civiltà, Chivasso s.d. (ma 1969) (fascicolo San Benigno).
Viglino Davico M., I ricetti. Difese collettive per gli uomini del contado nel Piemonte medievale, Torino 1978.
Viola L., L’abbazia di Fruttuaria e il comune di S. Benigno, Ivrea 1981.
Viora E., L’abbazia di Fruttuaria e le sue carte, Torino 1974, dattiloscritto presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Torino, Sezione di Medievistica e Paleografia.

Descrizione Comune

San Benigno Canavese

Il processo di elaborazione di un’identità comunitaria e territoriale di San Benigno si situa tra i secoli XIII e XIV, periodo che appare particolarmente povero di documentazione per questa zona, che, in modo anomalo, risulta meglio documentata per il periodo immediatamente precedente (Rovano 1983, p. 294; per il quadro della documentazione locale, cfr. anche Faloppa 1993, pp. 217-218; Viora 1974). Questo dato ci costringe a ragionare su dati molto poveri, ma pure illuminanti sui tempi e su alcuni processi di formazione del territorio. L’abbazia di S. Benigno e Tiburzio di Fruttuaria fu fondata nel 997 (e benedetta nel 1003) nel territorio di Volpiano, nei pressi del villaggio di «Vigilulfum», ora scomparso (Bulst 1973; Viora 1974). Attorno all’ente monastico si costituisce rapidamente un patrimonio rilevante, concentrato a formare un compatto territorio abbaziale, tra Orco e Malone e nelle aree vicine: il diploma imperiale del 1014 descrive non solo un patrimonio, ma una vera e propria area immune che, pur con significative trasformazioni, resterà per molti secoli la protagonista della storia territoriale di quest’area (Diplomata regum et imperatorum Germaniae, p. 380, doc. 305). Il processo che qui cerchiamo di delineare è quello di enucleazione, all’interno del territorio abbaziale, di un territorio di specifica competenza del villaggio e della comunità di San Benigno. Il processo si avvia, per quanto ci risulta da fonti particolarmente povere, alla fine del secolo XIII, con le liti che nel 1298 oppongono l’abate di Fruttuaria ai conti di San Martino, signori di Rivarolo. Il 19 aprile le due parti giungono a un compromesso per le liti nate «occasione finium territorii Riparolii et territorii dicti monasteri et sancti Benigni» (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 18, n. 3). Una seconda pergamena (molto danneggiata e a tratti illeggibile) attesta atti seguiti davanti agli arbitri: tra le altre cose, l’abate afferma il proprio giusto possesso su una serie di beni, dichiarando che di ciò «est publica vox et fama in villa sancti Benigni et Lumbardorii» (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 18, n. 4). Ecco quindi nato un villaggio di San Benigno, con un’identità territoriale incerta ma non del tutto assente. Ma come è nato questo villaggio? Molto probabilmente dobbiamo pensare a una capacità di attrazione dell’abbazia, che ha raccolto attorno a sé un insediamento e una popolazione crescenti, decretando al contempo il declino di insediamenti minori, come «Vigilulfum», ancora ricordato nel secolo XIII (Rovano 1981, pp. CCLVII-CCLX; Rovano 1983, p. 309; Viglino Davico 1978, p. 94). Nei secoli successivi assistiamo all’elaborazione di un’identità territoriale e politica della comunità. Nel 1312, in un atto di lite contro la comunità di Leinì, vediamo come la lite sia nata «occasione finium villae, communis et hominum de Leynico et dicti monasterii, de poderio et territorio villarum Vulpiani, Sancti Benigni et Lombardorii, iuris dicti monasterii, terminandis et definiendis» (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 14, n. 3). Si delinea quindi un doppio livello di distrettuazione, un’idea di confini del monastero, al cui interno si individuano i territori di Volpiano, San Benigno e Lombardore; questi territori minori tuttavia non vengono ancora precisamente individuati con termini e confini, né le comunità sono protagoniste attive della definizione del proprio territorio. Questo doppio livello continua a essere attestato lungo il secolo XIV: così nel 1348 il territorio di Volpiano è indicato, in un atto di Fruttuaria, come confinante con i «fines Septimarum, Brandicii, Clavaxii, Sancti Benigni, Lombardoris et Laynici» (AST, Corte, Provincia di Torino, m. 31, Volpiano, n. 1); nel 1352 una sentenza sana le liti tra l’abate di Fruttuaria da una parte, e i signori e uomini di Rivarolo dall’altra, sorte per la definizione dei «finium et territoriorum dicti monasterii Fructuariensis et villae sancti Benigni et loci de Ripparolio» (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 18, n. 6). D’altronde l’incertezza tra territorio del monastero e territorio delle singole comunità è uno specchio preciso dello status politico di questi villaggi, che lungo tutto il XIV, XV e XVI secolo ricevono dall’abate franchigie valide per l’intera dominazione (Corpus statutorum Canavisii, vol. III, pp. 212-251; AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 18, nn. 13-14 e 16); solo nel 1609 troviamo la prima concessione di franchigie dirette specificamente alla comunità di San Benigno (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 18, n. 24). Interessante a questo proposito il già citato atto di lite del 1352, in cui vediamo bene come la rappresentanza politica sia sbilanciata: da un lato i conti di San Martino, signori di Rivarolo, sono affiancati, almeno formalmente, dagli uomini del luogo; dall’altra l’abate di Fruttuaria agisce da solo, dando una chiara immagine di una signoria che non contratta e non condivide il proprio potere con le popolazioni locali. Vediamo pienamente in funzione le istituzioni comunali solo nel 1435, quando per ratificare la sottomissione ai Savoia, si procede a nominare un procuratore della comunità, dopo aver «convocata et congregata credentia ac universitate hominum loci sancti Benigni», convocazione che tuttavia avviene «de mandato [...] domini Allerami de Carreto dei gratia abbatis predicti monasterii» (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 5, n. 8). È con il secolo XVII che la comunità di San Benigno assume un’identità politica più definita, con gli statuti del 1609 (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 18, n. 24), e con la lite del 1623 contro la comunità di Rivarolo, lite in cui la comunità affianca l’abbazia, ma è sempre rappresentata dal sindaco dell’abate (AST, Corte, Paesi per A e B, S, m. 8, San Benigno, n. 26). Il processo di formazione del territorio comunale di San Benigno si delinea quindi abbastanza chiaramente, all’interno di un processo di parziale svincolo della comunità locale dalla signoria dell’abbazia di Fruttuaria: se l’abbazia è stata probabilmente il polo attorno a cui il villaggio è nato, in seguito il potere abbaziale diviene una remora allo sviluppo politico di questo villaggio, verso la costruzione di un’identità politica e territoriale, e di una forma di autonomia. Il piano politico-istituzionale e quello territoriale appaiono qui strettamente legati: la presa di coscienza dell’identità collettiva degli abitanti di San Benigno, la creazione delle istituzioni comunali, la ricerca di margini di autonomia dal potere abbaziale e la costruzione di un territorio comunale, sono passi diversi di un unico processo di creazione della comunità. Le fasi di tensione territoriale, all’interno di questa vicenda, sono ben individuate, e possono in linea generale essere ricondotte a più larghi interessi della signoria abbaziale. Due i punti caldi: la Vauda e il confine con Rivarolo. Nella Vauda la conflittualità si concentra nei primi anni del XIV secolo: abbiamo notizia di una lite con la comunità di Leinì nel 1306 (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno Fruttuaria, m. 17, n. 2) e nel 1312, quando si giunge a una sentenza arbitrale (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno Fruttuaria, m. 17, n. 3) «super questionibus diu et diutius ventilatis occasione finium villae, communis et hominum de Leynico et dicti monasterii, de poderio et territorio villarum Vulpiani, S. Benigni et Lombardorii, iuris dicti monasterii, terminandis et defininendis». La definizione della linea confinaria è tracciata con riferimento ad alcuni microtoponimi non rintracciabili, ma si individua bene l’area attraversata: la linea è infatti individuata «per transversum Valde, versus sanctum Mauritium», ovvero in direzione del borgo di San Maurizio Canavese. La Vauda rientra in quella categoria di terre che sono usualmente dette «le terre sterili [...], quelle che costituiscono le “baragge” del Vercellese, Biellese e Novarese, i “gerbidi” del Torinese e le “vaude” e “lande” del Canavese» (Donna 1939, p. 35). Terre sterili, o meglio incolte: la differenza è importante, perché le evidenti tensioni territoriali relative al controllo di queste zone mostrano in modo inequivocabile come incolto non possa significare improduttivo. È una risorsa diversa dal coltivo, ma sempre attentamente valorizzata e tutelata dalla civiltà contadina del medioevo e dell’ancien régime. L’altra area di tensione territoriale che coinvolge San Benigno è, più a nord, il confine con Rivarolo. Troviamo qui tre fasi ben distinte del conflitto: nel 1298 (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno Fruttuaria, m. 18, nn. 3 e 4), nel 1352 (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno Fruttuaria, m. 18, n. 6) e nel 1623 (AST, Corte, Paesi per A e B, S, m. 8, San Benigno, n. 26). Nelle tre fasi cambiano in parte gli interlocutori politici, cambiano le modalità e gli esiti del conflitto, ma non mutano le zone coinvolte e la natura di queste aree: sono in massima parte prati, già attestati negli atti del 1352, ma poi ampiamente ricordati in quelli del 1623.