Autori | Olivieri, Antonio |
Anno Compilazione | 1996 |
Provincia | Cuneo.
|
Area storica | Alta Langa.
|
Abitanti | 811 (ISTAT 1991).
|
Estensione | 8,84 kmq (ISTAT 1991).
|
Confini | A nord Diano d’Alba, a est Benevello, a sud Lequio Berria e Albaretto della Torre, a sud-ovest Sinio, a ovest Montelupo Albese.
|
Frazioni | Nessuna «località abitata» diversa dal capoluogo è indicata nel censimento del 1991 (ISTAT 1991).
|
Toponimo storico | Dal 1163 «de Rodello», senza varianti nei secoli successivi.
|
Diocesi | Alba (dal medioevo senza interruzione sino al riassetto circoscrizionale diocesano del 1817, cui fu data occasione dalla creazione della diocesi di Cuneo).
|
Pieve | Non individuata.
|
Altre Presenze Ecclesiastiche | La parrocchiale, intitolata a Maria Vergine, sarebbe stata fatta edificare dai Falletti (Casalis 1847, p. 549).
|
Assetto Insediativo | Fino al 1981 il territorio era caratterizzato da un abitato sparso, con un capoluogo piuttosto debole demograficamente ma forte punto di riferimento per amministrazione e servizi essenziali per gli abitanti. Il censimento del 1951 segnalava oltre al capoluogo, che aveva allora 220 abitanti, le frazioni di Boschi (24 abitanti), Cagnassi Sottani (25 ab.), Ferreri Sottani (29 ab.), Vai (26 ab.). Le case sparse, con 446 abitanti, contavano da sole, il 58 per cento della popolazione residente complessiva. Inoltre, la presenza di aggregati demici caratterizzati in un passato non troppo remoto da una polarità soprano-sottano (come Cagnassi e Ferreri) indica che il territorio proveniva da una situazione di ancor più notevole complessità insediativa. La situazione muta drasticamente con il censimento del 1981, perché sono scomparse le frazioni, che nel precedente censimento erano quattro, e il rapporto tra gli abitanti del capoluogo e quelli delle abitazioni esterne a esso risulta rovesciato: Rodello contava nel 1981 430 abitanti con un incremento, rispetto al 1951, del 95,5 per cento; le case sparse ne contavano 278 e costituivano quindi il 39,2 per cento della popolazione residente complessiva (rispetto al 58 per cento di trent'anni prima). Vedi scheda. |
Luoghi Scomparsi | |
Comunità, origine, funzionamento | Non si hanno testimonianze dirette dell’organizzazione di istituzioni comunitarie a Rodello nel corso del medioevo. Tuttavia il patto di «unitatis et convicinitatis perpetuo», che è in sostanza un patto di cittadinatico (cfr. il lemma ‘Dipendenza nel Medioevo’), che riguarda il popolo di Rodello e i popoli di altre comunità circostanti Alba, i quali giurano collettivamente nel 1197 di essere cittadini di Alba, è un segno inequivocabile che a quelle aggregazioni demiche, e dunque anche a Rodello, veniva sin da allora riconosciuta la capacità di agire collettivamente per il tramite di una qualche pur germinale forma di organizzazione comunitaria dei suoi abitanti (Il «Rigestum comunis Albe», vol. I, pp. 84-85, doc. 39; pp. 87-88, doc. 41). Queste forme iniziali di organizzazione comunitaria, non sappiamo come articolate, potevano aver trovato la loro origine o dall’essere i villaggi entrati in rapporto con la città e i suoi istituti comunali (in questo caso Alba) o, ancor prima, dalla necessità di contrattare la propria subordinazione con un potere di natura signorile, come quello del vescovo, con cui sembra che Rodello e le altre comunità attive nel giuramento del settembre 1197, avessero dovuto misurarsi (cfr. il lemma ‘Dipendenza nel Medioevo’).
|
Statuti | Non individuati.
|
Catasti | Nessuna traccia (dati tratti dalla scheda del 1960 presso la Soprintendenza archivistica del Piemonte).
|
Ordinati | Dal 1840 per sole otto unità archivistiche (dati tratti dalla scheda del 1966 presso la Soprintendenza archivistica del Piemonte).
|
Dipendenze nel Medioevo | Nel settembre 1197 i consoli e il popolo d’Alba in piena concione, insieme con i popoli di Guarene, Rodello, Roddino, Piano e Verduno, stipularono un patto «unitatis et convicinitatis perpetuo». Si trattò in sostanza, nonostante la peculiarità del dispositivo documentario, di un tipico patto di cittadinatico, con cui gli uomini dei detti luoghi circonvicini venivano ricevuti come cittadini di Alba e giuravano di sottostare alle decisioni del comune albese, «salva», però, «fidelitate et omni iure et iusticiis Albensis episcopi» (Il «Rigestum comunis Albe», I, pp. 84-85, doc. 39). A che cosa di preciso ci si riferisse con la clausola di riserva citata non sappiamo, dato che le carte medievali dei vescovi di Alba non si sono conservate: si deve comunque considerare la possibile influenza o la possibilità di un più definito controllo politico sulle comunità più prossime alla sede diocesana che i vescovi albesi poterono essere in grado di esercitare ancora nel corso del Duecento. Alcuni decenni più tardi, nell’ottobre del 1240, il vicario imperiale marchese Manfredo Lancia concedeva al comune di Alba «contitum et omnem iurisdictionem in hominibus et super homines et comunitates Diani, Rodelli, Rodi, Piani et Verduni», che i detti uomini fossero da allora cittadini di Alba e che Alba potesse procedere nei loro confronti a imposizioni fiscali e militari, così come le era lecito fare nei confronti dei suoi stessi cittadini, fatti salvi, analogamente a quanto era stato precisato nel documento del 1197, quanto era dovuto al vescovo e alla Chiesa albese, che sembrava però ora limitarsi all’esazione di fitti, redditi e altri generici diritti (Appendice documentaria al Rigestum comunis Albe, pp. 111-112, doc. 101). Un salto di oltre un secolo ci porta al settembre del 1372: venne inviata allora una lettera di Gregorio XI al conte di Savoia Amedeo VI, con cui il papa chiedeva che il Savoia intervenisse presso il marchese di Busca Manfredo che aveva occupato ingiustamente i castelli di Diano e Rodello, di pertinenza della Chiesa albese, per convincere il detto marchese a restituirli al vescovo Ludovico (Appendice documentaria al Rigestum comunis Albe, pp. 293-294, doc. 176). La situazione ci appare ora completamente diversa da quella che abbiamo visto per la prima metà del Duecento: in primo luogo sembra scomparso uno dei protagonisti del confronto per il potere su Rodello, il comune albese, che era divenuto evidentemente un elemento subordinato nel panorama politico del Piemonte meridionale (sin dal 1303 si era formalmente sottomesso con il suo distretto a Carlo II d’Angiò: Appendice documentaria al Rigestum comunis Albe, pp. 273-282, doc. 167). In realtà anche la posizione del vescovo di Alba appare debole, costretto come fu a ricorrere alla mediazione del papa che, a sua volta si vide costretto a rivolgersi a una potenza, il conte di Savoia, che non diremo estranea allo scenario locale, ma che certo non vi poteva vantare un’influenza diretta. Il marchese di Busca, che con atto illegale ma perentorio aveva occupato i castelli vescovili di Diano e Rodello, era, lui sì, una delle forze signorili in grado di candidarsi con efficacia all’esercizio del potere locale. |
Feudo | Nel 1393 sarebbe stato infeudato a Ramazzotto di Niella, capitano di Ventura di Alba. Nel Cinquecento ne acquistarono porzioni i Simone e i Falletti; nei Seicento i Caramelli e i Ferraris di Vercelli (Guasco 1911, III, pp. 1376-77). Signori del luogo erano comunque nel Cinquecento, come risulta per esempio da una visita apostolica del vescovo di Alba (visita del 1577 citata in: Torre 1995, p. 9), i Falletti.
|
Mutamenti di distrettuazione | |
Mutamenti Territoriali | |
Comunanze | La scheda relativa a Rodello disponibile presso il Commissariato per la liquidazione degli usi civici, formata con dati raccolti nel corso di sopralluoghi effettuati per conto del Commissariato tra la fine degli anni Venti e i primi anni Trenta (il primo decreto commissariale di assegnazione dei beni comuni di Rodello a categoria è del febbraio 1934), consiste in un elenco di soli 6 appezzamenti estesi complessivamente 1.838.000 mq. Si tratta di pascoli in 4 casi (per un totale di 826.000 mq) e in due casi di incolto (1.012.000 mq). Un appezzamento, in località Camerotti, si dovrebbe trovare presso il confine con Diano, mentre 3 altri, in località S. Rocco, si trovano forse presso il confine con Montelupo.
|
Liti Territoriali | Non individuate.
|
A.C.R. (Archivio Storico del Comune di Rodello). A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Alba, Mazzo 3, "Carta Topografica delle strade principali, che dalla Città d'Alba tendono alle Fini del Genovese, passando, una per i Luoghi di Rodello, Gorzegno, Munisiglio, / Millesimo, ed l'Altare, e le altre che passano ne' Luoghi di Cortemiglia, Gurino, La Scaletta, S.ta Giuglia, Caretto, e Cajro". Carta Topografica delle Strade principali che dalla Città d'Alba tendono alle fini del Genovesato, passando, una per i Luoghi di Rodello, Gorzegno, Monesiglio, Millesimo, ed Altare, e le altre ne' Luoghi di Cortemiglia, Gurino, La Scaletta, S.ta Giulia, Caretto e Cayro. Con una nota delle trabuccazioni di dette Strade. Sott.a Bojne li 20 maggio 1786, e sulla Scala di 1/38160 n. 3 (Note: In basso a destra reca l'indicazione: "La presente Carta, e statta da me sottos[crit]to Copiata e ridotta alla mettà dall'Originale pur da me formata in data delli 23. Gennaro ultimo passato") [Autore disegno originale: [Nicolao] Bojne]. Vedi mappa. | |
Bibliografia | Appendice documentaria al Rigestum comunis Albe, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1912 (BSSS 22).
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Maspero, XVI, Torino 1847. Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino 1990. Guasco Di Bisio F., Dizionario feudale degli antichi Stati Sardi e della Lombardia, Pinerolo 1911 (BSSS 54-58). Istituto Centrale di Statistica, IX Censimento Generale della Popolazione. 4 Novembre 1951, Roma 1956. Istituto Centrale di Statistica, XII Censimento Generale della Popolazione. 25 Ottobre 1981, Roma 1986. Istituto Centrale di Statistica, XIII Censimento Generale della Popolazione. 20 Ottobre 1991, Roma 1994. Istituto Centrale di Statistica, Dizionario dei comuni del Regno secondo la circoscrizione amministrativa e l’ordine alfabetico al 31 marzo 1927, Roma 1927. Istituto Geografico Militare, Firenze, tavoletta n. 81-IV-NO, “Monforte d’Alba”; tavoletta n. 81-IV-NE, “Castino”. Olivieri D., Dizionario di toponomastica piemontese, Brescia 1965. Il «Rigestum comunis Albe», a cura di Gabotto F., Eusebio F., Pinerolo 1903 (BSSS 20 e 21). Torre A., Il consumo di devozioni. Religione e comunità nelle campagne dell’Ancien Régime, Venezia 1995. |
Descrizione Comune | Rodello Qualche breve nota sulle condizioni delle frazioni e della popolazione tra 1951 e 1991. Si è visto che il censimento del 1991 non segnalava, per Rodello, nessuna località abitata diversa dal capoluogo. Nel censimento del 1951 la situazione era assai diversa: oltre al capoluogo, che aveva allora 220 abitanti, venivano segnalate le frazioni di Boschi (24 ab.), Cagnassi Sottani (25 ab.), Ferreri Sottani (29 ab.), Vai (26 ab.). Le case sparse, con 446 abitanti, contavano da sole, il 58 per cento della popolazione residente complessiva. Inoltre, la segnalazione di aggregati demici caratterizzati in un passato non troppo remoto da una polarità soprano-sottano (come Cagnassi e Ferreri) segnala che il territorio, già notevolmente articolato, proveniva da una situazione di ancor più notevole complessità insediativa. Un territorio caratterizzato dunque da un abitato sparso, con un capoluogo piuttosto debole demograficamente ma, com’è evidente, forte punto di riferimento per amministrazione e servizi essenziali per gli abitanti. La situazione muta drasticamente con il censimento del 1981. Intanto la popolazione è lievemente diminuita e conta 708 abitanti, con una perdita dell’8 per cento, assai esigua se confrontata con le perdite demografiche che registrano nello stesso periodo altri comuni della stessa zona. Sono poi scomparse le frazioni, che nel precedente censimento erano quattro. Cosa più importante si era rovesciato, riguardo alla percentuale sul totale degli abitanti, il rapporto tra capoluogo e abitazioni esterne a esso: Rodello contava nei 1981 430 abitanti con un incremento, rispetto al 1951, del 95,5 per cento; le case sparse ne contavano 278 e costituivano quindi il 39,2 per cento della popolazione residente complessiva rispetto al 58 per cento di trent'anni prima, che deve poi essere portato fino al 71,4 per cento, contando anche la popolazione delle frazioni. Un rovesciamento della situazione demograficoinsediativa del tutto singolare nel panorama dell’evoluzione delle situazioni dei comuni contermini. Si deve aggiungere, a rendere più corposa la singolarità della situazione demografica di Rodello, che nel 1991 la popolazione complessiva sarebbe cresciuta sino a contare 811 abitanti, 41 in più che nel 1951 (il 5,3 per cento in più), raggiungendo quasi il livello del 1921, quando ne contava 854.
|