San Mauro Torinese

AutoriSereno, Cristina
Anno Compilazione2007
Provincia
Torino
Area storica
Torinese
Abitanti
17817 [ISTAT 2001]; 19085 [ISTAT 2016]
Estensione
12,55 kmq [ISTAT 2001].
Confini
A nord Settimo Torinese, a est Castiglione Torinese, a sud Baldissero Torinese, a ovest Torino.
Frazioni
Secondo l’ISTAT [Censimento 2001] il territorio si suddivide fra capoluogo, Tetti Chianale, case sparse, Basilica di Superga e Superga. Negli statuti comunali invece, sono citati il capoluogo, Sambuy, Oltre Po, Sant’Anna-Pescatori e Pescari [Vedi Statuti, art.7/1].
Toponimo storico
Il nome del luogo è «Pulcherada» dal 991, data della prima attestazione in collegamento con l’abbazia benedettina di San Mauro di Pulcherada [Bosio 1972, pp. 18-22], al secolo XIV; nel 1338 si menzionano per la prima volta «fines Sancti Mauri» (AST, Corte, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, S. Mauro Pulcherada, m. 1). «La giurisdizione esercitata dall’ente sul territorio circostante ha dato origine a un calco per cui il nome San Mauro si sia esteso anche al luogo» [Borgi 1996, p. 647]. I due toponimi viaggiano in parallelo fino al Regio Decreto del 1862 che stabilisce il nome definitivo in San Mauro Torinese [Borgi 1996, p. 646; AC S. Mauro, cat. I, cl. 1, 1862-63].
Diocesi
Torino
Pieve
L’abbazia di San Mauro di Pulcherada, intorno a cui si sviluppa l’abitato di San Mauro, non dipendeva da nessuna pieve. Nel territorio era in ogni caso registrata la «ecclesia Sancti Salvatoris de Sancto Mauro» che dipendeva dalla pieve di San Pietro di Gassino [Casiraghi 1979, pp. 242-44, 90-91].
Altre Presenze Ecclesiastiche
La principale era l’abbazia di San Mauro di Pulcherada, attestata per la prima volta nel 991 [Bosio 1972, pp. 18-22] la cui chiesa abbaziale pare fosse la chiesa di Santa Maria; essa venne data in commenda nel 1630 [AA Torino, VP 1838, 7.1.79, f. 5] e soppressa definitivamente nel 1803 [Casalis 1849, p. 531; Geraci 1979, p. 129]. Nel medesimo anno Santa Maria di Pulcherada fu istituita parrocchiale. A San Mauro infatti inizia a comparire una parrocchia nelle visite pastorali soltanto a partire da una fase cronologica piuttosto avanzata, in corrispondenza appunto della soppressione dell’antica abbazia benedettina di San Mauro ai primi del secolo XIX. In particolare è nella visita del 1838 che si registra per la prima volta una chiesa parrocchiale qui [AA Torino, VP 1838, 7.1.79, ff. 1 e 5]. Le parrocchie attualmente registrate dall’arcidiocesi di Torino sono Santa Maria di Pulcherada, nel capoluogo; Sant'Anna in frazione Sant'Anna-Pescatori; il Sacro Cuore di Gesù e Madonna del Carmine a Sambuy; San Benedetto abate in frazione Oltre Po [Vedi fonte].
Assetto Insediativo
San Mauro Torinese sorge 7 km a nord-est di Torino, lungo entrambe le sponde del fiume Po (capoluogo e frazioni Pescatori e Oltre Po), lungo la strada romana che da Porta Praetoria andava a Industria e Casale; il suo territorio si estende anche verso la collina torinese (frazione Sambuy), in particolare nell'area di Superga, attualmente oggetto di contestazione con i comuni di Baldissero Torinese e Torino [ISTAT 2001, p. 195].
Luoghi Scomparsi
[Addenda a cura del CS, settembre 2016] A parte la chiesa scomparsa di San Salvatore [vd.Pieve], il piccolo abitato di Mairano sorto poco distante dal castello di Sabuceto (Sambuy) in età medievale (XIII sec) scompare in data imprecisata posteriore al XVIII secolo e ne resta traccia toponomastica nella chiesa della Madonna del Carmine (Madonna di Mariano, fraz.Sambuy) in passato registrata nella documentazione dell'abbazia di San Mauro come «Sancta Maria de Fonte de Mairan» [Settia 1975, p. 274; vd.Catasti, Mutamenti territoriali e Comunanze].
Comunità, origine, funzionamento
Alla metà del secolo XV si ha per la prima volta notizia di una comunità organizzata a San Mauro, grazie alla conservazione di alcune lettere relative alle proteste mosse dalla comunità stessa contro l’abate di San Mauro; quest’ultimo è accusato di ingerenze indebite sui beni comuni. Le lettere sono indirizzate ai duchi di Savoia, affinché ristabiliscano la giurisdizione civile sul luogo, che invece l’abate rivendica per sé. Appare interessante che i promotori dell’iniziativa si definiscano «communità et huomini del luogo di Santo Mauro di Polcerada presso il Po», mettendo così in rilievo la loro stretta connessione con l’ambito fluviale [AST, Corte, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, S. Mauro di Pulcherada, m. 1 (1450-1483)]. Pur avendo ottenuto ragione dai duchi, i rapporti di sottomissione della comunità all’abate permangono anche nelle fasi successive, come dimostra ad esempio la concessione sulla legna da tagliare fatta appunto dall’abate agli uomini del luogo [AST, Corte, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, S. Mauro di Pulcherada, m. 1 (3 luglio 1458)] e la fedeltà giurata dai rappresentanti circa un cinquantennio dopo [AST, Corte, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, S. Mauro di Pulcherada, m. 1 (14 febbraio 1506)]: quest’ultimo atto è particolarmente significativo ai fini della ricostruzione del processo formativo della comunità, dal momento che, di fronte all’abate, si presentano 4 consoli e 2 credendari del luogo (non ancora comune) di San Mauro. Dalla metà del secolo XV si segnalano le prime richieste della comunità per ottenere dall’abate propri statuti, successivamente redatti a partire dal 1547 [AST, Corte, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, S. Mauro di Pulcherada, m. 2). Fra il 1671 e il 1672 il duca Carlo Emanuele II di Savoia infeuda il luogo di San Mauro all’auditore Giuseppe Maria Filippone, per le cause di appello [AST, Corte, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, S. Mauro di Pulcherada, m. 1 (3 novembre 1671 e 1672)], mentre nel 1721 si registra la concessione, fatta dagli eredi dell’auditore Ponte nei confronti della comunità, della facoltà di nominare autonomamente i propri sindaci [AC S. Mauro, cat. I, cl. 5, 27/7]. I rapporti di sottomissione fra l’abate e la comunità restano ancora evidenti nel 1725, quando i bandi campestri informano sulla presenza di funzionari incaricati di far rispettare i bandi stessi sia dagli uomini di San Mauro, sia dall’abate stesso. Tali documenti attestano tuttavia in modo inconfutabile l’avanzare dell’organizzazione della comunità, dal momento che vi si afferma che i bandi sono stati «letti al Consiglio generale per Capi di Casa di esso luogo, congregatosi li 29 ottobre 1724» [AST, Corte, Paesi per A e B, lettera S, m. 13]. Dal 1803, data della definitiva soppressione dell’abbazia di Pulcherada, l’autonomia della comunità, già in piena espansione fin dall’erezione in commenda del cenobio, maturò definitivamente, come dimostra la ricca documentazione conservata presso l’archivio storico del comune attuale.
Statuti
La comunità di San Mauro inizia a presentare richieste per la compilazione di un libro degli Statuti a partire dal 1454, ma tali petizioni trovano una prima risposta, e una prima redazione compiuta, soltanto un secolo dopo. Il più antico Libro degli Statuti e degli Ordinati della comunità di San Mauro è datato infatti al XVI secolo ed è significativamente conservato fra la documentazione dell’abbazia di Pulcherada, dal cui abate provengono le prime concessioni [AST, Corte, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, S. Mauro di Pulcherada, m. 2].
Catasti
Presso l’Archivio di Stato di Torino si conservano le mappe, le matrici e i sommari relativi a S. Mauro compilati in occasione della realizzazione del catasto Rabbini, alla metà circa del secolo XIX [AST, Sezioni Riunite, cat. Rabbini, Mappa 1860, nn. 178-179; matrice f. s. n. 113; sommarione f. s. n. 113].
Presso l’Archivio Storico del Comune di San Mauro sono invece presenti numerose attestazioni relative alla definizione del territorio; in particolare, si possono ricordare i testi più antichi, un Liber mutationum del 1664 [AC S. Mauro, cat. V, cl. 5, 328/1] e il Libro delle muttationi de’ registri della comunità di San Moro Torinese principiato l’anno 1725 [AC S. Mauro, cat. V, cl. 5, 333/1]; nel secolo XVIII sono abbastanza numerose le compilazioni catastali in tale territorio, segno di uno sforzo evidente di definizione territoriale da parte della comunità; appare notevole, soprattutto la presenza, all’interno della documentazione sanmaurese, dei catasti di Sambuy e Mayrano, località che, pur essendo feudi nobiliari di antica data, risultano inserite nelle competenze territoriali del comune di San Mauro [AC S. Mauro, cat. V, cl. 5, 336/2].
Ordinati
I primi ordinati del Consiglio conservati risalgono al 1639-45 [AC S. Mauro, cat. XII, cl. 2, 1/1]. Da quel momento le registrazioni di questo tipo si susseguono in modo abbastanza regolare: Libro delle proposte et consegli della comunità degli anni 1645-63 [AC S. Mauro, cat. XII, cl. 2, 1/2]; Libro de consegli della comunità del 1663-69 [AC S. Mauro, cat. XII, cl. 2, 2/1]; Sottomissioni e ordinati del 1720-37 [AC S. Mauro, cat. XII, cl. 2, 2/2]; Registro ordinati del 1778-86 [AC S. Mauro, cat. XII, cl. 2, 2/3]; Ordinati del consiglio del 1713-1804 [AC S. Mauro, cat. XII, cl. 2, 3/3] e Registro degli ordinati del 1814-16 [AC S. Mauro, cat. XII, cl. 2, 4/2]. Dal 1816 invece si hanno le Delibere del consiglio.
Dipendenze nel Medioevo
Per tutto il periodo medievale, il territorio del futuro comune di San Mauro Torinese risulta inserito nelle dipendenze dell’abbazia benedettina di San Mauro di Pulcherada, il cui abate detiene la signoria giurisdizionale su di esso. Soltanto dal secolo XVI la sua autorità comincia a essere contestata dalla neonata comunità locale, che cerca di sottrarsi a tale dipendenza per passare sotto la completa tutela dei duchi di Savoia (vd. Feudo).
Feudo
Le prime concessioni in feudo provengono dall’abate di San Mauro, in quanto titolare della signoria sul luogo, e sono dirette a membri dell’aristocrazia subalpina: ad esempio, nel 1316 i visconti di Baratonia risultano feudatari dell’abbazia [AST, Corte, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, S. Mauro di Pulcherada, m. 1 (8 agosto 1316)]. Nel 1564 dalla ricognizione dei feudi ducali fatta al deputato del duca di Savoia dagli uomini del luogo di San Mauro di Pulcherada a nome della comunità risulta che San Mauro è feudo ecclesiastico sottoposto alla giurisdizione dell’abate dell’omonima abbazia benedettina; tuttavia i membri della comunità dichiarano di essere sempre stati sotto l’autorità dei duchi di Savoia, come dimostrano il fatto che essi abbiano sempre pagato le tasse all’erario sabaudo e che si siano rivolti alla giustizia ducale per i ricorsi e le cause d’appello contro le sentenze pronunciate dal castellano nominato dall’abate [AST, Corte, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, S. Mauro di Pulcherada, m. 1 (6 marzo 1564)]. Fra il 1671 e il 1672 un ricorso presentato dall’abate permette di sapere che il duca Carlo Emanuele II di Savoia aveva infeudato detto luogo all’auditore Giuseppe Maria Filippone, in relazione alle cause di appello [AST, Corte, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, S. Mauro di Pulcherada, m. 1 (3 novembre 1671 e 1672)]. Di grande rilievo appare inoltre un documento del 1430 pervenuto in copia settecentesca [AST, Corte, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, S. Mauro di Pulcherada, m. 1 (4 ottobre 1430)]; in esso, infatti si ripercorre la storia del castello e del luogo di Sambuy, anticamente situato fra il distretto torinese e i territori del marchese di Monferrato e ufficialmente incluso nel territorio di San Mauro almeno dal 1807 ([AC S. Mauro, cat. V, cl. 5, 336/2]. Nel testo del 1430 si afferma inoltre che tale località e il suo castello appartengono al monastero di San Mauro grazie alla donazione ricevuta dal marchese di Monferrato e dal duca d’Acaia, ma che appunto in tale anno l’abate di S. Mauro lo infeuda a tale «scuttifer» Benvenuto Bertone de Balbis di Chieri, la cui famiglia conserverà tale possedimento per secoli; infatti, ancora nel 1860, al momento della realizzazione del Catasto Rabbini, buona parte di Sambuy risulta di proprietà del conte Augusto Balbis Bertone di Sambuy [AST, Sezioni Riunite, Catasti, catasto Rabbini, San Mauro, Torino, Mappa 1860, n. 178.179].
Mutamenti di distrettuazione
[Addenda a cura del CS, settembre 2016] Durante l'epoca napoleonica è inclusa nel Dipartimento del Po [Sturani 1995], corrispondente poi con la Provincia di Torino. Entra a far parte nel XIX secolo del mandamento di Gassino [Casalis 18, 528].
Mutamenti Territoriali
Si segnala qui la presenza, all’interno del territorio di San Mauro, di un’area a sé stante, il feudo di Sambuy e Mayrano, collocato proprio sul confine con i territori dei marchesi di Monferrato, di proprietà prima dell’abbazia di Pulcherada e da questa infeudato agli aristocratici chieresi Balbis Bertone (vd.Feudo). La Perequazione del Piemonte indica poi che il castello di Sambuy con il territorio di Meyrano «sono posseduti da Mr. Bertone per feudali, pur restando ambi compresi nella misura giornate di S. Mauro in cattegoria feudale» [AST, Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n. 16, f. 24]. Nel 1797 i feudi di Sambuy e Meyrano vengono aggregati alla comunità di San Mauro, con l’approvazione del proprietario conte Bertone [AST, Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n. 17 (1797)]. Nel 1807 i catasti delle località di Sambuy e Mayrano risultano infatti inseriti nella documentazione comunale, e le località fanno pienamente parte dell’amministrazione  [AC S. Mauro, cat. V, cl. 5, 336/2]. Un gruppo di atti datati fra il 1873 e il 1932 segnalano l’aggregazione di Rivodora a San Mauro [AC S. Mauro, cat. I, cl. 1, 1/2], località, questa, in precedenza inserita nell’orbita di Baldissero, e ancora oggi collocata proprio sul confine fra i due comuni; attualmente Rivodora è frazione, appunto, del comune di Baldissero.
Comunanze
La settecentesca Perequazione del Piemonte registra svariate giornate di beni comuni presso le località di San Mauro, Sambuy e Meyrano, relativi in particolare a boschi e all’alveo del fiume Po [AST, Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n. 71, ff. 430-436; n. 83, ff. 112v-113r; Geraci 1979, pp. 125-126]. Anche gli incartamenti presenti presso il Commissariato per la liquidazione degli Usi Civici riguardano terreni comuni aventi le medesime caratteristiche [CLUC, fasc. San Mauro Torinese]. Presso l’Archivio Storico di San Mauro si conservano inoltre circolari e corrispondenza sulla liquidazione degli usi civici degli anni 1925-36 [AC S. Mauro, cat. V, cl. 1, 98/12].
Liti Territoriali
Fra il 1730 e il 1782 la comunità di San Mauro è in lite con il comune di Torino a riguardo di alcune esenzioni sul pedaggio [AC S.Mauro, cat. I, cl. 9]: il dato merita di essere ricordato in quanto testimonia di una delle anime della comunità, quella legata al passaggio e allo spostamento da Torino a Casale e viceversa.
     Fra le contrapposizioni più propriamente territoriali è possibile citare lo scontro fra alcuni abitanti di Sambuy e il conte Bertone per i diritti di pascolo sui gerbidi, appunto, di Sambuy, che riveste un certo interesse in quanto segnala la presenza di legami amministrativi fra San Mauro e questo antico feudo nobiliare, collocato proprio ai confini con il territorio di Castiglione Torinese, già in direzione dell’area monferrina [AC S.Mauro, cat. I, cl. 9]. Dal secolo XVIII fino al 1907 si trascina inoltre la contesa fra i comuni di San Mauro e Settimo per la cosiddetta «bealera del mulino», sul confine fra le due entità [AC S.Mauro, cat. I, cl. 9, 43/1]. Sempre nella prospettiva di ricostruire i percorsi, anche conflittuali, di formazione del territorio comunale, occorre segnalare anche, ai primi del Novecento, la prima delimitazione delle rispettive competenze sulla Basilica di Superga fra i comuni di San Mauro e Baldissero [AC S. Mauro, cat. V, cl. 5, 330/ 1 e 2]: la contesa su tale area si prolunga ancora oggi, come messo in rilievo anche dall’ultimo censimento, che denuncia la presenza di un contenzioso non solo fra questi due comuni, ma anche con quello di Torino.
Fonti
Fonti inedite:
AAT (Archivio Arcivescovile di Torino)
Visite Pastorali, 1838 (7.1.79); 1886 (7.1.90); 1932 (7.1.93); 1939 (7.1.94); 1973 (7.1.96).
 
AC S.Mauro (Archivio Storico del Comune di San Mauro Torinese)
     La situazione delle fonti relative a S. Mauro Torinese si intreccia strettamente dal medioevo fino al secolo XVI, con quella dell’omonima abbazia benedettina, sotto la cui autorità, e anzi scontrandosi con questa, la comunità inizia a definirsi; di conseguenza, è appunto fra i mazzi relativi a tale fondazione che sono conservate le notizie più antiche sulla comunità. Anche l’Archivio Storico del Comune di S. Mauro, dotato di un inventario recente (1987), si presenta ricco di documentazione specialmente per l’età moderna e contemporanea.
A.C S., cat. I, cl. 1, 1/2; cat. I, cl. 5, 27/7.
A.C.S., cat. I, cl. 9, 43/1.
A.C.S., cat. V, cl. 1, 98/12; cl. 5, 328/1; cl. 5, 330/1 e 2; cl. 5, 333/1; cl. 5, 336/2; A.C.S., cat. XII, cl. 2, 1/1, 2/1, 2/2, 2/3, 3/3, 4/2.
 
AST (Archivio di Stato di Torino).
Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, San Mauro, Torino, Mappa 1860, n. 178.179; matrice f.s. n. 113; sommarione f.s. n. 113;
Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, nn. 16, 17, 71, 83;
Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 1 Nero, Mazzo 1, "CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA / data in luce / dall'Ingegnere / BORGONIO / nel 1683 / corretta ed accresciuta / nell'anno 1772". Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta III. / continente il Marchesato di Susa, il Contado di / Nizza, e le Provincie di Pinerolo, e Cuneo, con la maggior / parte di quella di Torino, piccola parte delle rispettive / Provincie di Moriena, Ivrea, Alba, Mondovì, e / Principato d'Oneglia, con le Frontiere di Francia / e parte della Provenza, il Principato di Monaco, e / piccola parte del Genovesato". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero), Foglio 3, 1772, . Vedi mappa.
Corte, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, S. Mauro di Pulcherada, mm. 1 e 2;
Corte, Paesi per A e B, lettera S, m. 13.
 
CLUC (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
Provincia di Torino, fasc. San Mauro Torinese.
Bibliografia
La bibliografia segnalata qui di seguito si limita all’essenziale; in ogni caso, i testi di Anna Borgi e Orazio Geraci contengono, a loro volta, riferimenti bibliografici ampi e specifici, ai quali si rimanda.
Borgi A., La questione storiografica di S. Mauro di Pulcherada, dattiloscritto presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Torino, Sezione di Medievistica e Paleografia, a.a. 1992-93.
Borgi A., Ricerche sull’abbazia di San Mauro di Pulcherada, in «BSBS », 94 (1996), pp. 643-652.
Bosio B., La «charta» di fondazione e donazione dell’abbazia di San Quintino in Spigno (4 maggio 991), Visone 1972.
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Maspero, Torino 1833-1856, vol. XVIII/I 1849, pp. 528-531.
Casiraghi G., La diocesi di Torino nel medioevo, Torino 1979 (BSS 196).
Guasco Di Bisio F., Dizionario feudale degli antichi Stati Sardi e della Lombardia, Pinerolo 1911 (BSSS 54-58), pp. 1448 e 1486-87.
Geraci O., Storia di S. Mauro, Chieri 1979.
Settia A.A., Insediamenti abbandonati sulla collina torinese, «Archeologia medievale» II (1975)
, pp. 237-328.
Sturani M.L., Il Piemonte, in Amministrazioni pubbliche e territorio in Italia, a cura di L. Gambi, F. Merloni, Bologna 1995, pp. 107-153.
Descrizione Comune
San Mauro Torinese
La comunità di San Mauro Torinese ha origine attraverso una lunga fase di confronto e di conflitto con l’abbazia di San Mauro di Pulcherada, titolare della signoria sul luogo fin dall’età medievale. Le rivendicazioni sono attestate a partire dal secolo XV, quando per la prima volta la documentazione mostra la volontà degli abitanti del luogo di liberarsi dalla tutela abbaziale. Lo sforzo decennale intrapreso per passare dallo stato di feudo ecclesiastico alla sottomissione all’autorità del duca di Savoia viene motivato, nei documenti giunti sino ad oggi, dagli abusi che l’abate avrebbe commesso nei confronti della comunità in particolare rispetto alle consuetudini in uso nel luogo. In tale vicenda appare interessante soprattutto un elemento, e cioè la percezione, da parte degli uomini della nascente comunità, del governo ducale come maggiormente dotato di garanzie, soprattutto fiscali, rispetto a quello abbaziale. E appunto sulla base sia delle tasse già da tempo versate all’amministrazione sabauda, sia della dipendenza, per i gradi maggiori della giustizia, dai funzionari ducali si sorregge la richiesta degli abitanti di San Mauro di dipendere pienamente e direttamente dai Savoia, senza passare attraverso gli intermediari abbaziali [AST, Corte, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, S. Mauro di Pulcherada, m. 1 (1450, 1455, 1468, 1483, 1564)]. In ogni caso, il vero e proprio decollo delle attività civili si ha dopo l’istituzione, nell’antica abbazia, della commenda, nel 1630 [AA Torino, VP 1838, 7.1.79, f. 5], che rende sempre meno incisiva la tutela religiosa sulla comunità; in precedenza, invece, la fondazione era riuscita a soffocare ogni tentativo di autodeterminazione.
La presenza, all’interno della documentazione dell’ormai autonoma comunità sanmaurese, di un certo numero di liti con le località vicine fornisce lo spunto per alcune osservazioni. La contrapposizione con Baldissero per le rispettive competenze sul territorio della basilica di Superga, documentata già ai primi del Novecento e tuttora in atto, con l’aggiunta inoltre del comune di Torino, può indicare la complessità di gestione dei territori collinari, la definizione dei cui confini può risultare più ardua anche a causa della configurazione del terreno; a tale difficoltà, si aggiungono poi gli interessi connessi con la presenza del rilevante ente religioso. Con il vicino comune di Settimo, invece, se la contesa per la «bealera del mulino», sul confine fra le due amministrazioni, si trascina per circa due secoli [AC S. Mauro Torinese, cat. I, cl. 9, 43/1], negli anni Settanta del Novecento a prevalere sono invece rapporti di collaborazione, grazie all’attuazione di un vasto progetto di riconversione industriale dei terreni alluvionali nell’area di Pescarito (anch’essa una zona di confine), con iniziative congiunte di San Mauro, Settimo e Torino. Va sottolineata anche la presenza, al confine orientale del territorio comunale, della località di Sambuy, vera isola giurisdizionale infeudata a nobili chieresi fino alla fine del secolo XVIII, quando rientra invece a pieno titolo fra le competenze di San Mauro [AST, Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n. 17 (1797)].
Assume un significato rilevante per la definizione delle caratteristiche peculiari della comunità locale anche la sua collocazione, oltre che nell’immediato suburbio torinese, anche al confine con il primo Monferrato, lungo la strada (oggi Statale della Val Cerrina) che mette in comunicazione il Torinese con Casale: questo dato suggerisce l’idea di un comune inserito in una realtà mobile, proprio perché al centro di vie di comunicazione di enorme importanza. Se il valore economico e politico della strada verso il Monferrato è indubbio, occorre comunque non trascurare il rilievo di quelle che conducono, attraverso le colline, a Chieri e a Moncalieri [AST, Sezioni Riunite, cat. Rabbini, Mappa 1860, n. 178.179; AC S. Mauro, cat. V, cl. 5, 336/2]. Oltre alle strade, non va dimenticato poi il ruolo del fiume Po nella definizione dell’identità, anche economica, della comunità: gli atti pubblici miranti ad assicurare alla comunità i diritti di pesca sul fiume, infatti, sono numerosi e distribuiti lungo un arco cronologico molto ampio, dalle prime rivendicazioni nel secolo XVI fino al XIX [AC S. Mauro, cat. XI, cl. 1, 458/2; 458/3]. Anche il servizio di traghetti fra una sponda e l’altra del fiume diventa una delle prerogative che la comunità si arroga fin da subito, contestando all’abate di Pulcherada il suo presunto monopolio [AST, Corte, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, S. Mauro di Pulcherada, m. 1 (1450-51)], mentre occorre attendere i primi del Novecento perché il luogo riesca a dotarsi di ponte in muratura [Geraci 1979, pp. 142-143].
Un altro aspetto da sottolineare riguarda il delinearsi delle maggiori unità insediative che costituiscono l’attuale comune di San Mauro Torinese in forma relativamente dispersa, sicché il paese si presenta caratterizzato da un insieme di aggregati, più che da un centro univoco circondato da unità minori; tale peculiarità deriva, con ogni probabilità, dall’estrema varietà del territorio, che si distribuisce su un’area interessata, a seconda delle zone, dal fiume, da strade a larghissima percorrenza (e non soltanto in periodo recente) o dalle colline. La distribuzione dell’abitato intorno a molteplici nuclei è reso inoltre più evidente dalla presenza, all’interno di ciascuno di tali centri, di una propria parrocchia di riferimento [Vd. Altre presenze ecclesiastiche].