Pavarolo

AutoriSereno, Cristina
Anno Compilazione2008
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Torino.
Area storica
Mandamento di Chieri
Abitanti
Estensione
440 ettari vedi sito comunale
Confini
Gassino, Castiglione Torinese, Baldissero Torinese, Montaldo Torinese, Chieri
Frazioni
Cascina di Sotto, Tetti Aprà, Tetti Fantini, Tetti Pesartori, Tetti San Defendente, Tetti Varetti, Tetti Viora. Vedi mappa.
Toponimo storico
Le attestazioni più antiche sono Pavairolo nel 1164 (BSSS CXVII, p. 70, doc. 469), Pavairolio nel 1187 (BSSS LXV, p. 44, doc. 50) e Pavariolo nel 1195 (BSSS LXV, p. 54, doc. 63), da accostare probabilmente alla voce dialettale «paver», giunco (OLIVIERI, 1965, 256)
Diocesi
Torino
Pieve
La chiesa di S. Secondo di Pavarolo dipendeva nel medioevo dalla pieve dei SS. Vittore e Corona di Reano di Montaldo Torinese (CASIRAGHI, 1979, 140).
Altre Presenze Ecclesiastiche
La parrocchiale di S. Maria dell’Olmo risulta unita a quella di Montaldo nella visita pastorale del 1584 (Archivio Arcivescovile di Torino, VP 1584, 7.1.5, f. 406) e lo è ancora nel 1750, nella visita Roero (Archivio Arcivescovile di Torino, VP 1584, 7.1.29, f. 138v). Nel 1781 tuttavia l’arcivescovo di Torino Vittorio Costa di Arignano dispone che tale dipendenza cessi e la rende parrocchia autonoma (BASSIGNANA, 1990). Ci sono poi anche le cappelle di S. Defendente, S. Grato, S. Sebastiano Martire. Vedi sito web Comune di Pavarolo.
Assetto Insediativo
Pavarolo si colloca sul versante sud delle colline del Po, in posizione dominante rispetto alla pianura sottostante, con abitato accentrato nel capoluogo, lungo la strada comunale da Baldissero a Pavarolo stessa, e poche case sparse a N del capoluogo.
Luoghi Scomparsi
Casale è una località documentata dal secolo XI ma assorbita da Pavarolo nel XIV (Settia, 1975, D11).
Paverium è una località da non confondere con Pavarolo, bensì da identificare con Bric Pavesio, lungo la strada per Bardassano. Attestato dal 1034, la sua popolazione viene successivamente assorbita da Pavarolo e Avuglione, fino alla sua scomparsa (Settia, 1975, D62).
Cfr. anche Doxanum (Settia, 1975, D22).
Comunità, origine, funzionamento
Non è agevole rintracciare le origini della comunità, data la documentazione abbastanza scarna che si è potuta reperire. Nel 1538 la comunità di Pavarolo giura fedeltà al re di Francia (ASTo, Camerale, Indice dei feudi, Pavarolo, vol. Procure per prestazione fedeltà, 1537 in 1538, 136). Nel 1638 è attestato il Registro della magnifica comunità di Pavarolo (Archivio Storico del Comune di Pavarolo, 2072), mentre dalla prima metà del secolo successivo inizia a comparire sia una serie regolare di ordinati (si veda la voce corrispondente), sia la presenza attiva della comunità nella sua stessa gestione (ad esempio nel 1683 una quietanza è rilasciata alla «magniffica Communità di questo luogo», Archivio Storico del Comune di Pavarolo, 630) dati, questi, che indicano finalmente l’avvio di una comunità consapevole, organizzata e capace di regolarsi.
Statuti
Statuto comunale, 1999: vedi testo.
Catasti
Presso l’Archivio di Stato di Torino si conservano le mappe relative a Pavarolo compilate in occasione della realizzazione del catasto Rabbini (ASTo, Camerale, cat. Rabbini, Mappa T. n. 129). L’abitato appare concentrato nel capoluogo, distribuito lungo la strada comunale che proviene da Baldissero. A N del capoluogo pochissimi tetti sparsi. Nell’Archivio Storico del Comune di Pavarolo, recentemente riordinato, compare un libro di Catasti e consegnamenti del 1590 (Archivio Storico del Comune di Pavarolo, 2071).
Ordinati
La regolare registrazione degli Ordinati compare a partire dal 1726, con il Libro delle saggie proposte della magnifica comunità di Pavarolo (Archivio Storico del Comune di Pavarolo, 1689).
Dipendenze nel Medioevo
Il 1° maggio 1047 l’imperatore Enrico III conferma i possessi dei canonici di S. Salvatore di Torino, fra cui compare Pavarolo con il castello e la cappella di S. Secondo (MGH, Diplomata, V/1, p. 253, doc. 198b). Nel 1164 Pavarolo è assegnata da Federico Barbarossa a Guglielmo marchese di Monferrato (MGH, Diplomata, X/2, p. 377, doc. 466). A partire dalla prima metà del secolo XIII Pavarolo è inserita nella sfera di controllo del comune di Chieri, a cui i suoi signori si sottomettono (cfr. voce corrispondente), e i suoi castellani ne rispettano gli obblighi di difesa e manutenzione (BSSS CLXII, p. 213, 1328-29). Nel secolo XIV, dopo la decisione di Chieri di schierarsi a favore dei Savoia, anche Pavarolo è coinvolto nelle lotte fra i Savoia e i Monferrato per il controllo del territorio (BASSIGNANA, 1990, 28 sgg.)
Feudo
Nel 1235 i «domini de Baudisseto et de Pavayrolio et de Montaldo et de Merentino» prendono il cittadinatico di Chieri, promettono di tenere il loro castello dal comune e si sottomettono a Chieri (BSSS LXXV, pp. 93-95, doc. 49, 31 luglio 1235; cfr, anche Archivio Storico del Comune di Chieri, Cartella 40, art. 10, par. 42, n.° 1). Nel 1264 il vescovo Goffredo di Montanaro investe i signori Pagano Balbo e Giovanni Signorino, figli del fu Signorino Balbo, e Ottone Signorino, del fu Ottone Signorino del fu signor Signorino Balbo, del castello e della villa di Pavarolo e di tutta la giurisdizione, anche in Montaldo (Archivio Arcivescovile di Torino, Protocollo del vescovo Goffredo di Montanaro, 6.1, f. 33r&v). La signoria della famiglia manifesta una buona tenuta, dato che è ancora presente nel 1449 (Archivio Storico del Comune di Chieri, Cartella 15, art. 6, par. 20, n.° 9) e che nel 1492 sono proprio i signori di Pavarolo (non la comunità) ad accordarsi con il comune di Gassino per il pedaggio del luogo (Archivio Comunale di Gassino, Fald. 2, fasc. 44 e 45). Nel 1502 i feudatari del luogo risultano essere Filippo e Simone Simeone de Balbis (ASTo, Camerale, Indice dei feudi, Pavarolo, vol. Procure 1498 in 1504, 98). Alla metà del secolo XVI la città di Chieri cerca di recuperare le sue prerogative su Pavarolo (ASTo, Camerale, Indice dei feudi, Pavarolo, Commissario Laurenti, 1554 in 1552, 146). Il tentativo evidentemente riesce, se nel 1601 e nel 1715 Chieri consegna il suo dominio sul feudo (ASTo, Camerale, Indice dei feudi, Pavarolo, Commissario Medici A, 1601 in 1603, 182; ASTo, Camerale, Indice dei feudi, Pavarolo, Commissario Basterii, lib. 1°, 1714 in 1716, 308). Nel 1723 tuttavia è l’arcivescovo di Torino a vantare il diretto dominio sul luogo (ASTo, Camerale, Indice dei feudi, Pavarolo, Cagnolo, lib. 2°, Ecclesiastici, 1721 in 1723, 366). Nel 1750 la relazione Sicco registra anche un mutamento del feudatario di Pavarolo, nella persona del marchese Ferrero d’Ormea (SICCO, 1750, 50-52).
Mutamenti di distrettuazione
Nella Perequazione settecentesca del Piemonte si legge che nel 1648 il comune viene smembrato da quello di Chieri (ASTo, Camerale, II Archiviazione, Capo 21, n° 161, f. 26v); la notizia appare tuttavia in contraddizione con la dichiarazione fatta dalla città di Chieri ancora nel 1715, in cui Pavarolo le risulta sottomesso (ASTo, Camerale, Indice dei feudi, Pavarolo, Commissario Basterii, lib. 1°, 1714 in 1716, 308).
Mutamenti Territoriali
Comunanze
Nella Perequazione settecentesca del Piemonte la comunità di Pavarolo risulta in possesso di circa 55 giornate di gerbido e bosco (ASTo, Camerale, II Archiviazione, Capo 21, n° 71, f. 363), ma essa dichiara di non conoscere la misura dei beni comuni non catastali (ASTo, Camerale, II Archiviazione, Capo 21, n° 83, f. 95). Anche la registrazione presso gli Usi Civici è piuttosto esile, dato che risulta mancante l’elenco dei beni; vi compaiono invece due lettere del podestà (1927 e 1931) in cui si afferma che nel comune non si esercitano diritti di usi civici e che il comune non possiede quasi terreni (Archivio Commissariato per la liquidazione degli Usi Civici, fasc. 179).
Liti Territoriali
Nell’Archivio Storico del Comune è contenuta una lite fra la comunità e un privato per il «trasporto d’un tratto di strada comunale» (1838-40, Archivio Storico del Comune di Pavarolo, 134). In precedenza, le liti hanno come protagonisti i feudatari del luogo, non la comunità, come nel 1293, quando i signori di Pavarolo si scontrano con S. Giacomo di Stura (BSSS XXXVI, p. 355, doc. 322); o nel 1449, quando i feudatari, signori Simeone de’ Balbi, litigano con due privati di Montiglio che hanno «invaso detto luogo» creando un danno a loro, non alla comunità (Archivio Storico del Comune di Chieri, Cartella 15, art. 6, par. 20, n.° 9); o ancora nel 1492, quando sono proprio i signori di Pavarolo (non la comunità) ad accordarsi con il comune di Gassino per il pedaggio del luogo (Archivio Comunale di Gassino, Fald. 2, fasc. 44 e 45).
Fonti
Fonti edite
Cartario di Alessandria fino al 1300, a c. di F. Gasparolo, Torino 1930 (BSSS CXVII), p. 70, doc. 469
Le carte dell’archivio arcivescovile di Torino fino al 1310, a c. di F. Gabotto, B. Barberis, Pinerolo 1906 (BSSS XXXVI), p. 355, doc. 322
Documenti inediti e sparsi sulla storia di Torino, a c. di F. Cognasso, Pinerolo 1914 (BSSS LXV), p. 44, doc. 50; p. 54, doc. 63
Il Libro rosso del comune di Chieri, a c. di F. Gabotto, F. Guasco di Bisio, Pinerolo 1918 (BSSS LXXV), pp. 93-95, doc. 49
Gli ordinati del comune di Chieri (1328-29), a c di P. Brezzi, Torino 1937 (BSS CLXII), p. 213, 1328-29
M.G.H., Diplomata regum et imperatorum Germaniae, V/1, p. 253, doc. 198b
M.G.H., Diplomata regum et imperatorum Germaniae, X/2, p. 377, doc. 466.
Fonti inedite
A.A.T. (Archivio Arcivescovile di Torino9.
A.A.T., Protocollo del vescovo Goffredo di Montanaro, 6.1, f. 33r&v..
A.A.T., Visite Pastorali, 1584 (7.1.5); 1671 (7.1.18); 1750 (7.1.29, 7.1.34, 7.1.35, 7.1.36); 1774 (7.1.47, 7.1.57); 1837 (7.1.21, 7.1.78); 1881 (7.1.89).
A.C.C. (Archivio Storico del Comune di Chieri).
A.C.C., Cartella 15, art. 6, par. 20, n.° 9; Cartella 40, art. 10, par. 42, n.° 1.
A.C.G. (Archivio Storico del Comune di Gassino).
A.C.G., Fald. 2, fasc. 44 e 45.
A.C.P. (Archivio Storico del Comune di Pavarolo).
A.C.P., 134, 630, 1689, 2071, 2072
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 21, n° 71, f. 363; n° 161, f. 26v.
A.S.T., Camerale, cat. Rabbini, Mappa T. n. 129.
A.S.T., Camerale, Indice dei feudi, Pavarolo, vol. Procure 1498 in 1504, 98.
A.S.T., Camerale, Indice dei feudi, Pavarolo, vol. Procure per prestazione fedeltà, 1537 in 1538, 136.
A.S.T., Camerale, Indice dei feudi, Pavarolo, Commissario Laurenti, 1554 in 1552, 146.
A.S.T., Camerale, Indice dei feudi, Pavarolo, Commissario Medici A, 1601 in 1603, 182.
A.S.T., Camerale, Indice dei feudi, Pavarolo, Commissario Basterii, lib. 1°, 1714 in 1716, 308.
A.S.T., Camerale, Indice dei feudi, Pavarolo, Cagnolo, lib. 2°, Ecclesiastici, 1721 in 1723, 366.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 1 Nero, Mazzo 1, "CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA / data in luce / dall'Ingegnere / BORGONIO / nel 1683 / corretta ed accresciuta / nell'anno 1772". Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta III. / continente il Marchesato di Susa, il Contado di / Nizza, e le Provincie di Pinerolo, e Cuneo, con la maggior / parte di quella di Torino, piccola parte delle rispettive / Provincie di Moriena, Ivrea, Alba, Mondovì, e / Principato d'Oneglia, con le Frontiere di Francia / e parte della Provenza, il Principato di Monaco, e / piccola parte del Genovesato". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero), Foglio 3, 1772, . Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Benefizi divisi per paesi, da A a Z, Pavarolo, m. 76 (1820-29.
A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Pavarolo, m. 4, n. 1-2 (1829-37).
C.U.C. (Archivio Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
C.U.C., fasc. 179.
Bibliografia
E. Bassignana, Pavarolo, Pavarolo 1990
G. Casiraghi, La diocesi di Torino nel medioevo, 1979, (BSS, CXCVI), p. 140
F. Guasco di Bisio, Dizionario feudale degli Antichi Stati Sardi e della Lombardia (dall’epoca carolingia ai nostri tempi, 774-1909), Pinerolo 1911 (BSSS, LVI)
D. Olivieri, Dizionario di toponomastica piemontese, Brescia 1965, p. 256
A. A. Settia, Insediamenti abbandonati sulla collina torinese, in «Archeologia medievale», II (1975).
G. A. Sicco, Stato delle terre della Provincia di Torino, Torino 1750, Biblioteca Reale di Torino, SP 488, pp. 50-52
Descrizione Comune

Pavarolo

La documentazione sulla comunità di Pavarolo, soprattutto nelle età più remote, è abbastanza scarna. La più antica attestazione pare essere del 1538, quando la comunità di Pavarolo giura fedeltà al re di Francia. Soltanto dalla prima metà del secolo XVII inizia a comparire sia una serie regolare di ordinati, sia la presenza attiva della comunità nella sua stessa gestione: si tratta di dati che indicano finalmente l’avvio di una comunità consapevole, organizzata e capace di regolarsi.
Il fatto che gli uomini di Pavarolo abbiano sviluppato abbastanza tardi capacità autonome di gestione va riconnesso con la posizione di primo piano che hanno occupato sin dal periodo medievale sulla località Chieri e i feudatari locali, costantemente protagonisti degli atti più antichi, nei quali invece non vengono nemmeno nominati gli abitanti del posto. Ad esempio, nel 1235 sono i signori di Pavarolo a prendere il cittadinatico di Chieri, promettendo di tenere il loro castello dal comune e sottomettendosi a Chieri. La signoria della famiglia manifesta una buona tenuta, dato che è ancora presente nel 1449 e che nel 1492 sono proprio i signori di Pavarolo (non la comunità) ad accordarsi con il comune di Gassino per il pedaggio del luogo. Alla metà del secolo XVI la città di Chieri cerca di ristabilire con fermezza le sue prerogative su Pavarolo e il tentativo evidentemente riesce, se nel 1601 e nel 1715 Chieri consegna il suo dominio sul feudo. Nel 1723 tuttavia è l’arcivescovo di Torino a vantare il diretto dominio sul luogo, mentre nel 1750 la relazione Sicco registra anche un mutamento del feudatario di Pavarolo, nella persona del marchese Ferrero d’Ormea. In tutto questo, la comunità non viene pressoché menzionata.
Dopo il distacco da Chieri, a metà del secolo XVII, inizia invece una gestione più autonoma, con gli uomini di Pavarolo finalmente in primo piano.