Autori | Lombardini, Sandro |
Anno Compilazione | 2003 |
Provincia | Asti
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Area storica | Astigiano (Contado di Asti). Vedi mappa 1. Vedi mappa 2. Vedi mappa 3.
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Abitanti | 261 [censimento 1991]; 267 [censimento 1991].
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Estensione | Ha. 396 [ISTAT] / ha. 458 [SITA].
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Confini | Cortanze, Cortazzone, Montafia, Piea, Soglio.
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Frazioni | Le fonti ISTAT (1991) segnalano la presenza di: un “centro” insediativo, che raccoglie quasi i nove decimi della popolazione, a cui si aggiungono un “nucleo” con 24 abitanti e 9 residenti in “case sparse”. Vedi mappa.
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Toponimo storico | Viallis e Vialle, con attestazioni a partire dal secolo XII, forse derivante da locus vialis, nell’accezione di uno dei rami o varianti sulla via romana che da Asti tendeva a Industria (Monteu da Po). Tra le altre etimologie avanzate: "vicalis”, da vicus, o villaggio; “vitalis”, come luogo piantato a viti. Nella documentazione amministrativa su scala provinciale è stato talvolta utilizzato il toponimo “Viale d’Asti” [Assandria 1904-07, docc. 215-17; Gabotto e Gabiani 1907, doc. 44; Settia 1970; Olivieri 1965, p. 368; Vergano 1951-53, p. 37].
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Diocesi | Già aggregato alla diocesi di Torino in età alto medievale, Viale fu incorporato in quella di Asti, verosimilmente a partire dalla seconda metà del secolo XI o dall’inizio del XII [Assandria 1904-07, doc. 319; Vergano 1951-53, vol. I, pp. 97 sgg.; vol II, p. 16].
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Pieve | Pur in assenza di attestazioni dirette, è stato ipotizzato che la vicina pieve di Bagnasco comprendesse Viale quale titulus entro il suo distretto verso la fine del secolo XI, all’epoca cioè dell’incorporazione dell’una e dell’altro nella diocesi di Asti [Vergano 1951-53, vol. I, pp. 97 sgg.; vol. II, p. 16].
Nel Registrum Ecclesiarum dioecesis astensis del 1345, una ecclesia de Viallo figura tra le chiese dipendenti dalla pieve di Montechiaro, a sua volta elencata tra le chiese subditae della chiesa cattedrale (la villanova astese di Montechiaro assorbì, all’atto della sua fondazione, avvenuta nel 1200, il luogo, ora scomparso, di Pisenzana, documentato dal 905 come sede di chiesa plebana intitolata a Santa Maria Assunta) [Eydoux 1978b; Gabotto 1904, p. 60, doc. 27; Pittarello 1984, pp. 7-11; Romanello 1991, pp. 12 e 18]), con un “registro” del valore di £12 astesi [Bosio 1894, p. 525; vd. anche schede Montafia e Montechiaro d'Asti]. |
Altre Presenze Ecclesiastiche | E’ attestato nel 1169 e ancora nel 1232 il possesso in Vialle, da parte dei canonici della cattedrale di Asti, di tres mansos [...] cum ecclesiis et pertinetiis suis [Gabiani e Gabotto 1904-07, docc. 44, 366]. La chiesa parrocchiale di Sant’Andrea, tra i luoghi di culto attestati nel tardo medioevo, risultò di libera collazione dell’ordinario, regolarmente provvista di un rettore o curato e dotata di rendite annue stimate in circa 30 scudi nel corso della visita apostolica del 1585, quando, tuttavia, l’edificio appariva ormai campestre, aperto e pericolante (campestris et aperta, quinimo etiam ruinossa) e adibito esclusivamente a funzioni di chiesa cimiteriale (solummodo in cemiterio ibidem contiguo sepeliuntur). La titolatura fu in seguito trasferita alla nuova chiesa parrocchiale eretta verso il 1710 entro il concentrico di Viale. Questa risultava dotata, verso la metà del secolo XVIII, di rendite annue stimate in £400 (integrate da £60 di redditi “incerti”) e derivanti da un patrimonio fondiario di circa 50 giornate, per la maggior parte fiscalmente esenti [A.C.V.A., Visite Pastorali, Visita Apostolica Peruzzi (1585), cc. 193r-v; Relazione 1753, f. 303v].
Verso l’epoca della visita apostolica cinquecentesca, l’amministrazione dei sacramenti e ogni funzione di cura d’anime si svolgevano non già nell’antica parrocchiale di Sant’Andrea, bensì, per comodità (pro commoditate), in un oratorio ubicato nel concentrico (in oratorio intra terram ipsam existente), dove il curato officiava e nei cui pressi aveva abitazione. L’oratorio, che era appena stato provvisto di un fonte battesimale nuovo (de novo constructum et decentem), risultava però sprovvisto di titolatura, né vi si conservava l’eucaristia. A due dei tre altari di cui l’oratorio era provvisto si distinguevano due sodalizi come promotori di attività cerimoniali tese a sottolineare e a sancire il potere di singoli gruppi interni alla comunità, o della comunità in quanto collettività. Uno di essi, dedicato alla Beata Vergine (societatis Virginum), effettuava collette (pecuniarum quantitatem) tra i suoi membri, maschi e femmine (confratres et consorores), senza alcun esplicito criterio di destinazione delle somme raccolte, che risultavano trattenute da singoli membri (quae tamen per diversos confratres eiusdem societatis retinentur penes se et quas parum curant relaxare). A sua volta, la Compagnia del Corpus Domini svolgeva, con torce e baldacchino (cum baldachino et pluribus luminibus), l’accompagnamento del viatico agli infermi. I frequenti vincoli intra terram alle attività dei parroci nelle funzioni legate alle successioni familiari per altre località circostanti durante l’età moderna è stata segnalata dalla storiografia [A.C.V.A., Visite Pastorali, Visita Apostolica Peruzzi (1585), cc. 194r-95r; Barbero, Ramella e Torre 1981; Olivero 1967, pp. 97-98; Torre 1995, p. 27]. Si segnala, durante l’età moderna, la Confraternita di Santa Vittoria. La preminenza nella vita cerimoniale locale della parrocchia di collazione vescovile e, soprattutto, di sodalizi laici come apparenti contrappesi a una forte presenza signorile, può forse contribuire a spiegare l’assenza, rilevata dai funzionari statali verso la metà del secolo XVIII, di altri “luoghi pii”. Nello stesso periodo la Congregazione di carità, demandata a sovvenire ai poveri, risultava priva di redditi [Relazione 1753, f. 214r]. |
Assetto Insediativo | L’impronta insediativa, fortemente nucleata in un concentrico, fu il frutto di una iniziativa signorile di riorganizzazione medievale dell’abitato, che si sviluppò intorno al castello, di impianto duecentesco e ristrutturato nel secolo XVIII grazie al rinnovato impulso delle rendite signorili. La relativa staticità del numero di “fuochi”, o nuclei familiari (81 verso la metà del secolo XVIII, 79 nel 1839), riconducibile forse, con modalità non note, a una rigidità inseditiva, si modificò nel corso dell’età contemporanea.
La fase di netta espansione demografica che interessò la maggior parte del secolo XIX portò a una forte espansione della popolazione “sparsa” in abitazioni esterne all concentrico, che fu pari a circa un terzo del totale secondo il censimento del 1901; la contrazione di questa popolazione “sparsa” fu a sua volta proporzionalmente più accentuata nella fase di emigrazione permanente a partire dal primo decennio del secolo XX [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 1, c. 2v; n.3, cc. 13v-14r; Corte, Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 11, Investitura concessa dal Gov.re d'Asti per l'Infante Beatrice à favore di Gio. Ant.o Asinari Consig.re di Casasco e Monale d'un Molino situato nelle fini di Monale per esso aquistato dà Gio. Luchino Scarampo Consignore di d.o Luogo alla forma delle preced.ti (1534); Paesi, Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 20, n. 19; Bordone 1976; Bordone 1977, p. 286; Eydoux 1978a; Informazioni 1839; Istituto Centrale 1956; Ministero 1883 e successivi; Presidenza 1927 e successivi; Relazione 1753, ff. 213r-14r]. |
Luoghi Scomparsi | Non si hanno attestazioni.
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Comunità, origine, funzionamento | Tra il tardo medioevo e l’età moderna, la comunità di Viale, mentre ebbe una vita politica e amministrativa codificata in istituzioni formali, fu al tempo stesso soggetta a una presenza signorile perlopiù continuativa, forte e compatta. Un osservatorio, sia pure parziale, può essere offerto in questo senso dalle compilazioni statutarie degli inizi del secolo XVI, che riflettono, nella loro duplice stesura del 1505 e del 1527, un’assertiva presenza dei signori in quanto interlocuteri diretti e, si direbbe, esclusivi della comunità e dei suoi uomini. Furono i signori di Viale a concedere gli statuti del 1505, quindi ad annullarli sotto il dominio unificato degli Scarampi, per poi riformularli nella veste di un controllo giurisdizionale stretto, di cui la comunità appare corresponsabile. I signori nominavano il podestà, che a sua volta sceglieva i consiglieri e gli altri ufficiali comunali.
La giurisdizione comportava ampie prerogative nell’amministrazione della giustizia, a cui la comunità partecipava per i reati minori, soprattutto grazie a una quota dei proventi delle ammende comminate per le violazioni ai bandi campestri. Alla comunità spettava il forno, mentre i signori si riservavano i mulini, tutti i diritti di molitura e i pedaggi. La pena di morte per il delitto di fellonia o “complotto” contro i signori era stata prevista negli statuti del 1505 (parte II, capitolo 3). Più orientato a codificare i rapporti interni alla comunità e alla vita dei coltivatori-concessionari appariva l’ampio spazio dedicato ai bandi campestri nella redazione statutaria del 1527. Una nuova unificazione dei diritti signorili conseguita dai Balbiano nei decenni finali del secolo XVII corrispose a un acuirsi dei conflitti tra i signori e la comunità, senza però una corrispondente capacità di intraprendere una revisione complessiva delle istituzioni comunitarie. [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 1, n. 3, c. 13v; Sezioni Riunite, Camera dei conti, Articolo 737, f. 525; Relazione 1753; Olivieri 1967]. |
Statuti | Sono attestate due compilazioni statutarie. La prima, forse databile al 1505 (sulla base di evidenze interne al testo) e redatta per concessione dei signori (per condominos castri et loci Viali), è suddivisa in quattro parti con riferimenti a capitulis antiquis, forse relativi a consuetudini precedentemente codificate. La seconda compilazione, del 1527, fu voluta dai consignori Daniele e Lodovico Scarampi come revisione, ampliamento e parziale annullamento della compilazione precedente [Gli statuti del 1505 in D.S.S.P.; B.R.T., Miscellanea Patria, vol. 43, pp. 221-41; vedi Fontana 1907, vol. III, p. 338. Gli statuti del 1527 in D.S.S:P. (due copie); vedi Olivero 1967].
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Catasti | I “catastri” e insieme i “libri dei trasporti” della comunità di Viale ricevettero un giudizio favorevole nel sopralluogo dell’intendente di Asti effettuato nel 1753 per appurare se fossero “tenuti a dovere e abili al servizio”. E’ attestata la conservazione di documentazione catastale del secolo XIX, ripartita in dodici unità archivistiche e conservata in A.C.V., al 2003 in via di riordino. Viale non è compreso tra i comuni la cui documentazione storica catastale sia conservata in A.S.A. [Relazione 1753; Cassetti 1996].
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Ordinati | La serie degli Ordinati e delle deliberazioni del consiglio comunale, al 2003 in corso di riordino, è conservata a partire dalla documentazione dei secoli XVIII e XIX [A.C.V.].
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Dipendenze nel Medioevo | E’ stata ipotizzata la dipendenza dal vescovo di Torino dei de Viale come domini, o signori, del luogo, dotati di limitati poteri giurisdizionali e di possessi allodiali, prima della metà del secolo XII, sebbene le prime attestazioni del cognome in ambito astigiano risalgano alla seconda metà del secolo, tra il 1178 e il 1212 [Gabiani e Gabotto 1907, docc. 40-43, 45-47; Guasco 1911; Olivero 1967, pp. 3-8]. Di fatto, i rapporti tra i signori locali e il comune di Asti sono documentati per un’epoca successiva alla fine delle ostilità con i marchesi di Monferrato, quando, al principio del secolo XIII, i de Viale cedettero al comune astigiano quasi tutti i possessi che avevano nel luogo di Vinchio, ricevendone l’investitura [Sella e Vayra 1880-87, docc. 339, 353-57, 380]. Viale risulta tuttavia nominato sia tra le terre del distretto astigiano nel diploma dell’imperatore Federico I Barbarossa del 1159 sia nell’elenco delle terre dipendenti dalla giurisdizione di Asti nel 1379 [Sella e Vayra 1880-87, doc. 6; Rubrice 1534].
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Feudo | Verso gli inizi del secolo XIII, al termine delle ostilità tra il comune di Asti e i marchesi di Monferrato, si affermarono come signori di Viale i Calcagno de Vialle, o Vialio de Calcagno, una famiglia che strinse rapporti matrimoniali con i Pelletta e gli Asinari di Casasco, vale a dire con le nuove famiglie della città di Asti, banchieri e mercanti strettamenti legati all’amministrazione civica, che andavano acquisendo diritti signorili entro uno stretto tessuto di località limitrofe, tra cui Soglio e Piea [Sella e Vayra, 1880-87, docc. 106, 107, 602, 1013]. A partire dal 1296, i Calcagno cedettero i propri diritti ai Grassella, che probabilmente esercitarono una signoria pressoché unificata per quasi due secoli, sotto i governi dei Visconti, dei marchesi di Monferrato e degli Orléans. Verso la fine del secolo XV, essi cedettero i propri diritti ai signori di Montafia. Grazie ai signori di Montafia, Viale rientrò per un trentennio entro un’ampia area signorile incentrata sui feudi ecclesiastici di Tigliole, Montafia, Roatto e Maretto, oltre che su una rosa di altre località astigiane: Piovà, Cerreto, Castelvecchio e Solbrito. Nel 1524, alle soglie della fine del predominio francese in area astigiana, l’investitura di Viale passò a Daniele e Lodovico Scarampi come nuovo acquirenti del feudo, aprendo quindi la prospettiva (forse irrealizzata) di una dipendenza diretta dall’Impero, nonché l’accesso a un’ampia area di interessi nel Tortonese e nel Savonese, in particolare mediante la donazione al figlio adottivo Mario Cavalchini (1564, con investitura nel 1575 e rinnovo nel 1581). D’altra parte, il passaggio, nel 1565, per via femminile, tramite Anna Scarampi, di una metà dei diritti al marito Guglielmo Turco, signore di Mombercelli, portò all’ingresso dei Balbiano nel 1608 mediante un acquisto che valse loro l’erezione del feudo in contea. L’altra metà del feudo, che passò ai Guidobono tra il 1618 e il 1677, venne anch’essa ceduta in quell’anno ai Balbiano. Quattro investiture tra il 1676 e il 1687 assicurarono ai Balbiano l’unificazione della giurisdizione. Tuttavia, l’acquisto di una quota di diritti da parte di Bartolomeo Conte nel 1720 fu seguita l’anno successivo dalla vendita ai Roero di Piea, marchesi di Cortanze. Anche se i Balbiano mantennero una qualche presenza fino alla fine dell’antico regime, con investiture ancora nel 1778 e del 1789, i Roero godettero di una predominanza locale verso la metà del secolo XVIII [A.S.T., Sezioni Riunite, Indice dei feudi (consegnamento 14 agosto 1387); Corte, Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 23, Supplica di Daniele Scarampo per ottenere da S.M. Ces.ea l'Investitura della 4.a parte del Castello e Feudo di Viale; Paesi, Paesi di Nuovo Acquisto, Tortonese, Mazzo 13, Contratto di Matrimonio trà Paulo fù Giuglio Gentile, e la Dama Aureglia Figlia del fù Capitano Mario Cavalchino Scarampo Consignore di Viale, Vedova del fù Cristierno Guidobono Cavalchino, con costituzione in dote del Castello, Giuridizione, Beni, e Redditi feudali di Viale, con rinoncia del Castello di Momprone a favore de'figliuoli del detto fù Cristierno Guidobono suo primo Marito. (1619); Claretta 1882-83; Guasco 1911, vol. IV, pp. 1766-1767 (710-711); Olivero 1967; Relazione 1753].
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Mutamenti di distrettuazione | Viale appartenne al Contado di Asti, entrando a far parte del patrimonio degli Orléans nel 1389, a seguito del matrimonio di Valentina Visconti, contessa di Asti, con Louis de Valois, duca di Orléans e fratello di Carlo VI, re di Francia [Rubrice 1534; Sangiorgio 1975, pp. 280 sgg.]. Nel 1531, con l’investitura del Contado da parte dell’imperatore Carlo V alla cognata Beatrice di Portogallo, moglie del duca Carlo III di Savoia, i duchi di Savoia divennero conti di Asti. Lo stesso anno, con un diploma imperiale confermato nel 1562 dall’imperatore Ferdinando I, fu conferito ai duchi il vicariato imperiale sul Contado, con pieno esercizio di tutti i diritti regali, che nel 1555 vennero estesi alle diocesi del dominio ducale.
Verso quest’epoca, mentre Asti veniva eretta a provincia nella riorganizzazione del 1560 dei territori sabaudi da parte del duca Emanuele Filiberto, invalse una distinzione, entro il “corpo” del Contado, tra la città di Asti con le ”terre” del suo distretto; il Capitanato, formato da “terre” esterne al distretto non infeudate, ma ora di immediato dominio ducale; quindi le “terre” infeudate, quali Viale; infine le “terre della chiesa d’Asti”. La collocazione di Viale entro l’assetto delle province piemontesi si mantenne fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798). Entro la maglia amministrativa francese, Viale seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Asti. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1805, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Asti. Dopo la parentesi napoleonica, Viale rientrò, nel 1814, a far parte della ricostituita provincia di Asti che, dopo ulteriori, instabili riorganizzazioni mandamentali nel 1818, fu ridotta a circondario della divisione amministrativa, poi provincia di Alessandria nel 1859. [Sturani 1995; 2001; Cassetti 1996; Romano 1998, pp. 15-45]. Lo stesso circondario di Asti venne soppresso e aggregato a quello di Alessandria nel 1927 [Istituto Centrale 1927, p. 1], quindi staccato dalla provincia di Alessandria e aggregato alla nuova provincia di Asti formata nel 1935 [Istituto Centrale 1937, p. 8; Gamba 2002]. In anni recenti Viale ha aderito alla Unione dei Comuni "Versa Astigiano”. |
Mutamenti Territoriali | Non si hanno attestazioni di mutamenti territoriali di rilievo.
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Comunanze | Tra il tardo medioevo e l’età moderna, appaiono contese le risorse terriere sottoposte a vincoli di uso collettivo. Verso la metà del secolo XVIII, i beni boschivi situati su fondi privati, vincolati a un regime di taglio “a tempi opportuni per non rendere il terreno sterile ed infecondo”, erano utilizzati “dai possessori” per “l’impalamento delle viti” e per la raccolta di legna da ardere (“fuocaggio”). Vigeva inoltre una pratica di “pascolo comune dei bestiami” sugli appezzamenti incolti (“gerbidi”), peraltro considerati “a pena [...] sufficienti per un tal uso”: essi erano infatti “mal situati, e di cattiva qualità”, perciò “infecondi d’erbaggio”. In effetti, i beni comunali “antichi” e di indiscussa proprietà collettiva ammontavano, all’epoca, a neppure 6 giornate tra boschi (che la comunità destinava in parte alla vendita) e incolto utilizzabile per il pascolo.
Non sorprende se, verso l’inizio del secolo XVIII, i conflitti tra la comunità e i suoi signori si accesero intorno ai diritti di pascolo sui fondi privati. Il conte Balbiano chiamò in causa la comunità di fronte al Senato di Torino, sostenendo “d’haver aquistata raggione di puoter far pascollare con ogni sorte di Bestie” sui beni dei “particolari” possessori, i quali avrebbero potuto a loro volta pascolare il proprio bestiame “ne suoi beni proprij”. La comunità negava la reciprocità favorita dal conte, affermando che, al contrario, la prerogativa di “far pascer suoi bestiami ne beni di d[etto]o Sig[no]r Conte” costituiva un “possesso” dei “particolari”. Alla base del contenzioso vi era non solo l’interpretazione dei bandi campestri vigenti nella comunità, ma anche, alla base, il potere giurisdizionale di assicurarne il rispetto e di modificarli. Poiché il conte aveva ormai “fatto esequir copia”, ossia fatto recapitare le denunce, “a qualche Particolar d’esso Luogo”, egli aveva intaccato la sostanza degli statuti della comunità sia rispetto alla promulgazione dei bandi campestri sia rispetto alla comminazione di ammende, che, stando agli statuti, spettavano alla comunità nella misura dei due terzi. Tutta la vicenda si iscriveva, in questo senso, in un più ampio acuirsi del contenzioso intorno alla portata della giurisdizione e dei diritti statutari. Il giudizio del Senato torinese, senza assecondare le iniziative dei signori, stabilì tuttavia “non esser anche lecito a Particolari di far pascollare ne beni d’esso Sig[no]r Conte”. Nel 1990 il territorio gravato da usi civici era calcolato dal Commissariato usi civici in ha. 1,5 circa [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 1, n. 3, c. 13v; Mazzo 2, n. 2, c. 2v; II Archiviazione, Capo 21, n.73, f. 232; Relazione 1753, f. 213r-v; C.U.C.]. |
Liti Territoriali | Non vi sono attestazioni di contenziosi in materia di confini tra Viale e le comunità limitrofe.
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A.C.V. (Archivio Storico del Comune di Viale), nel 2003 in corso di riordino.
A.C.V.A. (Archivio della Curia Vescovile di Asti), Visite Pastorali.
A.S.A (Archivio di Stato di Asti). Vedi inventario.
A.S.A., Stato civile del dipartimento di Marengo, Comune di Viale [Cassetti 1996, p. 77]. A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa. A.S.T., Carte topografiche e disegni, Disegni Monferrato Confini, Volume P , Mazzo 6, Tipo raffigurante i confini fra il Monferrato, il contado di Cocconato e le terre della chiesa di Asti, con indicazione di una strada pretesa dal Monferrato. Pievata - 1240-1673. Documenti e Lettere risguardanti le pendenze territoriali, che vi furono tra li Duchi di Monferrato, e li Signori di Passerano, quand'erano Feudatarj dell'Impero: E l'acquisto che dei loro feudi fu poi fatto dal Duca Carlo Emanuele I Signor nostro. Coll'Indice, e Tipi. (Note: Sul verso: "con Conconato, Piovà, e Mondonio"; "terre del / contado di Cocona[to]".), s.d. Vedi mappa. A.S.T., Corte, Carte topografiche e disegni,Disegni Monferrato Feudi per a e B, Mazzo 26, Cocconato, Disegno della via che pretende il Monferrato congionga i Territorii della Piova e Mondonio. Schizzo in pianta della via che unisce Mondonio e Cerreto, con altre vie di comunicazione e con l'indicazione, mediante colori diversi, dei confini tra i territori del Monferrato, del contado di Cocconato, dei Savoia e delle terre della chiesa di Asti, s.d. Vedi mappa. A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 20, n. 19, Descrizione delle Strade publiche del Monferrato coll’Indice di caduna Terra [s.d.]. A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 1, n. 3, Stato delle liti, che hanno vertenti le Città, e Communità della Provincia d’Asti [cc. non num.te 1r-16v] (Intendente Granella, Asti, 16 ottobre 1717). A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 1, Relazione, ed Informative dell’Intendente d’Asti con Stati della Coltura, e raccolto de’ beni, del personale, e bestiami di Cadun Territorio della Provincia (1747-1757). A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 2, Rellazione dello Stato, e coltura de beni de Territorj delle Città, e Comm.tà della Provinc.a d’Asti (1747) [fasc. ril., cc. non num.te]. A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 3, Regolamento, e Amministrazione delle Comunità. Notizie concernenti l’economico d’alcune terre d’essa Provincia, cioè Rocca d’Arazzo, Coconato, Cocconito, Cortanze, Piea, Viale, Bagnasco, Montafia, Cortandone, Cinaglio, Montechiaro, Casasco, Cossambrato, e Camerano (1760). A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n.73, Beni comuni ed immuni. Provincia di Asti (1721-22). A.S.T., Sezioni Riunite, Camera dei Conti, Articolo 746, paragrafo 3, vol. 80, Titoli, Investiture e Proroghe Chiesa d’Asti (s.d., ma dopo 1738). A.S.T., Sezioni Riunite, Camera dei Conti, articolo 746, paragrafo 3, vol. 81, Notta, et Protocollus sive Volumen Instrumentor. et Investiturar. bonor. Rusticalium feudalium sequtan. sub Ill.mo et R.mo D. D. Octavio Brolia Ep. co Asten. et Comite et receptar. per … D. Jacobus Fran.cus Vignolas Notarium Collegiat. et Secretarium Ep.alem eiusd. Civitatis ab anno 1625 usque ad annum 1645 [vol. ril., cc. 1r-506v, + c. non num.ta con titolo al r., bianca al v.; sul dorso: “Mensa d’Asti Investiture feudali 1625 ad 1710”; contiene in testa “Indice” cc. non num.te]. A.S.T., Sezioni Riunite, Camera dei Conti, Articolo 746, paragrafo 3, vol. 81, Mensa d’Asti. Investiture feudali 1625 ad 1710, Libri diversi Investiturarum bonorum feudalium, et Feudorum in hoc Volumine uniti ab anno 1625 ad 1710, Indice. A.S.T., Sezioni Riunite, Camera dei Conti, Articolo 746, paragrafo 3, vol. 81, Mensa d’Asti. Investiture feudali 1625 ad 1710, Libri diversi Investiturarum bonorum feudalium, et Feudorum in hoc Volumine uniti ab anno 1625 ad 1710, Notta, et Protocollus sive Instrumentor. et Investiturar. bonor. rusticalium feudalium sequtan. sub Ill.mo et R.mo D. D. Octavio Brolia Ep. co Asten. et Comite et receptar. per … D. Jacobus Fran.cus Vignolas Notarium Collegiat. et Secretarium Ep.alem eiusd. Civitatis ab anno 1625 usque ad annum 1645. B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
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Descrizione Comune | Viale
Diversi indizi presenti nella documentazione storica suggeriscono che, tra il tardo medioevo e la prima età moderna, i rapporti tra gli abitanti di Viale e i loro signori incisero profondamente sull’assetto e sull’organizzazione dell’insediamento e del territorio, sebbene con modalità ancora in larga parte da esplorare. Emerge, durante quest’epoca, l'importanza di patti, accordi, o contratti, che esponevano ciascuna famiglia di coltivatori-concessionari al versamento di laudemi o altri prelievi a favore dei signori del luogo nei momenti di successione ereditaria.
La nuova unificazione dei diritti signorili conseguita dai Balbiano nei decenni finali del secolo XVII corrispose a un acuirsi dei conflitti tra i signori e la comunità, senza però tradursi in una revisione formale e complessiva delle istituzioni comunitarie. Non bisogna dimenticare che le vaste estensioni di beni fondiari di proprietà dei signori erano pari ad almeno un terzo della superficie del territorio. Nel corso dell’età moderna, la crescente importanza della produzione di vino destinato alla vendita su mercati esterni fu segnalata dai funzionari statali come uno degli elementi di un complicato sforzo di sopravvivenza da parte delle famiglie coltivatrici, che integravano, per esempio verso la metà del secolo XVIII, una produzione complessivamente insufficiente di cereali destinati al consumo familiare vuoi con la produzione di bozzoli destinati alla filatura della seta, vuoi con “giornagliere opere che prestano in beneficio altrui”. Nel 1710 il conte Balbiano mosse causa alla comunità presso il Senato di Torino intorno ai diritti di pascolo. Quasi contemporaneamente, nel 1713, la comunità difese, in una causa avviata davanti alle magistrature torinesi, le “ragioni”, o prerogative relative a diverse clausole iscritte negli statuti locali: i bandi campestri, la facoltà di eleggere il camparo che sorvegliava sul rispetto dei bandi, il “sito e fosso” che servivano per l’abbeveramento del bestiame, nonché un sito denominato “Ballera”, o “Beallera”, di 15 tavole di superficie, situato nei pressi dell’abbeveratoio. La comunità argomentava sia il “quieto e pacifico possesso” delle risorse contese sia le proprie “ragioni di dominio” che si contrapponevano al tentativo di “appropriazione” da parte dei Balbiano. Se le pressioni dei signori riguardavano un assortimento apparentemente disparato di prerogative, queste erano tuttavia accomunate da una sfida piuttosto ampia alle disposizioni statutarie locali che investivano la portata della giurisdizione. In particolare, il conflitto intorno ai bandi campestri riguardava la voce più articolata degli statuti, ormai quasi bicentenari, nella quale erano compresi i capitoli che tutelavano alcune pratiche di successione delle famiglie dei coltivatori-concessionari, oltre al diritto della comunità di riscuotere i due terzi delle ammende comminate per le violazioni ai bandi stessi. Nel 1716 la comunità si appellò alla Camera dei conti per effettuare un “consegnamento” particolareggiato delle proprie prerogative, mentre un “decreto di S[ua] M[aestà] ordinava ai Balbiano di “sovrasedere”, pepetuando in tal modo una situazione di stallo sospensione nel riassetto formale dei rapporti tra Viale e i suoi signori [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 1, n. 3, c. 13v; Sezioni Riunite, Camera dei conti, Articolo 737, f. 525; Relazione 1753; Olivieri 1967]. Peraltro, nel corso dell’età moderna, Viale appare aperto ai flussi commerciali legittimi (a prescindere, cioè, dal contrabbando) più di quanto non lo fossero altri luoghi astigiani di analoghe, piccole dimensioni, e altrettanto controllati dai propri signori, quali, per esempio, Soglio, Casasco, o Camerano. Sono ancora gli osservatori settecenteschi a citare Torino (per lo smercio del vino) e Asti (per l’acquisto dei “cocoli”, o bozzoli) quali poli di un asse di spostamenti a medio raggio di merci e di persone. (Vedi mappa.) Gli stessi funzionari statali del Settecento commentavano favorevolmente l’apparente assenza di “sfrozi”, o attività di contrabbando, che contrastava in parte con le attività commerciali di un tessuto di comunità circostanti, tra cui i feudi ecclesiastici di Cortanze, Piea, o Montafia. In questo senso Viale rinnovò a più riprese la sua collocazione entro una trama di insediamenti e di percorsi locali, che si innestavano però su assi di più lunga percorrenza, come quando, nel secolo XVI, la parentela allargata degli Scarampi aveva forse cercato di configurare un “corridoio” di transiti in cui era stato compreso Monale. Era in parte ricalcata, con finalità diverse, la viabilità di epoca romana: da un lato la via che da Asti tendeva al Po, toccando Settime, Montechiaro e Montiglio; d’altro lato quella proveniente da Chieri e volta al Po per Andezeno, Vergnano e Casalborgone. Tra le valli della Versa, del Cortazzone (con Viale) e del Triversa, una serie di vie solo apparentemente secondarie assicurava le comunicazioni con il tracciato dell’antica via Fulvia e con i collegamenti tra Asti e Torino [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 1, c. 2v; n.3, cc. 13v-14r; Corte, Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 11, Investitura concessa dal Gov.re d'Asti per l'Infante Beatrice à favore di Gio. Ant.o Asinari Consig.re di Casasco e Monale d'un Molino situato nelle fini di Monale per esso aquistato dà Gio. Luchino Scarampo Consignore di d.o Luogo alla forma delle preced.ti (1534); Paesi, Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 20, n. 19; Bordone 1976; Eydoux 1978a; Relazione 1753, ff. 213r-14r]. Dal punto di vista del cerimoniale religioso, Viale, come altre comunità astigiane, sembra riflettere nelle pratiche locali diversi aspetti delle tensioni proprie delle successioni di prerogative e ruoli entro le famiglie coltivatrici al momento del decesso del capofamiglia, soprattutto dove vigevano laudemi nei rapporti di conduzione che i funzionari sabaudi settecenteschi definivano “enfiteutici”, o altri controlli e prelievi signorili. La partecipazione di un membro di ciascuna “famiglia” ai funerali era stabilito dalla prima redazione dagli statuti locali (1505, parte IV, cap. 13), mentre l’imposizione, in caso di assenza, di una penalità, da devolversi alla stessa Compagnia del Corpus Domini, era stata introdotta negli statuti del 1527 (parte III, cap. 8). La Compagnia era anche beneficiaria, per disposizione statutaria, delle ammende comminate per la mancata osservanza del riposo nei giorni festivi. [A.C.V.A., Visite Pastorali, Visita Apostolica Peruzzi (1585), cc. 194r-95r; Barbero, Ramella e Torre 1981; Olivero 1967, pp. 97-98; Torre 1995, p. 27]. |